LASCIA TUTTO, E SEGUITI! (F. Battiato) Dove tutto è enigma (storia, natura, cosmo) la certezza dell'insolubilità pone un invisibile seme di speranza. (Guido Ceronetti)

di-segno di Sacrilegio Tempesta
?
pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
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sabato 1 febbraio 2014
Popol Vuh -Das Hohelied Salomos- 1975
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martedì 14 gennaio 2014
domenica 27 ottobre 2013
E' MORTO LOU REED
La notizia alla radio mi lascia ammutolito, pietrificato.
Non so bene ancora dire cosa provo al riguardo.
Avevo forse 17 anni quando acquistai The Velvet Underground and Nico dei Velvet Underground.
Ascoltavo punk, metal, molto grunge, i Doors, anche qualche disco un po' più sperimentale, ma una musica così strana, stralunata, non l'avevo mai sentita.
Un album psichedelico, ma una psichedelia furiosa, rumorosa, una maniera di suonare violenta folle assurda ossessiva, atmosfere che sembravano provenire da un altro pianeta, e la voce gutturale, cavernosa, lunare, fatata, abissale, oceanica, oscura, enigmatica, surreale, aliena, arcana, narcotizzante, notturna, sirenica, ipnotizzante, da Sfinge, di Nico.
Lou Reed invece cantava-parlava con un tono molto materiale, opaco, granitico, grave, sputato, cinico, incazzato, menefreghista, drogato, irriverente, delirante, irridente, anarchico, poetico-visionario in una maniera profetica e pazza, più pazza della pazzia profetica dei poeti Beat.
Il suono della sua voce sembrava quello della voce di Bob Dylan buttato in un tritacarne atomico, masticato da un mostro marino e sputato nel fondo dell'oceano, poi andato a visitare per secoli giungle misteriose e spazi siderali.
Testi visionari anzi apocalittici.
Nel corso degli anni successivi ho ascoltato diversi dischi e canzoni di Lou Reed, sempre con sommo godimento sonico.
Transformer, con la celebre e ipnotica, notturna Walk on the wild side, ha cambiato la storia della musica come pochi altri dischi (esattamente come The Velvet Underground and Nico).
Un paio di anni fa comprai in edicola un concerto di Lou Reed degli anni '80: eccezionale!!!! uno dei dischi rock più belli e potenti che io abbia mai ascoltato.
Colpisce, pensando a quell'album live, la differenza con la musica dei Velvet Underground: dalla psichedelia furente caotica delirante a un rock' roll sempre molto incazzato, ma preciso, lucido, potente, energico, saldamente controllato, direzionato: il trionfo di una volontà forte, libertaria ma capace di uscire dagli anni di tossicodipendenza, e di imporsi un'autodisciplina ferrea anche se estremamente creativa, grazie anche alla sua pratica quotidiana di Tai Chi.
Una persona capace di uscire dal tunnel dell'autodistruzione e cominciare un percorso di crescita fatto, oltre che di questa pratica marziale - e in generale della capacità di dare un ordine alla sua vita - di ricerca musicale (oltre alla sua carriera più "convenzionalmente" rock Lou Reed ha realizzato anche eccezionali progetti di musica sperimentale, per esempio collaborando con John Cale o con Laurie Anderson) di letteratura e arte.
Lou Reed è morto a 71 anni, ma verrà ricordato insieme a Jim Morrison e Jimi Hendrix tra i grandissimi del rock.
Con in più la bellezza della vittoria di un artista su un destino di demoni e ombre che ha invece schiacciato altri geni del suo livello - e questo, senza rinunciare alla sua vocazione di ricerca artistica viscerale, strappando - con la sua energia e con la sua ricerca di verità - la sua vocazione musicale/artistica dal destino di autodistruzione che troppo spesso si impone a geni artistici come sinonimo di autenticità e compimento dell'Arte.
Il n'y a que l'art que puisse m'en sortir
Il n'y a que le coeur que puisse m'en sortir
sabato 26 ottobre 2013
Picchio dal pozzo- Picchio dal pozzo.
Questo invece uno dei più grandi capolavori del prog-rock italiano degli anni '70.
Metafisica sonora, eterea, rarefatta, esoterica, potente, jazz-rock, mitologica, bestiario sonico immaginifico giustamente misterioso, indefinibile, sospeso, lunare, fantascientifico, alieno, fatato.
Picchio dal pozzo, boh, boh, boh.
https://www.youtube.com/watch?v=nCRiALrDhj0
Metafisica sonora, eterea, rarefatta, esoterica, potente, jazz-rock, mitologica, bestiario sonico immaginifico giustamente misterioso, indefinibile, sospeso, lunare, fantascientifico, alieno, fatato.
Picchio dal pozzo, boh, boh, boh.
https://www.youtube.com/watch?v=nCRiALrDhj0
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Battisti - Anima latina - 1974
Un capolavoro secondo me, ai tempi non capito (probabilmente nè dai suoi seguaci, abituati a musica più commerciale, nè dai seguaci della musica più alternativa e sperimentale, che avevano una serie di pregiudizi su Battisti: era considerato "di destra").
Un album sperimentale, psichedelico, felliniano, circense, freak, stupefatto, inattuale, metafisico, poetico, fuori dal tempo, indirizzato forse al futuro più che ai suoi tempi.
Un album sperimentale, psichedelico, felliniano, circense, freak, stupefatto, inattuale, metafisico, poetico, fuori dal tempo, indirizzato forse al futuro più che ai suoi tempi.
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mercoledì 2 ottobre 2013
Malicorne - un eccezionale gruppo folk francese.
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mercoledì 4 settembre 2013
Un capolavoro sperimentale del 1972-
"Pollution", 1972 (ai tempi - lontani - in cui Battiato era veramente un genio, il prog faceva scintille fantasmagoriche e tutto il mondo dell'arte della musica e della creatività in generale era decisamente molto più vivo di oggi- -Esistono oggi "scene" o anche singoli artisti di una vitalità tellurica e intelligenza innovativa sottile ed ultra-poietica, realmente creatrice, ultra-immaginativa e insomma causticamente de-creante, sognatrice, decostruttiva, utopica, desiderante, palpitante, fantastica, visionaria, fisicamente altroquandista, altera, libertaria, visceralmente, ferocemente poetica paragonabile? )-
Interessante, s-concertante, de-ragliante, sabotatrice, anche questa intervista radiofonica del 1978:
"Io Fuggo Indietro."
