LASCIA TUTTO, E SEGUITI! (F. Battiato) Dove tutto è enigma (storia, natura, cosmo) la certezza dell'insolubilità pone un invisibile seme di speranza. (Guido Ceronetti)

di-segno di Sacrilegio Tempesta
?
pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
mercoledì 20 marzo 2013
Un frammento di Epitteto.
"Ciò che è nostro, che è noi stessi, non sono le idee o le rappresentazioni, ma l'uso di esse." (Epitteto. Frammento trovato sul retro dell'album prog "Abbiamo tutti un blues da piangere" dei Perigeo, del 1973)
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domenica 17 marzo 2013
Gratuito.
Tutte le cose migliori sono gratis. Il cielo di una bella giornata di sole, un abbraccio, bravi jazzisti che suonano in strada, una poesia scritta su un muro, un muro disegnato, un imprevisto fortuito fortunato, una parola gentile che non ci si aspetta, un pezzo di polenta ammuffita trovato per strada tornando dalla prima guerra mondiale, mezzo morto di fame, che a detta di mio nonno fu la cosa più buona mangiata in vita sua, un cane che ti lecca il naso, le nuove gemme che nascono, l'acqua di una sorgente durante una camminata in montagna, una camminata in montagna, una nuvola, il verso di una civetta, una canzone sonosciuta sentita per caso alla radio in un bar, il vento e il suo rumore. A un gradino inferiore troviamo le cose belle. Quasi sempre sono a buon mercato. Molti abissi più giù, si trovano le cose "di valore", che nella stragrande maggioranza dei casi sono brutte, inutili o addirittura oscene, e in alcuni casi invece sono cose belle abbrutite e banalizzate, trivializzate, schiacciate, azzerate dal fatto di essere messe su un piedistallo, cristallizzate, separate dalla vita, etichettate come "arte" o "bello", rese artefazione, monetizzate, aristocraticizzate nella teca al neon di un museo, rese simulacri, adorate, idolatrate, conosciute da tutti, risapute.
giovedì 14 marzo 2013
14/03/2013 - L'inutilità del giocare con l'idiozia massmediatica.
La mia prima stroncatura: "Fratto X" di Antonio Rezza e Flavia Mastrella.
Mi piacerebbe poter scrivere che è uno spettacoletto comico da quattro soldi, che non fa molto ridere, accolto da un tripudio di risate e giubili estasiati, da risata televisiva programmata, a comando, automatica, a bacchetta, meccanica, acefala, servile, ubbidiente, isterica, da un pubblico di intellettuali di sinistra e di fighetti alternativi - con la coscienza a posto perchè "Uè, è Rezza!".
Mi piacerebbe scriverlo, e in effetti l'ho scritto. E, in effetti, lo spettacolo è in parte proprio questo.
Tuttavia non sarebbe onesto affermare che lo spettacolo sia solo questo.
Alcune parti dello spettacolo sono un potente, spiazzante delirio grottesco surrealista, felicemente senza senso, oppure una farsa amara dell'assurdo in cui personaggi folli, ma a cui l'essere umano di oggi assomiglia, si muovono in scene disperate o esasperatamente violente, ma l'insieme dell'azione scenica restituisce una deflagrazione schizofrenica dell'identità e delle interazioni umane, in cui i registri collassano, e nel corso di una scena tremendamente drammatica viene involontariamente d'un tratto da scoppiare in uno sghignazzo disperato, amaro o assurdo.
Fin qui tutto bene.
La reazione del pubblico però è inquietante.
Le risate, forse per incapacità di tollerare l'assurdo in cui tragedia farsa e delirio convivono, sono continue, isteriche, iper-compiacenti, acclamatorie, automatiche, esagerate in maniera spropositata, osannanti, convulse - sembrano in tutto e per tutto le risate televisive programmate e ipertrofiche del pubblico di Zelig, Striscia la Notizia o Drive In - la gente ride come Rezza compare in scena, come apre bocca, qualsiasi cosa dica (per non parlare di quando ripete una semplice battuta) ride di cose tragiche, di cose senza senso che non hanno nessuna comicità ma un semplice aspetto di nonsenso dadaista, più inquietante che comico. Di più: ride quando viene insultata, contenta, quando viene trattata da pubblico coglione decerebrato, quando viene violentata, derisa, umiliata (su tutte la scena peggiore in questo senso è l'ultima) dall'attore-leader-showman-personaggio carismatico di turno - reagisce anzi con un ancora maggiore tripudio festante, inneggiante, una forma di masochismo autolesionista da veri e propri schiavi, scimmiette ammaestrate della società dello spettacolo di massa.
E, fin qui, in un certo senso, si potrebbe accusare il pubblico e la sua idiozia, più che lo spettacolo in sè.
Tuttavia, se l'ultima volta che avevo visto uno spettacolo di Rezza/Mastrella mi era sembrato di trovarmi di fronte a una intelligente forma di riflessione meta-comunicativa sulla società dello spettacolo e la sua decerebratezza leader-centrica, questa volta l'impressione è stata di trovarmi di fronte, per molti versi, a uno dei tanti esempi di spettacolo da baraccone di massa in cui questa decerebratezza viene sfruttata, rafforzata, incoraggiata, inculcata, imposta, eccitata, esaltata.
Il confine fra meta-comunicazione sull'idiozia massmediatica e l'idiozia massmediatica stessa può essere sottile, può essere facile inciampare e scivolare dalla prima verso la seconda.
In questo caso, questo confine viene incurantemente divelto con una leggerezza che rende questo spettacolo identico, per molti versi, alla peggiore tv-spazzatura.
La ragione per cui dico questo, è che se nell'altro spettacolo questo porsi come personaggio carismatico in maniera grottesca, era percepibile chiaramente come una provocazione, e ben riuscita anche, in questo caso il continuo giocare con il pubblico e le sue reazioni isteriche/acclamatorie risulta eccessivo, ripetitivo, banale, scontato alla lunga, autocompiaciuto, la battuta contro il pubblico non serve più a far riflettere e a spiazzare, ma semplicemente a confermare questo gioco idiota al massacro - un gioco facile per il mattatore di turno, in cui ha facilmente il coltello dalla parte del manico, e in cui sembra tautologicamente sguazzare felice - sembra non più una provocazione ma una effettiva, semplice, banale, inutile affermazione dell'ego dell'attore, così come in politica fanno Berlusconi e Grillo o in televisione, chessò, Pippo Baudo (non so, esiste ancora Pippo Baudo?).
Mi chiedo che senso, anzi, che non-senso, abbia tutto questo, e rimpiango di non essere rimasto in casa a vedere per la seconda volta Dove sognano le Formiche Verdi, un film fatto sostanzialmente di silenzi.
P.s.: Ho scritto questo articolo a caldo, sotto l'effetto di una reazione di notevole fastidio. A freddo, mi sento di dover ribadire quanto già detto verso inizio articolo: numerose scene dello spettacolo sono comunque d'un surrealismo molto efficace.
E non solo, anche ricco di spunti di riflessione.
Spunti che si potrebbero riassumere con queste domande:
Chi è chi?
Chi è cosa?
Noi siamo chi?
Cosa è noi?
Chi parla in noi quando parliamo?
Cosa afferma qualcosa quando affermiamo qualcosa?
Chi agisce quando agiamo?
Chi ride in noi quando ridiamo?
Chi, o che cosa, pensa?
Parliamo, agiamo, ridiamo e pensiamo in maniera libera, autentica, spontanea, autonoma, o per paura, conformismo, costrizione, un essere mossi meccanicamente da forze estranee manipolatorie più che un agire o un pensare o un dire?
Di più: il pensiero è possibile?
E' possibile, in assoluto, un pensiero realmente autonomo, libero, autentico, spontaneo - che non sia quindi semplicemente la copia di cose diverse prese a prestito qua e là?
Oppure, il vero, reale, autentico pensiero nasce dalla assurda, contraddittoria scoperta dell'impossibilità di sè stesso?
"Le contraddizioni contro cui urta lo spirito: sole realtà, criterio del reale. Nessuna contraddizione nell'immaginario. La contraddizione è la prova della necessità." (Simone Weil)
La contraddizione, insolubile, l'impossibilità di affermare una cosa qualsiasi, di formulare un pensiero credendoci, di avere un'opinione, una posizione su qualcosa, l'impossibilità di pensare, perchè pensare è fare da portavoce alla voce delle auctoritates, dei leader, dei geni, dei grandi, di chi ci sembra in grado di pensare, lui sì (mentre in realtà è nelle nostre stesse condizioni) - questa chiara e assoluta impasse, l'impossibilità di uscirne, l'impossibilità di costruire un pensiero che non sia solamente una parziale, relativa, soggettiva, presa a prestito, enfatizzazione di alcuni aspetti del reale rispetto ad altri, non percepiti - questa impossibilità, restare dentro questa impossibilità ci permette forse di sperimentare un pensiero libero, non schizofrenico, autentico e proprio perchè vuoto, senza centri di gravità, senza nessun appiglio, nel precipizio, nell'abisso. In questa lucida vertigine, qualcosa che possa essere un effettivo, reale pensiero non-appiccicato a simulacri pre-esistenti compare, nasce, vive, si espande.
A me rimane, dopo questo spettacolo, l'esigenza, la voglia, il bisogno di sottrarmi, abdicare al gioco al massacro degli scontri opinionistici, abdicare all'opinione, al gridare, all'affermare, al criticare, al giudicare, all'analizzare, all'esternare, all'attaccare, all'imporsi, sottrarsi al gioco folle del parlare l'uno sull'altro (con la voce dell'altro magari) e divorare prima di essere divorati tipico della nostra società liberista. Però sottrarmi anche al rumore di ogni polemica, anit-liberista, anti-politica, anti-anti-politica, anti-rezza, anti-qualsiasi cosa, anti-anti, etc....
sottrarsi, rinunciare, tacere, togliere, rilassarsi, lasciar stare, lasciar perdere, lasciare, lascia, lasciar perdere di ridere, entusiasmarsi, disperarsi, giubilare, fare il tifo, mutilarsi, inveire, insultare e obbedire ciecamente.
oscurarsi,
(e abbassare il volume, mormorare, e sorridere di più, è primavera)
Mi piacerebbe poter scrivere che è uno spettacoletto comico da quattro soldi, che non fa molto ridere, accolto da un tripudio di risate e giubili estasiati, da risata televisiva programmata, a comando, automatica, a bacchetta, meccanica, acefala, servile, ubbidiente, isterica, da un pubblico di intellettuali di sinistra e di fighetti alternativi - con la coscienza a posto perchè "Uè, è Rezza!".
Mi piacerebbe scriverlo, e in effetti l'ho scritto. E, in effetti, lo spettacolo è in parte proprio questo.
Tuttavia non sarebbe onesto affermare che lo spettacolo sia solo questo.
Alcune parti dello spettacolo sono un potente, spiazzante delirio grottesco surrealista, felicemente senza senso, oppure una farsa amara dell'assurdo in cui personaggi folli, ma a cui l'essere umano di oggi assomiglia, si muovono in scene disperate o esasperatamente violente, ma l'insieme dell'azione scenica restituisce una deflagrazione schizofrenica dell'identità e delle interazioni umane, in cui i registri collassano, e nel corso di una scena tremendamente drammatica viene involontariamente d'un tratto da scoppiare in uno sghignazzo disperato, amaro o assurdo.
Fin qui tutto bene.
La reazione del pubblico però è inquietante.
Le risate, forse per incapacità di tollerare l'assurdo in cui tragedia farsa e delirio convivono, sono continue, isteriche, iper-compiacenti, acclamatorie, automatiche, esagerate in maniera spropositata, osannanti, convulse - sembrano in tutto e per tutto le risate televisive programmate e ipertrofiche del pubblico di Zelig, Striscia la Notizia o Drive In - la gente ride come Rezza compare in scena, come apre bocca, qualsiasi cosa dica (per non parlare di quando ripete una semplice battuta) ride di cose tragiche, di cose senza senso che non hanno nessuna comicità ma un semplice aspetto di nonsenso dadaista, più inquietante che comico. Di più: ride quando viene insultata, contenta, quando viene trattata da pubblico coglione decerebrato, quando viene violentata, derisa, umiliata (su tutte la scena peggiore in questo senso è l'ultima) dall'attore-leader-showman-personaggio carismatico di turno - reagisce anzi con un ancora maggiore tripudio festante, inneggiante, una forma di masochismo autolesionista da veri e propri schiavi, scimmiette ammaestrate della società dello spettacolo di massa.
E, fin qui, in un certo senso, si potrebbe accusare il pubblico e la sua idiozia, più che lo spettacolo in sè.
Tuttavia, se l'ultima volta che avevo visto uno spettacolo di Rezza/Mastrella mi era sembrato di trovarmi di fronte a una intelligente forma di riflessione meta-comunicativa sulla società dello spettacolo e la sua decerebratezza leader-centrica, questa volta l'impressione è stata di trovarmi di fronte, per molti versi, a uno dei tanti esempi di spettacolo da baraccone di massa in cui questa decerebratezza viene sfruttata, rafforzata, incoraggiata, inculcata, imposta, eccitata, esaltata.
Il confine fra meta-comunicazione sull'idiozia massmediatica e l'idiozia massmediatica stessa può essere sottile, può essere facile inciampare e scivolare dalla prima verso la seconda.
In questo caso, questo confine viene incurantemente divelto con una leggerezza che rende questo spettacolo identico, per molti versi, alla peggiore tv-spazzatura.
