di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
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giovedì 29 maggio 2014

LASCIAR SCOMPARIRE L'ARTE PER LASCIAR RIEMERGERE LA REALTA', LA VITA, IL GIOCO, LA LIBERTA', LA NATURA, IL SELVATICO


(disegno di Dem Dem, riprodotto qui con il suo consenso, da me richiesto. Il sito di Dem Dem )


Ritrarsi, dissolversi, spaccare la scatola dell'ordine simbolico dato, la rete del linguaggio stesso, gli inganni dell'arte, la Maya ammaliante e perfida della fanfara multimediale, per lasciare spazio al gioco, alla vita libera istante per istante, alla creatività senza opere, all'azione per il piacere dell'azione, per tornare alla natura, alla realtà caotica vitale e indecifrabile oltre questa Matrix subdola, al selvatico ignoto, al nostro esistere reale come corpi liberi istintivi in uno spazio aperto senza determinazioni, risultati, scopi, oggetti reificati, codici convenzionali, e senza tempo. "Un punto di incredibile densità. Bisogna imparare a rallentare il tempo, a vivere la passione permanente dell'esperienza immediata."



 Due articoli di John Zerzan, filosofo anarchico primitivista.


Il primo è contro l'arte:


Critica primitivista all'arte e al mondo dei simboli


Il secondo è contro il tempo:


Critica anarchica alla costruzione sociale del tempo



Nel primo articolo, Zerzan sostiene che nel Paleolitico, all'epoca in cui eravamo nomadi cacciatori-raccoglitori, non c'era nè religione nè arte, e neanche un linguaggio inteso come lo intendiamo noi, una rete di simboli codificati e condivisi. E non c'era la divisione del lavoro, erano piccole bande nomadi egualitarie.

Non c'erano i simboli, l'uomo era un animale immerso nella vita della natura, libero, reale, istintivo, immediato, senza mediazioni artificiali.

Col Neolitico, e il passaggio a una società stanziale, basata sull'agricoltura e su un'organizzazione sociale più complessa nasce la gerarchia sociale, la divisione del lavoro, la religione e il linguaggio. E con tutto questo l'alienazione.

E la separazione dalla natura, l'unità perduta con la quale - dopo questa caduta - è surrogata dai paradisi artificiali della religione, dell'arte e del linguaggio simbolico.

Già gli sciamani delle religioni più antiche erano legati a una struttura sociale differenziata, con ruoli assegnati, gerarchia definita e un mondo mitologico-simbolico sostituto dell'originaria indifferenziazione nella natura, perduta.

Poi, in estrema sintesi, col cristianesimo antropocentrico prima, e quindi con la società moderna, le cose sono andate sempre peggio, fino all'attuale società completamente alienata, separata ermeticamente dalla natura, asettica, mortuaria, virtuale, sempre più distruttiva e irrispettosa verso la natura e verso il selvatico l'autentico e il genuinamente istintuale e creativo, unico, libero, originale, singolare, singolo, non-conformato in noi.

In tutto questo, l'arte ha sempre avuto la stessa funzione della religione: legittimare l'ordine sociale alienato e permettere fugaci ascese a attimi di pace estasi o bellezza, surrogati della felicità naturale permanente. L'estetica è anestetica: anestetizza e intorpidisce, obnubila i nostri sensi, e estetizza la nostra percezione e interazione col mondo, comprimendola in una scatola simbolica sintetica, principalmente visuale, astratta, artificiale, deformante, selettiva, sostitutiva, basata su una presa di distanza, una separazione dal mondo, dal corpo, dal selvatico, dalla natura, dall'istinto: abitiamo il mondo della rappresentazione, invece di abitare il mondo, la terra, le foreste, in un rapporto spontaneo, immediato, istintivo, cinestesico, ricco di scambi attivi, con esso, una percezione e una comunicazione con la realtà nuda, vuota, sgombra, diretta, un gioco creativo libero in cui tutti i nostri sensi potrebbero essere realmente risvegliati e messi in gioco radicalmente e felicemente.


                                               (Renée Magritte, La condizione umana)

DADA ha messo oggetti qualunque in un museo con l'intenzione di scardinare tutto questo: rompere il muro tra arte - collezione di oggetti reificati e idolatrati da spettatori passivi - e vita, realtà, mondo: una ruota di bicicletta è fonte di percezione e gioco liberi quanto un quadro di Van Gogh.

Il surrealismo voleva far irrompere il Sogno e l'inconscio nella vita, nella società, gli esperimenti più coraggiosi degli anni 70, performances, happenings, etc., come il surrealismo volevano anche violentemente cercare di rivoluzionare la società attraverso l'arte, precipitare un vortice di libertà creazione gioco follia nelle strade, nella vita.

Ma tutto questo per Zerzan ha fallito perchè l'arte è strutturalmente parte del sistema sociale alienato e gerarchico, e del suo appartarsi dalla natura in un iperuranio sintetico di simboli, segni, linguaggi, finzioni.