"Non c'è Valore, c'è Volere."
Indietro, si trova, per esempio, questo:
Oppure:
https://www.youtube.com/watch?v=u2SU83cd_jg
Oppure:
In avanti invece c'è L'era del cinghiale bianco, 1979, album con il quale comincia la carriera commerciale di Battiato: canzoni ben confezionate, piacevoli, con testi originali e intelligenti, ma pur sempre canzonette commerciali...............
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lunedì 20 maggio 2013
Happenings happen-
"Lo spazio espositivo non mi soddisfaceva più. Pensai che sarebbe stato molto più interessante uscire dalla galleria e far fluttuare l'ambiente che avevo creato nella vita di tutti i giorni, per eliminare ogni tipo di divisione (...). L'evento deve terminare prima che sopraggiunga l'abitudine. L'artista compie un happening e vive il più puro dei melodrammi. La sua opera è una perfetta rappresentazione del mito del Non Successo, perchè gli happening non possono essere venduti o portati a casa, ma solo incoraggiati. Inoltre, a causa della loro natura fluttuante, solo poche persone possono seguirli: Rimangono un evento isolato e orgoglioso. Chi li crea è un vero avventuriero, perchè gran parte di quello che fa è assolutamente imprevedibile. Chi li fa è un vero truffatore." (Allan Kaprow)
"- L'happening non è arte, l'arte è happening.
- Può accadere anche a te.
- Sta accadendo qui e adesso.
- L'happening risponde a tutte le domande!
- L'happening risponde a ogni tuo desiderio.
- ogni parola è un happening.
- ogni persona è un happening.
- Accadi ora, sii umano!
- Le persone sono un happening ben accetto.
- Diventa un happening rispondendo immediatamente alla domanda:
CHE COS'E' UN HAPPENING?"
(Simon Vinkenoog)
Tutta la vita è un immenso happening teatrale-artistico-dadaista improvvisato e interattivo.
Dunque, perchè fare un happening? Che senso ha? Cosa aggiunge?
Oppure: dunque, perchè non fare happenings tutti i giorni?
Oppure: dunque, perchè non sedersi su una panchina e osservare lo spettacolo più divertente, surrealista, drammatico, autentico, viscerale, esplosivo e potente che ci sia, il mondo, invece di pagare un biglietto per un banalissimo cinema?
Oppure: dunque, perchè non divertirci, cambiare, creare, vitalizzare, deserializzare, deseriosizzare, de-diserotizzare, de-raggelare, dedepressizzare, deconsuetudinare, dedisanimare, demeccanizzare, deabituare, deappiattizzare, dedisinnescare, dedecolorare, decontrarre, destereotipare, deazzerare, demistificare, smascherare, derumororizzare, de-alienare, deinimicizzare, de-dividere, de-disperare, de-livellare, de-rinunciare, de-costruire, de-creare, inventare, decontestualizzare, rianimare, spiazzare, improvvisare un po' di più, visto che siamo in un happening?
oppure: va bene così com'è.
Ma fra l'altro: che cos'è un happening?
"- L'happening non è arte, l'arte è happening.
- Può accadere anche a te.
- Sta accadendo qui e adesso.
- L'happening risponde a tutte le domande!
- L'happening risponde a ogni tuo desiderio.
- ogni parola è un happening.
- ogni persona è un happening.
- Accadi ora, sii umano!
- Le persone sono un happening ben accetto.
- Diventa un happening rispondendo immediatamente alla domanda:
CHE COS'E' UN HAPPENING?"
(Simon Vinkenoog)
Tutta la vita è un immenso happening teatrale-artistico-dadaista improvvisato e interattivo.
Dunque, perchè fare un happening? Che senso ha? Cosa aggiunge?
Oppure: dunque, perchè non fare happenings tutti i giorni?
Oppure: dunque, perchè non sedersi su una panchina e osservare lo spettacolo più divertente, surrealista, drammatico, autentico, viscerale, esplosivo e potente che ci sia, il mondo, invece di pagare un biglietto per un banalissimo cinema?
Oppure: dunque, perchè non divertirci, cambiare, creare, vitalizzare, deserializzare, deseriosizzare, de-diserotizzare, de-raggelare, dedepressizzare, deconsuetudinare, dedisanimare, demeccanizzare, deabituare, deappiattizzare, dedisinnescare, dedecolorare, decontrarre, destereotipare, deazzerare, demistificare, smascherare, derumororizzare, de-alienare, deinimicizzare, de-dividere, de-disperare, de-livellare, de-rinunciare, de-costruire, de-creare, inventare, decontestualizzare, rianimare, spiazzare, improvvisare un po' di più, visto che siamo in un happening?
oppure: va bene così com'è.
Ma fra l'altro: che cos'è un happening?
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martedì 26 marzo 2013
a-volte invece, ci, tiene- com; pagnia-?- il, - Caos-.
Immagine tratta da un fumetto di Andrea Pazienza.
Immagine tratta da un fumetto di Massimo Mattioli.
http://www.youtube.com/watch?v=0xbkPdv4kNQ
http://www.youtube.com/watch?v=G2FgYGRxyIg
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W. Reich
mercoledì 20 marzo 2013
Un frammento di Epitteto.
"Ciò che è nostro, che è noi stessi, non sono le idee o le rappresentazioni, ma l'uso di esse." (Epitteto. Frammento trovato sul retro dell'album prog "Abbiamo tutti un blues da piangere" dei Perigeo, del 1973)
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domenica 3 marzo 2013
Sulle tracce di Wilhelm Reich.
