di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
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sabato 24 maggio 2014

Paesologi e territorialisti

Paesologi e territorialisti sono diversi, ma condividono il disgusto verso una globalizzazione alienante, ipertecnologizzante, disanimante, la globalizzazione dei non luoghi, che frantuma, calpesta, svuota, uccide l'anima dei luoghi e delle comunità e delle persone. Mentre difendono entrambi, in maniera diversa, i territori e la loro storia, la loro unica e irripetibile fisionomia, la loro identità culturale/naturale locale come un tassello della biodiversità esistenziale irripetibile e prezioso. Questo senza cadere nelle chiusure conservatrici e xenofobe, ma cercando di difendere semplicemente ciò che resta della bellezza e dell'anima dei paesaggi e delle comunità, riaprendole all'apertura della reinvenzione progettuale collettiva, che parte da una storia però, da un volto paesaggistico-culturale, da una lingua, dalla fisiognomica unica di un luogo che è anche l'intreccio di saperi, persone, mestieri tradizionali, conoscenze popolari, alberi, storie, animali, boschi, montagne, dialetti, case, paesi, monumenti, fienili, campi, crocicchi, cascine, eredità poetico-pratico-spirituali. All'insegna di una decrescita ecologista, conviviale della rivalutazione del piccolo, dell'essenziale del lento, del minimo ma autentico, che ci faccia finalmente, gradualmente uscire dalla "modernità incivile" e dalla sua ripetizione seriale di non-vite, despettacolarizzando l'esistenza e riconsegnandoci al concreto di un qui e ora in cui convivono antenati, millenni, echi antichi, fantasmi, genii loci, risate e racconti di vecchi, le voci sagge degli animali, la pazienza selvatica e forte, acre, odorosa, nodosa, coriacea, protettiva della terra e la lenta, atemporale, criptica crepitante scansione dei ritmi della poesia.


http://comunitaprovvisorie.wordpress.com/


http://www.societadeiterritorialisti.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=1&Itemid=154


http://terraceleste.wordpress.com/


http://www.geofilosofia.it/



giovedì 9 agosto 2012

De-creare.


"Discreazione: far passare qualcosa di creato nell'increato. Distruzione: far passare qualcosa di creato nel nulla. Ersatz [surrogato] colpevole della discreazione."

"La realtà del mondo è fatta da noi, col nostro attaccamento. E' la realtà dell'Io trasportata da noi nelle cose. Non è affatto la realtà esteriore. Questa può essere percepita solo col totale distacco. Quand'anche non rimanesse che un filo, vi sarebbe ancora attaccamento."

"Sospendere continuamente in se stesso il lavoro della immaginazione che colma i vuoti. Se si accetta qualsiasi vuoto, qual colpo del destino può impedire di amare l'universo? Si è certi che, qualunque cosa avvenga, l'universo è pieno."

"La creazione è un atto d'amore ed è perpetua. In ogni istante, la nostra esistenza è amore di Dio per noi. Ma Dio può amare solo se stesso. Il suo amore per noi è amore per se stesso attraverso di noi. Così egli, che ci dà l'essere, ama in noi il consenso a non essere. La nostra esistenza è fatta solo della sua attesa, del nostro consenso a non esistere. Perpetuamente egli mendica da noi l'esistenza che ci dà. Ce la dà per chiedercela in elemosina."

"Le contraddizioni contro cui urta lo spirito: sole realtà, criterio del reale. Nessuna contraddizione nell'immaginario. La contraddizione è la prova della necessità. La contraddizione sperimentata fino in fondo all'essere è lacerazione. E' la croce."

                                                                                                                 (Simone Weil)


De-creare. Cioè: non completare. Lasciare irrisolto. Lasciare il vuoto sconnesso della realtà così com'è. Lasciare nuda la contraddizione.
Lasciare la realtà "frastagliata", asimmetrica, inspiegabile, multipla-

In-creato. Cioè: non obbligato. Casuale. Indifferente. Senza adesione. Non alterato. Lasciato essere. Lasciato non essere. Frattura. Codici. Affermazioni. Vortici. Constatare la misura degli spazi - la contromisura dei moti - inabissandosi nella fedele rapida di cunicoli oscuri labirintici enigmatici magmatici dell'essere momento per momento connesso all'intermittenza molteplice mutevole imprevista.
Senza tracciati, percorro la linea esatta che traccia la non-creabilità.
Restando così, senza volere niente, senza desiderare modificare niente, senza aspettarsi niente, senza scegliere niente, senza alcuna distrazione o fuga, perfettamente aderenti a questo nulla cangiante senza fine senza scopo - il vuoto dell'uragano del reale così come è - forse - leggere crepe potrebbero comparire - accennare a, lasciare, trasparire, accenni-frammenti di bagliori di luce. Spiragli di trascendenza.
O forse no.

Brulicante sbilenco. Sospeso in moto oscillante fermo.

Lascia stare. Lascia cadere. Lascia essere. Lascia che sia semplice.

Creare, trasformare, dare forma diversa alle cose, inusuale modificare, dare vita, sbocciare.

Sono vivo nell'attimo-brulicare casuale in cui dipingo il mio arbitrario-canto - colorato della mia volontà - sulla tela-specchio dell'universo, che scelgo, che apprezzo, che creo, che progetto, per quello che posso in questa porzione di galassia in cui sono gettato.


                                                                                     

mercoledì 23 maggio 2012

La Vita è un fenomeno strano, magico, multiforme, contraddittorio, meraviglioso, potente, misterioso, illimitato, a cui si ha accesso al costo di staccare la testa di netto, ogni singolo momento che viviamo, al demone/agnello sacrificale del nostro delirio di onnipotenza. E, cioè, scegliere.