Da qui la morte dell'arte, le sue forme sempre più svuotate, provocatorie in maniera fine a sè stessa, le tele nere, le tele bianche, le tele squarciate di Fontana e la loro angoscia desertica, la merda d'artista, la musica contemporanea colta sempre più incomprensibile fino a teorizzare il silenzio o i rumori casuali, i romanzi con pagine da comporre a piacimento, libri con pagine bianche, la Pop Art che fa equivalere arte e prodotti industriali o immagini pubblicitarie, poesia sempre più sperimentale fino a includere equazioni matematiche nel testo, e infine una stanchezza sempre maggiore e quindi il nostro presente, in cui una multimedialità spettacolare quanto sterile, ripetitiva, ma onnipotente, onnipervasiva e onnipresente fa schizzare immagini suoni e slogan ovunque, caos babelico in cui tutto equivale a tutto, ogni input è buono in quanto input, può essere Pessoa o la Coca Cola, non importa. "Mi piace". Un perfetto mondo di segni che richiamano segni in una Matrix autoreferenziale che rimanda continuamente a sè stessa, la perfetta realizzazione di arte e religione, secondo Zerzan, una bolla che ci esclude dalla realtà, dalla natura, e ci riduce a pedine di un gioco preordinato in cui è sottratta la libertà singolare e la libera creatività del singolo.



La tesi di Zerzan può essere forse eccessiva.

Tuttavia è esperienza penso di tutti, in particolare di chi crea arte, poesia, musica, etc... la sensazione di tradimento e nientificazione che si prova di fronte all'opera d'arte reificata in qualcosa di concluso.

Leggo o scrivo una poesia: è un frammento di eternità, un particolare non contestualizzabile, una scheggia che mi apre una scintilla non mediabile nè paragonabile, che potrebbe essere forse la chiave d'accesso a un intero universo. Un'emozione unica e irripetibile, indicibile, singolare, un differire imprevisto, incatalogabile, dalla continuità dell'obsoleto automatico, situata nell'attimo. Un salto.

Poi resta il cadavere, sua farsesca caricatura.

Ogni opera è la maschera mortuaria dell'idea, scriveva Benjamin.

Di fronte alla nascita di un universo di Alterità, all'iniziazione a una foresta sperduta immensa incommensurabile e intricata in cui si potrebbero trovare sentieri che conducono a tesori di mistero o a templi dimenticati ermetici di illuminazione numinosa da decifrare, resta "E' bello", il giudizio, il corpo morto.



E allora lasciamo scomparire l'arte, per aprire le porte al libero gioco continuo, alla libera creatività permanente, senza steccati. Posso continuare a disegnare o a scrivere, ma è qualcosa di equivalente (di "egualmente artistico", se volete) a guardare una nuvola che passa, pigiare dei bottoni su un computer mentre lavoro, dormire, giocare con dei sassi, far fischiare un filo d'erba, buttare un legnetto in un torrente, stare a vedere dove va, interrogare l'essenza metafisica di un lichene, parlare con le roccie, invocare il vento, prendere il sole, correre, arrampicarmi su un albero, fare castelli di sabbia, tentare ritmi percussivi su un tronco o su un tavolo, accorgermi di una foglia che cade, di un corvo che passa, di un'aquila in alto nel cielo, appena visibile, disporre foglie a caso o non a caso su un prato, grattarmi la schiena, accarezzare un gatto, giocare con un cane, creare strane forme di fango e poi distruggerle, fare un caos di foglie fiori legni sassi  terra erba ossa peli di scoiattolo ghiande pezzi di corteccia e poi fotografarlo, oppure non fotografarlo, disfarlo, oppure lasciarlo lì nel bosco, e tornare a vedere com'è dopo due anni, o non tornarci più, o tornarci e costruire con ciò che è rimasto un totem-fauno talismano che sorvegli la foresta, fischiettare, danzare liberamente e selvaggiamente con gli elementi, stare fermi, chiudere gli occhi e ascoltare cosa c'è, con curiosità, senza aspettative, riaprirli, osservare, osservare le cose, tutte le cose come qualcosa di bizzarro, inedito, singolare, irripetibile - giocare con questo, giocarci da soli, insieme ad altri, cantare o fare suoni o versi, o preghiere senza nome e senza parole, o invocazioni a spiriti inconoscibili, sperimentare maniere diverse di fare le cose, divertirsi a fare cose inutili, fare anche le cose utili come se fossero gratuite e imprevedibili, osservare ancora, quanto tutto questo è strano e singolare e magico, anche la noia, anche la sofferenza, anche l'angoscia.

Allora ogni attimo può sfuggire al gigantesco mostruoso abnorme Orologio Digitale Cosmico che misura il tempo, che crea il tempo e che divora livella e schiaccia le nostre vite, le nostre libertà, le nostre libere capacità di gioco libero, ognuna diversa e irriducibile - e divenire un frammento non omologabile, un istante di libertà indomita e selvatica in cui siamo chi siamo e non un fantoccio costruito dagli specchi deformanti della società.







(Opera di Andy Goldsworthy)






Liber Pater: un cortometraggio sul selvatico dionisiaco









(Dreaming of yesterday, di blue-a - immagine riprodotta con il consenso dell'autrice - vedi questo link per altre sue opere )



suoni singolari



martedì 27 maggio 2014

ANCIENT SHAMANIC ROCK-


IL COMPITO DELL'ARTISTA E' SALVARE L'ANIMA DELL'UMANITA'

SE GLI ARTISTI NON TROVANO LA VIA, LA VIA NON PUO' ESSERE TROVATA.