"In Matrix le macchine hanno bisogno di far “dormire” gli
uomini per tenerli sotto controllo e a volte sono costrette a liquefare i
morti affinché nutrano i vivi per via endovenosa. In un modo o
nell’altro ciò che viene impedito è la possibilità di accesso a qualcosa
di vitale, per mezzo della quale l’uomo esprime se stesso, la propria
personalità e la propria stessa essenza, qualcosa attraverso cui l’uomo
vive. Uomini messi sotto controllo, quindi, impediti di esprimersi,
uomini “morti”, che ricordano il “normopata”, il “mortovivo”, “l’uomo
normale” di J. A. Gaiarsa, uomini schiavi, ma schiavi di cosa?
(...)
Dal mito della caverna, contenuto nella Repubblica di Platone, al velo leggerissimo, che c’impedisce di “vedere” un oltre, descritto da William James, dalla danza dell’illusione di Maya al genio maligno e ingannatore di Cartesio, dalla trappola di Reich alla ruota dei pensieri collettivi di Gaiarsa o alla prigionia dell’ego descritta dagli psicologi transpersonali, tutti noi possiamo essere prigionieri di matrix.
Le parole d’ordine della controcultura sono: “lasciarsi andare” e scardinare le porte chiuse di un pensiero controllato e organizzato dall’alto, proprio come avviene in matrix, parole, queste, che hanno segnato la nascita, a partire dagli anni sessanta, di una nuova etica e una nuova morale, basate sulla libertà di pensiero. L’individuo viene chiamato a cercare se stesso, a cercare i propri valori, senza lasciarsi condizionare da una visione del mondo preconfezionata. Il film dei fratelli Wachowski ripropone questo invito ad un viaggio individuale che potrebbe anche diventare un viaggio collettivo, il cui fine è quello di cogliere la parte più umana di se stessi, affinché assuma il proprio compito esistenziale.
(...)
(...)
Dal mito della caverna, contenuto nella Repubblica di Platone, al velo leggerissimo, che c’impedisce di “vedere” un oltre, descritto da William James, dalla danza dell’illusione di Maya al genio maligno e ingannatore di Cartesio, dalla trappola di Reich alla ruota dei pensieri collettivi di Gaiarsa o alla prigionia dell’ego descritta dagli psicologi transpersonali, tutti noi possiamo essere prigionieri di matrix.
Il film dei fratelli
Wachowski ci ammonisce a non credere in ciò che si vede, c’invita a
porre in dubbio ogni cosa, ciò che si percepisce come realtà. Tutto
questo potrebbe essere facilmente definito come una condizione
paranoica, una follia vera e propria. Se non è reale quello che noi
crediamo sia reale, sani e pazzi potrebbero scambiarsi i ruoli.
(...)
Le parole d’ordine della controcultura sono: “lasciarsi andare” e scardinare le porte chiuse di un pensiero controllato e organizzato dall’alto, proprio come avviene in matrix, parole, queste, che hanno segnato la nascita, a partire dagli anni sessanta, di una nuova etica e una nuova morale, basate sulla libertà di pensiero. L’individuo viene chiamato a cercare se stesso, a cercare i propri valori, senza lasciarsi condizionare da una visione del mondo preconfezionata. Il film dei fratelli Wachowski ripropone questo invito ad un viaggio individuale che potrebbe anche diventare un viaggio collettivo, il cui fine è quello di cogliere la parte più umana di se stessi, affinché assuma il proprio compito esistenziale.
(...)
Nell’ultimo decennio il
problema della realtà è riemerso in ambito letterario nella
rivalutazione di autori come Philip K. Dick, che ricercava una vera
realtà, nascosta dietro le apparenze e, nel cinema, in pellicole come
Dark City di Alex Proyas e The Truman Show di Peter Weir che descrivono
mondi abitati da persone che vengono deliberatamente tenute all’oscuro
dell’artificialità della propria esistenza, mondi artefatti e illusori,
mondi dai quali si vuole fuggire e nei quali il protagonista lotta
eroicamente per la propria liberazione. In questi film vengono descritte
la lotta e la fuga da tali mondi, mondi nei quali l’artificiosità è
prodotta dalla manipolazione della realtà a opera del potere: politico,
economico, psicologico e d’informazione."
(Virginia Salles, dall'articolo Wilhelm Reich, passeggero della Nebuchadnezzar, qui sotto al primo link)
nel secondo link Orgonauti, evviva!!! - un cortometraggio di delirantemente iper-lucido anti-cinema di A. Grifi ispirato a Reich e alle sue teorie-
http://www.centrostudipsicologiaeletteratura.org/arsal57.html
https://www.youtube.com/watch?v=iuRGr8TsoBY
http://www.centrostudipsicologiaeletteratura.org/arsal57.html
https://www.youtube.com/watch?v=iuRGr8TsoBY
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giovedì 21 febbraio 2013
Nudi verso la follia.
Uno dei documentari più belli, forse il più bello, che ho mai visto (insieme a "Lia") sui movimenti studenteschi e giovanili degli anni '70 in Italia.
C'è tutto, le contraddizioni, i sogni, la contrapposizione fra "compagni" poveri e "compagni" ricchi, fra caos anarchico e "nuova polizia", fra "fantasia al potere" e comunismo pragmatico, fra fricchettoni e politicizzati, fra femministe e leader uomini del movimento, fra mode e ideologie politiche e concreta, viscerale, reale, radicale esigenza di libertà, di vitalità spasmodica, di creatività vitale, di amore, di liberazione dalle gabbie e maschere e catene di un'esistenza percepita come falsa, repressa, costretta e inautentica (e come gabbie molti percepivano anche l'organizzazione gerarchica dei movimenti organizzati, con i loro capi, il loro servizio d'ordine, i divi della musica alternativa sul palco, etc...) - fra creatività libera sfrenata sognante e anarchica e reali concreti pragmatici problemi sociali, fra sogni di libertà e aspetto nichilista, distruttivo, anarchico in senso degradato, assurdo, insensato. Ciò che può apparire come estrema libertà e autenticità e autoorganizzazione libera e amore, etc... da un altro punto di vista può essere percepito come sperpero insensato e folle. Alla stesa maniera, tutto in questo documentario può essere visto in decine di maniere diverse contraddittorie. Personalmente ho visto questo documentario con un misto contraddittorio di simpatia e spaesamento, entusiasmo e orrore, sfiducia e divertimento, amarezza e risate, sguardo lucido ironico e nostalgia per una vitalità collettiva mai vissuta, paura per il degrado a cui può arrivare la folla nella condizione anarchica e identificazione nella radicale esigenza di libertà, di amore, di urlo, di autenticità, di spezzare le catene anche se in maniera folle e disordinata.
