Com'è futile proiettare nozioni di essere e non essere sulla realtà continua, informe e inconcepibile !
Che miseria aggrapparsi a illusioni circa una sostanza irreale !
Ripara dunque nello spazio del piacere senza concetti e senza forme.
Scaccia dalla mente ogni dualità e contrapposizione di puro e impuro,
bene e male, sé e altri, successo e fallimento, vita presente e dopo la
morte, nascita e decesso... Giungerai a comprendere a fondo che tutto è creato dal proprio pensiero, il quale è insussistente.
A quel punto ci si ritroverà avvolti di beatitudine, vuoti e limpidi si
raggiungerà quel nulla che non ha né passato né futuro né presente, il
quale appare, ma si sottrae all'espressione verbale.
Questo
stato naturale di quiete è sempre con noi, ma non può provenire da
niente di tangibile: è simile ad un vento che arrivi improvviso da
nessuna parte.
Non ha materia né colore, non è oggetto né soggetto,
non si lascia afferrare essendo una vacua limpidezza che non si
ghermisce con alcun senso, ma si intuisce. Non c'è niente da afferrare
né fuori né dentro di noi e non si deve desiderare niente, ci si trova
in questo stato spontaneo in un lampo che sarà ineffabile a parole.
Tutto è vacuità e consapevolezza. Basta coglierle senza agire, senza
ricorrere a formalismi e contorsionismi verbali.
- G. Chowong
P.s.: grazie ad Anima Libera per la segnalazione.
LASCIA TUTTO, E SEGUITI! (F. Battiato) Dove tutto è enigma (storia, natura, cosmo) la certezza dell'insolubilità pone un invisibile seme di speranza. (Guido Ceronetti)

di-segno di Sacrilegio Tempesta
?
pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
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lunedì 12 agosto 2013
-sganciando-/2
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Tao
giovedì 6 giugno 2013
Idee chiare e distinte.
Dalla con-fusione nasce la creatività, e quindi la creazione di Nuove Forme.
Dalla dis-tinzione nasce la paralisi, la separazione, l'interruzione delle connessioni sinaptiche, l'accecamento, il credere a una forma data, la pietrificazione, l'adorare una verità congelata, la frammentazione, la scissione, la repressione e il ribaltamento del naturale percepire, l'irrigidimento della molteplicità, la mutilazione del pensiero, il raggelamento dell'essere, la confusione.
Foto: Forme nella Tempesta, di Diogene senza l'anima?.
Foto: Le Forme dopo la Tempesta, di Diogene senza l'anima?.
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lunedì 13 maggio 2013
percepire senza credere-
"Posso pretendere di avere una percezione chiara ?
Sto deformando ciò che percepisco ?
Sto interpretando ciò che percepisco ?
Attraverso il mio immaginario, ovvero attraverso le mie credenze, il mio sapere, i miei a priori, i miei giudizi
Non c’è per caso un filtro permanente, che mi vela il reale e snatura la mia percezione ?
Sono capace di vedere gli esseri, ciò che mi circonda, gli eventi e il mondo come se fosse la prima volta ?
Sono capace di vivere una percezione sensoriale o emotiva come se la ricevessi per la prima volta ?
Senza sapere, senza memorie, senza a priori, senza giudizi.
Sono capace di vedere gli esseri, ciò che mi circonda, gli eventi e il mondo come se fosse la prima volta ?
Sono capace di vivere una percezione sensoriale o emotiva come se la ricevessi per la prima volta ?
Senza sapere, senza memorie, senza a priori, senza giudizi.
Il filtro della mia memoria, del mio
sapere, delle mie abitudini, del mio bisogno di sicurezza, ricopre il
reale rendendolo inaccessibile ?
Sto percependo solo il mio immaginario, la mia proiezione ?"
Sto percependo solo il mio immaginario, la mia proiezione ?"
Nathalie Delay, dall'articolo:
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domenica 12 maggio 2013
Use your Illusions/1.
Credere.
Non credere.
Credere di credere.
Credere di non credere.
Illusioni.
Credere in qualcosa è un'illusione.
Credere di non credere, credere di poter non credere in niente, è un'illusione forse ancora maggiore.