(Terence Mc Kenna)




(Immagine: Paintbrush Warrior, di Mark Henson, riprodotta con l'esplicito consenso - da me richiesto - dell'autore. Tutti i diritti riservati. Per altri quadri di questo pittore che rappresenta l'oggi in maniera caoticamente visionaria, tra realtà socio-politica violenta tremenda ipertecnologica antropocentrica e sogno incantato spirituale, vedi il suo sito)

(Image: Paintbrush Warrior, by Mark Henson, reproduced with explicit ageement - asked by me - of the author. All rights protected by copyright. If you want to see other paintings by this painter who represent the present in a chaotic, visionary way, between tremendous violent hypertecnological anthropocentric socio-political reality and spiritual enchanted dream, go to his website)








Dire che l'arte (musica, poesia, etc...) debba servire a qualcosa è una bestemmia.

Ciò che caratterizza l'arte è esattamente un essere-fine-a-sé-stessa, un fare libero, un gioco liberato, tremendamente serio ma tremendamente autosufficiente, un fare completamente libero da scopi, un non-fare che ha nel proprio manifestarsi la sua autosufficente ragione di essere.

Tuttavia l'arte ha delle conseguenze (a cui non bisogna pensare nell'atto della libera espressione o della libera fruizione - due cose che poi sono la stessa).

L'arte, il canto, la danza, il proto-teatro, la musica, la poesia sono sempre state nelle culture antiche e nelle culture tribali maniere di curare, non nel senso strumentale di oggi, ma nel senso di riconnettere le identità spezzate e separate degli individui con un'Unità, divina, naturale, spirituale, emotiva, corporea, istintiva, che senza queste storie sacre, questi canti sacri, queste danze, musiche, rituali, simboli, immagini, colori, suoni, rischiava di essere perduta.

Per gli aborigeni d'Australia addirittura la Terra-di-Sogno è tenuta in vita e continuamente ri-creata proprio da rituali artistici in cui in luoghi sacri ciclicamente venivano ridipinte scene di storie mitologiche. Senza questo atto di ri-dipingere la realtà divina, la stessa realtà divina rischiava di estinguersi.

L'arte, la poesia, la musica sono sciamanesimo, ancora oggi, sono la vera più potente forma di sciamanesimo. Non servono a curare, a far star bene, perché non sono serve, ma imperatrici, ma curano, perché fanno vivere, fanno rivivere l'eroe dai mille volti che si contorce dentro di noi e grida per esprimersi, per essere ascoltato, ridanno vita alle parti più nascoste e abissali e profonde e viscerali e paradossali e luminose o oscure e selvatiche di noi stessi, ci riconsegnano alla nostra libertà.

Se la pizzica è (era, o è ancora) un rituale di esorcismo, così lo può essere il rock più selvaggio e autentico o una jam session di percussioni.

Se la danza balinese è una maniera di richiamare e rendere presente, fisico, davanti agli occhi il divino, il mito, reale, ora, qui - così può farci entrare nella stessa dimensione rituale esatta e assoluta, gioiosa o terrificante, la migliore poesia o il migliore teatro d'avanguardia.

Certo, esistono differenze, e radicali, tra un'arte propriamente rituale inserita in un quadro cosmologico, mitologico e religioso definito, condiviso unanimemente da una società o una tribù, e l'impresa individuale di un artista o un poeta che si avventura nella terra di nessuno della notte dell'anima, del caos danzante interiore, avendo come alleati e come rete di simboli solo un deserto squassato di una cultura dilaniata, disorientata, dispersa, cinica, materialista, economicista, idolatrante l'utile la convenienza, la misurazione la quantità l'osservabile lo strumentale tecnico il gioco di un potere abbrutito edonismo dell'illimite con ragnatele di brandelli di sensi di colpa atavici post-cristiani.

Ma in realtà l'artista, come lo sciamano, è sempre stato solo.

Deve partire per il suo viaggio da solo e affrontare il gioco di specchi e labirinti senza soluzione possibile apparente, affrontare i demoni nella prateria dei simboli dove infuriano venti inumani, attraversare il deserto della nientificazione, inerpicarsi su vette rocciose inospitali ed aliene, pericolose, a volte ammalianti, a volte meravigliose, seguire il sentiero avventuroso del suo mito personale, e dipanare forme-talismano con lo scalpello della propria sensibilità, con la lama della propria autenticità, poi deve sapersi rilassare, ridere di tutto questo e di sè stesso, semplificare, alleggerire, togliere importanza, rasserenare, sciogliersi in un lago placido specchio oggettivo del mondo, evaporare in una nuvola bianca che si lascia trasportare dal vento, o un profumo di legna bruciata, o fumo fugace che scompare in pochi secondi, sciogliere il nodo dell'impossibile in una pozzanghera di niente, in una goccia di pioggia che si frantuma nella terra ingravidandola di vuoto fertile, disegnare miniature e arabeschi nell'aria, riagganciare il centro esatto del cuore, farlo rinascere, lasciarlo gridare, cantare, pulsare battere potentemente il proprio vasto Petto-Tamburo, perdersi in un frammento inutile e indescrivibile, poi ribaltare tutto, dimenticare tutto, annientare tutto, perdere di nuovo tutto, e ricominciare da capo da un altro punto di vista, inventare linguaggi strumenti musicali codici preghiere parole magiche ritmi percussivi completamente inediti, e così potrà tornare con in mano una valigia di visioni, sogni, assurde asce sciamaniche disintegra-finzioni, fantascientifiche ali immaginarie impermanenti e orologi a molla sputa-meraviglia da donare ai suoi simili, perché anch'essi trovino le proprie buone piste.