In ogni caso, un documentario dai mille spunti di riflessione, su molti piani diversi.
Sicuramente estremamente divertente e liberatorio.
Segue un altro documentario realizzato oggi sempre con il girato di Grifi, sicuramente meno bello e fresco, ma con il pregio di presentare anche il punto di vista di oggi di alcuni dei protagonisti del documentario. Inoltre il secondo documentario, meno ricco di girati lunghi, "freschi", senza interruzione o montaggio - i girati non interrotti (così come sono presentati nel primo documentario) catturano molto meglio quel che dev'essere stato essere là allora - è però più ricco di eccezionali pezzi musicali.
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mercoledì 20 febbraio 2013
"Lia", un documentario di Alberto Grifi.
La prima volta che vidi questo documentario, anni fa, mi venne da scoppiare a piangere. La stessa cosa mi è successa adesso.
http://www.youtube.com/watch?v=76v4nlo8Ddk
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giovedì 27 dicembre 2012
altre risa di Dioniso in forma di musica.
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giovedì 6 dicembre 2012
giovedì 11 ottobre 2012
ti sei mai chiesto: quale funzione hai?
il silenzio del rumore/delle valvole a pressione
i cilindri del calore/serbatoi di produzione
anche il tuo spazio è su misura.
non hai forza per tentare/di cambiare il tuo avvenire
per paura di scoprire/libertà che non vuoi avere.
ti sei mai chiesto:/ quale funzione hai?
quale funzione hai?/ti sei mai chiesto
per paura di scoprire/libertà che non vuoi avere...
(Franco Battiato, dall'album: Pollution, 1972)
http://www.youtube.com/watch?v=Z85UOJmf-5A
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venerdì 31 agosto 2012
S/LOGAN
Espropriare le dinamichedella rottura del discorso.
il movimento collettivo delle tecnologie atarassiche sconclusionerà le vostre angoscie.
Non avrai altro, Dio, all'infuori.
Mettete dei rancori nei vostri stupori.
Il lavoro rende, liberi tutti!
Non prendere, il potere prendi, l'ascensore.
Non dire falsatracotanza.
Non commettere attimi puri.
Occorre seppellire un caos per far sbocciare un aborto danzante.
Ciò che non uccide, che forza!
Ciò che non strozza spiazza.
Il potere logora chi non.
Tutto il lavoro all'automazione, tutta l'automazione alla fantasia!
Vogliamo tutto e lo vogliamo fobico.
La fantasia al potere logora chi non ce l'ha.
Deterritorializzare l'alienazionedel rantolo autentico.
Ti sei mai chiesto: che funzione ha la tua perplessità?
Vogliamo tutto e lo vogliamo fobico.
La fantasia al potere logora chi non ce l'ha.
Deterritorializzare l'alienazionedel rantolo autentico.
Ti sei mai chiesto: che funzione ha la tua perplessità?
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martedì 21 agosto 2012
"Addio agli anni 70": una mostra. -anzi un mostro. -anzi due.
Monstrum.
Quanto toglie fissità incorniciata alla compiutezza statica del noto - e certezza ferrea alla solidità eterna perpetuamente ri-aderita dell'usuale meccanico - per ri-proporre di-nuovo l'irripetibile inedito manifestarsi dell'unicum, dello stupore - della meraviglia - dell'ignoto. Del decrearsi da cui straripa la creazione.
Monstrum per me è stato questo incontro con opere d'arte degli anni 70 raggruppate, in maniera forse un pò casuale, ma tant'è.
A cominciare dalle pagine fotocopiate all'entrata di numeri di quegli anni della rivista Re Nudo, e altre, appartenenti all'ala più creativo-anarcoide dei movimenti dei 70. Parole coraggiose, non tanto per le posizioni politiche espresse (non si capisce cosa questa telluricità libertaria immaginifica abbia a che spartire, fatti i conti con la storia, con tremendi progetti realizzati di società totalitaria come per esempio quello di Mao, pure ai tempi glorificato dal movimento studentesco), quanto per l'atteggiamento radicale di critica creativa all'esistente - una critica alla società "borghese" - alla falsità, alterazione, raggelamento, irrigidimento, dis-animazione, dilaniazione, costrizione, stritolamento nella meccanizzazione alienata, incatenamento, rigidità, ottusità, ottundimento, ingabbiamento, uccisione, genocidio dell'umano, dell'autentico, della scintilla di libertà e creatività con cui nasce ogni donna o uomo.
Per esempio la scuola e l'apparato "educativo" onnipresente in tutta la società, visto come un addestramento allo starsene addomesticati, una fabbrica di schiavi che aliena e sottomette a logiche estranee all'autenticità libera di ognuno, ma congeniali al Potere, una porzione immensa di conscio e soprattutto inconscio, deprivando ognuno del libero uso di vastissime distese interiori di emozioni, sentimenti, abilità, talenti, coraggio, gentilezza, passione, creatività. L'articolo suggerisce l'uso delle droghe come metodo per esplorare e riappropriarsi di queste zone asportate del mondo interiore, ma di nuovo questo mi sembra un elemento caduco, legato a quei tempi. Quello che rimane valido e attualissimo è la descrizione dell'alienazione e l'invito a riappropriarsi della propria integrità e autenticità profonde.
Poi parole sulla musica, che dovrebbe essere più diffusamente eseguita, nelle case, nelle piazze, nelle strade, anche in maniera dilettantesca (come poi era già in passato) e non così tanto registrata e rinchiusa in perfettamente confezionati prodotti commerciali puliti e asettici-da-ripetere-sempiternamente-uguali-a-sè-stessi, i dischi, bellissimi ma distanti dalla vita.
