LASCIA TUTTO, E SEGUITI! (F. Battiato) Dove tutto è enigma (storia, natura, cosmo) la certezza dell'insolubilità pone un invisibile seme di speranza. (Guido Ceronetti)

di-segno di Sacrilegio Tempesta
?
pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
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martedì 7 ottobre 2014
Metropoli-centrismo
"I popoli indigeni sono i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale. Conoscono le loro terre e ciò che accade su di esse meglio di chiunque altro” ha dichiarato il Direttore generale di Survival, Stephen Corry. “Se vogliamo che la conservazione funzioni, le organizzazioni conservazioniste come il WWF devono rispettare la legge internazionale, proteggere i diritti dei popoli indigeni sulle loro terre, chiedere a loro qual è il tipo di aiuto di cui hanno bisogno per proteggere l’ambiente, ascoltarli ed essere poi pronti a sostenerli il più possibile. In tema di conservazione, è necessario un radicale cambiamento di mentalità."
I pigmei perseguitati sulle loro terre da squadre anti-bracconaggio organizzate dal Wwf
Ho letto anche articoli (parzialmente) analoghi (sebbene manchino le violenze dirette presenti nel caso dei pigmei) riguardo all'intervento della PETA nei territori dei nativi dell'estremo nord americano (eschimesi, diciamo) nel tentativo di impedirgli la tradizionale caccia alle foche, da sempre il loro principale mezzo di sostentamento.
Personalmente mi sto sempre più dirigendo verso il vegetarianesimo, ma qui si vede il lato oscuro e problematico dell'animalismo più intollerante e di un certo tipo di ambientalismo.
Sono convinto che i popoli "indigeni" hanno diritto a mantenere le loro tradizioni, il loro stile di vita millenario e la sovranità sulla loro terra, anche perché sono convinto che sono i depositari della più efficace, complessa, radicata e sperimentata sapienza e saggezza sulla conservazione e interazione ecologica con la propria terra - sapere locale unico, inalienabile rapporto di simbiosi con una specifica terra, che solo loro conoscono veramente.
Da loro invece, noi livellatori culturali e distruttori di foreste, sperperatori di risorse limitate, creatori di deserti, dovremmo solo imparare.
Più complessa, ma imprescindibile, la questione declinata in terra europea: se si è d'accordo con quanto esposto qua sopra, in nome di cosa non applicare questa consapevolezza dell'insostituibilità ecologica delle culture locali anche alle nostre?
Certo, noi siamo figli di una cultura alienata che in gran parte ha perso le sue radici, ma non dovremmo preservare come linfa preziosa per esempio ciò che è rimasto delle culture rurali locali, invece di giudicarle dalla nostra iper-razionale, iper-moderna, saccente, omologante prospettiva metropoli-centrica?
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sabato 21 giugno 2014
una poesia di Gary Snider sul futuro
PER I BAMBINI
Le alte montagne, le creste
delle statistiche
sono sotto i nostri occhi.
La salita ripida
di ogni cosa, va su,
su, mentre tutti noi andiamo giù.
Nel prossimo secolo,
o in quello successivo,
dicono,
ci saranno valli, pascoli
in cui ci incontreremo in pace,
se ce la facciamo.
Per scalare queste cime,
un consiglio per te,
per te
e per i tuoi figli:
state assieme,
imparate dai fiori,
siate lievi
(Gary Snider, da Turtle Island)
FOR THE CHILDREN
of statistics
lie before us.
the steep climb
of everything, going up,
up, as we all
go down.
In the next century
or the one beyond that,
they say,
are valleys, pastures,
we can meet there in peace
if we make it.
To climb these coming crests
one word to you, to
you and your children:
stay together
learn the flowers
go light
(Gary Snider, poeta, ecologista, pensatore tra i fautori delle correnti dell'ecologia profonda e del bioregionalismo)
(tratto dal blog http://www.sagarana.net/rivista/numero33/poesia9.html )
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sabato 24 maggio 2014
Paesologi e territorialisti
Paesologi e territorialisti sono diversi, ma condividono il disgusto verso una globalizzazione alienante, ipertecnologizzante, disanimante, la globalizzazione dei non luoghi, che frantuma, calpesta, svuota, uccide l'anima dei luoghi e delle comunità e delle persone. Mentre difendono entrambi, in maniera diversa, i territori e la loro storia, la loro unica e irripetibile fisionomia, la loro identità culturale/naturale locale come un tassello della biodiversità esistenziale irripetibile e prezioso. Questo senza cadere nelle chiusure conservatrici e xenofobe, ma cercando di difendere semplicemente ciò che resta della bellezza e dell'anima dei paesaggi e delle comunità, riaprendole all'apertura della reinvenzione progettuale collettiva, che parte da una storia però, da un volto paesaggistico-culturale, da una lingua, dalla fisiognomica unica di un luogo che è anche l'intreccio di saperi, persone, mestieri tradizionali, conoscenze popolari, alberi, storie, animali, boschi, montagne, dialetti, case, paesi, monumenti, fienili, campi, crocicchi, cascine, eredità poetico-pratico-spirituali. All'insegna di una decrescita ecologista, conviviale della rivalutazione del piccolo, dell'essenziale del lento, del minimo ma autentico, che ci faccia finalmente, gradualmente uscire dalla "modernità incivile" e dalla sua ripetizione seriale di non-vite, despettacolarizzando l'esistenza e riconsegnandoci al concreto di un qui e ora in cui convivono antenati, millenni, echi antichi, fantasmi, genii loci, risate e racconti di vecchi, le voci sagge degli animali, la pazienza selvatica e forte, acre, odorosa, nodosa, coriacea, protettiva della terra e la lenta, atemporale, criptica crepitante scansione dei ritmi della poesia.
http://comunitaprovvisorie.wordpress.com/
http://www.societadeiterritorialisti.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=1&Itemid=154
http://terraceleste.wordpress.com/
http://www.geofilosofia.it/
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giovedì 8 maggio 2014
La natura è una foresta di simboli-
"La
natura non è un posto da visitare, è casa nostra. I nostri corpi sono
selvatici. Il gesto involontario e rapido di girare la testa se udiamo
un grido, la vertigine se vediamo un precipizio, il cuore in gola nei
momenti di pericolo, il riprendere fiato, i momenti di quiete, quando ci
rilassiamo e riflettiamo: sono tutte risposte universali di questo
corpo mammifero...
Ci sono più cose nella mente, nell’immaginazione, di quante ne possiamo controllare: pensieri, ricordi, immagini, rabbia, delizie, sorgono non chiamati. Le profondità della mente, l’inconscio, sono le nostre aree selvagge interiori, il luogo dove la lince si trova in questo esatto momento. Non intendo linci personali dentro psichi personali, ma la lince che si muove di sogno in sogno.
