di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.

martedì 30 aprile 2013

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Definisco "poesia" tutto ciò che non è in alcun modo relativizzabile, sminuibile, ridimensionabile, trattabile, commerciabile, ripetibile, traducibile, sostituibile, spiegabile, "comunicabile", divulgabile, appropriabile, definibile, affrontabile attraverso un giudizio, intellettualizzabile, trasferibile, apprendibile, passibile di miglioramento alcuno, pensabile in termini di miglioramento/adattabilità/funzionalità/utilità/evoluzione/crescita/corrispondenza o meno a scopi/corrispondenza o meno ad aspettative/bene/male, esperibile in maniera "contenuta", misurabile, collocabile in scale di valore secondo misure/modelli/canoni pre-definiti, calcolabile, inquadrabile, addomesticabile, "gestibile" con "ragionevolezza", procrastinabile, prevedibile, progettabile, assoggettabile a scopi ad essa estranei, schematizzabile, monetizzabile in rappresentazioni politiche o ideologiche o filosofiche, asservibile ad alcun tipo di nevrosi/fissazioni mentali/limitazioni mentali/tic/ossessioni dell'ego/paure elevate a vessilli di ideologia intellettuale/handicap autoimposti/autoboicottaggi vari giustificati nelle maniere più varie/condizionamenti/manie/e nervosismi vari.

Poesia è tutto ciò che non ha niente a che vedere con tutto questo, ciò che non è mai, in alcun momento neanche scalfito da tutto questo.

Ciò che non è mai, in alcun momento, alterato in alcuna misura da tutto ciò, dal Tempo, dalla malattia, dall'entropia, dal giudizio, dalla nevrosi, dal "no" alla vita, dalla mente che mente, dalla Morte.

L'Universo è pieno di Poesia, ogni suo Atomo è un vortice danzante, fremente, brulicante in cui pullulano Scheggie Eterne di Poesia.

Ad ogni istante.






Ma noi, la maggior parte del tempo, siamo troppo impegnati con tutte le nostre questioni infinitamente più importanti, per accorgercene.












mercoledì 24 aprile 2013

Scoperte.

Con parole semplici ma estremamente efficaci, che mirano davvero all'essenza, al cuore dell'essenza - e come può un cuore non esprimersi attraverso le emozioni? - l'amico Jasper affronta in maniera incisiva, chiara e lirica la questione dell'immortalità dell'anima.

Quella questione che, secondo Ernst Junger, fa da sola la differenza tra materialismo dominato dalla paura e dal niente, che riduce l'essere umano ad ingranaggio sostituibile di una Macchina Automatica - e affermazione della Libertà dell'unico e della sua Anima, un'interiorità incoercibile e abissale, non determinabile, non spiegabile, non negoziabile e direttamente - senza alcun mediatore - connessa in maniera libera e incondizionata a Realtà più vaste di lui.

Ecco dunque il post di Jasper:







La retta via -disse Buddha- sta nel mezzo

LA CENTRATURA

La vita materiale finisce con la morte,quella spirituale continua anche dopo la morte.

Jasper

Nonostante la banalità di questo mio pensiero,lo trovo importante, quasi esaustivo,almeno per me stesso.Soddisfa in pieno la dualità delle cose,sento le mie energie interiori che si stabilizzano, i miei stati mentali non alterati. Cervello destro e sinistro,quindi il creativo e il razionale di me in piena collaborazione. La paura di morire di una visione puramente razionalista, scompare con la visione dell'anima.Mentre credere nella sola anima,non mi obbliga a dogmi o regole di alcun genere,è mia,solo mia,quindi non inonda la mia parte razionale di schemi mentali.  Scoprendo chi sono,scoprendo questa parte di me, cioè il creativo,scoprirò anche quale sia la mia morale. Ho già delle idee ben precise su chi io sia. Ma lascio questo appunto per chi volesse tentare o provare a trovare questo equilibrio che a me dona serenità oltre misura !
Ho citato il Buddha,non tanto perchè io sia buddhista,ma questa sua frase mi ha sempre ispirato,cosi come ha ispirato questa piccola riflessione. La via di mezzo,in questo caso sta prima nell'accettazione del dualismo della vita e nel trovare, poi,una propria via di mezzo. Tra il creativo che è in noi e il razionale.

Jasper


http://animadidiaspro.weebly.com/1/post/2013/04/la-centratura.html )

mente che non mente ----.



A 17 anni, lessi due aforismi che rimasero profondamente impressi nella mia mente. Impressi quasi come sigilli scolpiti come monito sulle colonne della Porta del Tempio della mia anima.