Parole contro un atteggiamento rivoluzionario classico soltanto esteriore che non riconosce che la "falsità della società" è innanzitutto dentro ognuno di noi.
Parole di Gaber su com'è bello vivere in strada e non sempre e soltanto rinchiusi nelle case come topi.
Della mostra mi ha colpito più di tutto un video sul movimento artistico del Nuovo Realismo, estremamente interessante. Il loro manifesto dichiarava che visto il fallimento più completo di qualsiasi esperienza artistica ad esprimere la realtà o il suo senso, i Nuovi Realisti avrebbero utilizzato direttamente la realtà come terreno, strumento e materiale stesso delle opere. Un artista strappava manifesti dai muri delle città per riincollarli insieme componendo forme dai significati nuovi, o rivelanti urbane nonsensatezze da società dei consumi. Un altro impacchettava monumenti in teli di plastica per esprimere l'angoscia di una società di prigionieri. Infine, appartenevano a questo movimento anche la grandissima coppia di artisti Niki de Sainte-Falle e Jean Tinguely: nel video, il secondo fa bruciare- esplodere un enorme fallo di legno e stoffa sul sagrato del Duomo a Milano, fra fuochi d'artificio. La prima, spara a un teatrino bianco - immacolato con molteplici statuette legate all'iconografia cristiana, in particolare Madonne - tutte bianco - immacolate. Nei punti colpiti, il teatrino immacolato comincia a sanguinare vernice rossa, viola, che sgorga a fiotti sulle statue, con un effetto tragico e orrido.
Poi un Amleto che aizza una folla immaginaria (forse è diventato un segretario di partito) con uno struggente monologo in cui alle parole sono stati sostituiti numeri.
Video di danza eccezionali che simulano la meccanicità alienata e rigida del lavoro (forse anche dello studio?) nella nostra società.
Il capolavoro di Baj sull'omicidio di Pinelli, di fronte al quale lo sguardo rimane rapito e non riesce a staccarsi, shockato da tanta violenza cruenta e informe (i poliziotti e i generali sembrano degli ectoplasmi o degli alieni, sicuramente non sono umani) , insiste sui dettagli per capire, ricostruire i suggerimenti di interpretazione dell'evento, di cui l'autore ha disseminato l'opera. Infine, lo sguardo è ammaliato dall'aura di tragicomica assurda insensatezza, un insensatezza cruenta e delirante, ma questa logica del potere viene mostrata come talmente assurda che fra gli effetti dell'opera c'è anche la voglia di ridere.
Parole immagini simboli video colori segni che evocano una vitalità libertaria diffusa, e una creatività diffusa, lontanissima dalle gabbie-museo e vicinissima all'arte-vita, alla performance quotidiana; infine una socialità aperta, rilassata anche se incazzata, molta voglia di condividere molto più di quanto permetta una "normale" vita "piccolo borghese" - e di vivere in maniera più comunitaria e nello stesso tempo più libera.
Monstrum doppio, dunque. Come ogni mostro - almeno doppio, se non triplice, o centuplice, policefalo con universi interi di teste.
Sicuramente monstrum di creatività artistica vulcanica, eruttante tutto come arte, utilizzando qualsiasi cosa come arte, dilagante l'arte dappertutto, distruggente l'arte per ri-crearla continuamente, ma monstrum anche di un possibile monstrum-osamente diverso modello o anti-modello di socialità.
P.s.: Nella foga della scrittura mi sono totalmente dimenticato di precisare il dove e il quando. Ecco:
"ADDIO AGLI ANNI '70", PALAZZO REALE, MILANO, FINO AL 2 SETTEMBRE, INGRESSO GRATUITO.
Quanto toglie fissità incorniciata alla compiutezza statica del noto - e certezza ferrea alla solidità eterna perpetuamente ri-aderita dell'usuale meccanico - per ri-proporre di-nuovo l'irripetibile inedito manifestarsi dell'unicum, dello stupore - della meraviglia - dell'ignoto. Del decrearsi da cui straripa la creazione.
Monstrum per me è stato questo incontro con opere d'arte degli anni 70 raggruppate, in maniera forse un pò casuale, ma tant'è.
A cominciare dalle pagine fotocopiate all'entrata di numeri di quegli anni della rivista Re Nudo, e altre, appartenenti all'ala più creativo-anarcoide dei movimenti dei 70. Parole coraggiose, non tanto per le posizioni politiche espresse (non si capisce cosa questa telluricità libertaria immaginifica abbia a che spartire, fatti i conti con la storia, con tremendi progetti realizzati di società totalitaria come per esempio quello di Mao, pure ai tempi glorificato dal movimento studentesco), quanto per l'atteggiamento radicale di critica creativa all'esistente - una critica alla società "borghese" - alla falsità, alterazione, raggelamento, irrigidimento, dis-animazione, dilaniazione, costrizione, stritolamento nella meccanizzazione alienata, incatenamento, rigidità, ottusità, ottundimento, ingabbiamento, uccisione, genocidio dell'umano, dell'autentico, della scintilla di libertà e creatività con cui nasce ogni donna o uomo.
Per esempio la scuola e l'apparato "educativo" onnipresente in tutta la società, visto come un addestramento allo starsene addomesticati, una fabbrica di schiavi che aliena e sottomette a logiche estranee all'autenticità libera di ognuno, ma congeniali al Potere, una porzione immensa di conscio e soprattutto inconscio, deprivando ognuno del libero uso di vastissime distese interiori di emozioni, sentimenti, abilità, talenti, coraggio, gentilezza, passione, creatività. L'articolo suggerisce l'uso delle droghe come metodo per esplorare e riappropriarsi di queste zone asportate del mondo interiore, ma di nuovo questo mi sembra un elemento caduco, legato a quei tempi. Quello che rimane valido e attualissimo è la descrizione dell'alienazione e l'invito a riappropriarsi della propria integrità e autenticità profonde.