La ragione per cui dico questo, è che se nell'altro spettacolo questo porsi come personaggio carismatico in maniera grottesca, era percepibile chiaramente come una provocazione, e ben riuscita anche, in questo caso il continuo giocare con il pubblico e le sue reazioni isteriche/acclamatorie risulta eccessivo, ripetitivo, banale, scontato alla lunga, autocompiaciuto, la battuta contro il pubblico non serve più a far riflettere e a spiazzare, ma semplicemente a confermare questo gioco idiota al massacro - un gioco facile per il mattatore di turno, in cui ha facilmente il coltello dalla parte del manico, e in cui sembra tautologicamente sguazzare felice - sembra non più una provocazione ma una effettiva, semplice, banale, inutile affermazione dell'ego dell'attore, così come in politica fanno Berlusconi e Grillo o in televisione, chessò, Pippo Baudo (non so, esiste ancora Pippo Baudo?).
Mi chiedo che senso, anzi, che non-senso, abbia tutto questo, e rimpiango di non essere rimasto in casa a vedere per la seconda volta Dove sognano le Formiche Verdi, un film fatto sostanzialmente di silenzi.
P.s.: Ho scritto questo articolo a caldo, sotto l'effetto di una reazione di notevole fastidio. A freddo, mi sento di dover ribadire quanto già detto verso inizio articolo: numerose scene dello spettacolo sono comunque d'un surrealismo molto efficace.
E non solo, anche ricco di spunti di riflessione.
Spunti che si potrebbero riassumere con queste domande:
Chi è chi?
Chi è cosa?
Noi siamo chi?
Cosa è noi?
Chi parla in noi quando parliamo?
Cosa afferma qualcosa quando affermiamo qualcosa?
Chi agisce quando agiamo?
Chi ride in noi quando ridiamo?
Chi, o che cosa, pensa?
Parliamo, agiamo, ridiamo e pensiamo in maniera libera, autentica, spontanea, autonoma, o per paura, conformismo, costrizione, un essere mossi meccanicamente da forze estranee manipolatorie più che un agire o un pensare o un dire?
Di più: il pensiero è possibile?
E' possibile, in assoluto, un pensiero realmente autonomo, libero, autentico, spontaneo - che non sia quindi semplicemente la copia di cose diverse prese a prestito qua e là?
Oppure, il vero, reale, autentico pensiero nasce dalla assurda, contraddittoria scoperta dell'impossibilità di sè stesso?
"Le contraddizioni contro cui urta lo spirito: sole realtà, criterio del reale. Nessuna contraddizione nell'immaginario. La contraddizione è la prova della necessità." (Simone Weil)
La contraddizione, insolubile, l'impossibilità di affermare una cosa qualsiasi, di formulare un pensiero credendoci, di avere un'opinione, una posizione su qualcosa, l'impossibilità di pensare, perchè pensare è fare da portavoce alla voce delle auctoritates, dei leader, dei geni, dei grandi, di chi ci sembra in grado di pensare, lui sì (mentre in realtà è nelle nostre stesse condizioni) - questa chiara e assoluta impasse, l'impossibilità di uscirne, l'impossibilità di costruire un pensiero che non sia solamente una parziale, relativa, soggettiva, presa a prestito, enfatizzazione di alcuni aspetti del reale rispetto ad altri, non percepiti - questa impossibilità, restare dentro questa impossibilità ci permette forse di sperimentare un pensiero libero, non schizofrenico, autentico e proprio perchè vuoto, senza centri di gravità, senza nessun appiglio, nel precipizio, nell'abisso. In questa lucida vertigine, qualcosa che possa essere un effettivo, reale pensiero non-appiccicato a simulacri pre-esistenti compare, nasce, vive, si espande.
A me rimane, dopo questo spettacolo, l'esigenza, la voglia, il bisogno di sottrarmi, abdicare al gioco al massacro degli scontri opinionistici, abdicare all'opinione, al gridare, all'affermare, al criticare, al giudicare, all'analizzare, all'esternare, all'attaccare, all'imporsi, sottrarsi al gioco folle del parlare l'uno sull'altro (con la voce dell'altro magari) e divorare prima di essere divorati tipico della nostra società liberista. Però sottrarmi anche al rumore di ogni polemica, anit-liberista, anti-politica, anti-anti-politica, anti-rezza, anti-qualsiasi cosa, anti-anti, etc....
sottrarsi, rinunciare, tacere, togliere, rilassarsi, lasciar stare, lasciar perdere, lasciare, lascia, lasciar perdere di ridere, entusiasmarsi, disperarsi, giubilare, fare il tifo, mutilarsi, inveire, insultare e obbedire ciecamente.
oscurarsi,
(e abbassare il volume, mormorare, e sorridere di più, è primavera)
Figura antitetica, tratta da Hypnerotomachia Poliphili, libro del 1499.
P.p.s.: Chiedo scusa se nella prima parte dell'articolo posso essere risultato offensivo per qualcuno. Mi riferisco ai giudizi sul pubblico. Prendete ciò che ho scritto con le pinze. Sono semplicemente delle provocazioni, dallo stile estremamente virulento perché scritte in un momento di forte vis polemica. Alla fine, la reazione a uno spettacolo è la cosa più soggettiva di questo mondo, e io non sono nessuno per giudicare, attraverso la mia personale soggettività, la soggettività degli altri.
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mercoledì 13 marzo 2013
13/03/2013 - sentire un prete cantare De Andrè -
Novate, 13/03/2013
In effetti Don Gallo non ha cantato De Andrè, ma è come se lo avesse fatto. Ha citato numerose volte Faber, in particolare i versi sugli emarginati e gli sbandati, le vittime, gli ultimi, i drogati, etc...
Ha addirittura dedicato una lunga parte conclusiva a spiegare perchè secondo lui bisognerebbe aggiungere un quinto vangelo ai quattro canonici: un Vangelo composto dalle canzoni di De Andrè.
Un vangelo che aggiunge secondo Gallo questi fondamentali elementi rispetto ai canonici: la poesia, la musica, la non-violenza, l'anti-fascismo, l'anti-capitalismo, e, infine "una spruzzata d'anarchia!".
Ha poi letto una commovente lettera che ha scritto insieme alle persone della sua comunità (una comunità composta da "puttane, drogati, impiccati, barboni, emarginati, adolescenti sbandati, bambini impazziti per la guerra atomica", cito a braccio, ma sono sicuro dell'esattezza o della quasi esattezza dell'espressione, da vero poeta Beat, "bambini impazziti per la guerra atomica") per salutare De Andrè nel '99 al suo funerale.
Ha invece cantato, dopo aver dichiarato che è la sua principale preghiera, Bella Ciao, accompagnato da noi del pubblico, è la prima cosa che ha fatto salito sul palco.
Anche questo è stato molto emozionante, mi ha colpito, non solo per il naturale carisma di quest'uomo di 84 anni, che ha cantato bella ciao marciando furiosamente e allegramente da una parte all'altra del palco in maniera decisamente coinvolgente, ma anche per il fatto che questa persona è un prete.
Colpisce molto l'inconscio profondo, sentire un prete (un prete!) cantare Bella Ciao, citare in maniera appassionata e poetica De Andrè, dire che la sua assistente principale è una transessuale, e che fra le sue preghiere più frequenti ci sono i primi 12 articoli della Costituzione. Ah, dimenticavo: e che il suo teologo di riferimento è Paolo Rossi, perchè una volta l'ha visto con su una maglietta con su scritto:
DIO C'E'
NON SEI TU
RASSEGNATI!
Se non esistessero preti così, bisognerebbe creare performances artistiche che creino questo tipo di shock culturale, ma comunque la presenza di una persona reale di fronte, che in carne ed ossa nella vita reale porta avanti da sempre le sue idee cercando di applicarle e restando ai margini della Chiesa, è sicuramente diverso e molto più potente.
Don Gallo ha idee decisamente laiche, repubblicane e democratiche (è stato partigiano), direi filo-socialiste, libertarie, anti-fasciste e anti-autoritarie (e quindi anche contro l'autoritarismo delle gerarchie cattoliche) anti-maschiliste (e quindi anche contro il maschilismo della Chiesa) per i diritti delle donne (e quindi se ho capito bene, ma mi è sembrato abbastanza chiaro, anche per il sacerdozio femminile) contro le norme imposte nella vita sessuale e medica, ma soprattutto due cose: per un cristianesimo povero, dalla parte dei poveri, dei derelitti, degli emarginati, etc... (che secondo Gallo è l'unico vero cristianesimo); e per una religione in cui al centro sta la libertà di coscienza di fronte a Dio, con cui nessuno può interferire.
Ha usato parole feroci contro le ricchezze vaticane, contro la banca vaticana ("Gesù ha mai parlato di banche????") ma soprattutto contro l'ipocrisia di chi vive la religione come un perbenista forma borghese di moralismo normativo, autoritario, giudicante ed escludente - escludente moltissimi: gli emarginati, le prostitute, i suicidi, i divorziati-risposati-preti sposati-i separati, etc... e che in realtà è lontanissima anche dalle persone a cui dovrebbe essere più vicina, i poveri.
"Ma chi sei tu per dire chi può stare dentro la Chiesa e chi no???? Chi sei per dire che un divorziato dev'essere escluso o un suicida non può avere un funerale??????? chi sei??????? Dio????????"
Una delle aspettative del pubblico, e anche mia, era un commento su Papa Francesco, eletto la sera stessa. Prendendomi in contropiede, Gallo ha dimostrato entusiasmo verso questo nuovo papa che si è voluto chiamare come San Francesco e che non ha benedetto la folla ma ha chiesto ad essa di benedirlo.
Anch'io avevo avuto un attimo di entusiasmo, un'ora prima, a sentire in televisione quel nome, "Francesco". Ma poi avevo subito pensato ad un'operazione di facciata per arginare il crollo della Chiesa Cattolica.
Il fatto che uno come Don Gallo invece abbia dimostrato entusiasmo e consideri questo Papa una persona con reali intenzioni riformiste mi dà più speranza, anche se lo stesso Gallo ha subito aggiunto che il compito è impervio e le istituzioni e le logiche di potere ostacoli enormi.
Che dire? Vedremo.
A me personalmente resta la strana sensazione che ho provato, per circa un minuto, a conclusione della serata. Io, non credente, o per meglio dire libero pensatore/libero "sentitore" eretico, mi sono ritrovato alla fine della conferenza in una situazione che mi è parsa un breve istante di reale "comunione", nello spirito semplice e gioioso dei primi cristiani (per come io lo immagino almeno): Don Gallo e noi del pubblico, abbiamo intonato per due volte un semplicissimo, appassionante coro che consisteva nella ripetizione per quattro-cinque volte di una stessa misteriosa parola (non so neanche se una parola cristiana o appartentente a qualche altra tradizione) in un climax crescente, con Gallo che tremante sollevava in alto un bicchiere di plastica pieno a metà di acqua, come fosse il Graal dei poveri.
In quel momento mi sono sentito realmente "unito" a quel gruppo di gente, un misto di credenti e non credenti accomunati forse solo da una certa sensibilità verso gli ultimi della Terra.
Il fatto di aver sperimentato questo proprio questa sera, resta per me personalmente una specie di segno, indecifrabile ma comunque bello.
In effetti Don Gallo non ha cantato De Andrè, ma è come se lo avesse fatto. Ha citato numerose volte Faber, in particolare i versi sugli emarginati e gli sbandati, le vittime, gli ultimi, i drogati, etc...
Ha addirittura dedicato una lunga parte conclusiva a spiegare perchè secondo lui bisognerebbe aggiungere un quinto vangelo ai quattro canonici: un Vangelo composto dalle canzoni di De Andrè.
Un vangelo che aggiunge secondo Gallo questi fondamentali elementi rispetto ai canonici: la poesia, la musica, la non-violenza, l'anti-fascismo, l'anti-capitalismo, e, infine "una spruzzata d'anarchia!".
Ha poi letto una commovente lettera che ha scritto insieme alle persone della sua comunità (una comunità composta da "puttane, drogati, impiccati, barboni, emarginati, adolescenti sbandati, bambini impazziti per la guerra atomica", cito a braccio, ma sono sicuro dell'esattezza o della quasi esattezza dell'espressione, da vero poeta Beat, "bambini impazziti per la guerra atomica") per salutare De Andrè nel '99 al suo funerale.
Ha invece cantato, dopo aver dichiarato che è la sua principale preghiera, Bella Ciao, accompagnato da noi del pubblico, è la prima cosa che ha fatto salito sul palco.
Anche questo è stato molto emozionante, mi ha colpito, non solo per il naturale carisma di quest'uomo di 84 anni, che ha cantato bella ciao marciando furiosamente e allegramente da una parte all'altra del palco in maniera decisamente coinvolgente, ma anche per il fatto che questa persona è un prete.
Colpisce molto l'inconscio profondo, sentire un prete (un prete!) cantare Bella Ciao, citare in maniera appassionata e poetica De Andrè, dire che la sua assistente principale è una transessuale, e che fra le sue preghiere più frequenti ci sono i primi 12 articoli della Costituzione. Ah, dimenticavo: e che il suo teologo di riferimento è Paolo Rossi, perchè una volta l'ha visto con su una maglietta con su scritto:
DIO C'E'
NON SEI TU
RASSEGNATI!
Se non esistessero preti così, bisognerebbe creare performances artistiche che creino questo tipo di shock culturale, ma comunque la presenza di una persona reale di fronte, che in carne ed ossa nella vita reale porta avanti da sempre le sue idee cercando di applicarle e restando ai margini della Chiesa, è sicuramente diverso e molto più potente.
Don Gallo ha idee decisamente laiche, repubblicane e democratiche (è stato partigiano), direi filo-socialiste, libertarie, anti-fasciste e anti-autoritarie (e quindi anche contro l'autoritarismo delle gerarchie cattoliche) anti-maschiliste (e quindi anche contro il maschilismo della Chiesa) per i diritti delle donne (e quindi se ho capito bene, ma mi è sembrato abbastanza chiaro, anche per il sacerdozio femminile) contro le norme imposte nella vita sessuale e medica, ma soprattutto due cose: per un cristianesimo povero, dalla parte dei poveri, dei derelitti, degli emarginati, etc... (che secondo Gallo è l'unico vero cristianesimo); e per una religione in cui al centro sta la libertà di coscienza di fronte a Dio, con cui nessuno può interferire.