L’agenda pianificata dell’io conscio occupa un territorio molto esiguo, una celletta accanto al cancello interno della mente, e conserva qualche traccia di quel che entra ed esce e il resto si arrangia da solo. Il corpo sta, per così dire, dentro la mente. Entrambi sono selvatici. Le lezioni che impariamo dal mondo selvatico diventano il galateo della libertà.
Possiamo godere della nostra umanità, del suo cervello favoloso e della sua sessualità vibrante, le sue ambizioni sociali e i suoi malumori ostinati... Possiamo accettare gli altri come esseri uguali a noi, che dormono a piedi nudi sulla stessa terra. Possiamo rinunciare alla speranza di diventare eterni e smettere di combattere la sporcizia.
Possiamo tenere lontane le zanzare e i parassiti senza odiarli. Senza aspettative, attenti e sufficienti, riconoscenti e premurosi, generosi e diretti. Calma e chiarezza ci appartengono nel momento in cui, tra un lavoro e l’altro, ci puliamo le mani dal grasso e guardiamo in alto le nuvole che passano. Un’altra gioia è prendere finalmente una tazza di caffè con un amico.
Il mondo selvatico ci chiede di conoscere il terreno, di dare un cenno di saluto a tutti gli animali, a piante e uccelli, di attraversare i torrenti e salire sui crinali e di raccontare una bella storia quando torniamo a casa”.
(tratto da "La pratica del selvatico" di Gary Snyder, poeta, ambientalista e saggista statunitense, teorico dell'ecologia profonda e del bioregionalismo)
Ci sono più cose nella mente, nell’immaginazione, di quante ne possiamo controllare: pensieri, ricordi, immagini, rabbia, delizie, sorgono non chiamati. Le profondità della mente, l’inconscio, sono le nostre aree selvagge interiori, il luogo dove la lince si trova in questo esatto momento. Non intendo linci personali dentro psichi personali, ma la lince che si muove di sogno in sogno.
L’agenda pianificata dell’io conscio occupa un territorio molto esiguo, una celletta accanto al cancello interno della mente, e conserva qualche traccia di quel che entra ed esce e il resto si arrangia da solo. Il corpo sta, per così dire, dentro la mente. Entrambi sono selvatici. Le lezioni che impariamo dal mondo selvatico diventano il galateo della libertà.
Possiamo godere della nostra umanità, del suo cervello favoloso e della sua sessualità vibrante, le sue ambizioni sociali e i suoi malumori ostinati... Possiamo accettare gli altri come esseri uguali a noi, che dormono a piedi nudi sulla stessa terra. Possiamo rinunciare alla speranza di diventare eterni e smettere di combattere la sporcizia.
Possiamo tenere lontane le zanzare e i parassiti senza odiarli. Senza aspettative, attenti e sufficienti, riconoscenti e premurosi, generosi e diretti. Calma e chiarezza ci appartengono nel momento in cui, tra un lavoro e l’altro, ci puliamo le mani dal grasso e guardiamo in alto le nuvole che passano. Un’altra gioia è prendere finalmente una tazza di caffè con un amico.
Il mondo selvatico ci chiede di conoscere il terreno, di dare un cenno di saluto a tutti gli animali, a piante e uccelli, di attraversare i torrenti e salire sui crinali e di raccontare una bella storia quando torniamo a casa”.
(tratto da "La pratica del selvatico" di Gary Snyder, poeta, ambientalista e saggista statunitense, teorico dell'ecologia profonda e del bioregionalismo)
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venerdì 14 febbraio 2014
Un mondo in pericolo
"Se l'ape si estinguesse, all'uomo resterebbero solo quattro anni di vita." (Albert Einstein)
Il 6 Marzo esce anche in Italia il dvd di "Un mondo in pericolo", un documentario pare molto bello sulle api, la loro società, il loro rischio di estinzione, e le possibili, disastrose conseguenze di questa funesta eventualità.
Qui il trailer:
http://www.youtube.com/watch?v=-KjfWbO4BX8&feature=c4-overview&list=UUi1KSLoeAe0bbB1FWCxLiNQ
La pagina Facebook dedicata al film:
https://www.facebook.com/unmondoinpericolo
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martedì 11 febbraio 2014
Un disco di Bill Frisell dedicato ai cani
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lunedì 27 gennaio 2014
AL MIO CANE
IL MIO CANE
NON E’ MIO
E’ DELLA MIA RAGAZZA-
IL MIO CANE
NON E’
DI
NESSUNO-
APPARTIENE
ALLA
VITA,
AL GRANDE BRANCO
COSMICO
DEI VIVENTI,
ALLA MAREA- PLANCTON
DEL TEMPO,
ALLE ONDATE DI ESSERE
CHE FIUTA NEL VENTO,
CONTENTO
AL CLAN DEI LUPI
DELLA
VIA LATTEA.
APPARTIENE
AL
SECONDO
IN
CUI
ODORA
UN
BUON
ODORE.
ALL’ARIA
FRESCA
CHE
GLI
SFERZA
IL
MUSO
QUANDO
CORRE,
QUANDO
SI
ROTOLA
FELICE
SU
UNA
CARCASSA,
QUANDO
SALTA
VERSO
UN
BUON
BOCCONE
CHE GLI
LANCIO.
APPARTIENE
A
MORFEO-CANE
(COLUI- CHE-
ULULA-
SILENZIO)
QUANDO
DORME,
NEL
NONPENSIERO
DEL
SUO
BEL MUSO NERO.
A VOLTE
SORRIDE,
MA
CHISSA’
COSA
SIGNIFICA,
NELL’IDIOMA
DEI
CANIDI
DI
QUESTO
PIANETA.
APPARTIENE
AL
FRESCO
DELLA
SERA,
CHE
ASCOLTA
STRAVACCATO
SUL
PAVIMENTO,
QUANDO
E’
STANCO.
APPARTIENE
AL SAPORE
D’UN OSSO,
AD UN
FIORE
CHE SI
FERMA
A
ODORARE,
ROSSO.
AL LATRATO-ULULATO
CHE LANCIA VERSO
IL CIELO STELLATO,
O A TE CHE SEI RIENTRATO.
ODORA
IL
MONDO,
E
GLI
PIACE.
GLI
PIACE
QUESTO
MONDO,
E
TACE.
NON SA NIENTE.
E SA
ESATTAMENTE
COSA FARE,
SE SEI
IN PERICOLO,
SE
PIANGI,
SE TI
VUOLE
DIRE
IL SUO AMARE
SENZA
VERGOGNA
NE’
CREDO
NE’
ALCUNO
STRANO
UMANO
COMPLICARE.
(Diogene senza l'anima?)
("Nel/nonpensiero/del/suo/bel muso nero", foto di Sacrilegio Tempesta)
Nella foto: Sgrinchomannus.

Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
GRAZIE.