Poi parole sulla musica, che dovrebbe essere più diffusamente eseguita, nelle case, nelle piazze, nelle strade, anche in maniera dilettantesca (come poi era già in passato) e non così tanto registrata e rinchiusa in perfettamente confezionati prodotti commerciali puliti e asettici-da-ripetere-sempiternamente-uguali-a-sè-stessi, i dischi, bellissimi ma distanti dalla vita.
Parole contro un atteggiamento rivoluzionario classico soltanto esteriore che non riconosce che la "falsità della società" è innanzitutto dentro ognuno di noi.
Parole di Gaber su com'è bello vivere in strada e non sempre e soltanto rinchiusi nelle case come topi.
Della mostra mi ha colpito più di tutto un video sul movimento artistico del Nuovo Realismo, estremamente interessante. Il loro manifesto dichiarava che visto il fallimento più completo di qualsiasi esperienza artistica ad esprimere la realtà o il suo senso, i Nuovi Realisti avrebbero utilizzato direttamente la realtà come terreno, strumento e materiale stesso delle opere. Un artista strappava manifesti dai muri delle città per riincollarli insieme componendo forme dai significati nuovi, o rivelanti urbane nonsensatezze da società dei consumi. Un altro impacchettava monumenti in teli di plastica per esprimere l'angoscia di una società di prigionieri. Infine, appartenevano a questo movimento anche la grandissima coppia di artisti Niki de Sainte-Falle e Jean Tinguely: nel video, il secondo fa bruciare- esplodere un enorme fallo di legno e stoffa sul sagrato del Duomo a Milano, fra fuochi d'artificio. La prima, spara a un teatrino bianco - immacolato con molteplici statuette legate all'iconografia cristiana, in particolare Madonne - tutte bianco - immacolate. Nei punti colpiti, il teatrino immacolato comincia a sanguinare vernice rossa, viola, che sgorga a fiotti sulle statue, con un effetto tragico e orrido.
Poi un Amleto che aizza una folla immaginaria (forse è diventato un segretario di partito) con uno struggente monologo in cui alle parole sono stati sostituiti numeri.
Video di danza eccezionali che simulano la meccanicità alienata e rigida del lavoro (forse anche dello studio?) nella nostra società.
Il capolavoro di Baj sull'omicidio di Pinelli, di fronte al quale lo sguardo rimane rapito e non riesce a staccarsi, shockato da tanta violenza cruenta e informe (i poliziotti e i generali sembrano degli ectoplasmi o degli alieni, sicuramente non sono umani) , insiste sui dettagli per capire, ricostruire i suggerimenti di interpretazione dell'evento, di cui l'autore ha disseminato l'opera. Infine, lo sguardo è ammaliato dall'aura di tragicomica assurda insensatezza, un insensatezza cruenta e delirante, ma questa logica del potere viene mostrata come talmente assurda che fra gli effetti dell'opera c'è anche la voglia di ridere.
Parole immagini simboli video colori segni che evocano una vitalità libertaria diffusa, e una creatività diffusa, lontanissima dalle gabbie-museo e vicinissima all'arte-vita, alla performance quotidiana; infine una socialità aperta, rilassata anche se incazzata, molta voglia di condividere molto più di quanto permetta una "normale" vita "piccolo borghese" - e di vivere in maniera più comunitaria e nello stesso tempo più libera.
Monstrum doppio, dunque. Come ogni mostro - almeno doppio, se non triplice, o centuplice, policefalo con universi interi di teste.
Sicuramente monstrum di creatività artistica vulcanica, eruttante tutto come arte, utilizzando qualsiasi cosa come arte, dilagante l'arte dappertutto, distruggente l'arte per ri-crearla continuamente, ma monstrum anche di un possibile monstrum-osamente diverso modello o anti-modello di socialità.
P.s.: Nella foga della scrittura mi sono totalmente dimenticato di precisare il dove e il quando. Ecco:
"ADDIO AGLI ANNI '70", PALAZZO REALE, MILANO, FINO AL 2 SETTEMBRE, INGRESSO GRATUITO.
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martedì 10 luglio 2012
Patti Smith canta Neil Young: After the gold rush, testo, traduzione mia, mio commento.
After the gold rush
Well, I dreamed I saw the knights
In armor coming,
Saying something about a queen.
There were peasants singing and
Drummers drumming
And the archer split the tree.
There was a fanfare blowing
To the sun
That was floating on the breeze.
Look at Mother Nature on the run
In the nineteen seventies.
Look at Mother Nature on the run
In the nineteen seventies.
I was lying in a burned out basement
With the full moon in my eyes.
I was hoping for replacement
When the sun burst thru the sky.
There was a band playing in my head
And I felt like getting high.
I was thinking about what a
Friend had said
I was hoping it was a lie.
Thinking about what a
Friend had said
I was hoping it was a lie.
Well, I dreamed I saw the silver
Space ships flying
In the yellow haze of the sun,
There were children crying
And colors flying
All around the chosen ones.
All in a dream, all in a dream
The loading had begun.
They were flying Mother Nature's
Silver seed to a new home in the sun.
Flying Mother Nature's
Silver seed to a new home.
Look at Mother Nature on the run
in the twentyfirst century,
Look at Mother Nature on the run
in the twentyfirst century.
(Neil Young - ultimi quattro versi aggiunti da Patti Smith)
Dopo l'assalto d'oro
Beh, sognai di vedere i cavalieri
che arrivavano con la loro corazza,
dicevano qualcosa a proposito di una regina.
C'erano contadini che cantavano
e tamburini rullavano il tamburo
e l'arciere fendette l'albero.
C'era una fanfara che zefirava
al sole
che ondeggiava nella brezza.
Guarda, Madre Natura sta scappando
nei millenovecentosettanta
Guarda nostra Madre Natura che scappa
nei millenovecentosettanta.
Stavo steso in un seminterrato in cenere
con la luna piena nei miei occhi.
Speravo in una sostituzione
quando il sole esplose squarciando il cielo.
C'era una banda che suonava nella mia testa
e mi sentii come se fossi tirato verso l'alto.