Ha usato parole feroci contro le ricchezze vaticane, contro la banca vaticana ("Gesù ha mai parlato di banche????") ma soprattutto contro l'ipocrisia di chi vive la religione come un perbenista forma borghese di moralismo normativo, autoritario, giudicante ed escludente - escludente moltissimi: gli emarginati, le prostitute, i suicidi, i divorziati-risposati-preti sposati-i separati, etc... e che in realtà è lontanissima anche dalle persone a cui dovrebbe essere più vicina, i poveri.
"Ma chi sei tu per dire chi può stare dentro la Chiesa e chi no???? Chi sei per dire che un divorziato dev'essere escluso o un suicida non può avere un funerale??????? chi sei??????? Dio????????"
Una delle aspettative del pubblico, e anche mia, era un commento su Papa Francesco, eletto la sera stessa. Prendendomi in contropiede, Gallo ha dimostrato entusiasmo verso questo nuovo papa che si è voluto chiamare come San Francesco e che non ha benedetto la folla ma ha chiesto ad essa di benedirlo.
Anch'io avevo avuto un attimo di entusiasmo, un'ora prima, a sentire in televisione quel nome, "Francesco". Ma poi avevo subito pensato ad un'operazione di facciata per arginare il crollo della Chiesa Cattolica.
Il fatto che uno come Don Gallo invece abbia dimostrato entusiasmo e consideri questo Papa una persona con reali intenzioni riformiste mi dà più speranza, anche se lo stesso Gallo ha subito aggiunto che il compito è impervio e le istituzioni e le logiche di potere ostacoli enormi.
Che dire? Vedremo.
A me personalmente resta la strana sensazione che ho provato, per circa un minuto, a conclusione della serata. Io, non credente, o per meglio dire libero pensatore/libero "sentitore" eretico, mi sono ritrovato alla fine della conferenza in una situazione che mi è parsa un breve istante di reale "comunione", nello spirito semplice e gioioso dei primi cristiani (per come io lo immagino almeno): Don Gallo e noi del pubblico, abbiamo intonato per due volte un semplicissimo, appassionante coro che consisteva nella ripetizione per quattro-cinque volte di una stessa misteriosa parola (non so neanche se una parola cristiana o appartentente a qualche altra tradizione) in un climax crescente, con Gallo che tremante sollevava in alto un bicchiere di plastica pieno a metà di acqua, come fosse il Graal dei poveri.
In quel momento mi sono sentito realmente "unito" a quel gruppo di gente, un misto di credenti e non credenti accomunati forse solo da una certa sensibilità verso gli ultimi della Terra.
Il fatto di aver sperimentato questo proprio questa sera, resta per me personalmente una specie di segno, indecifrabile ma comunque bello.
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martedì 12 marzo 2013
Per un'etica impura, impolitica, della resistenza alla politica.
"Ogni forma di intossicazione è un male, non
importa se si tratti di alcool, morfina, o idealismo. Dobbiamo guardarci
dal considerare male e bene come due opposti." (Carl G. Jung)
La stessa cosa vale naturalmente per il concetto di onestà, o, a maggior ragione, per quello di purezza.
Una cosa è essere onesti, un'altra cosa, completamente diversa, è sbandierare l'"onestà" come un vessillo sufficente a dimostrare una presunta diversità e superiorità ontologica rispetto agli altri.
Con questo passaggio, apparentemente non fondamentale, solo "di forma", si passa da una giusta esigenza di etica, impercettibilmente verso quel "desiderio di purezza" che ha creato i progrom, i gulag, i campi di concentramento, i roghi di "streghe" e di "eretici", le guerre sante, e ogni forma di persecuzione violenta del diverso e del non allineato.
Veramente "puro" è solo ciò che è morto e quindi è statico, non ha difetti. Chi si autodichiara "puro" invece è solo un moralista.
Etica e moralismo, da sempre, sono nemici giurati.
Sono d'accordo con l'esigenza di combattere la corruzione, cercare di raddrizzare quest'italietta del clientelarismo e della mafia. Questo va combattutto, completamente d'accordo. E capisco l'averne fin sopra i capelli.
Tuttavia quando da questo si passa a toni fanatici da crociati puri in lotta contro le forze del male, si passa dalla padella nella brace.
...ma rilassiamoci un po' tutti!
un "cambiamento", in positivo, non è mai possibile accendendo toni millenaristici infuocati e apocalittici. rilassiamoci, voliamo basso... il "cambiamento" passa per le piccole cose e per i progetti studiati con attenzione, calma, cautela, analisi lucida, serenità, assenza di faziosità e di lotta di una parte contro tutto, ma concentrandosi sulla costruzione democratica di progetti concreti, positivi, approfondendo i temi invece di perdersi nell'adesione ad un capo che comanda una crociata...
...nè perdersi in qualsiasi altra forma di imbizzarrimento di parte.
La salvezza non sta nè nella politica nè nell'antipolitica.
La salvezza sta nell'"impoliticità", nello starsene tranquillamente e serenamente, decisamente impolitici.
Non apolitici, menefreghisti. Ma, sostanzialmente, di fondo, impolitici.
Cioè, rifiutarsi di lasciarsi catturare da qualsiasi ingranaggio, logica della politica, che è, sempre, in ogni caso, una logica di potere: sono logiche alienanti in cui perdiamo il nostro semplice "essere umani", "restare umani", e quindi capaci, sempre, a priori, molto prima di qualsiasi ragionamento "politico", di rimanere ancorati alla nostra autenticità e spontaneità interiori, e non spodestati, sbalestrati verso un alienante Astrazione politica - e quindi essere anche sempre capaci di riconoscere sempre negli altri esseri umani dei simili, senza lasciarci accecare dai furori "di parte".
Essere impolitici non significa non dire ciò che si pensa, non criticare, anche radicalmente, non prendere posizione, ma significa che, molto prima e molto più in profondità di questo, "restiamo umani", restiamo saldamente ancorati nel cuore del nostro essere, del nostro essere individui umani col loro unico e irripetibile pensiero, con le loro emozioni uniche e irripetibili, e con la salda certezza che questo viene prima ed è molto più importante di qualsiasi adesione a "partiti".
L'"ignavia" era in passato la peggiore delle codardie.
Oggi il "non prendere partito" (che non significa, ripeto, non prendere posizione) mi sembra l'unica forma di coraggiosa, intelligente, saggia, umana resistenza, in quest'epoca di moti emotivi di massa meccanici evocati artificialmente dai media che svuotano chi si lascia irretire (in una qualsiasi "parte") della sua umanità e della sua intelligenza critica.
Ancora più che contro Beppe Grillo, sono soprattutto contro ogni forma di impazzimento socio-politico che possa frammettersi fra gli esseri umani e dividerli. Il movimento 5 stelle è sicuramente una forma di impazzimento socio-politico, ma, tanto per dire, anche l'essere contro-Beppe Grillo potrebbe esserlo o diventarlo.
Io vedo il rischio di spaventosi fenomeni di caos sociale, a rischio di guerra civile.
Di fronte a questo rischio, la mia posizione è fondalmente una: restare umani, restare saldamente ancorati a sè stessi, rifiutarsi di alienarsi nell'adesione cieca, fanatica, meccanicamente di massa, a una qualsiasi fazione politica, e ricordarsi sempre, molto prima della politica, del proprio essere-simili-a-tutti-gli-esse ri-umani, come direbbe il Dalai Lama.
La stessa cosa vale naturalmente per il concetto di onestà, o, a maggior ragione, per quello di purezza.
Una cosa è essere onesti, un'altra cosa, completamente diversa, è sbandierare l'"onestà" come un vessillo sufficente a dimostrare una presunta diversità e superiorità ontologica rispetto agli altri.
Con questo passaggio, apparentemente non fondamentale, solo "di forma", si passa da una giusta esigenza di etica, impercettibilmente verso quel "desiderio di purezza" che ha creato i progrom, i gulag, i campi di concentramento, i roghi di "streghe" e di "eretici", le guerre sante, e ogni forma di persecuzione violenta del diverso e del non allineato.
Veramente "puro" è solo ciò che è morto e quindi è statico, non ha difetti. Chi si autodichiara "puro" invece è solo un moralista.
Etica e moralismo, da sempre, sono nemici giurati.
Sono d'accordo con l'esigenza di combattere la corruzione, cercare di raddrizzare quest'italietta del clientelarismo e della mafia. Questo va combattutto, completamente d'accordo. E capisco l'averne fin sopra i capelli.
Tuttavia quando da questo si passa a toni fanatici da crociati puri in lotta contro le forze del male, si passa dalla padella nella brace.
...ma rilassiamoci un po' tutti!
un "cambiamento", in positivo, non è mai possibile accendendo toni millenaristici infuocati e apocalittici. rilassiamoci, voliamo basso... il "cambiamento" passa per le piccole cose e per i progetti studiati con attenzione, calma, cautela, analisi lucida, serenità, assenza di faziosità e di lotta di una parte contro tutto, ma concentrandosi sulla costruzione democratica di progetti concreti, positivi, approfondendo i temi invece di perdersi nell'adesione ad un capo che comanda una crociata...
...nè perdersi in qualsiasi altra forma di imbizzarrimento di parte.
La salvezza non sta nè nella politica nè nell'antipolitica.
La salvezza sta nell'"impoliticità", nello starsene tranquillamente e serenamente, decisamente impolitici.
Non apolitici, menefreghisti. Ma, sostanzialmente, di fondo, impolitici.
Cioè, rifiutarsi di lasciarsi catturare da qualsiasi ingranaggio, logica della politica, che è, sempre, in ogni caso, una logica di potere: sono logiche alienanti in cui perdiamo il nostro semplice "essere umani", "restare umani", e quindi capaci, sempre, a priori, molto prima di qualsiasi ragionamento "politico", di rimanere ancorati alla nostra autenticità e spontaneità interiori, e non spodestati, sbalestrati verso un alienante Astrazione politica - e quindi essere anche sempre capaci di riconoscere sempre negli altri esseri umani dei simili, senza lasciarci accecare dai furori "di parte".
Essere impolitici non significa non dire ciò che si pensa, non criticare, anche radicalmente, non prendere posizione, ma significa che, molto prima e molto più in profondità di questo, "restiamo umani", restiamo saldamente ancorati nel cuore del nostro essere, del nostro essere individui umani col loro unico e irripetibile pensiero, con le loro emozioni uniche e irripetibili, e con la salda certezza che questo viene prima ed è molto più importante di qualsiasi adesione a "partiti".
L'"ignavia" era in passato la peggiore delle codardie.
Oggi il "non prendere partito" (che non significa, ripeto, non prendere posizione) mi sembra l'unica forma di coraggiosa, intelligente, saggia, umana resistenza, in quest'epoca di moti emotivi di massa meccanici evocati artificialmente dai media che svuotano chi si lascia irretire (in una qualsiasi "parte") della sua umanità e della sua intelligenza critica.
Ancora più che contro Beppe Grillo, sono soprattutto contro ogni forma di impazzimento socio-politico che possa frammettersi fra gli esseri umani e dividerli. Il movimento 5 stelle è sicuramente una forma di impazzimento socio-politico, ma, tanto per dire, anche l'essere contro-Beppe Grillo potrebbe esserlo o diventarlo.
Io vedo il rischio di spaventosi fenomeni di caos sociale, a rischio di guerra civile.
Di fronte a questo rischio, la mia posizione è fondalmente una: restare umani, restare saldamente ancorati a sè stessi, rifiutarsi di alienarsi nell'adesione cieca, fanatica, meccanicamente di massa, a una qualsiasi fazione politica, e ricordarsi sempre, molto prima della politica, del proprio essere-simili-a-tutti-gli-esse
lunedì 11 marzo 2013
Meta-gnomica.
Ricordo che
verso la fine dell'università, dopo diversi anni a studiare filosofia, entrai
in polemica con l'esistenzialismo e l'Heidegger di Essere e tempo, entrambe filosofie
che ruotano attorno al concetto di possibilità,
e quindi all'apertura al possibile per eccellenza, l'essere per la morte;
e in cui le cose del mondo, le semplici
presenze sono una specie di
nulla per l'Esserci che è
l'essere umano, che è un essere-per-le-possibilità, per il quale quindi le cose
in quanto tali non hanno alcun valore. Entrai contemporaneamente in polemica
anche con la teologia di Simone Weil, in cui il mondo è soltanto un magma senza
senso dominato dalla forza della pesantezza,
cioè della cieca e più bassa volontà di vita, incapace di un'etica e di un
senso; in cui l'unico senso possibile arriva dalla Grazia, che è una luce che
arriva da un Dio radicalmente trascendente, radicalmente estraneo alla logica
del mondo, che ci salva facendoci fare un salto, una trasfigurazione che ci toglie alla pesantezza mondana; e in cui perciò, di nuovo, il
mondo è una specie di nulla.
Immaginai che potesse esistere una forma di pensiero anti-metafisico, ma anche estraneo alle altrettanto astratte filosofie laiche; un pensiero anti-filosofico, anti-teologico che invece si occupasse dei volti, dei luoghi, dei personaggi, dei crocicchi, degli eventi irripetibili che si incontrano nel mondo.