Secondo me, anche se con parole estremamente diverse, dicono la stessa cosa.




Secondo me è la cosa più importante, di cui ricordarsi sempre, anche e soprattutto se ci si occupa delle più sofisticate questioni filosofiche o si ha a che fare con le forme più esoteriche, complesse, ermetiche di Arte o Poesia.


Eccoli:




"Non importa di cosa tu ti occupi, o quanti progressi, magari anche enormi, tu fai. Una sola cosa è importante: mantenere la propria mente di principiante." (detto di un Maestro Zen, citato a braccio).









"Sono contrario a tutto ciò che compromette l'ignoranza naturale. L'ignoranza è come un delicato frutto esotico: toccalo, e ne viene meno la freschezza." (Oscar Wilde)



















































 












































































Niente è.


"Niente è importante, e tutto è importante."



Ma allora, che importa?


Il Tutto.




Equivalenze.



Nessuna azione ha senso.


Qualsiasi azione equivale al nulla.


Ma, la non-azione altro non è che un tipo particolare di azione


Dunque, azione e non-azione si equivalgono, perchè entrambe equivalgono al nulla.


Ma, allora, tanto vale agire.
E' più divertente.




E, sia detto per inciso: nulla per nulla, tanto vale agire nella maniera più creativa e divertente possibile.

 



 

martedì 23 aprile 2013

frammenti letti sui muri di Milano.


"Ghen chi che creden a tutt e... chi... creden a nient... entramb se perden el bell: la scovert."

(firmato "curioso perenne")


"La cosa seccante di questo mondo è che gli imbecilli sono sicuri di sè, mentre le persone intelligenti sono piene di dubbi." (B. Russell)


"Lo stile è una passione da condividere. " (Mick Jagger)





"Il potere alle macchine e l'essere umano a pane e acqua." (Battiato)



"Dove esistono una voglia, un amore, una passione, lì ci sono anch'io." (Gaber, 1998)



(tutti frammenti trovati scritti sui muri in una via vicino ai Navigli a Milano)

lunedì 22 aprile 2013

sentivo.

"sentivo la mia terra/vibrare di suoni/era il mio cuore/e allora perchè coltivarla ancora/come pensarla migliore?" 

(Fabrizio De Andrè, "Il suonatore Jones", riscrittura musicata di una poesia di E.L.Masters, dall'"Antologia di Spoon River")

libero nulla in libero (?) stato della mente-




"... Si è liberi, si ha l'illusione della libertà nei gesti apparenti. Ma in fondo non si è liberi. Tutto ciò che è profondo nega la libertà. C'è una sorta di calamità, di fatalità segreta che dirige ogni cosa.

Il fatto è che chiunque agisca proietta un senso. Attribuisce un senso a ciò che fa, il che è assolutamente inevitabile e increscioso.. il motivo per cui non ho mai agito? Perché non credo nel senso. Attraverso la riflessione e l'esperienza interiore ho scoperto che niente ha senso, che la vita non ha alcun senso. Ciò non toglie che finché ci si industria si proietti un senso. Io stesso sono vissuto in simulacri di senso. Non si può vivere senza farlo. Ma chi agisce crede implicitamente che le sue azioni abbiano senso; altrimenti non si darebbe da fare. La mia esistenza quale essere vivente è in contraddizione con le mie idee. Essendo vivo faccio quello che fanno i vivi, ma non credo in ciò che faccio, eppure un po' ci credo, nonostante tutto; è questa, suppergiù, la mia posizione. La gente non riesce a credere che la storia non abbia un senso. La storia ha un corso, ma non un senso. Tutta la storia universale è così: ogni civiltà a un dato momento è matura per scomparire. Ci si chiede allora che senso abbia questo sviluppo. Ma non c'è senso, c'è sviluppo... Ci si prodiga, si fa qualche cosa, e poi si scompare [...] La negazione (nel senso) della storia è in ultima analisi la filosofia indiana: l'azione considerata insignificante, inutile. Ciò che conta è soltanto la sospensione del tempo... e infatti, se si riflette sulle cose, si dovrebbe smettere di agire, di muoversi... buttarsi per terra e piangere"  (Cioran)


"Lasciare agire in sé la necessità, rinunciando alla propria volontà" (S. Weil)