Gli artisti, insieme ai pochi testimoni rimasti di culture orientate da divinità profondamente diverse dal Moloch della Ragione Tecnico-Economica, sono gli unici alchimisti rimasti ancora in grado di riconnetterci con la Ragnatela Cosmica della Vita, con il ventre gravido della Madre Terra, col nostro istinto sano e naturale, saggio, potente di uomini e donne selvatici.

Gli artisti, come gli sciamani, esprimono e aiutano a riprendere contatto con parti di noi o dell'inconscio collettivo rimosse, emozioni represse, dimenticate, negate, cancellate, imprigionate, oscurate, genocidizzate, incatenate, azzittite, schiacciate, mandate al confino, segregate, immobilizzate, paralizzate, uccise, ridicolizzate, annientate, svuotate, desertificate - o con realtà della società e della vita magari violentemente evidenti ma nascoste e messe a tacere - che il poeta, il musicista o il pittore aiutano ad urlare profeticamente la propria innegabilità.

L'arte cioè per esempio può essere la versione contemporanea della caccia all'anima della cultura sciamanica, in cui gli sciamani "cacciavano" pezzi di anima che la persona da curare aveva perso per strada, che erano rimasti impigliati in altrove, altre dimensioni o epoche in seguito a traumi, ferite, sofferenze incapaci di esprimersi.

Mi viene in mente per esempio quel che dice Igor Sibaldi sulle nostre età sconfitte: l'archetipo contemporaneo del Capo Indiano sconfitto, quelle fotografie terribili di questi volti disperatamente tristi e sconvolti, eppure che conservano una dignità assoluta, indiscutibile, non alterabile, impassibile, statuaria, a volte immersa in una sconsolazione infinita ma ancora perfettamente saggia, a volte che guardano nell'obiettivo ancora con sfida, sprezzo guerriero pieno di rabbia e dignità - rappresenterebbero per Sibaldi, nel nostro immaginario, le nostre età sconfitte: infanzia e adolescenza, tutti i loro sogni dimenticati e messi a tacere, messi in riga dal realismo adulto, dal pragmatismo deluso e cinico. L'Arte ci rimette di fronte, se il nostro cuore non è inaridito, con il mondo incantato, popolato da elfi fate gnomi miracoli magie alberi parlanti meraviglia stupore emozioni primordiali capacità innocente di credere all'incredibile e lo spirito eternamente ciclico e atemporale, sognante del Gioco - che appartenevano alla nostra infanzia - e allo spirito guerriero ribelle sognante indomito, non inquadrabile, indomabile, inquieto, impossibile da collocare in confini angusti pensieri dogmatici e ruoli assegnati, capace di spaccare tutto e lottare per i Sogni che pulsano selvaggi nel proprio cuore - che appartenevano alla nostra adolescenza.

L'arte, per concludere dà voce a ciò che nella nostra società e in noi non ha voce: al selvatico, agli animali, al fantastico, all'irreale, al profetico, a ciò che sta sotto il sottile velo della realtà socialmente e politicamente precostituita e accettata, al paradossale, alla sofferenza, alle contraddizioni laceranti della nostra società e all'urlo ribelle dell'urgenza di trovare vie alternative; al misterioso, all'enigmatico, all'impossibile, a tutto ciò che non ha risposta, a tutto ciò che non può essere detto in un linguaggio quotidiano, all'angoscia del vivere in una società irregimentata in maschere e finzioni e costrizioni rigide, oppressive e iper-razionali; alla gioia del semplice essere vivi come animali, con un corpo, un sano istinto, una vocazione alla libertà, un'Anima tribale guerriera sanguigna e sognante; alla Terra e al sentirci suoi figli; all'antico, al non attuale, a logiche incomprensibili per la mentalità imperante del pensiero unico; alla capacità di creare, esprimersi liberamente, e inventare sentieri e logiche extra-ordinarie, assurde, paradossali, nuove, impensate, folli per vivere e affrontare questo caotico presente e tracciare piste imprevedibili e non catalogabili, non inquadrabili dal pensiero binario, per il futuro.


P.s.: per esempio, Mark Henson (vedi quadro sopra) riesce sia a rappresentare espressionisticamente il caos violento e insensato, infetto, distruttivo, cinico, nichilista, ingiusto in cui viviamo ( vedi qui  o qui ) oppure l'aspetto folle avido e catastrofico, antropocentricamente distruttore del progresso ( "La marcia del progresso"  ) ma anche a dare Visioni serene, sognanti, utopiche del futuro ( bellissimo questo "Risanare il futuro"  oppure  "Nuovi pionieri" ) ma mira in altri quadri direttamente al cuore del Sogno spirituale, irrelato da condizionamenti sociali ( "Viaggiatori di luce"  o questo splendido quadro sull'archetipo del volo) o a una visione magica, animista della natura (per esempio qui ).