P.S.: NATURALMENTE, IN CASO QUESTO NON VENISSE RISPETTATO, CIOE' IN CASO DI "FURTO" DEL MATERIALE, NON ESITEREI A PASSARE ALLE VIE LEGALI.
ATTENZIONE:
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
VALIDO PER TUTTE LE MIE OPERE (SCRITTI, FOTOGRAFIE O OPERE GRAFICHE) PRESENTI SU QUESTO BLOG (TUTTI
GLI SCRITTI NON FIRMATI SONO OVVIAMENTE MIEI - a parte il caso, raro,
di titoli di post che sono citazioni dai link subito seguenti) -
E ANCHE PER LE OPERE FIRMATE "FELPATA FANNY" O "FANNY" O "SACRILEGIO" O
"SACRILEGIO TEMPESTA" (è la mia ragazza, che semplicemente me le ha
"prestate" per il blog).
(In sostanza, IN CASO DI RIPRODUZIONE DELLE OPERE:
1. E' OBBLIGATORIO CITARE IL NOME DELL'AUTORE (E ANCHE IL LINK AL POST SU QUESTO BLOG SU CUI LE AVETE TROVATE);
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3. E' ASSOLUTAMENTE VIETATO MODIFICARLE O UTILIZZARLE PER PRODURRE ALTRE OPERE.)
In più, chiedo a chiunque volesse riprodurre mie opere o della mia ragazza, o loro parti (nel caso degli scritti), di INFORMARMI E CHIEDERMENE IL PERMESSO. Nel 99,9% dei casi sarà senza problemi accordato.GRAZIE.
P.S.: NATURALMENTE, IN CASO QUESTO NON VENISSE RISPETTATO, CIOE' IN CASO DI "FURTO" DEL MATERIALE, NON ESITEREI A PASSARE ALLE VIE LEGALI.
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lunedì 9 dicembre 2013
"Sacro mi sia, allora, lo sterpaio disordinato dove trovano rifugio le serpi e le vipere, che del loro veleno ho decisamente meno paura e più rispetto."
"Era primavera e tanto giallo abbaglia. Giorgio rimase estasiato e fermò l'auto per avvicinarsi, guardare, camminarci in mezzo. Immaginava di poter cogliere il ronzio degli insetti già a distanza, com'era capitato anni prima, ma non fu così. Immaginava che nuvole di api abitassero gli stimmi soleggiati, ubriache di nettare e pollini squisiti. Rimase attonito quando si rese conto che l'unico rumore era quello dei petali e delle foglie tenere al vento.
Annusò l'aria, e un odore acre e pungente lo ferì.
La terra era vuota di qualsiasi altra vita che non fossero lei, la Colza. Allora capì: su quella coltura era stato sparso con dovizia un insetticida. Giorgio prese alcuni fiori, e li portò al laboratorio. L'insetticida utilizzato era un derivato della dieldrina.
Non sono ancora finiti i tempi in cui l'uso di pesticidi, prospettato come necessario alle produzioni agricole dalle multinazionali, assume le forme di vero e proprio consumismo. Gli agricoltori, plagiati dalle pressioni di mercato e dalla paura di veder perduto un raccolto su cui, erroneamente, son già stati spinti a investire più del dovuto, finiscono per attuare interventi pesanti senza rendersi conto delle reali conseguenze dei loro atti. In questo caso, ad esempio, la sola presenza delle api garantirebbe alla Colza un'impollinazione massiccia e un incremento della produzione fino al 90%; somministrare insetticidi per abbattere minacce spesso solo ipotetiche e sovrastimate in grado di compromettere il 30% della produzione per rinunciare al 90% è un pò come darsi la zappa sui piedi. E per un agricoltore è davvero il colmo. Ma, tant'è....
Il Giorgio del racconto è Giorgio Celli, etologo, studioso e scienziato. Lui è ancora vivo, ma le api e gli altri insetti del racconto sono tutti morti. E la dieldrina è finita nella terra, nella Colza, nell'aria, nelle falde acquifere.
Quando ci fermiamo estasiati a mirare un campo esteso di fiori tutti uguali, per quanto bella possa essere quell'immagine, ricordiamoci che forse nasconde un veleno. O più di uno.
Sacro mi sia, allora, lo sterpaio disordinato dove trovano rifugio le serpi e le vipere, che del loro veleno ho decisamente meno paura e più rispetto." (Primiana Leonardini Pieri, dalla sua pagina Facebook, con il permesso dell'autrice)
Annusò l'aria, e un odore acre e pungente lo ferì.
La terra era vuota di qualsiasi altra vita che non fossero lei, la Colza. Allora capì: su quella coltura era stato sparso con dovizia un insetticida. Giorgio prese alcuni fiori, e li portò al laboratorio. L'insetticida utilizzato era un derivato della dieldrina.
Non sono ancora finiti i tempi in cui l'uso di pesticidi, prospettato come necessario alle produzioni agricole dalle multinazionali, assume le forme di vero e proprio consumismo. Gli agricoltori, plagiati dalle pressioni di mercato e dalla paura di veder perduto un raccolto su cui, erroneamente, son già stati spinti a investire più del dovuto, finiscono per attuare interventi pesanti senza rendersi conto delle reali conseguenze dei loro atti. In questo caso, ad esempio, la sola presenza delle api garantirebbe alla Colza un'impollinazione massiccia e un incremento della produzione fino al 90%; somministrare insetticidi per abbattere minacce spesso solo ipotetiche e sovrastimate in grado di compromettere il 30% della produzione per rinunciare al 90% è un pò come darsi la zappa sui piedi. E per un agricoltore è davvero il colmo. Ma, tant'è....
Il Giorgio del racconto è Giorgio Celli, etologo, studioso e scienziato. Lui è ancora vivo, ma le api e gli altri insetti del racconto sono tutti morti. E la dieldrina è finita nella terra, nella Colza, nell'aria, nelle falde acquifere.
Quando ci fermiamo estasiati a mirare un campo esteso di fiori tutti uguali, per quanto bella possa essere quell'immagine, ricordiamoci che forse nasconde un veleno. O più di uno.
Sacro mi sia, allora, lo sterpaio disordinato dove trovano rifugio le serpi e le vipere, che del loro veleno ho decisamente meno paura e più rispetto." (Primiana Leonardini Pieri, dalla sua pagina Facebook, con il permesso dell'autrice)
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lunedì 28 ottobre 2013
Il Nord bipolare. Dal blog dei paesologi riflessioni paesologiche sui "sud del nord".
Che commozione. Che disperazione. Che speranza.
Un articolo sui malgari tradizionali in Val Soana.
Sul Nord degli "infermi" cittadini sradicati (cioè quasi tutti, la stragrande maggioranza di noi abitanti urbani tecnologizzati e usciti dai ritmi naturali, analfabeti della natura) e dello sviluppo barbaro e disanimato - e quello di persone come queste che fanno ancora mestieri antichi, secolari, faticosi, in simbiosi con la Terra.