"Il sistema di controllo cognitivo è un artificio usato dal cervello per sentirsi protetto e libero di decidere autonomamente quale regola seguire o trasgredire.
L’insieme di convinzioni della torre di Babele del Super io, il tribunale mentale, è un’auto-inganno involontario e tramandato dalla notte dei tempi, un trucco evolutivo di sopravvivenza e salvaguardia dai pericoli.
Eliminando il sentimento (concetto) ingannevole del libero arbitrio elimini anche i sensi di colpa (giusto o sbagliato), il senso d’inferiorità ad esso collegato.
La Cura radicale è accettare la natura delle cose… per gli stoici abbiamo solo il potere di accettare o rifiutare quindi farsi trascinare dal nostro destino.
Senza libertà di scelta non hai alcuna colpa ma neppure alcun merito. Questo è un duro fendente per l’Ego, sovente dilaniato tra il complesso di superiorità (prestigio) e d’inferiorità (colpevolezza). Facciamo parte della natura, siamo sottoposti alle leggi che governano l’universo: l’uomo non è in grado di prender decisioni autonomi e indipendenti dalle forze esterne-interne (visibili-invisibili) che ne determinano l’esistenza.
Potenti emozioni, con il diritto di veto sulla ragione, intervengono per mantenere lo status quo psichico che include la certezza (falsata dall’evidenza) di essere o sentirsi liberi e autonomi nel decidere -> avere la presunzione di incidere con la propria volontà personale sul corso degli eventi (cioè sulla volontà della corrente del divenire, fiume della vita su cui galleggiano tutte le creature). Noi possiamo scegliere soltanto ciò che rientra nella nostra particolare (provvisoria, limitata, superficiale) sfera di interesse (benessere estemporaneo)."

(dal blog di Anima Libera:

http://obiettivi.wordpress.com/2013/03/26/sfatare-il-mito-del-libero-arbitrio/   )



Tutto ciò che facciamo è necessario.


Non esiste alcuna scelta.


Nel renderci conto di questo, possiamo anche renderci conto del fatto che anche questa nostra riflessione è necessaria, esattamente come sono e saranno necessari tutti i momenti in cui ci siamo e ci saremo considerati liberi e capaci di scegliere.

Quindi, che utilità ha questa riflessione? Nessuna, è semplicemente necessaria.

Ma anche credere di essere liberi, nei momenti in cui lo crediamo, è necessario.

Quindi, che valore ha qualsiasi riflessione, che senso ha affannarsi a cercare una verità, dato che ogni singolo momento dell'attività delle nostre sinapsi è comunque necessario, determinato, inevitabile?

Ma questa ulteriore riflessione è strettamente necessaria, esattamente come i nostri momenti in cui disperatamente andiamo alla ricerca di una qualche verità filosofica ultima o i momenti di oblio e incoscienza.

Dunque, non possiamo neanche decidere se smettere di affannarci filosoficamente o meno, come non siamo liberi di credere di essere liberi o meno.

"Quindi, tanto vale lasciar le cose andare per il loro verso, rilassarsi, senza intervenire!"

Ma tu dimentichi che già dicendo così stai cercando di intervenire sul naturale corso delle cose, e che in realtà tu non sei libero di lasciare andare le cose per il loro verso in maniera rilassata o di affannarti a cercare di modificare il corso spontaneo delle cose.

Se il corso naturale delle cose ti spinge a cercare di affermare il tuo libero arbitrio e cercare di modificare il corso delle cose, così farai, e ti affannerai disperatamente nel cercare di farlo, se il corso naturale delle cose ti spingerà a "lasciare andare", così farai. Ma "lasciare andare" cosa? Le cose già "vanno".

Dunque l'atteggiamento di chi pratica l'accettazione del presente, del necessario, di ciò che è, cercando di eliminare in sè il rifiuto, il volere selezionare, il volere intervenire, il volere modificare, è massimamente un "volere intervenire, volere modificare".

Mentre l'atteggiamento di chi vive semplicemente la propria naturale tensione, sforzo di ottenere, realizzare, modificare, compiere, selezionare è in realtà un'accettazione di "ciò che è" molto più completa.

Ma è un'accettazione che ci porta alla spontanea tendenza verso il rifiuto, verso la non accettazione.

E questo produce sofferenza.

Quindi cerchiamo e troviamo ancora dei momenti di più serena "accettazione".

Ma questo ci porta a "voler modificare", "non voler accettare" la nostra naturale, o comunque difficilmente evitabile, tensione verso il futuro, la fame di Altro, la nostra insoddisfazione verso il presente.

Esperti di meditazione Zen che si infuriano contro sè stessi perchè "ancora si innervosiscono, si arrabbiano, si scompongono", diventano isterici per niente. Non solo il nervosismo, ma in più la furia contro sè stessi perchè il nervosismo non dovrebbe esserci.

Quindi, "volendo modificare" l'incapacità di accettare, viviamo nella non-accettazione, sempre e comunque.

