C'è tutto, le contraddizioni, i sogni, la contrapposizione fra "compagni" poveri e "compagni" ricchi, fra caos anarchico e "nuova polizia", fra "fantasia al potere" e comunismo pragmatico, fra fricchettoni e politicizzati, fra femministe e leader uomini del movimento, fra mode e ideologie politiche e concreta, viscerale, reale, radicale esigenza di libertà, di vitalità spasmodica, di creatività vitale, di amore, di liberazione dalle gabbie e maschere e catene di un'esistenza percepita come falsa, repressa, costretta e inautentica (e come gabbie molti percepivano anche l'organizzazione gerarchica dei movimenti organizzati, con i loro capi, il loro servizio d'ordine, i divi della musica alternativa sul palco, etc...) - fra creatività libera sfrenata sognante e anarchica e reali concreti pragmatici problemi sociali, fra sogni di libertà e aspetto nichilista, distruttivo, anarchico in senso degradato, assurdo, insensato. Ciò che può apparire come estrema libertà e autenticità e autoorganizzazione libera e amore, etc... da un altro punto di vista può essere percepito come sperpero insensato e folle. Alla stesa maniera, tutto in questo documentario può essere visto in decine di maniere diverse contraddittorie. Personalmente ho visto questo documentario con un misto contraddittorio di simpatia e spaesamento, entusiasmo e orrore, sfiducia e divertimento, amarezza e risate, sguardo lucido ironico e nostalgia per una vitalità collettiva mai vissuta, paura per il degrado a cui può arrivare la folla nella condizione anarchica e identificazione nella radicale esigenza di libertà, di amore, di urlo, di autenticità, di spezzare le catene anche se in maniera folle e disordinata.
In ogni caso, un documentario dai mille spunti di riflessione, su molti piani diversi.
Sicuramente estremamente divertente e liberatorio.
Segue un altro documentario realizzato oggi sempre con il girato di Grifi, sicuramente meno bello e fresco, ma con il pregio di presentare anche il punto di vista di oggi di alcuni dei protagonisti del documentario. Inoltre il secondo documentario, meno ricco di girati lunghi, "freschi", senza interruzione o montaggio - i girati non interrotti (così come sono presentati nel primo documentario) catturano molto meglio quel che dev'essere stato essere là allora - è però più ricco di eccezionali pezzi musicali.
Ma forse questo documentario è così divertente e liberatorio proprio per l'aspetto di sperpero assurdo, senza senso e gratuito che narra. Sarebbe piaciuto molto a Bataille.
RispondiEliminaLa cosa più divertente del film comunque è il discorso del ragazzo che propone di creare un "comitato nudi verso la follia". Fantastico!
RispondiEliminaMa la cosa più bella di questo film di documentazione è invece il fatto che, anche nella creatività più folle e nell'anarchia più completa, permane fermo, almeno in alcuni - irremovibile, solido, incrollabile, inalterabile - l'impegno di rimanere comunque responsabili, di agire in maniera responsabile e non distruttiva e senza senso. Prima di tutto a livello di comportamento e consapevolezza, lucidità individuali - ma anche come impegno - fermo, lucido, solido, attivo, responsabile, anche in mezzo al delirio più folle, e pur sentendosi parte di quel delirio - impegno verso l'autoorganizzazione di questo piccolo popolo allo stato anarchico. Alcune persone carismatiche, soprattutto donne, rimangono lucide e si attivano spontaneamente per incanalare e organizzare questo caos vitale ma disordinato di gente - e pare che riescano a evitare la degenerazione peggiore e il caos senza senso, contribuendo attivamente, da leader spontanei, responsabili, intelligenti, coinvolgenti, a questa autoorganizzazione popolare. Certo gli aspetti di nichilismo distruttivo ci sono (la gente che gioca a calcio coi polli per esempio) ma subito intervengono queste persone salde forti sanguigne simpatiche vitali ma centrate, parte stessa di questo caos vitale ma perfettamente lucide e responsabili.
RispondiEliminaMi sembra un buon argomento a favore del fatto che l'idea anarchica di "dare a sè stessi la legge" non è, o almeno non è completamente, una cazzata.
Soprattutto, mi pare un buon argomento a favore di una concezione ottimistica degli esseri umani.
E mi dà molta speranza riguardo al futuro dell'umanità (visto anche il fatto che dappertutto sembrano annunciarsi periodi di caos sociale).
Anche se, in questi quarant'anni, nel frattempo i tempi si sono parecchio incupiti e imbarbariti.