Un pensiero-mappa del mondo, empirista ma irriducibile ai riduzionismi del pensiero scientifico moderno e anche dell'empirismo filosofico, che si occupasse delle singole stranezze, delle singole unicità che si incontrano vagando nelle vie del mondo, degli individui, delle case, delle strade, dei boschi, dei lampioni, dei gatti randagi, dei vicoli, degli angoli bui, delle crepe del mondo, dei sentieri, dei cani, dei cuculi, dei luoghi e delle loro energie, aure, delle cose insolite, irripetibili, dei monstra, degli angeli, delle persone e delle loro storie, disegnando mappe che sono anche bestiari, racconti, disegni. Codici che contengono gli eventi, le persone, gli animali, le piante, i luoghi e le cose viste nella loro unicità, strappati a ogni generalizzazione, ma non per questo ridotti a una concatenazione meccanica di fatti successivi inanellati dal principio di causa e effetto, ma connessi anche da associazioni misteriose, nessi invisibili, analogie intuitive.
Una mappa-pensiero in cui si incontrano brandelli di narrazioni e di idee differenti, irriducibili l'una all'altra, a volte non comunicanti, non traducibili, non accostabili, lingue diverse, segni, simboli, storie senza un sostrato filosofico comune.
Immaginai che potesse essere esistito un pensiero di questo tipo soprattutto nei ghetti ebraici, lontani dalle scuole di filosofia principali, ma in pensatori non strettamente legati neanche alle metafisiche e alla mistica ebraiche, sebbene magari le conoscessero bene, e neppure ai vari filosofi ebrei. Un pensiero più vicino ai vicoli alle ombre ai personaggi e alle storie del ghetto, e a tutte le possibili riflessioni associazioni e interpetazioni su di esse, che non a una qualsiasi metafisica definita.
Un pensiero a metà fra empirismo radicale e interrogazioni metafisiche. Interrogazioni senza risposte.
Un pensiero-mappa del mondo infinito, senza una fine, ma in cui ogni singolo volto di persona, animale, luogo, pianta o cosa
appare come un unicum, una sorta di miracolo irripetibile e inspiegabile, e in cui tutte le singole cose sono avvolte nel mistero, ma anche collegate da intrecci e nessi più o meno rappresentabili.
Un pensiero del mondo, mondano, ma non materialista.
Un pensiero del frammento incompleto: tutto è frammento, sentieri interrotti si diramano dalle crepe di ogni cosa, ogni cosa ogni volta la si incontra come per la prima volta, eppure tutto è storia. Anzi, storie.
Un pensiero-letteratura-antropologia-sociologia-contraddizione-enigma-scienza naturale-metafisica-aneddoto-geografia-filosofia-fiaba-osservazione-fisica-tragedia-farsa-azione-silenzio-storia-poesia-fisiognomica-alchimia-metamorfosi-ipotesi-dubbio-analisi-ottimismo-etica-etnica-pathos-patafisica-intuizione-associazione-mito-religione-leggende-scetticismo-simboli-sentimento-emozioni-racconto-pittura-biologia-esegesi-ermeneutica-fenomenologia-esistenza-magia-fatto-barzelletta-teatro-cinema-chiacchera.
Una grande enciclopedia mistica incompiuta dell'universo nel suo sbilenco, multicentrico, eterogeneo, bizzarro, poliglotta, stralunato, vorticante manifestarsi/brulicare in frammenti sempre diversi, collegati da nessi inspiegabili.
Per citare Pasolini, una forma di empirismo eretico.
Un pensiero in cui il volto di Dio è nascosto, assente, ma in cui indizi del divino, di Dei o di Dio, possono essere osservati in ogni cosa - tracce mute, orme strambe, rumori segreti, suono corale dissonante, polimorfici indizi, enigmi indicibili, segni vitali anarchici, musica storpia, ribollire inquieto, umana inquietudine rimestata nel limite, bellezza intraducibile, squarci-urlo verso Altrovi e polvere di luna trasportata dal vento insieme a voci lontane.
Immaginai che potesse esistere una forma di pensiero anti-metafisico, ma anche estraneo alle altrettanto astratte filosofie laiche; un pensiero anti-filosofico, anti-teologico che invece si occupasse dei volti, dei luoghi, dei personaggi, dei crocicchi, degli eventi irripetibili che si incontrano nel mondo.
Un pensiero-mappa del mondo, empirista ma irriducibile ai riduzionismi del pensiero scientifico moderno e anche dell'empirismo filosofico, che si occupasse delle singole stranezze, delle singole unicità che si incontrano vagando nelle vie del mondo, degli individui, delle case, delle strade, dei boschi, dei lampioni, dei gatti randagi, dei vicoli, degli angoli bui, delle crepe del mondo, dei sentieri, dei cani, dei cuculi, dei luoghi e delle loro energie, aure, delle cose insolite, irripetibili, dei monstra, degli angeli, delle persone e delle loro storie, disegnando mappe che sono anche bestiari, racconti, disegni. Codici che contengono gli eventi, le persone, gli animali, le piante, i luoghi e le cose viste nella loro unicità, strappati a ogni generalizzazione, ma non per questo ridotti a una concatenazione meccanica di fatti successivi inanellati dal principio di causa e effetto, ma connessi anche da associazioni misteriose, nessi invisibili, analogie intuitive.
Una mappa-pensiero in cui si incontrano brandelli di narrazioni e di idee differenti, irriducibili l'una all'altra, a volte non comunicanti, non traducibili, non accostabili, lingue diverse, segni, simboli, storie senza un sostrato filosofico comune.
Immaginai che potesse essere esistito un pensiero di questo tipo soprattutto nei ghetti ebraici, lontani dalle scuole di filosofia principali, ma in pensatori non strettamente legati neanche alle metafisiche e alla mistica ebraiche, sebbene magari le conoscessero bene, e neppure ai vari filosofi ebrei. Un pensiero più vicino ai vicoli alle ombre ai personaggi e alle storie del ghetto, e a tutte le possibili riflessioni associazioni e interpetazioni su di esse, che non a una qualsiasi metafisica definita.
Un pensiero a metà fra empirismo radicale e interrogazioni metafisiche. Interrogazioni senza risposte.
Un pensiero-mappa del mondo infinito, senza una fine, ma in cui ogni singolo volto di persona, animale, luogo, pianta o cosa
appare come un unicum, una sorta di miracolo irripetibile e inspiegabile, e in cui tutte le singole cose sono avvolte nel mistero, ma anche collegate da intrecci e nessi più o meno rappresentabili.
Un pensiero del mondo, mondano, ma non materialista.
Un pensiero del frammento incompleto: tutto è frammento, sentieri interrotti si diramano dalle crepe di ogni cosa, ogni cosa ogni volta la si incontra come per la prima volta, eppure tutto è storia. Anzi, storie.
Un pensiero-letteratura-antropologia-sociologia-contraddizione-enigma-scienza naturale-metafisica-aneddoto-geografia-filosofia-fiaba-osservazione-fisica-tragedia-farsa-azione-silenzio-storia-poesia-fisiognomica-alchimia-metamorfosi-ipotesi-dubbio-analisi-ottimismo-etica-etnica-pathos-patafisica-intuizione-associazione-mito-religione-leggende-scetticismo-simboli-sentimento-emozioni-racconto-pittura-biologia-esegesi-ermeneutica-fenomenologia-esistenza-magia-fatto-barzelletta-teatro-cinema-chiacchera.
Una grande enciclopedia mistica incompiuta dell'universo nel suo sbilenco, multicentrico, eterogeneo, bizzarro, poliglotta, stralunato, vorticante manifestarsi/brulicare in frammenti sempre diversi, collegati da nessi inspiegabili.
Per citare Pasolini, una forma di empirismo eretico.
Un pensiero in cui il volto di Dio è nascosto, assente, ma in cui indizi del divino, di Dei o di Dio, possono essere osservati in ogni cosa - tracce mute, orme strambe, rumori segreti, suono corale dissonante, polimorfici indizi, enigmi indicibili, segni vitali anarchici, musica storpia, ribollire inquieto, umana inquietudine rimestata nel limite, bellezza intraducibile, squarci-urlo verso Altrovi e polvere di luna trasportata dal vento insieme a voci lontane.
(Diogene senza l'anima?)
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domenica 3 marzo 2013
Sulle tracce di Wilhelm Reich.
"In Matrix le macchine hanno bisogno di far “dormire” gli
uomini per tenerli sotto controllo e a volte sono costrette a liquefare i
morti affinché nutrano i vivi per via endovenosa. In un modo o
nell’altro ciò che viene impedito è la possibilità di accesso a qualcosa
di vitale, per mezzo della quale l’uomo esprime se stesso, la propria
personalità e la propria stessa essenza, qualcosa attraverso cui l’uomo
vive. Uomini messi sotto controllo, quindi, impediti di esprimersi,
uomini “morti”, che ricordano il “normopata”, il “mortovivo”, “l’uomo
normale” di J. A. Gaiarsa, uomini schiavi, ma schiavi di cosa?
(...)
Dal mito della caverna, contenuto nella Repubblica di Platone, al velo leggerissimo, che c’impedisce di “vedere” un oltre, descritto da William James, dalla danza dell’illusione di Maya al genio maligno e ingannatore di Cartesio, dalla trappola di Reich alla ruota dei pensieri collettivi di Gaiarsa o alla prigionia dell’ego descritta dagli psicologi transpersonali, tutti noi possiamo essere prigionieri di matrix.
Le parole d’ordine della controcultura sono: “lasciarsi andare” e scardinare le porte chiuse di un pensiero controllato e organizzato dall’alto, proprio come avviene in matrix, parole, queste, che hanno segnato la nascita, a partire dagli anni sessanta, di una nuova etica e una nuova morale, basate sulla libertà di pensiero. L’individuo viene chiamato a cercare se stesso, a cercare i propri valori, senza lasciarsi condizionare da una visione del mondo preconfezionata. Il film dei fratelli Wachowski ripropone questo invito ad un viaggio individuale che potrebbe anche diventare un viaggio collettivo, il cui fine è quello di cogliere la parte più umana di se stessi, affinché assuma il proprio compito esistenziale.
(...)
(...)
Dal mito della caverna, contenuto nella Repubblica di Platone, al velo leggerissimo, che c’impedisce di “vedere” un oltre, descritto da William James, dalla danza dell’illusione di Maya al genio maligno e ingannatore di Cartesio, dalla trappola di Reich alla ruota dei pensieri collettivi di Gaiarsa o alla prigionia dell’ego descritta dagli psicologi transpersonali, tutti noi possiamo essere prigionieri di matrix.
Il film dei fratelli
Wachowski ci ammonisce a non credere in ciò che si vede, c’invita a
porre in dubbio ogni cosa, ciò che si percepisce come realtà. Tutto
questo potrebbe essere facilmente definito come una condizione
paranoica, una follia vera e propria. Se non è reale quello che noi
crediamo sia reale, sani e pazzi potrebbero scambiarsi i ruoli.
(...)
Le parole d’ordine della controcultura sono: “lasciarsi andare” e scardinare le porte chiuse di un pensiero controllato e organizzato dall’alto, proprio come avviene in matrix, parole, queste, che hanno segnato la nascita, a partire dagli anni sessanta, di una nuova etica e una nuova morale, basate sulla libertà di pensiero. L’individuo viene chiamato a cercare se stesso, a cercare i propri valori, senza lasciarsi condizionare da una visione del mondo preconfezionata. Il film dei fratelli Wachowski ripropone questo invito ad un viaggio individuale che potrebbe anche diventare un viaggio collettivo, il cui fine è quello di cogliere la parte più umana di se stessi, affinché assuma il proprio compito esistenziale.
(...)
Nell’ultimo decennio il
problema della realtà è riemerso in ambito letterario nella
rivalutazione di autori come Philip K. Dick, che ricercava una vera
realtà, nascosta dietro le apparenze e, nel cinema, in pellicole come
Dark City di Alex Proyas e The Truman Show di Peter Weir che descrivono
mondi abitati da persone che vengono deliberatamente tenute all’oscuro
dell’artificialità della propria esistenza, mondi artefatti e illusori,
mondi dai quali si vuole fuggire e nei quali il protagonista lotta
eroicamente per la propria liberazione. In questi film vengono descritte
la lotta e la fuga da tali mondi, mondi nei quali l’artificiosità è
prodotta dalla manipolazione della realtà a opera del potere: politico,
economico, psicologico e d’informazione."
(Virginia Salles, dall'articolo Wilhelm Reich, passeggero della Nebuchadnezzar, qui sotto al primo link)
nel secondo link Orgonauti, evviva!!! - un cortometraggio di delirantemente iper-lucido anti-cinema di A. Grifi ispirato a Reich e alle sue teorie-
http://www.centrostudipsicologiaeletteratura.org/arsal57.html
https://www.youtube.com/watch?v=iuRGr8TsoBY
http://www.centrostudipsicologiaeletteratura.org/arsal57.html
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W. Reich
venerdì 1 marzo 2013
Loredana Magazzeni - "Fragilità del bene"
Poetessa molto interessante su molto interessante blog-
Cito una sua poesia e poi rimando al bell'articolo:
Quando leggera è la casa del vento
nell’ondeggiante corsa del ritorno
irregolare e denso nel balzo delle tue
pietre-sentenze quasi sospesa l’aria
fibrilla ritornelli di storie sugli archivolti
immobili, la roccia metamorfica del tempo.
http://rebstein.wordpress.com/2013/02/22/fragilita-del-bene/#more-53683
Cito una sua poesia e poi rimando al bell'articolo:
Quando leggera è la casa del vento
nell’ondeggiante corsa del ritorno
irregolare e denso nel balzo delle tue
pietre-sentenze quasi sospesa l’aria
fibrilla ritornelli di storie sugli archivolti
immobili, la roccia metamorfica del tempo.
http://rebstein.wordpress.com/2013/02/22/fragilita-del-bene/#more-53683
mercoledì 27 febbraio 2013
Le domande di Cage su musica, suono, rumore, silenzio.
E' forte?
E' basso?
E' giusto?
E' dolce?
E' duro?
Significa qualche cosa?
Dovrebbe farlo?
Se è forte, dovrebbe esserlo?
Se è basso, dovrebbe esserlo?