Sono questi i "Sud del Nord".
"Penso che se è vero che il Sud lascia i paesi sui monti per scendere a valle e girare in macchina (Arminio 2013, p. 19), questo Nord fa esattamente il contrario. Si allontana dalla valle per salire sui monti, a piedi. Qualcuno impiega anche due, tre, quattro giorni di transumanza con le mandrie per raggiungere i luoghi dell’erba estiva. I margari non fanno parte del mondo degli infermi (pp. 34-35), come la maggior parte di noi. Al Nord rappresentano quello che al Sud forse non c’è più: il poter ancora “misurare la realtà con la pianta dei piedi” (p. 35). A loro è rimasto un motivo per camminare, perché hanno i pascoli da raggiungere. E non si tratta neanche di poca cosa! La loro misurazione del mondo e delle distanze è ben diversa dalla mia e da quella di qualsiasi altro infermo. Ceco, ormai settantenne, a giorni alterni, e a dispetto di qualsiasi condizione atmosferica, si fa a piedi i suoi 700 metri di dislivello per raggiungere gli alti prati del Bec (La punta del Grande Becco), dove pascolano le sue manze. Una pratica di routine quotidiana, dunque… e non una escursione impegnativa, come sarebbe considerata nella valutazione inferma della realtà.
I racconti di questi margari commuovono, in senso paesologico-arminiano. La loro vita, così piena di vita e di movimento, commuove. Riesce a mettere in moto l’anima (almeno quella!) di qualche infermo. Le loro attività così dense di sapere commuovono. I loro abiti appesi su una tavola, espressione del lavoro quotidiano, commuovono, e commuove anche la loro ricetta della grappa alle pigne."
(Rita Salvatore) - qui l'articolo completo:
http://comunitaprovvisorie.wordpress.com/2013/10/28/il-nord-bipolare-la-cascina-e-la-seggiovia/
Un articolo sui malgari tradizionali in Val Soana.
Sul Nord degli "infermi" cittadini sradicati (cioè quasi tutti, la stragrande maggioranza di noi abitanti urbani tecnologizzati e usciti dai ritmi naturali, analfabeti della natura) e dello sviluppo barbaro e disanimato - e quello di persone come queste che fanno ancora mestieri antichi, secolari, faticosi, in simbiosi con la Terra.
Sono questi i "Sud del Nord".
"Penso che se è vero che il Sud lascia i paesi sui monti per scendere a valle e girare in macchina (Arminio 2013, p. 19), questo Nord fa esattamente il contrario. Si allontana dalla valle per salire sui monti, a piedi. Qualcuno impiega anche due, tre, quattro giorni di transumanza con le mandrie per raggiungere i luoghi dell’erba estiva. I margari non fanno parte del mondo degli infermi (pp. 34-35), come la maggior parte di noi. Al Nord rappresentano quello che al Sud forse non c’è più: il poter ancora “misurare la realtà con la pianta dei piedi” (p. 35). A loro è rimasto un motivo per camminare, perché hanno i pascoli da raggiungere. E non si tratta neanche di poca cosa! La loro misurazione del mondo e delle distanze è ben diversa dalla mia e da quella di qualsiasi altro infermo. Ceco, ormai settantenne, a giorni alterni, e a dispetto di qualsiasi condizione atmosferica, si fa a piedi i suoi 700 metri di dislivello per raggiungere gli alti prati del Bec (La punta del Grande Becco), dove pascolano le sue manze. Una pratica di routine quotidiana, dunque… e non una escursione impegnativa, come sarebbe considerata nella valutazione inferma della realtà.
I racconti di questi margari commuovono, in senso paesologico-arminiano. La loro vita, così piena di vita e di movimento, commuove. Riesce a mettere in moto l’anima (almeno quella!) di qualche infermo. Le loro attività così dense di sapere commuovono. I loro abiti appesi su una tavola, espressione del lavoro quotidiano, commuovono, e commuove anche la loro ricetta della grappa alle pigne."
(Rita Salvatore) - qui l'articolo completo:
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martedì 22 ottobre 2013
ICARO DEL DIO-SOLE
ICARO DEL DIO-SOLE¹
SOLE-TUONO EROMPE COLORI
FULMINE TAMBURO ERUZIONE ESPLOSIONE BATTITO BOATO
VULCANO MUSICA URAGANO RUMORE STREPITO
GIAGUARO ROMBO VENTO TEMPESTA CONDOR RUPE
SPACCA BRUCIA BATTI PULSA DANZA CANTA!
VOLA SGUARDO OCCHIO CIELO AQUILA SCIAMANO
PIETRA SERPENTE FOLGORE DIVELTA
TERRA, FORESTA, ANIMALI, E CIELO-SOLE-VENTO DIVENTA
FUOCO INCENDIO CUORE RITMO MUSCOLO VISCERE ISTINTO GAMBE BRACCIA DANZA SUDORE URLO LANCIA TAMBURO ASCIA CALORE!
ESPLODI CUORE!
DIVENTA UNO COL SOLE!
ESPLODI ANIMA!
DIVENTA UNO COL TUONO!
ESPLODI CORPO!
DIVENTA UNO COL CIELO!
ESPLODI SPIRITO!
DIVENTA UNO COL VENTO!
ESPLODETE PIEDI!!!!
DIVENTATE ALI!!!!!
ESPLODETE GINOCCHIA!!!!!!!!
DIVENTATE AQUILE!!!!!!!!!!!!
ESPLODETE BRACCIA!!!!!!
DIVENTATE FRECCIE!!!!!!!!!!!!
ESPLODI PAURA!!!!!!!!!!!!!!!!!
DIVENTA GIOIA GUERRIERA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ESPLODETE LIMITI!!!!!!!!!
DIVENTATE AMORE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ESPLODI MIA ESSENZA!!!!!!!
DIVIENI-UNO-CON-TUTTO!!!!!!!!
ESPLODI E RINASCI!!!!!!!!!!!
COME GUERRIERO INNAMORATO SENZA PAURA, CONNESSO-CON-OGNI-COSA, RINASCI!!!!!!!
ARCO
CHE TENDI L'INTERO
MIO ESSERE
DAL CENTRO-ABISSO
DI MADRE TERRA
VERSO LE STELLE,
SCOCCA LA TUA FRECCIA!!!!!!!
FULMINE SIDERALE, SPACCA LA ROCCIA!!!!!!!!
L'UNIVERSO-IO-SONO!!!!
CIELO-E-TERRA-SONO!!!!!
UNO-IO-SONO-E-TANTI, INFINITI!!!
E UNO-SONO-CON-OGNI-COSA!!!!!!!!!