Di questo abbiamo bisogno in questi tempi caotici: di riconnetterci col Sogno con la Terra, anche in maniere selvagge nuove e impensate - "Tempi furiosi richiedono danze furiose", e Visioni lucide, e desideri folli, e creazioni coraggiose e inedite, e musica potente e indomita, e una Poesia che travalichi la logica e la rassegnazione.

Come dice Patti Smith: BELIEVE, OR EXPLODE!!!!


Ancient shamanic rock/1

Ancient shamanic rock/2


Contemporary shamanic rock/1


Contemporary shamanic rock/2


Contemporary shamanic rock/3


Contemporary shamanic rock/4


Contemporary shamanic rock/5



ipnosi sciamanica




 Riti guerrieri di purificazione




leggere nenie di sottili flauti arcani




Lo Spirito della Danza si s-catena




again






Celebrazione conclusiva




















giovedì 8 maggio 2014

La natura è una foresta di simboli-


"La natura non è un posto da visitare, è casa nostra. I nostri corpi sono selvatici. Il gesto involontario e rapido di girare la testa se udiamo un grido, la vertigine se vediamo un precipizio, il cuore in gola nei momenti di pericolo, il riprendere fiato, i momenti di quiete, quando ci rilassiamo e riflettiamo: sono tutte risposte universali di questo corpo mammifero...

Ci sono più cose nella mente, nell’immaginazione, di quante ne possiamo controllare: pensieri, ricordi, immagini, rabbia, delizie, sorgono non chiamati. Le profondità della mente, l’inconscio, sono le nostre aree selvagge interiori, il luogo dove la lince si trova in questo esatto momento. Non intendo linci personali dentro psichi personali, ma la lince che si muove di sogno in sogno.

L’agenda pianificata dell’io conscio occupa un territorio molto esiguo, una celletta accanto al cancello interno della mente, e conserva qualche traccia di quel che entra ed esce e il resto si arrangia da solo. Il corpo sta, per così dire, dentro la mente. Entrambi sono selvatici. Le lezioni che impariamo dal mondo selvatico diventano il galateo della libertà.

Possiamo godere della nostra umanità, del suo cervello favoloso e della sua sessualità vibrante, le sue ambizioni sociali e i suoi malumori ostinati... Possiamo accettare gli altri come esseri uguali a noi, che dormono a piedi nudi sulla stessa terra. Possiamo rinunciare alla speranza di diventare eterni e smettere di combattere la sporcizia.

Possiamo tenere lontane le zanzare e i parassiti senza odiarli. Senza aspettative, attenti e sufficienti, riconoscenti e premurosi, generosi e diretti. Calma e chiarezza ci appartengono nel momento in cui, tra un lavoro e l’altro, ci puliamo le mani dal grasso e guardiamo in alto le nuvole che passano. Un’altra gioia è prendere finalmente una tazza di caffè con un amico.

Il mondo selvatico ci chiede di conoscere il terreno, di dare un cenno di saluto a tutti gli animali, a piante e uccelli, di attraversare i torrenti e salire sui crinali e di raccontare una bella storia quando torniamo a casa”.

(tratto da "La pratica del selvatico" di Gary Snyder, poeta, ambientalista e saggista statunitense, teorico dell'ecologia profonda e del bioregionalismo)

sabato 19 aprile 2014

Un convalescente scampato alla morte parla



Amatevi, il tempo è breve.



Potrebbe anche darsi il caso che sia lungo, ma è comunque limitato.



Osate, i giorni sono contati.



Potrebbero essere anche molte migliaia, ma sono comunque contati.



Potrebbero anche non essere contati,



Può darsi che i bivi della vita portino a diversi esiti,



Che si possa rimandare la fine,



Ma in ogni caso la fine



Prima o poi arriverà.



Non rimandate. Fate ciò che sentite. Parlate, dite ciò che vi preme, non aspettate domani,



La sera arriva presto, e potrebbe non ripetersi l’attimo.



CARPE DIEM!



Fate quella telefonata, rispondete a quell’annuncio, fate una passeggiata a piedi nudi nel parco



Non lasciate che le chiacchiere della gente vi blocchino, vi limitino in nessuna maniera!



Perchè è la vostra vita, e solo voi ne siete responsabili!



Solo voi soffrite e gioite della vostra vita!



Perciò sganciate gli ormeggi!



Fregatevene!



Salpate verso il largo!



Verso nuovi continenti inesplorati, nuove avventure!



Siate come un fiume! Un fiume in piena!



Rompete ogni indugio!



Imparate a suonare la chitarra, riprendete quel clarinetto buttato in un armadio per anni tra la polvere,



comportatevi ancora come quindicenni



ma con lucida responsabilità!