E' un suono?
E se è un suono, è musica?
Il mondo in cui sono, è musica?
E' suono?
Se lo è, la musica è musica?
Una canzone viene scritta?
E' supersonica?
Quando si arresterà?
Quando passerà?
Non si fermerà mai?
Perchè il volere?
Il suono è sufficiente?
Di cos'altro ho bisogno?
Il silenzio non è più o meno suono, l'assenza di suono non esiste. Si tratta solamente di suoni che noi ricerchiamo o no.
(John Cage)
La differenza fra suono e musica è l'intenzionalità? E' la volontà? E' l'applicazione di modelli estetici? E' l'automatismo? E' la bellezza? Cos'è la bellezza? La bellezza è l'intenzionalità? La bellezza è la volontà? E' la selezione? E' la distorsione? E' la compressione della percezione in degli schemi? E' l'applicazione di modelli estetici? E' l'automatismo? E' il giudizio? E' la ripetizione del noto? E' la ripetizione sempre delle stesse cose? La bellezza dà la nausea? La bellezza annoia? La bellezza esalta? La bellezza entusiasma? La bellezza eccita? La bellezza deprime? La bellezza convince? Che differenza c'è fra musica e suono o rumore casuali? La prima è più bella dei secondi? Che differenza c'è fra suono e rumore? Il secondo è più brutto del primo? Cosa significa brutto? Il brutto è bello? Il bello è vivo? La musica è bella? la musica è musica? Il rumore è musica? La musica è rumore? Il silenzio esiste? Il rumore esiste anche nello spazio siderale? Il silenzio è la non-selezione? Il silenzio è il non-giudizio? Il silenzio è non avere aspettative? Il silenzio è non avere modelli? Il silenzio è non avere? Il silenzio è non? Il silenzio è non parlare? E' non scrivere? E' non pensare? E' non fare domande? Il silenzio è non aver bisogno di comprendere, capire, etichettare? Il silenzio è il suono quando sia stato denudato da ogni significato? Il silenzio è auspicabile? Il silenzio terrorizza? Il silenzio dà pace? Ogni discorso sul silenzio è assurdo? Ogni ricerca di silenzio è assurda? Il silenzio è l'assurdo? la musica è l'assurdo? le parole sono l'assurdo? Può esistere una musica, o un suono, o un rumore, o un'assenza di rumori, che siano silenzio, assenza di codici pre-codificati, di modelli estetici pre-fissati, assenza di intenzioni narcisistiche, assenza dell'imposizione di una volontà soggettiva, assenza di giudizio, assenza di volontà cieca della vita, assenza dell'onnipresente ego?
(Diogene senza l'anima?, ispirandomi a J. Cage)
https://www.youtube.com/watch?v=M8fdYdYm4Io&playnext=1&list=PL7RvMpH10NZpx-G3-9jLhCTxzZ3hEWES6&feature=results_video
E' basso?
E' giusto?
E' dolce?
E' duro?
Significa qualche cosa?
Dovrebbe farlo?
Se è forte, dovrebbe esserlo?
Se è basso, dovrebbe esserlo?
E' un suono?
E se è un suono, è musica?
Il mondo in cui sono, è musica?
E' suono?
Se lo è, la musica è musica?
Una canzone viene scritta?
E' supersonica?
Quando si arresterà?
Quando passerà?
Non si fermerà mai?
Perchè il volere?
Il suono è sufficiente?
Di cos'altro ho bisogno?
Il silenzio non è più o meno suono, l'assenza di suono non esiste. Si tratta solamente di suoni che noi ricerchiamo o no.
(John Cage)
La differenza fra suono e musica è l'intenzionalità? E' la volontà? E' l'applicazione di modelli estetici? E' l'automatismo? E' la bellezza? Cos'è la bellezza? La bellezza è l'intenzionalità? La bellezza è la volontà? E' la selezione? E' la distorsione? E' la compressione della percezione in degli schemi? E' l'applicazione di modelli estetici? E' l'automatismo? E' il giudizio? E' la ripetizione del noto? E' la ripetizione sempre delle stesse cose? La bellezza dà la nausea? La bellezza annoia? La bellezza esalta? La bellezza entusiasma? La bellezza eccita? La bellezza deprime? La bellezza convince? Che differenza c'è fra musica e suono o rumore casuali? La prima è più bella dei secondi? Che differenza c'è fra suono e rumore? Il secondo è più brutto del primo? Cosa significa brutto? Il brutto è bello? Il bello è vivo? La musica è bella? la musica è musica? Il rumore è musica? La musica è rumore? Il silenzio esiste? Il rumore esiste anche nello spazio siderale? Il silenzio è la non-selezione? Il silenzio è il non-giudizio? Il silenzio è non avere aspettative? Il silenzio è non avere modelli? Il silenzio è non avere? Il silenzio è non? Il silenzio è non parlare? E' non scrivere? E' non pensare? E' non fare domande? Il silenzio è non aver bisogno di comprendere, capire, etichettare? Il silenzio è il suono quando sia stato denudato da ogni significato? Il silenzio è auspicabile? Il silenzio terrorizza? Il silenzio dà pace? Ogni discorso sul silenzio è assurdo? Ogni ricerca di silenzio è assurda? Il silenzio è l'assurdo? la musica è l'assurdo? le parole sono l'assurdo? Può esistere una musica, o un suono, o un rumore, o un'assenza di rumori, che siano silenzio, assenza di codici pre-codificati, di modelli estetici pre-fissati, assenza di intenzioni narcisistiche, assenza dell'imposizione di una volontà soggettiva, assenza di giudizio, assenza di volontà cieca della vita, assenza dell'onnipresente ego?
(Diogene senza l'anima?, ispirandomi a J. Cage)
https://www.youtube.com/watch?v=M8fdYdYm4Io&playnext=1&list=PL7RvMpH10NZpx-G3-9jLhCTxzZ3hEWES6&feature=results_video
UN CAPOLAVORO CINEMATOGRAFICO DADAISTA-
"Verifica incerta", puro capolavoro di cinematografia DADA, pura, ridente, assurda, esilarante affermazione Senzasenso di anarchismo semiotico - libertà dal condizionato, scherzo sulle meccaniche massmediatiche, autonomia dalla psicologia, narrazione senza narrazione al di là della narrazione contro la narrazione, coinvolgente, appassionante a-narrazione!!!!!!!
"Non mi convince. ...Proprio non mi convince. ...Ma cosa? Tutto. Calmati. E non sono il solo! Per eventuali - per eventuali incidenti - incidenti sul lavoro - sul lavoro - chiunque venga ferito - chiunque venga ferito nel corso - nel corso dell'azione - dell'azione sarà ucciso sul posto - sarà ucciso sul posto da uno qualsiasi di noi - da uno qualsiasi di noi - Cosa?"
https://www.youtube.com/watch?v=hmhvr3RbGnA
Oppure, verifica inquieta sull'insensatezza di ogni senso.
"Non mi convince. ...Proprio non mi convince. ...Ma cosa? Tutto. Calmati. E non sono il solo! Per eventuali - per eventuali incidenti - incidenti sul lavoro - sul lavoro - chiunque venga ferito - chiunque venga ferito nel corso - nel corso dell'azione - dell'azione sarà ucciso sul posto - sarà ucciso sul posto da uno qualsiasi di noi - da uno qualsiasi di noi - Cosa?"
https://www.youtube.com/watch?v=hmhvr3RbGnA
Oppure, verifica inquieta sull'insensatezza di ogni senso.
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libertà,
meraviglia,
non-senso,
thriller,
urlo,
utopia
da "Pozzanghere" di Filippo Strumia.
Non puoi dire pane al pane
senza grano e corvi neri.
(Filippo Strumia)
INVOCAZIONE AL DOTTOR BUDDHA PERCHE' VENGA E CI SALVI
Cieco è questo mondo; pochi, quelli che vedono chiaramente. Come uccelli sfuggiti
alla rete sono quelli destinati al cielo.
(Dhammapada)
Dottor Buddha aiutaci tu
Siamo l'Oceano del Dolore
Terra flaccida, pelle da ustioni
Incatenati dall'Illusione
Dottor Buddha aiutaci tu
Mani protese al dominio di tutto
La sapienza ci guarda in lutto
Il potere è dei farabutti
Qui non si parla si fanno rutti
Dottor Buddha rischiaraci tu
Nei nostri visceri occultano spie
Non c'è più un atomo di questa carne
Puro e inviolato dai fattucchieri
Anatomizzano sogni e pensieri
Dottor Buddha scampaci tu
Tu che hai svelato che vuoto siamo
Vedici gonfi di vento e niente
Perchè la mente è data a chi mente?
Via dalle case via dalla gente
Sereno Buddha accoglici tu
Pena la bestia il sasso la foglia
Tutto il vivente noi tormentiamo
Lingua di sete al cielo mostriamo
Dai neri asfalti dove corriamo
Dottor Buddha rialzaci tu
Creature aride generiamo
Quale mai luce dargli possiamo?
Sono al lavoro spiriti mali
Che dappertutto segano ali
Sublime Buddha schiacciali tu
Ridacci i balsami del sutra del cuore
Recidi i lacci del Divenire
Dacci la chiave che ci faccia uscire
Dall'Io che è fabbrica di dolore
Dottor Buddha salvaci tu
16 Agosto 2005
(da Guido Ceronetti, Le ballate dell'angelo ferito)
alla rete sono quelli destinati al cielo.
(Dhammapada)
Dottor Buddha aiutaci tu
Siamo l'Oceano del Dolore
Terra flaccida, pelle da ustioni
Incatenati dall'Illusione
Dottor Buddha aiutaci tu
Mani protese al dominio di tutto
La sapienza ci guarda in lutto
Il potere è dei farabutti
Qui non si parla si fanno rutti
Dottor Buddha rischiaraci tu
Nei nostri visceri occultano spie
Non c'è più un atomo di questa carne
Puro e inviolato dai fattucchieri
Anatomizzano sogni e pensieri
Dottor Buddha scampaci tu
Tu che hai svelato che vuoto siamo
Vedici gonfi di vento e niente
Perchè la mente è data a chi mente?
Via dalle case via dalla gente
Sereno Buddha accoglici tu
Pena la bestia il sasso la foglia
Tutto il vivente noi tormentiamo
Lingua di sete al cielo mostriamo
Dai neri asfalti dove corriamo
Dottor Buddha rialzaci tu
Creature aride generiamo
Quale mai luce dargli possiamo?
Sono al lavoro spiriti mali
Che dappertutto segano ali
Sublime Buddha schiacciali tu
Ridacci i balsami del sutra del cuore
Recidi i lacci del Divenire
Dacci la chiave che ci faccia uscire
Dall'Io che è fabbrica di dolore
Dottor Buddha salvaci tu
16 Agosto 2005
(da Guido Ceronetti, Le ballate dell'angelo ferito)
sabato 23 febbraio 2013
Come i poeti e i contadini, vivo di cose minime, dettagli inutili. Emozioni semplici, a volte complicate, lasciate essere il groviglio che sono, magma fertile. Passioni forti e concrete, a volte temperate dal dubbio, dal dubbio, che è una mia forte passione concreta. Passioni terrigne, viscerali, fisiche, semplici, per cose minime. Trapiantare una pianta in un vaso più grande e vedere che rigetta nuove gemme mi dà una gioia immensa, basilare, elementare, non discutibile, come la neve o certe poesie, o certi odori, o il cielo gigantesco di una giornata di sole. Le cose grandi, importanti, astratte, sono invece per me cose distanti, lettera morta, aborto spontaneo, calcoli, tratta, negoziazione, compromesso, affari, compressione, trascendenza, segmentazione, utilitarismo, scambio di favori con la peste, negazione dell'immediato.
da "La scrittura del disastro" di Maurice Blanchot-
Pubblico questo brano di Blanchot.
Ho tratto questa traduzione dal link:
http://rebstein.wordpress.com/2008/10/06/la-scrittura-del-disastro-di-maurice-blanchot/
[Tratto da: AA.VV., Il Pomerio. Antologia Poetica, Elitropia Edizioni, In forma di Parole, Libro VII, Reggio Emilia, 1983, pag. 473-479.]
Maurice Blanchot - La scrittura del disastro
(Traduzione di Franco Facchini e Giorgio Marcon)
Volere scrivere, quale assurdità: scrivere è la decadenza del volere, come la perdita del potere, la caduta della cadenza, il disastro ancora.
Scrivere può almeno avere questo senso: usare gli errori. Parlare li propaga, li dissemina facendo credere a una verità. Leggere: non scrivere; scrivere nella proibizione di leggere. Scrivere: rifiutare di scrivere – scrivere per rifiuto, in modo che basti che gli si domandi qualche parola affinché si pronunci una sorta di esclusione, come se lo si obbligasse a sopravvivere, a prestarsi alla vita per continuare a morire. Scrivere per difetto.
Quello che si scrive risuona nel silenzio, facendolo risuonare a lungo, prima di ritornare nella pace immobile dove veglia ancora l’enigma.
Ciò che avviene per volontà della scrittura non è dell’ordine di ciò che avviene. Ma allora chi ti permette di pretendere che avverrebbe mai qualche cosa come la scrittura? Oppure la scrittura non sarebbe tale da non avere mai bisogno di accadere?
Egli scriveva, che ciò fosse possibile o no, ma non parlava. Questo è il silenzio della scrittura.
Solitudine che s’irradia, vuoto del cielo, morte differita: disastro.
Il disastro, preoccupazione dell’infimo, sovranità dell’accidentale. Ciò ci fa riconoscere che l’oblio non è negativo o che il negativo non viene dopo l’affermazione (affermazione negata), ma è in rapporto con ciò che vi è di più antico, ciò che verrebbe dal fondo delle età senza mai essere stato dato.
Leggere, scrivere, come vivere sotto il controllo del disastro: esposto alla passività fuori passione.
