LASCIA TUTTO, E SEGUITI! (F. Battiato) Dove tutto è enigma (storia, natura, cosmo) la certezza dell'insolubilità pone un invisibile seme di speranza. (Guido Ceronetti)

di-segno di Sacrilegio Tempesta
?
pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
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giovedì 9 gennaio 2014
Popol Vuh - Spirit of Peace - 1985
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domenica 4 agosto 2013
-
Affermare.
Cioè, contraddirsi, creare paradossi, assurdità. Contraddirsi: cioè,
creare spazio vuoto. Creare spazio vuoto: e cioè, pregare, invocare,
chiamare qualcosa di insperato, invisibile, sconosciuto, inconcepibile,
inesistente. Altro, alieno, straniero, inimmaginabile, puro,
completamente inedito, incondizionato, immacolatamente selvatico,
Enigma, Mistero, Silenzio, incomprensibile, imprevedibile, inspiegabile,
non-enunciabile, non-affermabile, non-definibile, non-determinabile,
vuoto, oscuro, paradossale, miracoloso. De-creare il noto per attirare
il Portento. (Diogene senza l'anima?)
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mercoledì 19 giugno 2013
L'Uomo Selvatico, o Green Man, o Khidr.
"Nelle chiese e cattedrali della Spagna, della Francia, dell’Inghilterra e
della Germania tra il 1000 e il 1500, cominciarono ad apparire nelle
sculture decorative una figura che il folklore inglese conosce come il
“Green Man”, “l’Uomo Verde”. In verità questa è una riapparizione,
perché l’Uomo Verde ha le sue origini nella figura del dio figlio,
amante e guardiano della Grande Dea dell’antica Europa, quello che
Marija Gimbutas chiama “il dio mascherato ittifallico”, il dio
sacrificato, sepolto e rinato, il dio della vita vegetativa, l’angelo
dell’albero sacro che si ritrova in tutte le culture dai Veda alla
mitologia nordica e in generale in tutta l’Europa pre-cristiana, dove la
religione era una religione di luogo e il luogo era foresta. Ha
precedenti nella Domus Aurea a Roma, nei dipinti descritti da Vitruvius:
piante con piccole figure umane sedute fra le fronde. E’ molto strano
come l’immagine dell’Uomo Verde sia riuscita ad entrare ai margini della
cultura cristiana, nell’arte romanica, gotica e rinascimentale,
nonostante la lotta cristiana contro il culto degli alberi sacri che è
continuata fino al 1200 circa. Chi osserva le sculture in pietra sulle
cattedrali (di Chartres, Le Mans, Auxerre, Freiburg im Breisgau, Ulm,
Bomberg, Ely, Exeter, Norwich, S.Pietro in Toscania a Viterbo e S.Maria
del Mar a Barcelona, per citarne solo alcune) può vedere centinaia di
esempi del suo viso composto di foglie, con foglie che escono dalla
bocca e dagli occhi: è un’immagine dell’unione dell’umanità con il mondo
vegetale, un’immagine di vita esuberante, dì rinnovamento e di
rinascita. Il Green Man conosce le segrete leggi della natura, le foglie
che escono dalla sua bocca sono il canto con cui gli spiriti degli
alberi parlano con gli esseri umani, parlano dell’intelligenza e
dell’intenzionalità della natura. L’Uomo Verde è il guardiano e il
rivelatore di misteri silenziosi. E’ l’immagine con cui gli esseri umani
hanno cercato di visualizzare la loro intima esperienza del mondo
vegetale come tramite intelligente dell’anima mundi. Negli ultimi anni
sono stati fatti alcuni studi della figura dell’uomo Verde: uno da
Kathleen Basford nel 1978 The Green Man, (Ipswich) e l’altro, Green Man (Harper
Collins) da William Anderson e Clive Hicks nel 1990. E’ interessante
che questo archetipo riemerga dalle ombre ora che sta riemergendo nella
coscienza umana l’immagine della Dea. Mi sembra molto importante per
l’immaginario di quegli uomini che stanno cercando in questi anni di
ritrovare il rapporto arcaico ma forse più cosciente con la natura. Non è
possibile che la Dea rappresenti l’unica immagine positiva per il nuovo
abbraccio fra la terra e l’umanità, un abbraccio che richiede un’unione
fertile e gioiosa fra uomini e donne. Nella chiesa di St. Bernard de
Comminges c’è una scultura in legno della Grande Madre che partorisce
Uomo Verde, un’immagine molto rara della loro connessione. E chiaro che
queste immagini sono sopravvissute solo perché passavano per decorazioni
attorno alle immagini cristiane, ma è interessante chiedersi quale
ruolo avessero nell’immaginario degli artigiani che materialmente le
hanno scolpite E’ possibile che ancora nelle loro vite il rapporto fra
essere umano e natura non fosse del tutto spezzato e che le correnti
pagane fossero vicine alla superficie del sentimento religioso, anche se
questo era apparentemente cristiano?"