Sognate, urlate, danzate, amate, ridete, osate, sbagliate, chiedete perdono, perdonate, fate tentativi, imparate, esplorate, cogliete qualche fiore, riempitevi gli occhi e le narici di tutti gli altri, parlate con la luna, pregate con i vostri piedi la terra, amate molte persone, lasciate perdere quelle che non vi amano, lottate con ogni atomo del vostro essere e delle vostre viscere per un amore per cui vale la pena vivere, per un libro che dev’essere pubblicato, per una mostra di pittura che la vostra arte merita, per il sogno di una fattoria biodinamica sperimentale, suonate, cantate, divertitevi, non lasciate scappare il tempo senza riempirlo della vostra gioia, della vostra allegria, poesia, tristezza, disperazione, rabbia, volontà di vivere, di vivere di vivere completamente, senza mezze misure, affrontate quel libro difficile che sapete che dovete leggere, affrontate finalmente a viso aperto il vostro capufficio, affrontate la vita con sincerità frontale e pienezza assolute, radicali, ripiantate una piantina sradicata, date da mangiare a un piccione, prendetevi un cane, amatelo, dategli da mangiare, portatelo in giro spesso, respirate, respirate, respirate, a pieni polmoni, amate ogni minuto, ogni secondo ogni secondo riempitelo di coraggio di follia di improvvisazione di libertà di risate di pancia di forza di istinto di vastità di salute spirituale!



Non aspettate!



Oggi è il giorno!



E domani sarà vera la stessa cosa: oggi è il giorno!



Amate l’attimo, fate molti progetti, realizzateli!









Non lasciatevi scappare la sottile delicata straordinaria vulcanica esplosiva paradossale eclettica selvatica profumata fresca gigantesca granitica fluida libera tellurica temporalesca eco irripetibile del sogno.



fate cose assurde se lo sentite!

fregatevene dei giudizi!


Non perdeten tempo coi rimpianti!






Vivete!




Non barattate un singolo secondo di felicità intensità radicalità gioia allegria pienezza autenticità con niente al mondo!




Amiamo la terra, celebriamo la pulsazione della vita, danziamo l'assurdo splendore dell'essere, non tratteniamo mai le lacrime, crediamo, crediamo, crediamo a tutto, tranne che alle certezze, esploriamo, sperimentiamo, viviamo, viviamo con coraggio, amiamoci, perdoniamoci, lasciamo perdere le complicazioni, le faide, i dubbi, e rilassiamoci in questa splendido flusso della vita in cui si perde ogni centro fino allo smarrimento del dolore, dell'insensatezza, dell'inceppo dell'amore.


martedì 8 aprile 2014

IL PENSIERO E' FASCISTA. IL CORPO SA TUTTO QUELLO CHE DEVE SAPERE. LASCIARE FARE AL CORPO.





"Il corpo sa tutto quello che deve sapere" (U.G. Krishnamurti)

Leggiamo oggi per l'ultima volta qualche brano tratto da L'inganno dell'illuminazione di U.G. Krishnamurti:
"Il corpo è capace di percezioni e sensazioni straordinarie. Non so chi l'ha creato. Ma è una meraviglia. [...]
Quando l'organismo si è liberato dalla stretta mortale del pensiero, ogni vostro tentativo di creare pace e armonia produce soltanto confusione e violenza. Sarebbe come ricorrere alla guerra per portare pace in un mondo che è già pacifico per conto suo. [...]
Il controllo sul corpo, esercitato dal pensiero, ha distrutto negli esseri umani la possibilità di diventare completi in se stessi. [...]
Il pensiero non è lo strumento idoneo per vivere in armonia con la vita che ci circonda. [...]
Il nostro nemico è il pensiero. Nella lunga corsa, il nostro credo, la nostra speranza, la nostra fede che il pensiero potesse aiutarci nel risolvere i problemi che ha creato è un'idiozia.
Anche l'idea che voi dobbiate controllare il vostro pensiero per raggiungere uno stato di pace senza pensieri è stato creato dalla mente, affinché essa possa mantenere la sua continuità mediante qualche piccola esperienza, qualche stato privo di pensieri creato dalla stessa mente.
Non è con la mente che potete sbarazzarvi della mente.
Noi pensiamo di sapere molte più cose di quante ne sappia il nostro corpo, e questo è il motivo per cui gli abbiamo creato tanti problemi. Il corpo sa tutto quello che deve sapere. Non ha bisogno di imparare niente da noi. Se potessimo capire questa semplice relazione che esiste tra il pensiero e il corpo, allora probabilmente lasceremo il corpo funzionare da solo. Il pensiero può soltanto creare problemi, non può aiutare a risolvere problemi. Nella sua essenza il pensiero è fascista. È un meccanismo che vuole controllare tutto ed è interessato principalmente alla sua sopravvivenza, ma è fondamentalmente in opposizione con il funzionamento di questo organismo vivente.
L'intelligenza straordinaria dell'organismo biologico è tutto quello che serve per vivere, ma noi usiamo continuamente il pensiero per interferire in ogni momento col naturale funzionamento dell'organismo.
L'organismo vivente è come un computer dotato di un'intelligenza straordinaria, che funziona un po' come un registratore. Il registratore non si chiede mai: «Com'è che funziono?». [...] Ma voi state a porvi domande in continuazione.
Perché vi occupate di tutte queste cose? - «Chi ha creato questo mondo?», «Perché viviamo?». Lasciate tutte queste domande ai metafisici e agli scienziati.
- Probabilmente abbiamo paura di morire.
Abbiamo paura di giungere a una fine.
- Sì, io non voglio arrivare a una fine. Lei non ha paura di arrivare alla fine?
Non c'è niente qui che possa arrivare a una fine.
Niente giunge a una fine tranne quel qualcosa che non vuole arrivare a una fine.
[...] Se noi usiamo lo strumento del pensiero per cercare di raggiungere l'impossibile meta di una felicità permanente, la sensitività del corpo viene compromessa.
[...] La funzione del cervello in questo corpo consiste semplicemente nel prendersi cura delle necessità dell'organismo fisico e nel mantenere la sua sensitività, mentre il pensiero, con la sua continua interferenza con l'attività sensoriale, distrugge la sensitività del corpo. Qui sta il conflitto.
Al corpo non interessano le esperienze che la mente cerca. Non interessano neanche le cosiddette esperienze spirituali. Tutto ciò che è necessario per la sopravvivenza di questo organismo vivente è già qui. [...]
Dovete togliere di mezzo tutto per scoprire qualcosa [...]. Nulla potrà esservi d'aiuto, né la cultura, né l'umiltà, né il coraggio. Non c'è proprio nulla che possiate fare [...].
... Allora bisogna proprio buttare via tutto?
No, non c'è niente da buttare via. Quello che gettate via e l'atto stesso di rifiutare qualcosa non influiscono minimamente sull'effettivo funzionamento del vostro organismo. Quando vi rendete chiaramente conto di questo fatto, capite che non c'è nulla da buttare via, nulla a cui si debba rinunciare.
Quando, per un qualche strano caso o miracolo, vi viene mostrato che lo strumento che state usando per cercare di capire ogni cosa non è uno strumento di conoscenza, e che non esistono strumenti di conoscenza, la cosa vi investe come un fulmine. [...]
Il cuore non sa che sta pompando il sangue. Non si chiede mai: «Mi sto comportando bene?». Funziona e basta. Non si domanda: «C'è un qualche senso in quello che faccio?».
La domanda: «Qual è lo scopo della vita?» per me non ha nessun significato. Voi vivete in un mondo di idee. Non siete in contatto vivo con nulla" (pp. 100-106, 109-110).