L’esaltazione dell’oblio.
Non sei tu che parlerai; lascia che il disastro parli in te, fosse anche per oblio o per silenzio.
Il disastro è dalla parte dell’oblio; l’oblio senza memoria, il tirarsi indietro immobile di ciò che non è stato tracciato – l’immemorabile forse; ricordarsi attraverso l’oblio, daccapo il fuori.
Vorrei accontentarmi di una sola parola, mantenuta pura e viva nella sua assenza, se, attraverso essa, non avessi da sopportare tutto l’infinito di tutti i linguaggi.
L’angoscia di leggere: è che ogni testo, per quanto importante, gradevole e interessante che sia (e più dà l’impressione di esserlo), è vuoto – non esiste nel fondo; bisogna varcare un abisso, e se non lo si salta non si comprende.
Non pensare: senza ritegno, con eccesso, nella fuga panica del pensiero.
Non c’è origine, se l’origine suppone una presenza originaria.
Sempre passata, fin d’ora passata, qualche cosa che è accaduta senza essere presente, ecco l’immemorabile che ci procura l’oblio, dicendo: ogni inizio è un nuovo inizio.
La sofferenza del nostro tempo: “un uomo scarno, la testa reclinata, le spalle curve, senza pensiero, senza sguardo”.
“I nostri sguardi erano volti verso il suolo”.
L’inconveniente necessario (o il vantaggio) di ogni scetticismo è di elevare sempre più in alto la barra della certezza o della verità o della credenza.
Non si crede a nulla per bisogno di troppo credere e perché si crede ancora troppo quando non si crede a nulla.
Il disegno della legge: che i prigionieri costruiscano essi stessi la loro prigione. E’ il momento del concetto, l’impronta del sistema.
Impara a pensare con dolore.
“Io” muoio prima di essere nato.
Sempre di ritorno sui cammini del tempo, noi non avanzeremo né ritarderemo: tardi è presto, vicino lontano.
Frammento: al di là di ogni frattura, di ogni luminosità, la pazienza di pura impazienza, il poco a poco dell’improvvisamente.
La rinuncia al me-soggetto non è una rinuncia volontaria, dunque nemmeno una abdicazione involontaria; quando il soggetto si fa assenza, l’assenza di soggetto o il morire come soggetto sovverte tutta la frase dell’esistenza, fa uscire il tempo dal suo ordine, apre la vita alla sua passività, esponendola all’ignoto dell’amicizia che mai si dichiara.
La morte dell’Altro: una doppia morte, poiché l’altro è già la morte e pesa su di me come l’ossessione della morte.
Allorché l’altro si rapporta a me in maniera tale che l’ignoto in me gli risponde al mio posto, questa risposta è l’amicizia immemorabile che non si lascia scegliere, né si lascia vivere nell’attuale: la parte offerta della passività senza soggetto, il morire fuori di sé, il corpo che non appartiene a nessuno, nella sofferenza, nel godimento non narcisistici.
Rispondere: c’è la risposta alla domanda -, la risposta che rende la domanda possibile -, quella che la raddoppia, la fa durare e non la placa, al contrario le accorda una nuova luminosità, le assicura una perentorietà , c’è la risposta interrogativa; infine, distanziata dall’assoluto, ci sarebbe questa risposta senza interrogazione alla quale nessuna domanda converrà, risposta di cui noi non sappiamo che fare, se solo può riceverla l’amicizia che la dona. L’enigma (il segreto), è precisamente l’assenza di domanda – laddove non c’è neanche il posto per introdurre una domanda, senza che tuttavia questa assenza costituisca risposta. (La parola criptica).
Quando tutto si è oscurato, regna l’illuminazione senza luce che certe parole annunciano.
(da La scrittura del disastro di Maurice Blanchot, traduzione di Franco Facchini e Giorgio Marcon)
giovedì 21 febbraio 2013
Nudi verso la follia.
Uno dei documentari più belli, forse il più bello, che ho mai visto (insieme a "Lia") sui movimenti studenteschi e giovanili degli anni '70 in Italia.
C'è tutto, le contraddizioni, i sogni, la contrapposizione fra "compagni" poveri e "compagni" ricchi, fra caos anarchico e "nuova polizia", fra "fantasia al potere" e comunismo pragmatico, fra fricchettoni e politicizzati, fra femministe e leader uomini del movimento, fra mode e ideologie politiche e concreta, viscerale, reale, radicale esigenza di libertà, di vitalità spasmodica, di creatività vitale, di amore, di liberazione dalle gabbie e maschere e catene di un'esistenza percepita come falsa, repressa, costretta e inautentica (e come gabbie molti percepivano anche l'organizzazione gerarchica dei movimenti organizzati, con i loro capi, il loro servizio d'ordine, i divi della musica alternativa sul palco, etc...) - fra creatività libera sfrenata sognante e anarchica e reali concreti pragmatici problemi sociali, fra sogni di libertà e aspetto nichilista, distruttivo, anarchico in senso degradato, assurdo, insensato. Ciò che può apparire come estrema libertà e autenticità e autoorganizzazione libera e amore, etc... da un altro punto di vista può essere percepito come sperpero insensato e folle. Alla stesa maniera, tutto in questo documentario può essere visto in decine di maniere diverse contraddittorie. Personalmente ho visto questo documentario con un misto contraddittorio di simpatia e spaesamento, entusiasmo e orrore, sfiducia e divertimento, amarezza e risate, sguardo lucido ironico e nostalgia per una vitalità collettiva mai vissuta, paura per il degrado a cui può arrivare la folla nella condizione anarchica e identificazione nella radicale esigenza di libertà, di amore, di urlo, di autenticità, di spezzare le catene anche se in maniera folle e disordinata.
In ogni caso, un documentario dai mille spunti di riflessione, su molti piani diversi.
Sicuramente estremamente divertente e liberatorio.
Segue un altro documentario realizzato oggi sempre con il girato di Grifi, sicuramente meno bello e fresco, ma con il pregio di presentare anche il punto di vista di oggi di alcuni dei protagonisti del documentario. Inoltre il secondo documentario, meno ricco di girati lunghi, "freschi", senza interruzione o montaggio - i girati non interrotti (così come sono presentati nel primo documentario) catturano molto meglio quel che dev'essere stato essere là allora - è però più ricco di eccezionali pezzi musicali.
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mercoledì 20 febbraio 2013
"Lia", un documentario di Alberto Grifi.
La prima volta che vidi questo documentario, anni fa, mi venne da scoppiare a piangere. La stessa cosa mi è successa adesso.
http://www.youtube.com/watch?v=76v4nlo8Ddk
http://www.youtube.com/watch?v=76v4nlo8Ddk
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Da "Psicologia di massa del fascismo" di Wilhelm Reich.
"Secondo il significato caratteriale "il fascismo" è l'atteggiamento emozionale fondamentale dell'uomo autoritariamente represso dalla civiltà delle macchine e dalla sua concezione meccanistico-mistica della vita. Il carattere meccanicistico-mistico degli uomini del nostro tempo crea i partiti fascisti e non viceversa. (...) Le mie esperienze analitico-caratteriali mi convinsero invece che oggi non esiste assolutamente nessuno che non porti in sè gli elementi del modo di pensare e sentire fascista. Il fascismo come movimento politico si differenzia da altri partiti reazionari per il fatto che viene sostenuto e diffuso dalle masse umane. Mi rendo perfettamente conto dell'enorme responsabilità che deriva da simili affermazioni. Augurerei, nell'interesse del nostro mondo tormentato, che le masse lavoratrici si rendessero conto con altrettanta chiarezza della loro responsabilità per quanto riguarda il fascismo. (...) Poichè il fascismo si manifesta sempre e ovunque come un movimento sorretto dalle masse umane, tradisce tutti i tratti e tutte le contraddizioni della struttura caratteriale delle masse umane: non è, come si crede generalmente, un movimento puramente reazionario, ma costituisce un amalgama tra emozioni ribelli e idee sociali reazionarie.
Se per rivoluzione si intende la ribellione razionale contro condizioni insopportabili nella società umana, la volontà razionale di "andare a fondo a tutte le cose" ("radicale" - "radix" - "radice") e di migliorarle, allora il fascismo non è mai rivoluzionario. Non vi è dubbio che esso può fare la sua comparsa ammantato di sentimenti rivoluzionari. Ma non si chiamerà rivoluzionario quel medico che combatte con sfrenate imprecazioni una malattia, ma al contrario quello che con calma, coraggiosamente e coscienziosamente, cerca e combatte le cause della malattia. La ribellione fascista nasce sempre laddove una emozione rivoluzionaria viene trasformata in illusione per paura della verità.
Il fascismo, nella sua forma più pura, è la somma di tutte le reazioni irrazionali del carattere umano medio. (...)
L'ideologia razziale è una tipica espressione caratteriale biopatica dell'uomo orgasticamente impotente.
Il carattere sadico-pervertito dell'ideologia razziale tradisce la sua natura anche nel suo atteggiamento di fronte alla religione. (...)
La mentalità fascista è la mentalità dell'"uomo della strada" mediocre, soggiogato, smanioso di sottomettersi ad un'autorità e allo stesso tempo ribelle. Non è casuale che tutti i dittatori fascisti escano dalla sfera sociale del piccolo uomo della strada reazionario. Il grande industriale e il militarista feudale approfittano di questa circostanza sociale per i propri scopi, dopo che questi si sono sviluppati nell'ambito della generale repressione vitale. La civiltà meccanicistica ed autoritaria raccoglie, sotto la forma del fascismo, solo dal piccolo borghese represso ciò che da secoli ha seminato, come mistica mentalità del caporale di giornata e automatismo fra le masse degli uomini mediocri e repressi. Questo piccolo borghese ha copiato fin troppo bene il comportamento del grande e lo riproduce in modo deformato e ingigantito. (...)
Ciò che è vivo può esistere senza il fascismo, ma il fascismo non può vivere senza ciò che è vivo. Il fascismo è il vampiro avvinghiato al corpo dei viventi che sfoga i suoi impulsi omicidi quando l'amore si ridesta in primavera invocando la naturale realizzazione.
(...)
Ciò che è vivo non può "prendere il potere con la violenza" perchè non saprebbe che farsene del potere. Forse questa conclusione significa che la vita sarà per sempre vittima e martire del gangsterismo politico e che il politicante continuerà a succhiare per sempre il suo sangue?
Questa conclusione sarebbe errata."
(Wilhelm Reich, "Psicologia di massa del fascismo - Come nasce e perchè si diffonde il misticismo organizzato", evidenziazioni in corsivo mie)
Se per rivoluzione si intende la ribellione razionale contro condizioni insopportabili nella società umana, la volontà razionale di "andare a fondo a tutte le cose" ("radicale" - "radix" - "radice") e di migliorarle, allora il fascismo non è mai rivoluzionario. Non vi è dubbio che esso può fare la sua comparsa ammantato di sentimenti rivoluzionari. Ma non si chiamerà rivoluzionario quel medico che combatte con sfrenate imprecazioni una malattia, ma al contrario quello che con calma, coraggiosamente e coscienziosamente, cerca e combatte le cause della malattia. La ribellione fascista nasce sempre laddove una emozione rivoluzionaria viene trasformata in illusione per paura della verità.
Il fascismo, nella sua forma più pura, è la somma di tutte le reazioni irrazionali del carattere umano medio. (...)
L'ideologia razziale è una tipica espressione caratteriale biopatica dell'uomo orgasticamente impotente.
Il carattere sadico-pervertito dell'ideologia razziale tradisce la sua natura anche nel suo atteggiamento di fronte alla religione. (...)
La mentalità fascista è la mentalità dell'"uomo della strada" mediocre, soggiogato, smanioso di sottomettersi ad un'autorità e allo stesso tempo ribelle. Non è casuale che tutti i dittatori fascisti escano dalla sfera sociale del piccolo uomo della strada reazionario. Il grande industriale e il militarista feudale approfittano di questa circostanza sociale per i propri scopi, dopo che questi si sono sviluppati nell'ambito della generale repressione vitale. La civiltà meccanicistica ed autoritaria raccoglie, sotto la forma del fascismo, solo dal piccolo borghese represso ciò che da secoli ha seminato, come mistica mentalità del caporale di giornata e automatismo fra le masse degli uomini mediocri e repressi. Questo piccolo borghese ha copiato fin troppo bene il comportamento del grande e lo riproduce in modo deformato e ingigantito. (...)
Ciò che è vivo può esistere senza il fascismo, ma il fascismo non può vivere senza ciò che è vivo. Il fascismo è il vampiro avvinghiato al corpo dei viventi che sfoga i suoi impulsi omicidi quando l'amore si ridesta in primavera invocando la naturale realizzazione.
(...)
Ciò che è vivo non può "prendere il potere con la violenza" perchè non saprebbe che farsene del potere. Forse questa conclusione significa che la vita sarà per sempre vittima e martire del gangsterismo politico e che il politicante continuerà a succhiare per sempre il suo sangue?
Questa conclusione sarebbe errata."
(Wilhelm Reich, "Psicologia di massa del fascismo - Come nasce e perchè si diffonde il misticismo organizzato", evidenziazioni in corsivo mie)
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martedì 19 febbraio 2013
lunedì 18 febbraio 2013
E' vero.