Viviamo in un mondo di proiezioni della mente, fuochi fatui che dopo aver brillato per un tempo insignificante rivelano la loro natura di spettri evanescenti.
Chi può dire di aver creduto sempre nelle stesse cose negli ultimi vent'anni?
Forse qualche pazzo fanatico.
Tutti gli altri non possono non essere consapevoli della natura transitoria, evanescente, sfuggente e aleatoria - quindi illusoria - di qualsiasi forma di credenza.
Ma chi pensa di essersi emancipato in larga misura da questo gioco di specchi, questo velo di Maya polimorfo, e con distacco e disprezzo giudica con ironico sarcasmo chi crede con tutto sè stesso in qualcosa, "magari è perfino entusiasta..." - è inconsapevolmente doppiamente schiavo di questo teatro delle apparenze.
Schiavo primariamente perchè resta - come tutti - preda delle suggestioni caleidoscopiche delle sensazioni psicofisiche cangianti in cui è immerso - della cui sostanza è perfino lui fatto.
Schiavo secondariamente - ed esponenzialmente - perchè credendosi libero, superiore, distaccato, critico, capace di giudizio oggettivo, "centrato", stabile, razionale, autentico, capace di vedere le cose per come veramente sono - sta tradendo il naturale flusso di associazioni/volizioni/desideri/giudizi/azioni/emozioni/idee/interazioni per cercare vanamente di astrarsi, isolarsi, appartarsi in una dimensione di torre d'avorio/osservatorio imparziale perfettamente centrato, razionale e critico - e così facendo invece di liberarsi sta fissandosi sui singoli contenuti da negare/criticare/analizzare/ridimensionare, invece che perdersi nel naturale flusso della vita in cui queste illusioni si succedono con fluidità - e in questa maniera si sta legando in maniera molto più rigida e inattaccabile alle illusioni stesse: è molto più coinvolto e attaccato ad esse che non l'uomo comune naturale, visto che si sofferma su di esse per confutarle, dichiarando in questa maniera un segreto profondo innamoramento per queste, un'incapacità di lasciarle andare - mentre l'uomo comune vive, poi vive altro e lascia andare in un ciclo continuo più superficiale e quindi più capace di dire "lassa, passa, tir'a 'ccampa'!", voltando pagina ogni giorno.
Una volta quello che fu il mio Maestro di Yoga, disse che in realtà il sanscrito Maya non va tradotto come illusione o come apparenza, ma va reso in italiano con manifestazione.
Quale illusioni???? Quelle che ci fanno vivere ogni giorno, facendoci vivere "la risa" e "el llanto" come dice la stupenda canzone "Gracias a la vida", quelle che ci fanno vivere la sofferenza ma anche l'amore, gli istanti di felicità, che ci trasportano di fronte alla Bellezza, che creano le sottili vibrazioni di simpatia e risonanza profonda reciproca nei confronti della natura, o di animali, o di persone??????? quelle che ci portano a perderci nella Bellezza di un dipinto o di una foresta, che ci ispirano poesie, che ci ispirano frasi cariche di emozioni potenti e viscerali, che ci portano a fare follie mossi da amore passione o Sogni, ("Solo di una cosa nella vita non ci si pente mai: della follie. - O. Wilde, citato a braccio) che ci portano a commuoverci di fronte all'amore incondizionato di un cane o di fronte a una scena di imprevista e insperata solidarietà??????? Quelle che ci portano a fare errori, intraprendere progetti fallimentari, non capire cosa ci accade attorno in momenti importanti, non comprendere le persone che amiamo, dire la cosa sbagliata al momento sbagliato ma che ci portano anche a realizzare dei capolavori artistici o una singola parola sincera che smuove anni di repressione congelata??????? Ma quali illusioni???????????????