lunedì 27 gennaio 2014

AL MIO CANE













IL MIO CANE

NON E’ MIO

E’ DELLA MIA RAGAZZA-

IL MIO CANE

NON E’

DI

NESSUNO-


APPARTIENE

ALLA

VITA,

AL GRANDE BRANCO

COSMICO

DEI VIVENTI,

ALLA MAREA- PLANCTON

DEL TEMPO,

ALLE ONDATE DI ESSERE

CHE FIUTA NEL VENTO,

CONTENTO




AL CLAN DEI LUPI

DELLA

VIA LATTEA.




APPARTIENE

AL

SECONDO

IN

CUI

ODORA

UN

BUON

ODORE.

ALL’ARIA

FRESCA

CHE

GLI

SFERZA

IL

MUSO

QUANDO

CORRE,

QUANDO

SI

ROTOLA

FELICE

SU

UNA

CARCASSA,

QUANDO

SALTA

VERSO

UN

BUON

BOCCONE

CHE GLI

LANCIO.





APPARTIENE

A

MORFEO-CANE

(COLUI- CHE-

ULULA-

SILENZIO)

QUANDO

DORME,

NEL

NONPENSIERO

DEL

 SUO

BEL MUSO NERO.






A VOLTE

SORRIDE,

MA

CHISSA’

COSA

SIGNIFICA,

NELL’IDIOMA

DEI

CANIDI

DI

QUESTO

PIANETA.






APPARTIENE

AL

FRESCO

DELLA

SERA,

CHE

ASCOLTA

STRAVACCATO

SUL

PAVIMENTO,

QUANDO

E’

STANCO.


APPARTIENE

AL SAPORE

D’UN OSSO,

AD UN

FIORE

CHE SI

FERMA

A

ODORARE,

ROSSO.



AL LATRATO-ULULATO

CHE LANCIA VERSO

IL CIELO STELLATO,

O A TE CHE SEI RIENTRATO.





ODORA

IL

MONDO,

E

GLI

PIACE.



GLI

PIACE

QUESTO

MONDO,

E

TACE.







NON SA NIENTE.



E SA

ESATTAMENTE

COSA FARE,

SE SEI

IN PERICOLO,

SE

PIANGI,

SE TI

VUOLE

DIRE

IL SUO AMARE

SENZA

VERGOGNA

NE’

CREDO

NE’

ALCUNO

STRANO

UMANO

COMPLICARE.




 (Diogene senza l'anima?)






 ("Nel/nonpensiero/del/suo/bel muso nero", foto di Sacrilegio Tempesta)



Nella foto: Sgrinchomannus.















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In più, chiedo a chiunque volesse riprodurre mie opere o della mia ragazza, o loro parti (nel caso degli scritti), di INFORMARMI E CHIEDERMENE IL PERMESSO. Nel 99,9% dei casi sarà senza problemi accordato.
GRAZIE.
P.S.: NATURALMENTE, IN CASO QUESTO NON VENISSE RISPETTATO, CIOE' IN CASO DI "FURTO" DEL MATERIALE, NON ESITEREI A PASSARE ALLE VIE LEGALI.