(Diogene senza l'anima?)
1. Chiedo scusa agli eventuali lettori di cultura indio-amazzonica, o ai lettori occidentali che in qualche maniera si rifanno alla spiritualità amazzonica, per l'uso improprio del termine "Icaro". Gli "Icaros" sono canti sciamanici della cultura india amazzonica, ispirati dagli spiriti, secondo questa cultura, a dei curanderos. E' chiaro che questo qui sopra non è un Icaro, ma una semplice poesia. Ho scelto questo termine, tuttavia, perchè mi sono ispirato alla cultura sciamanica e alla foresta amazzonica. Molto probabilmente il contenuto di questa poesia non è coerente con la spiritualità e i miti amazzonici, visto che li conosco ben poco, ma ho voluto comunque rendere un omaggio a questo tipo di cultura scrivendo dei versi che sono semplicemente frutto delle mie personali suggestioni emotive partendo dall'ascolto di alcuni Icaros, da alcune conoscenze sparse e dalla mia rielaborazione di tutto questo attraverso l'immaginazione e l'ispirazione poetica.
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lunedì 14 ottobre 2013
LETTERA A MADRE TERRA
Terra, Madre,
ti scrivo questa lettera perchè è tanto che non parliamo.
Mi è presa una nostalgia folle di te, del tuo corpo,
dei tuoi odori,
una smania di mangiare pane e fichi selvatici,
correre nell’erba,
rotolarmi in un prato,
sentire sentire che ci sei ancora, che ancora esisti,
che ancora il tuo cuore batte sotto di noi, attorno a noi,
che ci abbraccia,
che ci accarezza, che non ci odi tutti quanti,
che hai ancora hai ancora frutti per noi, frutti di amore,
di bellezza di pianto di allegria, di pienezza,
di materia, di vita,
che non ti hanno ancora uccisa,
che respiri,
che respiri ancora dentro ognuno di noi,
che canti, che ridi, che soffri, che speri, che gioisci, che
parli, che t’innamori.
Ho bisogno di immergere le mie mani
nella tua terra,
ho bisogno di materia, di materia non quella no non quella
però colorata-plastificata-codificata-
[etichettata
Prevedibile-meccanica-robotica-virtuale
Perfetta-confezionata-incellophanata-piana-asettica-lucida-stroboscopica-industriale
quella fango e germogli, foglie sassi erba corteccia humus
rami fiori
quella con vermi, con locuste, con larve con
coccinelle con talpe con formiche con porcellini
d’india con lumache con lucciole con radici con emozioni con
istinti
feroci con amore con amore di pancia, con amore vero, con
amore di viscera, con amore bestiale, con essere, essere,
con essere, ho voglia
di smettere di pensare,
piantarla di strapiroettarmi fra apparenze e parole
e immergermi
nel tuo cuore
nella tua materia viva,
nel tuo essere abissale,
nel tuo cupo cantare mormorante,
nella tua pancia taumaturgica
nella tua caverna oscura infinita
cavità apotropaica di Dea-della-Vita,
cuore-centro-della-vita,
centro-di-essere,
vita vita vita vita
che ama
altre forme di vita,
in una rete-della-vita,
di alleanze pre-logiche
in cui risprofondare
in arcaiche, antiche, oscure
pre-mentali assolutezze ctonie di co-essere.
(Diogene senza l'anima?)
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venerdì 11 ottobre 2013
Di che abbiamo bisogno???
Quando chiesero al maestro Zen Thich Nhat Hanh « Di che abbiamo bisogno per salvare il nostro mondo ? », si aspettavano che identificasse le migliori strategie per intraprendere un’azione sociale e ambientale.
Ma Thich Nhat Hanh rispose :
« Ciò di cui abbiamo più bisogno è ascoltare in noi stessi l’eco della Terra che piange ».
tratto da Macy Joanna et Young Brown Molly,“Echopsycologie pratique et rituels pour la Terre”, édition le Souffle d’Or, 2008.
- dal sito:
http://ecopsy.ch/
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martedì 1 ottobre 2013
Formiche impazzite.
L'amico Jaspere Diaspro, scrive questo post, che nella sua semplicità, basilarità, ci ricorda le cose più essenziali, necessarie, vitali, urgenti per vivere meglio, ed evitare di autodistruggerci come una mandria di formiche impazzite:
Per quanto sia banale ciò che sto per scrivere per alcuni forse non lo è per altri. Sperando di toccare qualche coscienza per l'ennesima volta un piccolo sfogo da parte mia dopo l'osservazione di una piccola cittadella come la mia.
Ci muoviamo tutti come pedine impazzite all'interno di un sistema corrotto e ben noto a chi cerca di uscirne. Se visti dall'alto sembriamo formiche laboriose,ma in realtà cio che facciamo oggi non ci sta regalando un futuro. Chi cerca di uscire dal sistema della crescita questo lo sa e lo sa molto bene. Ambiente,socializzazione vera, non quella tumefatta di oggi,cibo sano,acqua,territorio e la sua bellezza.Tutte cose a rischio per ordine di un solo settore, l'economia globale.
Soluzioni - Decrescita,rispetto per l'ambiente,socializzare col vicino come si faceva una volta cioè con fiducia, cibo biologico,lontano dagli schifosi prodotti chimici che inquinano la terra, acqua non sprecata e non inquinata, alberi in primis che sono fonte di ossigeno ombra e vita.
Ci sarebbe da ricostruire un mondo su basi diverse,speriamo che ciò sia possibile prima del crollo definitivo.....
(Jaspere Diaspro)
http://animadidiaspro.weebly.com/1/post/2013/10/formiche-impazzite.html
Per quanto sia banale ciò che sto per scrivere per alcuni forse non lo è per altri. Sperando di toccare qualche coscienza per l'ennesima volta un piccolo sfogo da parte mia dopo l'osservazione di una piccola cittadella come la mia.
Ci muoviamo tutti come pedine impazzite all'interno di un sistema corrotto e ben noto a chi cerca di uscirne. Se visti dall'alto sembriamo formiche laboriose,ma in realtà cio che facciamo oggi non ci sta regalando un futuro. Chi cerca di uscire dal sistema della crescita questo lo sa e lo sa molto bene. Ambiente,socializzazione vera, non quella tumefatta di oggi,cibo sano,acqua,territorio e la sua bellezza.Tutte cose a rischio per ordine di un solo settore, l'economia globale.
Soluzioni - Decrescita,rispetto per l'ambiente,socializzare col vicino come si faceva una volta cioè con fiducia, cibo biologico,lontano dagli schifosi prodotti chimici che inquinano la terra, acqua non sprecata e non inquinata, alberi in primis che sono fonte di ossigeno ombra e vita.
Ci sarebbe da ricostruire un mondo su basi diverse,speriamo che ciò sia possibile prima del crollo definitivo.....