Le stesse parole dei saggi taoisti, tantrici o Zen che dicono cose tipo: "Non pensare che la spiritualità sia la ricerca di modificare, migliorare o realizzare qualcosa. La Via è semplicemente Essere Ciò che E', non c'è niente da modificare, migliorare, realizzare. Rilassati!" potrebbero apparire in questa luce come un ulteriore tentativo di modificare, migliorare o realizzare qualcosa. 


Perciò, qualsiasi azione, affermazione e riflessione è equivalente, in quanto è nulla. 


Perciò, davvero non c'è niente da dire o affermare.


Ma noi non siamo neanche liberi di scegliere di non affermare o di affermare.


La nostra attività sinaptica è necessaria, non ne siamo padroni, perciò come possono essere i suoi risultati attendibili?

E che significato ha poi, a questo punto, "attendibile" o "non attendibile"? 


Perciò non possiamo neanche affermare di essere non liberi, esattamente come non possiamo affermare di essere liberi, esattamente come non possiamo affermare di potere o meno affermare qualcosa.


Quindi, che senso ha tutto questo?

Nessuno.



Ma non ha neanche senso affermare che non abbia nessun senso.






https://www.youtube.com/watch?v=qQ9xzi0HebI&list=LLH4TIDkE6UAer03OXoRLrpg

















http://www.youtube.com/watch?v=zLckHHc25ww





lunedì 15 aprile 2013

Libero o arbitrio?

Si potrebbe ardire questa ipotesi: nel momento in cui un essere umano è convinto di avere il libero arbitrio, di avere effettivamente la possibilità di scelta tra diverse opzioni, significa che in quel momento non è dotato di libero arbitrio. Nei momenti invece in cui un essere umano ha la sensazione di non avere scelta, nel senso che tutto sta avvenendo spontaneamente come deve andare, senza sforzo, senza opzioni, senza decisione, tutto va da sè nella direzione in cui deve andare (ma questo in profonda sintonia col sentire più autentico e viscerale della persona, senza nemmeno una traccia di sensazione di costrizione esterna) ebbene solo in quei momenti l'uomo è dotato di libero arbitrio: non come capacità completamente astratta e formale di scegliere tra diverse opzioni in base a valutazioni razionali - ma come Connessione con la Forza della propria Libera Volontà, che è qualcosa di istintivo che sa già perfettamente dove andare e come fare, e se ci connettiamo ad essa va da sola, spontaneamente, senza ostacoli, senza fatica, senza "arbitrio" (che appunto è "arbitrario"), senza bisogno di "scegliere" niente.

venerdì 12 aprile 2013

Aforisma contadino.

Dai diamanti e labirinti simmetrici, giardini sintetici della logica non nasce niente.

Dal letame dell'emozione informe, in-creata, profonda, mutaforma, impura, ombrosa, buia, umida, pullulante vita in lotta fuori controllo in ogni direzione, indomita, in-controllata, inespressa, muta, acuta, urlante, roboante, fragorosa, scrosciante, rumorosa, umbratile, amara, magmatica, nera, aspra, forte, a-narchica, lussureggiante, feroce, contraddittoria, selvaggia, acre, odorosa, germogliante, profumata, asimmetrica, scura, labirintica, frastagliata, vergine, polimorfa, selvatica, non addomesticata e non incivilita e dal suo abisso oscuro, fertile di caos nascono i fiori della poesia.

          (Diogene senza l'anima?, parafrasando De Andrè)

lunedì 8 aprile 2013

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"Perché ti preoccupi? Sii e basta. Non cercare la quiete; non trasformare l'"essere quieto" in un dovere. Non essere in ansia per la quiete, o angosciato per la felicità. Lìmitati alla consapevolezza di essere: non dire: "Sono, e poi?". Nell'"io sono" non c'è un poi, perché è fuori del tempo."

Nisargadatta Maharaj


"Accogliere l'ignoto vuol dire lasciar andare il bisogno di sapere cosa succederà e di avere una risposta per ogni domanda. Non c'è nulla che tu abbia bisogno di sapere. Non esistono idee che ti possano sminuire se non le conosci. Il tuo stato di conoscenza è sempre perfetto. Se ritieni che ci sia qualcosa la cui conoscenza ti conferirebbe maggior valore, sei imprigionato nell'illusione di essere inferiore in questo momento."