giovedì 23 gennaio 2014

Un'esperienza con il Drum Circle Spirit




 Drum Circle Spirit è una maniera di giocare con le percussioni e il ritmo, accessibile a chiunque, anche senza nessuna conoscenza delle tecniche o teorie musicali; è un cerchio di percussioni, guidato o meglio "facilitato" (perchè il cerchio trova presto una sua spontaneità armonica autonoma) da un facilitatore che propone ritmi, giochi di chiamate e risposte, inserimenti di cori, giochi di stop e ripresa, esperimenti di abbassamento e crescita di volume, di alternanza nel suonare di diversi gruppi (prima suonano le donne poi gli uomini, prima suonano i tamburi poi campane e maracas, prima suona una metà del cerchio poi l'altra, etc...)... ma appunto il facilitatore si inserisce solo saltuariamente per tenere vivo il ritmo la fiamma energetica lo spirito e l'attenzione (i giochi servono anche ad essere desti, lucidi, oltre che istintivi - per "non suonare come dei robottini"): il gruppo trova facilmente appunto una sua autonoma spontanea Armonia, grazie a quest'approccio in cui non vengono richieste competenze tecniche e c'è un clima di non giudizio e il principio è essere istintivi e divertirsi (oltre che naturalmente andare a ritmo! Ma in queste condizioni viene naturale anche per chi non ha esperienza).

Il risultato è  (o almeno è stato per me) un grandissimo divertimento, un'enorme sfogo creativo (come nelle arti marziali, le percussioni sono una delle maniere più creative di sfogare le energie represse in una maniera in cui la potenza del singolo può esprimersi liberamente ma nello stesso tempo relazionandosi agli altri in maniera creativa e inserendosi spontaneamente in un'armonia superiore) un grandissimo senso (non mentale ma fisico, energetico, reale) di coesione, affiatamento tribale di gruppo (nonostante non conoscessi nessuno nel cerchio) una liberazione delle energie fisiche creative e musicali in armonia sottile e viscerale con le energie degli altri e soprattutto un grandissimo rilassamento, un grandissimo sospiro di sollievo, caduta di barriere tra le persone, senso di poter essere sè stessi in maniera naturale spontanea rilassata (a molti viene da sorridere e sorridersi in maniera realmente gioiosa, aperta) e celebrare la Vita con energia armonia istinto magia Bellezza amicizia Potenza gioia Coesione senso di poter Essere, e poter Essere insieme agli altri, e quanto ci manca a tutti tutto questo nelle nostre nevrotiche, individualiste, ipermentali vite!!!!!!!

alla fine, silenzio. Si chiudono gli occhi. Si ascolta il corpo, tutta questa splendida energia che è rinata, il corpo rinato, rivitalizzato, vivo, presente, la mente in pace. Una bambina piccola presente, in onore della quale poco prima avevamo suonato (e che a tratti mentre suonavamo batteva le mani incredula meravigliata e felice) ride. Un sorriso esagerato gigantesco spropositato mi si imprime sul volto mentre ad occhi chiusi ascolto il silenzio - anch'io meravigliato - anche noi meravigliati come bambini - tribù temporanea di individui moderni solitari ma anche antichi tribali gioiosi guerrieri in festa.


Un'esperienza che consiglio fortemente.


Qui informazioni sul Drum Circle Spirit e sull'eccellente facilitatore Harshil che ha guidato ieri sera il Cerchio.




http://www.drumcirclespirit.it/


 

lunedì 14 ottobre 2013

LETTERA A MADRE TERRA






Terra, Madre,

ti scrivo questa lettera perchè è tanto che non parliamo.






Mi è presa una nostalgia folle di te, del tuo corpo,

dei tuoi odori,

una smania di mangiare pane e fichi selvatici,

correre nell’erba,

rotolarmi in un prato,



sentire sentire che ci sei ancora, che ancora esisti,

che ancora il tuo cuore batte sotto di noi, attorno a noi,

che ci abbraccia,


che ci accarezza, che non ci odi tutti quanti,

che hai ancora hai ancora frutti per noi, frutti di amore,



di bellezza di pianto di allegria, di pienezza,



di materia, di vita,

che non ti hanno ancora uccisa,



che respiri,

che respiri ancora dentro ognuno di noi,





 

che canti, che ridi, che soffri, che speri, che gioisci, che parli, che t’innamori.









Ho bisogno di immergere le mie mani

nella tua terra,


ho bisogno di materia, di materia non quella no non quella però colorata-plastificata-codificata-
                                                       [etichettata



Prevedibile-meccanica-robotica-virtuale

Perfetta-confezionata-incellophanata-piana-asettica-lucida-stroboscopica-industriale






quella fango e germogli, foglie sassi erba corteccia humus rami fiori



quella con vermi, con locuste, con larve con

coccinelle con talpe con formiche con porcellini


d’india con lumache con lucciole con radici con emozioni con istinti





feroci con amore con amore di pancia, con amore vero, con





amore di viscera, con amore bestiale, con essere, essere,




con essere, ho voglia

 

di smettere di pensare,

piantarla di strapiroettarmi fra apparenze e parole

e immergermi

nel tuo cuore

nella tua materia viva,

nel tuo essere abissale,

nel tuo cupo cantare mormorante,



nella tua pancia taumaturgica




nella tua caverna oscura infinita



cavità apotropaica di Dea-della-Vita,




cuore-centro-della-vita,



centro-di-essere,



vita vita vita vita



che ama



altre forme di vita,


in una rete-della-vita,




di alleanze pre-logiche




in cui risprofondare





in arcaiche, antiche, oscure








pre-mentali assolutezze ctonie di co-essere.







                                                      (Diogene senza l'anima?)