Una disciplina per viaggiare nel tempo
Per arrivare a destinazione
In mezzo a troppi uomini con scarsità di Dio
Eccessi di cose scarsità di uomini
E' vero è vero è vero
Ad Hiroshima all'alba
Nella veglia nel sonno
Nel sonno nel risveglio
E' vero è vero è vero
Lampo vuoto tuono
Il vuoto
Il vento il caldo il vento
Il fuoco
Margini accecanti di sole e poi nero
Margini accecanti di sole e poi nero
Non è questo il migliore tra i possibili mondi
Eccolo è un luogo finitamente spazioso
Ormai privo d'alberi di vegetazione
Affollato di centri di concentrazione
E' vero
E' vero
Assolutamente vero
Assolutamente vero
(canzone dei CCCP)
https://www.youtube.com/watch?v=e-mK4BpxXdE
https://www.youtube.com/watch?v=X3It2M-VtLo
Per arrivare a destinazione
In mezzo a troppi uomini con scarsità di Dio
Eccessi di cose scarsità di uomini
E' vero è vero è vero
Ad Hiroshima all'alba
Nella veglia nel sonno
Nel sonno nel risveglio
E' vero è vero è vero
Lampo vuoto tuono
Il vuoto
Il vento il caldo il vento
Il fuoco
Margini accecanti di sole e poi nero
Margini accecanti di sole e poi nero
Non è questo il migliore tra i possibili mondi
Eccolo è un luogo finitamente spazioso
Ormai privo d'alberi di vegetazione
Affollato di centri di concentrazione
E' vero
E' vero
Assolutamente vero
Assolutamente vero
(canzone dei CCCP)
https://www.youtube.com/watch?v=e-mK4BpxXdE
https://www.youtube.com/watch?v=X3It2M-VtLo
svegliami!
Sezionatori d'anime giocano con il bisturi
maggioranze boriose cercano furbi e stupidi
sobillano i malvagi aizzano i violenti
e gli invidiosi indispongono
intanto Paolo VI non c'è più
è morto Berlinguer
qualcuno ha l'aids
qualcuno il pre
qualcuno il post senza essere mai stato niente
cerco le qualità che non rendono
in questa razza umana
che adora gli orologi
e non conosce il tempo
cerco le qualità che non valgono
in questa età di mezzo
ha conati di vomito la terra
e si stravolge il cielo con le stelle
e non c'è modo di fuggire
e non c'è modo di fuggire mai
svegliami svegliami svegliami
io sono perso
sono confuso
tu fammi posto
allarga le braccia
dedicami la tua notte
la notte successiva
e un'altra ancora
dedicami i tuoi giorni
dedicami le tue notti
oggi domani ancora
stringimi forte
coprimi avvolgimi
di caldo fiato scaldami
di saliva rinfrescami
vorrei morire ora
intanto paolo vi non c'è più
è morto berlinguer
qualcuno ha l'aids
qualcuno il pre
qualcuno il post senza essere mai stato niente
e trema e vomita la terra
si capovolge il cielo con le stelle
e non c'è modo di fuggire mai
svegliami svegliami svegliami
vieni vieni vieni vieni
arde di sete e vomita la terra
vieni vieni vieni vieni
e trema e vomita la terra
si capovolge il cielo con le stelle
vieni vieni vieni vieni vieni
(canzone dei CCCP)
Per Sacrilegio.
https://www.youtube.com/watch?v=fybOCO5ZHWM
maggioranze boriose cercano furbi e stupidi
sobillano i malvagi aizzano i violenti
e gli invidiosi indispongono
intanto Paolo VI non c'è più
è morto Berlinguer
qualcuno ha l'aids
qualcuno il pre
qualcuno il post senza essere mai stato niente
cerco le qualità che non rendono
in questa razza umana
che adora gli orologi
e non conosce il tempo
cerco le qualità che non valgono
in questa età di mezzo
ha conati di vomito la terra
e si stravolge il cielo con le stelle
e non c'è modo di fuggire
e non c'è modo di fuggire mai
svegliami svegliami svegliami
io sono perso
sono confuso
tu fammi posto
allarga le braccia
dedicami la tua notte
la notte successiva
e un'altra ancora
dedicami i tuoi giorni
dedicami le tue notti
oggi domani ancora
stringimi forte
coprimi avvolgimi
di caldo fiato scaldami
di saliva rinfrescami
vorrei morire ora
intanto paolo vi non c'è più
è morto berlinguer
qualcuno ha l'aids
qualcuno il pre
qualcuno il post senza essere mai stato niente
e trema e vomita la terra
si capovolge il cielo con le stelle
e non c'è modo di fuggire mai
svegliami svegliami svegliami
vieni vieni vieni vieni
arde di sete e vomita la terra
vieni vieni vieni vieni
e trema e vomita la terra
si capovolge il cielo con le stelle
vieni vieni vieni vieni vieni
(canzone dei CCCP)
Per Sacrilegio.
https://www.youtube.com/watch?v=fybOCO5ZHWM
domenica 10 febbraio 2013
UN AFORISMA DI NIETZSCHE CONTRO IL FASCISMO ONTOLOGICO.
"Solo quando l'uomo si distoglierà da sè stesso, salterà al di là della sua stessa ombra e, davvero, nel suo sole." (F. Nietzsche)
Un frammento mi pare quasi induista.
Non certo in un senso dogmatico-religioso-moralistico sicuramente, ma un invito al superamento dell'ego e dei suoi attaccamenti in un senso più viscerale, radicale, ontologico.
Un'esortazione al superamento di quello che io chiamerei fascismo ontologico.
Come già accennato nel post contro il fascismo musicale, fascismo non è solo un'ideologia politica ben determinata, autoritaria e violenta. Fascismo è anche l'impostazione filosofica, ideologica di tutta la nostra maniera di pensare, di essere.
Definisco fascismo ontologico tutta l'impostazione di pensiero fondata sul principio di non-contraddizione, che da Aristotele ha dominato la filosofia e il pensiero occidentali, e che forse non è stato ancora superato, nonostante le innumerevoli critiche a questo principio che a partire da Nietzsche sono state fatte da numerosissimi filosofi.
Il principio di non-contraddizione si può riassumere così: una cosa o è oppure non è in una determinata maniera. Le due cose si escludono. Oppure: una cosa o è sè stessa o è il suo contrario. O ancora: è impossibile che un cosa sia al contempo sè stessa e il suo contrario. Oppure ancora: il soggetto A ha la proprietà X, oppure non ce l'ha. O infine: A per definizione non può essere non-A. In tutti i casi in cui è vera la sentenza K, è falsa la sentenza non-K (la sua negazione) e viceversa. La sentenza K, o è vera o è falsa. La somma dei casi in cui è vera e di quelli in cui è falsa, dà la totalità dei casi, e fra i due insiemi non esistono intersezioni. L'ambito in cui questo principio è più evidentemente falso, grottesco e assurdo, è l'ambito psicologico: o sei triste, o sei allegro. O anche: o sei introverso, o sei estroverso, o sei intelligente o sei stupido, o sei forte o sei debole, o sei razionale o sei emotivo, etc...
Altri aspetti del fascismo ontologico sono: la teoria gnoseologica fondata sull'immagine dello specchio, sempre di matrice aristotelica, e il riduzionismo incasellante cartesiano che riduce tutto l'esistente a due categorie rigidamente separate e distinte: la res cogitans, o anima, e la res extensa, o materia. Il materialismo è poi un'ulteriore degradamento riduzionistico di questa teoria.
Il primo aspetto afferma che le facoltà conoscitive non fanno altro che rispecchiare oggettivamente la realtà.
Il secondo aspetto, strettamente correlato al primo, afferma che qualsiasi cosa esista può essere classificata, in maniera rigidamente esclusiva, nelle due categorie di mente e materia, categorie nettamente contrapposte e non interscambiabili, mai sfocianti una nell'altra, mai contaminantesi, mai mescolate, mai interrelate se non sulla base del principio rigido di causa e effetto.
La conseguenza più immediatamente criticabile di quest'ultimo principio è la - innumerevoli volte criticata da moltissimi filosofi del '900 - separazione netta fra soggetto e oggetto, messi l'uno di fronte all'altro come due campi distinti e connessi esclusivamente da una forma di conoscenza oggettivante.
Infine, altri due aspetti: il principio di ragion sufficiente, alla base per esempio di tutta la filosofia di Schopenhauer, in base al quale tutto è connesso solo in base a precisi nessi di causa ed effetto; e di nuovo il cartesiano cogito ergo sum, criticatissimo dai filosofi del '900 sia perchè afferma la dipendenza dell'esistere dal pensiero (mentre a partire da Nietzsche, poi per esempio anche da Freud, l'esistere precede il pensiero) sia perchè afferma la sostanzialità, una, indivisibile e nettamente separata dal resto del mondo e degli altri soggetti, del soggetto.
Ma torniamo al frammento di Nietzsche.
Distogliersi da sè stessi.
Saltare al di là della propria ombra.
Cioè, a me sembra: voltarsi rispetto alla propria immagine, rispetto allo sguardo incentrato, concentrato in sè stessi. Voltarsi e andare oltre. Nel mondo così com'è. Nel proprio sole.
Voltarsi verso il mondo, lasciandosi dietro di sè tutte le fissazioni, le ossessioni, i tic, le nevrosi, i pensieri continuamente rimuginati, le idee fisse, le opinioni, le lamentele, gli auto-vittimismi, le auto-narrazioni di grandezza e di superiorità, i mentalismi iper-analitici sterili, gli abbattimenti svuotati, gli auto-eccitamenti di esaltazioni narcisistiche, le definizioni, gli attaccamenti ideologici, pessimismi lamentosi, ottimismi forzati - tutto quello che si potrebbe chiamare un'ontologia, una maniera di esistere definita, una personalità definita, un essere statico, stagnante, auto-oppresso perchè continuamente auto-rivolto su sè stesso e sui propri pensieri-caselle attraverso cui si filtra il mondo, sè stessi, gli altri, tutte cose che così se ne restano in realtà lontane, distanti anni-luce, indifferenti, oggettificate, irrigidite, agghiacciate, conosciute solo attraverso lenti deformanti, attraverso filtri di schemi ideologici iper-mentali, pre-esperienziali, e mai vissuti direttamente, così come sono, così come si presentano al nostro esistere, parte stessa co-originaria di noi stessi, del nostro essere, pre-esistenti al nostro pensiero, co-sostanziali in uno stesso processo di vita-vite-spirito-spiriti-cose-desiderio-desideri-passione-passioni-azioni-emozioni-pensieri-storie-cuore-progetti-corpo-muscoli-nervi-corpi-percezioni-sentimenti-sensazioni-associazioni-simboli-segni-frammenti-intuizioni-nessi-esperienze-immagini-atomi-parole-interpretazioni-frammenti-sentieri-attimi in cui tutto è strettamente intrecciato e co-ontologico.
Distogliersi da qualsiasi scacco logico, qualsiasi loop cerebrale, corto-circuito esperienziale-vitale.
Lasciare perdere tutto e inoltrarsi nella vita, così com'è, inoggettivo flusso aperto, indeterminato essere in divenire.
Lasciare perdere tutte le cazzate in cui ci perdiamo, gli specchietti per le allodole che ci fabbrichiamo da soli per auto-immolarci, auto-ingabbiarci in templi-prigioni sacri alla negazione della vita, alla celebrazione del nulla, di simulacri, di inutili fissazioni mentali, ripetizioni inerti dell'eternamente identico per sottrarci alla Vita nella sua assurda, contradittoria, regale, lussureggiante, fragorosa, inquietante, strabordante, fitta, selvaggia, espansiva, meravigliosa, spaventosa ricchezza: infinito divenire sempre imprevedibile, magico, eruttante, infinito oceano in tempesta di pienezza contraddittoria e ridente, mai definibile.
Un esempio pratico: qualcuno è convinto di essere stonato.
Pensiero non-contraddittorio depresso-pessimista: "Sono stonato. Non c'è niente da fare."
Il positive-thinking proporrebbe a questa persona: mettiti davanti allo specchio, guardati bene negli occhi, e dì ad alta voce: "IO SONO UN GRANDISSIMO CANTANTE!!!!!!! IO SONO IL PIU' GRANDE CANTANTE DI TUTTI I TEMPI!!!!!!! IO SONO UN CANTANTE ECCEZIONALE, HO UNA VOCE ECCEZIONALE, SPLENDIDA, E TUTTI MI AMMIRANO PER QUESTO!!!!!!!!!"
Ora, non nego che questo tipo di esercizio possa, in certi casi, anche funzionare e dare dei risultati.
Tuttavia, il punto non è questo.
Facendo così, rimani nel principio di non-contraddizione.
Rimani sempre ingabbiato in un essere definito, una casella.
Pensiero non contraddittorio-positive thinking: "Io sono intonato." O meglio: "Io sono intonato!!!!!!"
Invece, distogliersi da sè stessi e saltare al di là della propria ombra significa: Dimentica di essere stonato! Dimentica di essere intonato! Dimentica ogni maniera pre-definita di essere, e comincia a VIVERE, ad inoltrarti nello spazio aperto della vita! Cioè: CREA!!!!! Emetti suoni, rumori, versi, sussurri, grida, vocalizzazioni, nenie, mantra, parole, bestemmie, canzoni, poesie, rantoli, ansimi, strepiti, note, gorgheggi, quello che ti viene!!!!! Se ti muovi al di fuori delle costrizioni dell'essere precostituito, definito, e ti inoltri nel mare aperto del non-essere, o essere libero, spontaneo, assurdo, creatore, affermativo, se affermi la vita senza nessun contenuto e crei cose mai viste sulla faccia della terra perchè semplicemente sgorganti spontaneamente dall'attimo libero in divenire inedito che vivi, quella è già Arte!!!! E' già Musica, nel suo senso più sublime, al di là dei risultati, al di là delle tecniche, al di là dell'essere musicale costituito coi suoi stereotipi!!!!!
L'arte nasce dove cessa di esistere il principio di non-contraddizione. Il resto è tecnica, ripetizione, esecuzioni ammaestrate.