(Jaspere Diaspro)
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Che cos'è l'ecologia profonda?
“Sono una pietra, ho visto vivere e morire, ho provato felicità, pene ed affanni: vivo la vita della roccia. Sono parte della Madre Terra, sento il suo cuore battere sul mio, sento il suo dolore, la sua felicità: vivo la vita della roccia. Sono una parte del Grande Mistero, ho sentito il suo lutto, ho sentito la sua saggezza, ho visto le sue creature che mi sono sorelle: gli animali, gli uccelli, le acque e i venti sussuranti, gli alberi e tutto quanto è in terra e ogni cosa nell’universo” (Preghiera Hopi).
“Mentre state leggendo queste parole, branchi di lupi stanno correndo a lunghi balzi attraverso le foreste e nelle lande selvagge dell’America settentrionale. Fiutando il vento, cacciano e giocano, si nutrono e riposano, proprio come hanno fatto i loro antenati per milioni di anni. Ce ne sono ancora migliaia di esemplari, selvaggi come le immense regioni in cui vagano......
Il lupo, Canis lupus, un tempo era il mammifero terrestre più ampiamente distribuito nel mondo, e si poteva trovare in tutto l’emisfero settentrionale, ovunque fossero presenti i grandi mammiferi che è in grado di cacciare. Ora la specie è estinta, o quasi, in gran parte del suo habitat naturale....” (C. Savage)
“La natura selvaggia è un bisogno spirituale che ognuno di noi si porta dentro e che va dal semplice amore per il bello al preponderante bisogno di solitudine che sentono alcuni. E’ il senso di fastidio che proviamo in natura di fronte all’opera dell’uomo, anche quando quest’opera è minima o ha fini di conservazione o di studio. La natura selvaggia è acqua libera di scorrere, di erodere, di gonfiarsi e straripare; è la libertà di volare e di correre degli animali; sono gli orizzonti intatti di montagne o di piatte paludi; è l’immensità del cielo su un panorama d’erba; è il silenzio della natura e lo scrosciare d’acque nelle valli montane; l’urlo del temporale nella foresta; il sibilo della bufera e il boato pauroso della valanga; il lento volo dell’aquila che annulla lo spazio tra le montagne; è il gioco delle onde sulle scogliera. La natura selvaggia è girare attorno lo sguardo e non vedere segno d’uomo; è ascoltare e non udire rumori d’uomo” (Franco Zunino).
“In ogni luogo ci vorrebbe un posto, così, lasciato incolto” (Cesare Pavese).
Al seguente link un ottimo articolo che introduce al pensiero dell'ecologia profonda, su un ottimo sito che offre numerose possibilità di approfondimento su questa visione filosofica:
http://www.ecologiaprofonda.com/?&set=222&dom_id=&dom_sld=ecologiaprofonda&dom_tld=com&no_tags=1&sito_gratis=&sito=&news1_categoria=Ecologia+profonda&news1_id=230499&local_page=
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domenica 1 settembre 2013
MI BASTA (JAM SESSION TERRIGNALUNARETERICANIMALFORESTICAUMBRATILEPULSANTETREMANTEINNAMORATACONNESSARADICATAVISCERALESILVESTRECOSMICOMICATELLURICADIAFANARADICATASOLIDAFORTERADICALEPROFONDAVEGETALECORPOREAMUSCHIATACORIACEAMINERALEIMMENSA)
A ME COME RELIGIONE MI BASTA LA TERRA,
ESATTA CENTRATURA SMISURATA
SELVAGGIA ESPLOSIONE LUSSUREGGIANTE
FIORITURA PULLULANTE VITA
PULSANTE DA OGNI PARTE,
STRARIPANTE DANZA DISTESA
VORTICANTE PROFUMATA TERRIGNA
BRULICANTE TERAPEUTICA SOGNANTE OMBROSA UMBRATILE SOLARE
CANTO DILAGARE IN OGNI DIREZIONE
ALL'INFINITO MAGMA FERTILE
SMISURATO TREMORE CIRCONDATO
STO DA OGNI PARTE ASSEDIATO
DA SUONI ODORI TREMITI
CANTI SOGNI PROFUMI VERSI RUMORI
VIBRAZIONI CONVULSE
PULSAZIONE COSTANTE
CORTECCIA INDISTRUTTIBILE
TRASMISSIONE ELETTRICA SOTTILE
MUSICALE,
SINFONICA
POLIFONICA
MULTIARMONICA
ROCK!!!
VULCANICA
ALCHEMICA
ANIMICA
ANIMISTA
FENOMENICA
ANIMALE
TELLURICA
STREPITANTE
STROKE!
BEAT!
STONE!
THUNDER!!!!!!
STORM!!!!!!!!
SBANG!!!!!
SKRAK!!!!!!!!
VEGETAL THRONE!!!!
VISIONE TATTILE MULTIFORME MULTICOLOREVORTICEVITACOMICASACRASELVATICAAMARA
BENEFICATRISTEALLEGRATOTEMICADILAGANTEINTREPIDACONVULSATREMITASAPIDASANARUDEFORTESOLIDAFISICAISTINTUALESELVAGGIASTRARIPANTETERICAEROTICAAFFERMATIVATELLURICAESPLOSIVASTUPEFACENTEMAGICAVIVA,
LUMINOSA BENEDIZIONE OSCURA E BUONA.
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mercoledì 17 luglio 2013
Ecologia profonda e animali-
Sulle tanto concitatamente dibattute diatribe tra vegetarianismo/veganismo/onnivorismo rurale/onnivorismo tout court devo ammettere che non ho per niente le idee chiare, anzi ce le ho parecchio confuse, e perciò sospendo ogni giudizio, almeno temporaneamente.
(Mi capita, mio malgrado, di non riuscire ad avere un'opinione sulla maggior parte delle questioni più dibattute e "opinionate" - e questo non nasce da uno snobismo fine a sè stesso, ma da una sincera incapacità di orientarmi in un mare di opinioni argomentate spesso con una visceralità passionale che è proporzionale alla parzialità non approfondente delle informazioni e dei ragionamenti)-
Mi interessa invece affrontare un altro nodo, più sottile, ma secondo me importantissimo, del nostro relazionarci agli animali.
Si potrebbe sintetizzare questo nodo, intricato, profondo, radicale, difficile da sciogliere, con questo slogan:
"Lasciar essere gli animali."
Lasciar essere: e cioè, innanzitutto: ritirarsi. Ritrarsi. Scappare in ritirata. Arrendersi, e decolonizzare, lasciare che sia come voglia essere.
Ridurre al minimo ogni possibile interferenza.
L'ecologia e l'animalsimo militanti si occupano, innanzitutto, di: "salvare" le specie in via di estinzione, "proteggerle", "salvare" i cani e i gatti randagi, "salvare" animali selvatici in difficoltà, "prendersi cura", "amare", "occuparsi di", diffondere informazioni, aiutare, attivarsi per, difendere, prendersi carico di, etc...