(dallo stupendo articolo di Etain Addey sull'ecologia profonda , nel bellissimo blog:
http://selvatici.wordpress.com/rete-bioregionale-italiana/lincontro-con-il-khidr/comment-page-1 /#comment-2877 )
Sacrilegio, ti ricordi??????? L'abbiamo visto sulla chiesa di Torno!!!!!
(dallo stupendo articolo di Etain Addey sull'ecologia profonda , nel bellissimo blog:
http://selvatici.wordpress.com/rete-bioregionale-italiana/lincontro-con-il-khidr/comment-page-1 /#comment-2877 )
Sacrilegio, ti ricordi??????? L'abbiamo visto sulla chiesa di Torno!!!!!
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lunedì 11 marzo 2013
Meta-gnomica.
Ricordo che
verso la fine dell'università, dopo diversi anni a studiare filosofia, entrai
in polemica con l'esistenzialismo e l'Heidegger di Essere e tempo, entrambe filosofie
che ruotano attorno al concetto di possibilità,
e quindi all'apertura al possibile per eccellenza, l'essere per la morte;
e in cui le cose del mondo, le semplici
presenze sono una specie di
nulla per l'Esserci che è
l'essere umano, che è un essere-per-le-possibilità, per il quale quindi le cose
in quanto tali non hanno alcun valore. Entrai contemporaneamente in polemica
anche con la teologia di Simone Weil, in cui il mondo è soltanto un magma senza
senso dominato dalla forza della pesantezza,
cioè della cieca e più bassa volontà di vita, incapace di un'etica e di un
senso; in cui l'unico senso possibile arriva dalla Grazia, che è una luce che
arriva da un Dio radicalmente trascendente, radicalmente estraneo alla logica
del mondo, che ci salva facendoci fare un salto, una trasfigurazione che ci toglie alla pesantezza mondana; e in cui perciò, di nuovo, il
mondo è una specie di nulla.
Immaginai che potesse esistere una forma di pensiero anti-metafisico, ma anche estraneo alle altrettanto astratte filosofie laiche; un pensiero anti-filosofico, anti-teologico che invece si occupasse dei volti, dei luoghi, dei personaggi, dei crocicchi, degli eventi irripetibili che si incontrano nel mondo.
Un pensiero-mappa del mondo, empirista ma irriducibile ai riduzionismi del pensiero scientifico moderno e anche dell'empirismo filosofico, che si occupasse delle singole stranezze, delle singole unicità che si incontrano vagando nelle vie del mondo, degli individui, delle case, delle strade, dei boschi, dei lampioni, dei gatti randagi, dei vicoli, degli angoli bui, delle crepe del mondo, dei sentieri, dei cani, dei cuculi, dei luoghi e delle loro energie, aure, delle cose insolite, irripetibili, dei monstra, degli angeli, delle persone e delle loro storie, disegnando mappe che sono anche bestiari, racconti, disegni. Codici che contengono gli eventi, le persone, gli animali, le piante, i luoghi e le cose viste nella loro unicità, strappati a ogni generalizzazione, ma non per questo ridotti a una concatenazione meccanica di fatti successivi inanellati dal principio di causa e effetto, ma connessi anche da associazioni misteriose, nessi invisibili, analogie intuitive.
Una mappa-pensiero in cui si incontrano brandelli di narrazioni e di idee differenti, irriducibili l'una all'altra, a volte non comunicanti, non traducibili, non accostabili, lingue diverse, segni, simboli, storie senza un sostrato filosofico comune.
Immaginai che potesse essere esistito un pensiero di questo tipo soprattutto nei ghetti ebraici, lontani dalle scuole di filosofia principali, ma in pensatori non strettamente legati neanche alle metafisiche e alla mistica ebraiche, sebbene magari le conoscessero bene, e neppure ai vari filosofi ebrei. Un pensiero più vicino ai vicoli alle ombre ai personaggi e alle storie del ghetto, e a tutte le possibili riflessioni associazioni e interpetazioni su di esse, che non a una qualsiasi metafisica definita.
Un pensiero a metà fra empirismo radicale e interrogazioni metafisiche. Interrogazioni senza risposte.
Un pensiero-mappa del mondo infinito, senza una fine, ma in cui ogni singolo volto di persona, animale, luogo, pianta o cosa
appare come un unicum, una sorta di miracolo irripetibile e inspiegabile, e in cui tutte le singole cose sono avvolte nel mistero, ma anche collegate da intrecci e nessi più o meno rappresentabili.
Un pensiero del mondo, mondano, ma non materialista.
Un pensiero del frammento incompleto: tutto è frammento, sentieri interrotti si diramano dalle crepe di ogni cosa, ogni cosa ogni volta la si incontra come per la prima volta, eppure tutto è storia. Anzi, storie.
Un pensiero-letteratura-antropologia-sociologia-contraddizione-enigma-scienza naturale-metafisica-aneddoto-geografia-filosofia-fiaba-osservazione-fisica-tragedia-farsa-azione-silenzio-storia-poesia-fisiognomica-alchimia-metamorfosi-ipotesi-dubbio-analisi-ottimismo-etica-etnica-pathos-patafisica-intuizione-associazione-mito-religione-leggende-scetticismo-simboli-sentimento-emozioni-racconto-pittura-biologia-esegesi-ermeneutica-fenomenologia-esistenza-magia-fatto-barzelletta-teatro-cinema-chiacchera.