L'arte è l'atteggiamento di chi invece di descrivere, ripetere, lamentarsi, elencare, inveire, reagire, puntualizzare, recriminare, incolpare, ribattere, sottolineare, indottrinare, affermare, ribadire, convertirsi, aizzare, discutere, battibeccare, attaccare, azzannare, perdersi in chiacchere, analizzare, pensare, criticare, giudicare, soppesare, valutare, conoscere, definire, esitare, sapere, CREA inedite, inesistenti, irripetibili, inesatte, imprecise, menefreghiste, allegre, affermative esperienze inclassificabili secondo i già noti dualismi contrappositivi: o così - oppure - così - principio di non contraddizione: il creatore - non certo semplice "creativo" - s'inventa invece una logica radicalmente diversa grazie alla quale vengono alla luce sulla Terra alternative nuove, mai pensate, non previste nè etichettabili - in questa maniera decreando l'esistente e aprendolo a nuove possibilità, che lui/lei afferma con gioia fregandosene delle caselline interpretative precostituite, delle credenze, superstizioni, definizioni logiche -
" "Mi sembra che tu abbia cattive intenzioni, si potrebbe credere che tu voglia rovinare l'uomo" - dissi una volta al dio Dioniso. "Forse" rispose il dio "ma solo in modo che ne venga fuori qualcosa per lui." - "E cosa mai?" domandai io curioso. - "Chi mai, dovresti chiedere". Così parlò Dioniso, tacendo poi al modo che gli è proprio, ossia con aria tentatrice. Avreste dovuto vederlo! - Era primavera e tutti gli alberi erano gonfi di giovane linfa. " (F. Nietzsche, Frammenti postumi)
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sabato 9 febbraio 2013
.
Noi nati in città straniere
noi con antenati sparpagliati
ai quattro cantoni della terra
noi privati di una terra
noi sradicati
noi sradicati dalla terra.
Noi ce ne stiamo in un limbo
mentale metropolitano di periferia
con le nostre passioni
le nostre storie
i nostri miti
i nostri amori
le nostre amicizie
le nostre mode
il nostro rumore metallico
di chiacchere
perse nei fumi-etere di plastica.
Noi che sospiriamo nostalgia di radici
di fronte a un computer.
E la terra è dappertutto un deserto spaccato.
Ma su un balcone a fumare,
ritroviamo
il nostro cuore
in una gemma del faggio di fronte.
Primo indizio di primavera
inestirpabile anima
della terra triste
della terra
che non desiste
della Terra,
eterna Madre
luogo lontano
sorriso zufolante
d'un codirosso.
(Diogene senza l'anima?)
noi con antenati sparpagliati
ai quattro cantoni della terra
noi privati di una terra
noi sradicati
noi sradicati dalla terra.
Noi ce ne stiamo in un limbo
mentale metropolitano di periferia
con le nostre passioni
le nostre storie
i nostri miti
i nostri amori
le nostre amicizie
le nostre mode
il nostro rumore metallico
di chiacchere
perse nei fumi-etere di plastica.
Noi che sospiriamo nostalgia di radici
di fronte a un computer.
E la terra è dappertutto un deserto spaccato.
Ma su un balcone a fumare,
ritroviamo
il nostro cuore
in una gemma del faggio di fronte.
Primo indizio di primavera
inestirpabile anima
della terra triste
della terra
che non desiste
della Terra,
eterna Madre
luogo lontano
sorriso zufolante
d'un codirosso.
(Diogene senza l'anima?)
giovedì 7 febbraio 2013
Un'altra poesia di Mariangela Gualtieri.
Se la parola amore è
uno straccio lurido,
se non ho altra lingua per dire cosa
amo, se l'anima adesso è un ingombro
e il cielo un posto come un altro
se dormiamo e dormiamo
se il mio canto è schiacciato nel cantone
se il mio canto o il tuo, se il mio canto
se tutte le parole dei savi sono troppo
lente per questa corsa sui cocci, se anche
le bestie in quel loro morire bastonate
neppure si rivelano
se c'è una tosse se c'è una
tosse che incrosta il cielo
e poi lo sputa
se abbiamo nemici dentro le teste
e macchinette rotte
se la mano è scontrosa alla mano
scontrosa rompe l'onda e il ramo
rompe l'ala e il becco
se abbiamo salmi stonati
se le macerie sulle facce stanche
fanno il peso di tutta la storia
se poi nessuno viene
nessuno s'alza dal fradicio delle tombe
a consegnarci un grappolo, una tazza
un giuramento alla luce
se se se
se c'è una sete che ci ammala
se c'è un sorso per chi ha sete
se davvero davvero muove il sole
se muove il sole e l'altre stelle
se la sua gran potenza, sua gran
potenza d'antico Amor,
se il nostro cuore è immenso
se il nostro cuore
talvolta è immenso, se le
stelle nascono, se è vero che nascono
anche adesso, se siamo polverine allo
sbaraglio, catenelle smagliate,
benedico ogni centimetro d'Amore ogni
minima scheggia d'Amore
ogni venatura o mulinello d'Amore
ogni tavolo e letto d'Amore
l'Amore benedico
che d'ognuno di noi alla catena
fa carne che risplende
Amore che sei il mio destino
insegnami che tutto fallirà
se non mi inchino alla tua benedizione.
uno straccio lurido,
se non ho altra lingua per dire cosa
amo, se l'anima adesso è un ingombro
e il cielo un posto come un altro
se dormiamo e dormiamo
se il mio canto è schiacciato nel cantone
se il mio canto o il tuo, se il mio canto
se tutte le parole dei savi sono troppo
lente per questa corsa sui cocci, se anche
le bestie in quel loro morire bastonate
neppure si rivelano
se c'è una tosse se c'è una
tosse che incrosta il cielo
e poi lo sputa
se abbiamo nemici dentro le teste
e macchinette rotte
se la mano è scontrosa alla mano
scontrosa rompe l'onda e il ramo
rompe l'ala e il becco
se abbiamo salmi stonati
se le macerie sulle facce stanche
fanno il peso di tutta la storia
se poi nessuno viene
nessuno s'alza dal fradicio delle tombe
a consegnarci un grappolo, una tazza
un giuramento alla luce
se se se
se c'è una sete che ci ammala
se c'è un sorso per chi ha sete
se davvero davvero muove il sole
se muove il sole e l'altre stelle
se la sua gran potenza, sua gran
potenza d'antico Amor,
se il nostro cuore è immenso
se il nostro cuore
talvolta è immenso, se le
stelle nascono, se è vero che nascono
anche adesso, se siamo polverine allo
sbaraglio, catenelle smagliate,
benedico ogni centimetro d'Amore ogni
minima scheggia d'Amore
ogni venatura o mulinello d'Amore
ogni tavolo e letto d'Amore
l'Amore benedico
che d'ognuno di noi alla catena
fa carne che risplende
Amore che sei il mio destino
insegnami che tutto fallirà
se non mi inchino alla tua benedizione.
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Pioggia d'estate.
https://www.youtube.com/watch?v=6Fplk4xysFM
P.s.: Nada, accompagnata da Fausto Mesolella, canterà il 15 Febbraio all'Arci Scighera, Milano.
http://www.lascighera.org/nada-e-fausto-mesolella-in-concerto
P.s.: Nada, accompagnata da Fausto Mesolella, canterà il 15 Febbraio all'Arci Scighera, Milano.
http://www.lascighera.org/nada-e-fausto-mesolella-in-concerto
sabato 2 febbraio 2013
-stare in prossimità dell'essere.
Sperimentazioni maieutiche/3.
(seguito di Sperimentazioni maieutiche/1:
http://de-crea-zione.blogspot.it/2013/01/un-amico-scrive-questo-post.html )
Jaspere:
Giuliano se pur in modo adorabile anche questa poesia continua a colpire il mio ego. Ma in modo moltoooooo diverso ! Vedi questa per me è cosa nuova ! Fa sussultare il mio cuore,come a lasciare me stesso libero di volare con le api ! Mi son sentito una di loro ! Ha stimolato la mia fantasia ! Mi ha dato il desiderio di essere ape ! Ma tornando a quello che ho detto all'inizio, stimola la mia parte razionale nella comprensione di queste stupende creature ! A capirle, a renderle importanti per me stesso e per gli altri ! E questo è molto bello ! Ma se parliamo di anima, io penso che si parla di amore e di comprensione emotiva ! Il pensiero, il desiderio,l'immaginazione,non dovrebbero neanche sorgere ! Dovresti non immaginare di essere ape o desiderarlo,ma dovresti sentire le loro vibrazioni in ogni parte di te ! Si tratta di comprensione a livello cellulare ! Lo sò che sto parlando di pseudo scienza,ma io sento queste cose e per me sono reali ! Non sto dicendo che le mie poesie sono miglior o comunque che quel tipo di poesie è migliore,hanno un compito diverso,quello di ricercare archetipi nascosti nel profonfo ! Mi rimane difficile spiegarmi meglio, spero di aver almeno dato l'idea !
Diogene:
è strano. a me la poesia della gualtieri mi ha fatto proprio sentire il ronzio delle api, come se fossi là.
Jaspere:
Chissa ! Forse abbiamo una sensibilità diversa ! Tutto li !
Diogene:
le ho anche immaginate, sì, ma non vedo questa differenza fra immaginare e sentire. immaginazione e emozione sono strettamente intrecciate. quando senti qualcosa stai anche immaginando. e gli archetipi sono appunto archetipi in quanto idee (immagini, se non sbaglio l'etimo di archetipo vuol dire proprio immagine originaria) universali dell'immaginazione.
Jaspere:
Si cio che dici è vero,ma il desiderio è originario dell'ego e l'imaginazione è una diretta conseguenza di quel desiderio. E' almeno secondo me una cosa momentanea. Non cè archetipo ! Rispecchia piu una comprensione a livello razionale ! A livello emotivo la cosa si distiungue,per le emozioni che provi, quelle api diventano parte di te ! E' difficle da spiegare !
Diogene:
penso di capire quello che dici. una cosa è sentire, istantaneamente, realmente, essere e sentire di essere qualcosa. un conto è immaginarsi qualcosa (i pensieri associativi che, secondo molte scuole spirituali, distraggono dal momento presente).
tuttavia secondo me una cosa è l'immaginazione dei pensieri associativi, inutile logorio mentale, e una cosa è invece la Fantasia, l'Immaginazione con la F e la I maiuscole. La Fantasia è uno strumento di liberazione, di verità, di profezia, di indagine, di ricerca, di ascolto dell'essere: è Essere, non surrogato di realtà.
Jaspere:
Esatto !
Su questo siamo daccordissimo
Perdona la mia mancanza di termini adeguati per la conversazione e la mia attuale confusione.....
Diogene:
non preoccuparti, sei in buona compagnia... (per quanto riguarda la confusione!)
http://de-crea-zione.blogspot.it/2013/01/un-amico-scrive-questo-post.html )
Jaspere:
Giuliano se pur in modo adorabile anche questa poesia continua a colpire il mio ego. Ma in modo moltoooooo diverso ! Vedi questa per me è cosa nuova ! Fa sussultare il mio cuore,come a lasciare me stesso libero di volare con le api ! Mi son sentito una di loro ! Ha stimolato la mia fantasia ! Mi ha dato il desiderio di essere ape ! Ma tornando a quello che ho detto all'inizio, stimola la mia parte razionale nella comprensione di queste stupende creature ! A capirle, a renderle importanti per me stesso e per gli altri ! E questo è molto bello ! Ma se parliamo di anima, io penso che si parla di amore e di comprensione emotiva ! Il pensiero, il desiderio,l'immaginazione,non dovrebbero neanche sorgere ! Dovresti non immaginare di essere ape o desiderarlo,ma dovresti sentire le loro vibrazioni in ogni parte di te ! Si tratta di comprensione a livello cellulare ! Lo sò che sto parlando di pseudo scienza,ma io sento queste cose e per me sono reali ! Non sto dicendo che le mie poesie sono miglior o comunque che quel tipo di poesie è migliore,hanno un compito diverso,quello di ricercare archetipi nascosti nel profonfo ! Mi rimane difficile spiegarmi meglio, spero di aver almeno dato l'idea !
Diogene:
è strano. a me la poesia della gualtieri mi ha fatto proprio sentire il ronzio delle api, come se fossi là.
Jaspere:
Chissa ! Forse abbiamo una sensibilità diversa ! Tutto li !
Diogene:
le ho anche immaginate, sì, ma non vedo questa differenza fra immaginare e sentire. immaginazione e emozione sono strettamente intrecciate. quando senti qualcosa stai anche immaginando. e gli archetipi sono appunto archetipi in quanto idee (immagini, se non sbaglio l'etimo di archetipo vuol dire proprio immagine originaria) universali dell'immaginazione.
Jaspere:
Si cio che dici è vero,ma il desiderio è originario dell'ego e l'imaginazione è una diretta conseguenza di quel desiderio. E' almeno secondo me una cosa momentanea. Non cè archetipo ! Rispecchia piu una comprensione a livello razionale ! A livello emotivo la cosa si distiungue,per le emozioni che provi, quelle api diventano parte di te ! E' difficle da spiegare !
Diogene:
penso di capire quello che dici. una cosa è sentire, istantaneamente, realmente, essere e sentire di essere qualcosa. un conto è immaginarsi qualcosa (i pensieri associativi che, secondo molte scuole spirituali, distraggono dal momento presente).
tuttavia secondo me una cosa è l'immaginazione dei pensieri associativi, inutile logorio mentale, e una cosa è invece la Fantasia, l'Immaginazione con la F e la I maiuscole. La Fantasia è uno strumento di liberazione, di verità, di profezia, di indagine, di ricerca, di ascolto dell'essere: è Essere, non surrogato di realtà.
Jaspere:
Esatto !
Su questo siamo daccordissimo
Perdona la mia mancanza di termini adeguati per la conversazione e la mia attuale confusione.....
Diogene:
non preoccuparti, sei in buona compagnia... (per quanto riguarda la confusione!)
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caos,
contraddizione,
corrugamento,
coscienza,
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dubbio,
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