Simone Weil




nel mio stato di coscienza che è già perfetto qui e ora, esiste però anche il divenire, il movimento, il divenire della coscienza, il movimento della coscienza che assume sempre nuove forme e sempre è visceralmente e-motivamente e-mosso da uno spasmodico desiderio di divenire, di essere altro, di assumere nuove forme, di fare nuove esperienze, di conoscere, vivere, realizzare, fare esperienza, conquistare, sperimentare, esplorare, spiazzare, provocare, andare più in là, andare, volere, avere, ottenere, essere, accrescere, spaziare, superare. Nel mio presente stato di coscienza che è già perfetto esiste come dato empirico anche l'insoddisfazione, la contraddizione, l'ansia di nuove conquiste e conoscenze, il desiderio di divenire e realizzare. Fare finta che questo non esista nel mio presente stato di coscienza sarebbe non accettare il mio presente stato di coscienza così come è, e perciò ritenere che esso sia imperfetto. Ne consegue che per accettare la perfezione del presente e la sua completezza devo accettare anche la sua imperfezione e la sua incompletezza. Ne consegue, cioè: o che l'imperfezione e la non-completezza fanno parte della perfezione di questo stato, in qualche maniera enigmatica, e che accettare l'insoddisfazione, il desiderio di divenire e l'ansia vitale di Altro è necessario a vivere pienamente e accettare pienamente la perfezione del presente - sempre in maniera enigmatica - oppure che perfezione e imperfezione, completezza e incompletezza, essere e divenire, non sono categorie adatte e sufficenti a contenere la ricchezza e la vitale contraddizione e caoticità di tutto questo complesso flusso/spirale di cose.

Per esempio: accetto la perfezione del mio presente stato di coscienza. Perciò non accetto il desiderio di divenire che in esso è contenuto. Perciò non accetto la perfezione del mio presente stato di coscienza. Contrappongo un dover essere a un essere. Allora mi dico: la quiete non è un dover essere. Accetto come sono e basta. Quindi vivo già il divenire e il desiderio di altro. Quindi vivo nella non accettazione, ma almeno vivo.

Oppure: non accetto il mio attuale stato di coscienza, perchè desidero divenire altro. Oppure perchè desidero la soppressione del divenire altro, la quiete. Contrappongo un dover essere a un essere. Ma sono, vivo l’insoddisfazione, la contraddizione viscerale e l’ansia vitale che sono. Quindi in un certo senso accetto ciò che sono più che nel caso che io cerchi di accettare la perfezione del mio presente. Quindi vivo il divenire e il desiderio di altro. Quindi vivo nella non accettazione, ma almeno vivo.

Cioè: non cambia niente.

O meglio: l’accettazione del presente è parte integrante del processo vitale/creativo che muove dall’imperfezione all’imperfezione, e dalla contraddizione alla contradizione, dal divenire al divenire, e la non accettazione e l’insoddisfazione sono parte integrante dell’accettazione della perfezione del momento presente.


Vedendosi, di spalle partire-

Le anime belle e salve che cantava De Andrè.



                                          (Marlene Kuntz)

http://www.youtube.com/watch?v=3sLAMUAHIBs

La città, invisibile, informe, inodore, insapore, insonorizzata, incolore, inesistente, vuota, nulleggiante, trasparente, minima, automatica, muta, microscopica, titanica, ciclopica, gigantiforme, informe, trascendente, accecante, immobile, inutile. "E allora?" "Staremo a vedere."

http://www.youtube.com/watch?v=zqu867HXcUo&feature=youtu.be

CREA-ZIONE DE-FLAGRATA = COSMO-GENESI.-























https://www.youtube.com/watch?v=ygiq6AMBGko





forse, sicuro -








































































Meglio,

del sentirsi forti nel labile-

meglio,

del perdersi in fondo al'immobile.































https://www.youtube.com/watch?v=3HT8L-dS5eo












































                     

Ode aux femmes.


"Femme je t' aime parce que
Tu vas pas mourir à la guerre"
 (...)
"C' est pas d' un cerveau féminin
Qu' est sortie la bombe atomique
Et pas une femme n' a sur les mains
Le sang des indiens d' Amérique.

Palestiniens et Arméniens
Témoignent du fond de leurs tombeaux
Qu' un génocide c' est masculin."
 (...)
 "Pas une femme pour rivaliser
A part peut être Madame Thatcher."



                                   (Renaud)



https://www.youtube.com/watch?v=6nE7F94yKYA

giovedì 4 aprile 2013

martedì 2 aprile 2013

una giornata di sole.

E nella gioia di un cucciolo di cane c'è più saggezza, che nei vostri Libri Sacri, nei vostri editti legulei, nei vostri codici tecnocratici, nei vostri giudizi soppesati e cavillosi, prudenti e intolleranti, nei vostri testamenti biologici.