Stavo pensando a quello che un
Amico aveva detto
speravo che fosse una menzogna.
Beh, sognai le
navi spaziali d'argento volare
nella coltre gialla del sole,
c'erano bambini che piangevano
e colori che volavano
tutt'attorno agli eletti.
Tutto in un sogno, tutto in un sogno
avevano cominciato a caricare.
Stavano trasportando in volo il seme d'Argento
di Madre Natura verso una nuova casa nel sole.
Guarda, Madre Natura sta scappando
nel secolo ventesimoprimo
Guarda nostra Madre Natura che scappa
nel secolo ventesimoprimo.
(traduzione mia)
http://www.youtube.com/watch?v=ZSa0QTbtYc4
Well, I dreamed I saw the knights
In armor coming,
Saying something about a queen.
There were peasants singing and
Drummers drumming
And the archer split the tree.
There was a fanfare blowing
To the sun
That was floating on the breeze.
Look at Mother Nature on the run
In the nineteen seventies.
Look at Mother Nature on the run
In the nineteen seventies.
I was lying in a burned out basement
With the full moon in my eyes.
I was hoping for replacement
When the sun burst thru the sky.
There was a band playing in my head
And I felt like getting high.
I was thinking about what a
Friend had said
I was hoping it was a lie.
Thinking about what a
Friend had said
I was hoping it was a lie.
Well, I dreamed I saw the silver
Space ships flying
In the yellow haze of the sun,
There were children crying
And colors flying
All around the chosen ones.
All in a dream, all in a dream
The loading had begun.
They were flying Mother Nature's
Silver seed to a new home in the sun.
Flying Mother Nature's
Silver seed to a new home.
Look at Mother Nature on the run
in the twentyfirst century,
Look at Mother Nature on the run
in the twentyfirst century.
(Neil Young - ultimi quattro versi aggiunti da Patti Smith)
Dopo l'assalto d'oro
Beh, sognai di vedere i cavalieri
che arrivavano con la loro corazza,
dicevano qualcosa a proposito di una regina.
C'erano contadini che cantavano
e tamburini rullavano il tamburo
e l'arciere fendette l'albero.
C'era una fanfara che zefirava
al sole
che ondeggiava nella brezza.
Guarda, Madre Natura sta scappando
nei millenovecentosettanta
Guarda nostra Madre Natura che scappa
nei millenovecentosettanta.
Stavo steso in un seminterrato in cenere
con la luna piena nei miei occhi.
Speravo in una sostituzione
quando il sole esplose squarciando il cielo.
C'era una banda che suonava nella mia testa
e mi sentii come se fossi tirato verso l'alto.
Stavo pensando a quello che un
Amico aveva detto
speravo che fosse una menzogna.
Beh, sognai le
navi spaziali d'argento volare
nella coltre gialla del sole,
c'erano bambini che piangevano
e colori che volavano
tutt'attorno agli eletti.
Tutto in un sogno, tutto in un sogno
avevano cominciato a caricare.
Stavano trasportando in volo il seme d'Argento
di Madre Natura verso una nuova casa nel sole.
Guarda, Madre Natura sta scappando
nel secolo ventesimoprimo
Guarda nostra Madre Natura che scappa
nel secolo ventesimoprimo.
(traduzione mia)
http://www.youtube.com/watch?v=ZSa0QTbtYc4
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domenica 8 luglio 2012
RISVEGLI TELLURICI DAI VERSI DI FERRUCCIO BRUGNARO
Pur non avendo mai condiviso l'ideale comunista, trovo l'opera di Ferruccio Brugnaro - poeta operaio comunista - eccezionale.
Brugnaro, molto attivo nel movimento operaio negli anni settanta, ha cominciato a scrivere poesie in quel periodo, come strumento di comunicazione politica e umana, affiggendo ciclostilati con i suoi versi in fabbrica. Questi ciclostilati hanno presto una diffusione nazionale nelle fabbriche, essendo di un'intensità e di una bellezza straordinarie. Poi negli anni '80 lo scopre Jack Hirschman, poeta beat del giro di Ginsberg, Kerouac & c., che lo traduce in inglese. Da quel momento ha una certa fama.
Ho sentito Brugnaro leggere delle sue poesie poche sere fa.
Più che leggere, declamare, urlare - quasi un Allen Ginsberg operaio italiano che grida la sofferenza, l'angoscia, la solitudine, l'alienazione, la spietatezza, la corrosiva distruttività della nostra società; la rabbia tellurica che travalica o tenta di travalicare questo orizzonte schiacciato; e, più di tutto, un sovrumano, umanissimo sentimento d'amore, che trabocca dalla solitudine ferita dell'individuo inscatolato, e vuole abbracciare, abbracciare una farfalla, il sole, il cielo, l'umanità intera, i gabbiani che volano sopra la fabbrica.
Questa voce tonante di questo ormai anziano operaio-poeta è stato un pugno nello stomaco, forte e centrato nel punto giusto per svegliarmi da una sorta di rassegnata sonnolenza, per svegliare speranze assopite ma vive.
A parte l'elemento ideologico, pure onnipresente, questi versi scuotono perchè sputano in faccia la realtà tremenda in cui viviamo, e la inzittibile sete di amore, fraternità, comunità, solidarietà, comunione mi viene quasi da dire, che cova, inascoltata ma pronta all'eruzione appena un qualsiasi minimo segnale si fa vivo, in ognuno di noi. E' stato un reading decisamente emozionante. Ma ciò che mi ha veramente commosso è stato quello che ha detto su come concepisce la poesia. Prima ha detto che la concepisce come strumento per lanciare messaggi politici, suscitare dibattiti. Poi però ha aggiunto un'altra cosa (parola più, parola meno): che la poesia è ciò che è rimasto nell'uomo di non schiacciato dalla meccanizzazione, dall'alienazione - e ha aggiunto: "il filo non è stato ancora reciso/il filo non può essere reciso" (sono versi di una sua poesia) - e questo perchè la poesia è parte integrante del cuore degli esseri umani.
Trascrivo tre delle sue poesie che preferisco.