Io dico (senza negare la necessità delle cose elencate qui sopra, nella situazione in cui siamo) che forse invece un'ecologia profonda e un animalismo profondo, radicale dovrebbero mirare al ritiro, alla disfatta, alla debacle totale: ritirarsi il più possibile e interferire il meno possibile con la Natura e con gli Animali, in particolare con quelli selvatici.
Non: salvare, proteggere, prendersi cura, ma: lasciar liberi, lasciar essere, lasciar fare, lasciare che le cose accadano come vogliono accadere, rinunciando consapevolmente all'idea tecnocratica di dominare Natura e animali, ma quindi anche a quella di controllare, intervenire, alterare, aiutare, modificare, direzionare.
Ritirare il più possibile la nostra colonizzazione e lasciar essere, lasciare che sia, lasciare che Natura e animali facciano ciò che vogliono, separati, lasciati autonomi, lasciati ininfluenzati, Altri, Enigmatici, lontani.
Estranei selvatici quali sono, non antropomorfizzate caricature da ecologismo buonista.
Il discorso è più complesso e delicato per gli animali domestici, ma anche lì il principio non cambia:
"Lasciar essere gli animali."
Il che non vuole dire che non sia possibile un rapporto di amore profondo con i nostri amati cani e gatti (o altri) ma significa fare questa presa di coscienza e assumerci questa responsabilità:
"Io sono consapevole che questo Essere, discendente di un lupo o di un felino selvatico, è un Essere selvatico radicalmente estraneo, una Alterità assoluta, radicale, un Enigma che appartiene ai regni della Natura selvaggia e che io ho portato in casa mia."
Va bene, è così e va bene così.
Ma bisogna avere la consapevolezza, il rispetto e l'ampiezza di vedute per capire che avere un animale in casa significa accogliere in casa l'Enigma, il non-familiare, il Selvatico (per quanto addomesticato da millenni) un Essere che appartiene ad un universo radicalmente altro, separato, misterioso, inaddomesticabile, incomprensibile, inappropriabile, Altero, Altro, misterioso, silenzioso, incomunicante con noi.
L'ultima espressione, in particolare, può sembrare un po' forte, e disturbante forse, forse addirittura traumatica, per chiunque ami profondamente il suo cane o il suo gatto (e sono uno di questi!).
E infatti è una provocazione: la comunicazione, l'amore, l'Incontro tra uomo e animale (anche eventualmente selvatico, se capita, quando capita) sono sicuramente possibili, ma per far sì che questi incontri siano reali ed autentici, dobbiamo ripristinare lo spazio, la distanza dell'Alterità siderale, assoluta, selvaggia, enigmatica, geroglifica tra noi e gli animali.
Incontrare l'altro è possibile solo se la radicale, fondamentale estraneità dell'essere-Altro è l'orizzonte di consapevolezza in cui ci muoviamo.
Incontrare è possibile, se accade, quando accade, ma non accade se pensiamo di muoverci in un orizzonte continuo di iper-familiarità snaturante in cui siamo convinti che l'incontro sia un già dato, scontato, che succede sempre.
Siamo noi a doverci adattare, noi abbiamo portato l'Estraneo in casa nostra: se il nostro cane ci cerca, cerchiamo di dargli tutto l'amore di cui siamo capaci, e insieme all'amore le cure, il divertimento, il gioco, etc...
Quando il nostro cane se ne sta per conto suo, lasciamolo per conto suo, nel Suo Regno.
Senza consapevolezza dell'Alterità Radicale dell'Estraneo Selvatico che abbiamo in casa, senza coscienza del fatto che appartiene e abita una Dimensione e un Linguaggio completamente estranei e separati da noi, per noi incomprensibili, rimaniamo nella dimensione antropocentrica, ego-centrica, antropomorfizzante e iper-affettivizzante in cui l'animale domestico è ridotto a oggetto, strumento per non sentirci soli.
Quando parlo di incomprensibilità e incomunicabilità, non sto dicendo che sia inutile leggere libri di etologia, fare corsi per esempio di educazione cinofila o simili (anzi, libri e corsi, se ben fatti, per esempio se si muovono nell'orizzonte teorico-pratico della Zooantropologia, danno molte spallate al nostro antropocentrismo e antropomorfismo): tuttavia la consapevolezza dell'Alterità Radicale è la base: noi possiamo imparare tantissimo sui nostri cani e gatti, imparare a relazionarci meglio a loro, capire i loro segnali, i loro bisogni, eccetera, e tuttavia il loro sguardo silenzioso, misterioso, istintivo e selvatico rimarrà in fin dei conti pur sempre un Enigma per noi: un Essere che appartiene a un'altra Dimensione, a un'altro Linguaggio.
Ma questo non ci deve scoraggiare, è secondo me anzi la base per incontrare, con più autenticità e più libertà reciproca l'Estraneo selvatico che abbiamo di fronte, quando l'abbiamo di fronte.
Questo è il punto di partenza per incontri ravvicinati con i "nostri" ("nostri"?????????") Selvatici-in-Casa rispettosi e consapevoli della Differenza, e quindi più liberi, più veri, con meno pretese, meno proiezioni, meno idealizzazioni forzate in cui costringerli, più autonomia, più distanza, più vero amore.
Qualsiasi forma di amore autentico ha uno stretto rapporto con il Mistero.
Infine un ultimo significato dello slogan.
"Lasciar essere gli animali."
Può, forse, avere un significato anche nel nostro relazionarci a noi stessi: lasciare che l'Estraneo Selvatico, l'Enigma silenzioso, il terrigno animale naturale corporeo istintivo intuitivo inaddomesticabile che vive dentro di noi, sia, respiri, pulsi, vibri, si esprima, dia segni, segnali, versi, parli, ma con il suo linguaggio, sia come sia, lontano e Altro rispetto al nostro ego iper-civilizzato.
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lunedì 1 luglio 2013
COSE DA SALVARE.
SEGUIRE AQUILA RUOTARE
AMORE UNILINEARE
CANTARE LA PIOGGIA IN AMORE
TERRA, ODORARE FIORE
RUOTARE ONDE NEL MARE
RICORDARE L'ELEMENTALE
VIVERE PRIMITIVO
SPASIMARE BASILARE
BATTITO ARCAICO:
RESPIRO ESSERE
TUTTI ANIMALI BACIARE
RIDERE DI PANCIA/VISCERE
TEMPORALE
ATEMPORALE
COSMO SONNO
OCCHIO CENTRALE
TRASPARENTI SILENTI
FUOCO
PIANGERE
ESSERE DANZARE CUORE.