Una grande enciclopedia mistica incompiuta dell'universo nel suo sbilenco, multicentrico, eterogeneo, bizzarro, poliglotta, stralunato, vorticante manifestarsi/brulicare in frammenti sempre diversi, collegati da nessi inspiegabili.
Per citare Pasolini, una forma di empirismo eretico.
Un pensiero in cui il volto di Dio è nascosto, assente, ma in cui indizi del divino, di Dei o di Dio, possono essere osservati in ogni cosa - tracce mute, orme strambe, rumori segreti, suono corale dissonante, polimorfici indizi, enigmi indicibili, segni vitali anarchici, musica storpia, ribollire inquieto, umana inquietudine rimestata nel limite, bellezza intraducibile, squarci-urlo verso Altrovi e polvere di luna trasportata dal vento insieme a voci lontane.
Immaginai che potesse esistere una forma di pensiero anti-metafisico, ma anche estraneo alle altrettanto astratte filosofie laiche; un pensiero anti-filosofico, anti-teologico che invece si occupasse dei volti, dei luoghi, dei personaggi, dei crocicchi, degli eventi irripetibili che si incontrano nel mondo.
Un pensiero-mappa del mondo, empirista ma irriducibile ai riduzionismi del pensiero scientifico moderno e anche dell'empirismo filosofico, che si occupasse delle singole stranezze, delle singole unicità che si incontrano vagando nelle vie del mondo, degli individui, delle case, delle strade, dei boschi, dei lampioni, dei gatti randagi, dei vicoli, degli angoli bui, delle crepe del mondo, dei sentieri, dei cani, dei cuculi, dei luoghi e delle loro energie, aure, delle cose insolite, irripetibili, dei monstra, degli angeli, delle persone e delle loro storie, disegnando mappe che sono anche bestiari, racconti, disegni. Codici che contengono gli eventi, le persone, gli animali, le piante, i luoghi e le cose viste nella loro unicità, strappati a ogni generalizzazione, ma non per questo ridotti a una concatenazione meccanica di fatti successivi inanellati dal principio di causa e effetto, ma connessi anche da associazioni misteriose, nessi invisibili, analogie intuitive.
Una mappa-pensiero in cui si incontrano brandelli di narrazioni e di idee differenti, irriducibili l'una all'altra, a volte non comunicanti, non traducibili, non accostabili, lingue diverse, segni, simboli, storie senza un sostrato filosofico comune.
Immaginai che potesse essere esistito un pensiero di questo tipo soprattutto nei ghetti ebraici, lontani dalle scuole di filosofia principali, ma in pensatori non strettamente legati neanche alle metafisiche e alla mistica ebraiche, sebbene magari le conoscessero bene, e neppure ai vari filosofi ebrei. Un pensiero più vicino ai vicoli alle ombre ai personaggi e alle storie del ghetto, e a tutte le possibili riflessioni associazioni e interpetazioni su di esse, che non a una qualsiasi metafisica definita.
Un pensiero a metà fra empirismo radicale e interrogazioni metafisiche. Interrogazioni senza risposte.
Un pensiero-mappa del mondo infinito, senza una fine, ma in cui ogni singolo volto di persona, animale, luogo, pianta o cosa
appare come un unicum, una sorta di miracolo irripetibile e inspiegabile, e in cui tutte le singole cose sono avvolte nel mistero, ma anche collegate da intrecci e nessi più o meno rappresentabili.
Un pensiero del mondo, mondano, ma non materialista.
Un pensiero del frammento incompleto: tutto è frammento, sentieri interrotti si diramano dalle crepe di ogni cosa, ogni cosa ogni volta la si incontra come per la prima volta, eppure tutto è storia. Anzi, storie.
Un pensiero-letteratura-antropologia-sociologia-contraddizione-enigma-scienza naturale-metafisica-aneddoto-geografia-filosofia-fiaba-osservazione-fisica-tragedia-farsa-azione-silenzio-storia-poesia-fisiognomica-alchimia-metamorfosi-ipotesi-dubbio-analisi-ottimismo-etica-etnica-pathos-patafisica-intuizione-associazione-mito-religione-leggende-scetticismo-simboli-sentimento-emozioni-racconto-pittura-biologia-esegesi-ermeneutica-fenomenologia-esistenza-magia-fatto-barzelletta-teatro-cinema-chiacchera.
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Per citare Pasolini, una forma di empirismo eretico.
Un pensiero in cui il volto di Dio è nascosto, assente, ma in cui indizi del divino, di Dei o di Dio, possono essere osservati in ogni cosa - tracce mute, orme strambe, rumori segreti, suono corale dissonante, polimorfici indizi, enigmi indicibili, segni vitali anarchici, musica storpia, ribollire inquieto, umana inquietudine rimestata nel limite, bellezza intraducibile, squarci-urlo verso Altrovi e polvere di luna trasportata dal vento insieme a voci lontane.
(Diogene senza l'anima?)
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