MATTINA DI MARZO
Gabbiani, schiere foltissime
di gabbiani
ora imbiancano gli acquitrini
che circondano le fabbriche.
Il vento li muove, li agita
come grossi fiori.
Il nostro sangue, il nostro cuore
acceso
ora li segue attentamente.
La nostra volontà, la nostra carne
tutta ferita
li guarda avida
ascolta intensamente il loro grido
il nostro grido
di amore, di vita
su questa terra
sempre più nera,
in questo silenzio di ferro.
MALVAGIO, SONO MALVAGIO E BESTIA
Mi accorgo ancora del biancospino
che fiorisce
e della rondine che ritorna.
Malvagio, sono malvagio
e bestia.
Non dimentico, non posso dimenticare
il crescere dell'erba
il tempo imbandierato di fiori
e di nidi
il profumo del mondo.
Malvagio e bestia
selvaggio
incorreggibile.
Mi batterò per sempre
per questa terra,
mi batterò per sempre
per questi pianeti
fino l'ultima ferita
fino l'ultimo abbandono
fino l'ultima
angosciosa amputazione.
Malvagio
mille volte malvagio
bestia senza briglie
selvaggio.
Dentro una storia di morte
dentro uno spazio
di morte
il mio lavoro di sole
non avrà mai fine.
IL PIAZZALE E' ZEPPO, TUMULTUOSO
Il piazzale è zeppo, tumultuoso.
Il gelo non conta per niente.
Chi si scalda con una sigaretta
e chi si mette a diffondere coraggio
calandosi nei crocchi più sospetti, incerti.
Intanto giungono anche gli uccelli
con la povera figura del sole.
I padroni scrollano il capo indignati;
col giorno che cresce
un caro trasporto ci affratella nel fondo,
uno strano vino bolle ora tra noi.
Brugnaro, molto attivo nel movimento operaio negli anni settanta, ha cominciato a scrivere poesie in quel periodo, come strumento di comunicazione politica e umana, affiggendo ciclostilati con i suoi versi in fabbrica. Questi ciclostilati hanno presto una diffusione nazionale nelle fabbriche, essendo di un'intensità e di una bellezza straordinarie. Poi negli anni '80 lo scopre Jack Hirschman, poeta beat del giro di Ginsberg, Kerouac & c., che lo traduce in inglese. Da quel momento ha una certa fama.
Ho sentito Brugnaro leggere delle sue poesie poche sere fa.
Più che leggere, declamare, urlare - quasi un Allen Ginsberg operaio italiano che grida la sofferenza, l'angoscia, la solitudine, l'alienazione, la spietatezza, la corrosiva distruttività della nostra società; la rabbia tellurica che travalica o tenta di travalicare questo orizzonte schiacciato; e, più di tutto, un sovrumano, umanissimo sentimento d'amore, che trabocca dalla solitudine ferita dell'individuo inscatolato, e vuole abbracciare, abbracciare una farfalla, il sole, il cielo, l'umanità intera, i gabbiani che volano sopra la fabbrica.
Questa voce tonante di questo ormai anziano operaio-poeta è stato un pugno nello stomaco, forte e centrato nel punto giusto per svegliarmi da una sorta di rassegnata sonnolenza, per svegliare speranze assopite ma vive.
A parte l'elemento ideologico, pure onnipresente, questi versi scuotono perchè sputano in faccia la realtà tremenda in cui viviamo, e la inzittibile sete di amore, fraternità, comunità, solidarietà, comunione mi viene quasi da dire, che cova, inascoltata ma pronta all'eruzione appena un qualsiasi minimo segnale si fa vivo, in ognuno di noi. E' stato un reading decisamente emozionante. Ma ciò che mi ha veramente commosso è stato quello che ha detto su come concepisce la poesia. Prima ha detto che la concepisce come strumento per lanciare messaggi politici, suscitare dibattiti. Poi però ha aggiunto un'altra cosa (parola più, parola meno): che la poesia è ciò che è rimasto nell'uomo di non schiacciato dalla meccanizzazione, dall'alienazione - e ha aggiunto: "il filo non è stato ancora reciso/il filo non può essere reciso" (sono versi di una sua poesia) - e questo perchè la poesia è parte integrante del cuore degli esseri umani.
Trascrivo tre delle sue poesie che preferisco.
MATTINA DI MARZO
Gabbiani, schiere foltissime
di gabbiani
ora imbiancano gli acquitrini
che circondano le fabbriche.
Il vento li muove, li agita
come grossi fiori.
Il nostro sangue, il nostro cuore
acceso
ora li segue attentamente.
La nostra volontà, la nostra carne
tutta ferita
li guarda avida
ascolta intensamente il loro grido
il nostro grido
di amore, di vita
su questa terra
sempre più nera,
in questo silenzio di ferro.
MALVAGIO, SONO MALVAGIO E BESTIA
Mi accorgo ancora del biancospino
che fiorisce
e della rondine che ritorna.
Malvagio, sono malvagio
e bestia.
Non dimentico, non posso dimenticare
il crescere dell'erba
il tempo imbandierato di fiori
e di nidi
il profumo del mondo.
Malvagio e bestia
selvaggio
incorreggibile.
Mi batterò per sempre
per questa terra,
mi batterò per sempre
per questi pianeti
fino l'ultima ferita
fino l'ultimo abbandono
fino l'ultima
angosciosa amputazione.
Malvagio
mille volte malvagio
bestia senza briglie
selvaggio.
Dentro una storia di morte
dentro uno spazio
di morte
il mio lavoro di sole
non avrà mai fine.
IL PIAZZALE E' ZEPPO, TUMULTUOSO
Il piazzale è zeppo, tumultuoso.
Il gelo non conta per niente.
Chi si scalda con una sigaretta
e chi si mette a diffondere coraggio
calandosi nei crocchi più sospetti, incerti.
Intanto giungono anche gli uccelli
con la povera figura del sole.
I padroni scrollano il capo indignati;
col giorno che cresce
un caro trasporto ci affratella nel fondo,
uno strano vino bolle ora tra noi.
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