PROFUMO RUMORE SCROSCIARE
DILUVIO ESSERE
CONSERVARE
PROTEGGERE
VIVERE STRARIPARE SILENZIO.
NIENTE.
SUSURRO.
Z.
(dIOGENE SENZA L'ANIMA?)
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"Solo la fame fa l'uomo ecologico"
"L'uomo non vuole vivere felice. Perchè desidera sempre quello che non ha.
E' quel passo in più che ci frega."
(Mauro Corona)
http://www.youtube.com/watch?v=HW-ncD1ffnY
http://www.youtube.com/watch?v=Vz8JBrlzsA0&feature=endscreen&NR=1
E' quel passo in più che ci frega."
(Mauro Corona)
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mercoledì 19 giugno 2013
L'Uomo Selvatico, o Green Man, o Khidr.
"Nelle chiese e cattedrali della Spagna, della Francia, dell’Inghilterra e
della Germania tra il 1000 e il 1500, cominciarono ad apparire nelle
sculture decorative una figura che il folklore inglese conosce come il
“Green Man”, “l’Uomo Verde”. In verità questa è una riapparizione,
perché l’Uomo Verde ha le sue origini nella figura del dio figlio,
amante e guardiano della Grande Dea dell’antica Europa, quello che
Marija Gimbutas chiama “il dio mascherato ittifallico”, il dio
sacrificato, sepolto e rinato, il dio della vita vegetativa, l’angelo
dell’albero sacro che si ritrova in tutte le culture dai Veda alla
mitologia nordica e in generale in tutta l’Europa pre-cristiana, dove la
religione era una religione di luogo e il luogo era foresta. Ha
precedenti nella Domus Aurea a Roma, nei dipinti descritti da Vitruvius:
piante con piccole figure umane sedute fra le fronde. E’ molto strano
come l’immagine dell’Uomo Verde sia riuscita ad entrare ai margini della
cultura cristiana, nell’arte romanica, gotica e rinascimentale,
nonostante la lotta cristiana contro il culto degli alberi sacri che è
continuata fino al 1200 circa. Chi osserva le sculture in pietra sulle
cattedrali (di Chartres, Le Mans, Auxerre, Freiburg im Breisgau, Ulm,
Bomberg, Ely, Exeter, Norwich, S.Pietro in Toscania a Viterbo e S.Maria
del Mar a Barcelona, per citarne solo alcune) può vedere centinaia di
esempi del suo viso composto di foglie, con foglie che escono dalla
bocca e dagli occhi: è un’immagine dell’unione dell’umanità con il mondo
vegetale, un’immagine di vita esuberante, dì rinnovamento e di
rinascita. Il Green Man conosce le segrete leggi della natura, le foglie
che escono dalla sua bocca sono il canto con cui gli spiriti degli
alberi parlano con gli esseri umani, parlano dell’intelligenza e
dell’intenzionalità della natura. L’Uomo Verde è il guardiano e il
rivelatore di misteri silenziosi. E’ l’immagine con cui gli esseri umani
hanno cercato di visualizzare la loro intima esperienza del mondo
vegetale come tramite intelligente dell’anima mundi. Negli ultimi anni
sono stati fatti alcuni studi della figura dell’uomo Verde: uno da
Kathleen Basford nel 1978 The Green Man, (Ipswich) e l’altro, Green Man (Harper
Collins) da William Anderson e Clive Hicks nel 1990. E’ interessante
che questo archetipo riemerga dalle ombre ora che sta riemergendo nella
coscienza umana l’immagine della Dea. Mi sembra molto importante per
l’immaginario di quegli uomini che stanno cercando in questi anni di
ritrovare il rapporto arcaico ma forse più cosciente con la natura. Non è
possibile che la Dea rappresenti l’unica immagine positiva per il nuovo
abbraccio fra la terra e l’umanità, un abbraccio che richiede un’unione
fertile e gioiosa fra uomini e donne. Nella chiesa di St. Bernard de
Comminges c’è una scultura in legno della Grande Madre che partorisce
Uomo Verde, un’immagine molto rara della loro connessione. E chiaro che
queste immagini sono sopravvissute solo perché passavano per decorazioni
attorno alle immagini cristiane, ma è interessante chiedersi quale
ruolo avessero nell’immaginario degli artigiani che materialmente le
hanno scolpite E’ possibile che ancora nelle loro vite il rapporto fra
essere umano e natura non fosse del tutto spezzato e che le correnti
pagane fossero vicine alla superficie del sentimento religioso, anche se
questo era apparentemente cristiano?"
(dallo stupendo articolo di Etain Addey sull'ecologia profonda , nel bellissimo blog:
http://selvatici.wordpress.com/rete-bioregionale-italiana/lincontro-con-il-khidr/comment-page-1 /#comment-2877 )
Sacrilegio, ti ricordi??????? L'abbiamo visto sulla chiesa di Torno!!!!!
(dallo stupendo articolo di Etain Addey sull'ecologia profonda , nel bellissimo blog:
http://selvatici.wordpress.com/rete-bioregionale-italiana/lincontro-con-il-khidr/comment-page-1 /#comment-2877 )
Sacrilegio, ti ricordi??????? L'abbiamo visto sulla chiesa di Torno!!!!!
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giovedì 30 maggio 2013
Due splendidi siti di fumetto, poesia, arte, resistenza.
L'Albero Sfregiato, il blog di Rocco Lombardi: uno sguardo visionario, apocalittico ma poetico ecologista e sognante - favole, poesie acide e surrealiste/espressioniste in cui spesso la Natura ha la meglio e ritorna padrona.
Fumetti, illustrazione, parole, un diorama post-atomico onirico per "scovare rifugi".
http://lalberosfregiato.blogspot.it/2013/04/dino-campana-e-i-boschi-verticali.html
http://lalberosfregiato.blogspot.it/p/stampe-prints.html
Noce Moscata, il blog di Marina Girardi: fumetto, poesia, animismo, anima, animali, mostri colorati allegri e guide a fumetti per on the road in bici sull'Appennino, e, come si sarebbe detto qualche anno fa, "resistenza umana"!
http://www.magira.altervista.org/2013/04/nostra-signora-degli-alberi-dimenticati/
http://www.magira.altervista.org/2013/04/peio-viva-viva-i-popi/
http://www.magira.altervista.org/2012/12/sulakfaht-di-natale/
Fumetti, illustrazione, parole, un diorama post-atomico onirico per "scovare rifugi".
http://lalberosfregiato.blogspot.it/2013/04/dino-campana-e-i-boschi-verticali.html
http://lalberosfregiato.blogspot.it/p/stampe-prints.html
Noce Moscata, il blog di Marina Girardi: fumetto, poesia, animismo, anima, animali, mostri colorati allegri e guide a fumetti per on the road in bici sull'Appennino, e, come si sarebbe detto qualche anno fa, "resistenza umana"!
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