E' sì un gioco di specchi e di immagini mutevoli mutaforma, ma in questo spettacolo-diorama, in questo carnevalesca farsa, in questo teatro dell'assurdo e dell'incomprensione, segreti divini si manifestano e si rivelano nella successione degli scenari, prendendo parte all'azione e alla successione degli atti: entrando nella parte, entrando nel flusso, entrando in scena coraggiosamente e pienamente e sinceramente, autenticamente, visceralmente, troverai colpi di scena, porte segrete che si spalancano improvvisamente su verità inaspettate, alleati inattesi, guide che ti porteranno in luoghi di bellezza inaudita, Deus ex Machina e sciarade che contengono frammenti di Eterno.
Se credere è illusorio, e non credere è doppiamente illusorio, allora, invece di cercare di sottrarti al gioco delle illusioni:
attraversa, cavalca le Illusioni, sfruttane la potenza propulsiva, galoppa su di esse come un cavaliere che controlla il suo cavallo, ma che gli lascia le briglie sciolte, e si fida della direzione che vuole prendere!!!!
Usa con furbizia ma anche con un rispetto profondo il naturale funzionamento della tua mente, usalo per progredire, per fare eperienze, per imparare, sperimentare, crescere, esperire, imparare a fare cose nuove, viaggiare, procedere a tentativi, vivere, amare, cantare, ballare, improvvisare, spontaneitare, jamsessionare con irrequietezza e fluidità, tirare fuori tutte le emozioni, aprire il cuore, respirare, spaccare vecchi schemi, essere felici, tristi, incazzati, depressi, malinconici, nervosi, inquieti, folli, innamorati, ispirati, sereni, angosciati, gioiosi, allegri, creativi, creatori!!!!!!!!!!!!!!!
Non distaccandoti e cercando di allontanarti dall'immediato flusso diventerai regista della tua vita,
ma sarai il Regista dell'Opera vivendo, entrando in scena, prendendo parte al Gioco, osando, scommettendo, illudentoti, disilludendoti, agendo: vivendo, credendo, sentendo, agendo, facendo esperienze, buttandoti, provando, sarai contemporaneamente il Creatore della tua Vita, un Creatore situato, nella situazione, nel bel mezzo del gioco, compromesso, coinvolto, sbilanciato: solo così la Potenza Creatrice Spontanea della Vita sarà libera di esprimersi in te, l'Evoluzione Creatrice, pilotata dalla saggezza della tua Anima - Regista e Genio Sovrano della tua Esistenza- sarà libera di agire.
Perciò, come dicevano molti anni fa i Guns'n'Roses:
"Use your Illusions!"
Non credere.
Credere di credere.
Credere di non credere.
Illusioni.
Credere in qualcosa è un'illusione.
Credere di non credere, credere di poter non credere in niente, è un'illusione forse ancora maggiore.
Viviamo in un mondo di proiezioni della mente, fuochi fatui che dopo aver brillato per un tempo insignificante rivelano la loro natura di spettri evanescenti.
Chi può dire di aver creduto sempre nelle stesse cose negli ultimi vent'anni?
Forse qualche pazzo fanatico.
Tutti gli altri non possono non essere consapevoli della natura transitoria, evanescente, sfuggente e aleatoria - quindi illusoria - di qualsiasi forma di credenza.
Ma chi pensa di essersi emancipato in larga misura da questo gioco di specchi, questo velo di Maya polimorfo, e con distacco e disprezzo giudica con ironico sarcasmo chi crede con tutto sè stesso in qualcosa, "magari è perfino entusiasta..." - è inconsapevolmente doppiamente schiavo di questo teatro delle apparenze.
Schiavo primariamente perchè resta - come tutti - preda delle suggestioni caleidoscopiche delle sensazioni psicofisiche cangianti in cui è immerso - della cui sostanza è perfino lui fatto.
Schiavo secondariamente - ed esponenzialmente - perchè credendosi libero, superiore, distaccato, critico, capace di giudizio oggettivo, "centrato", stabile, razionale, autentico, capace di vedere le cose per come veramente sono - sta tradendo il naturale flusso di associazioni/volizioni/desideri/giudizi/azioni/emozioni/idee/interazioni per cercare vanamente di astrarsi, isolarsi, appartarsi in una dimensione di torre d'avorio/osservatorio imparziale perfettamente centrato, razionale e critico - e così facendo invece di liberarsi sta fissandosi sui singoli contenuti da negare/criticare/analizzare/ridimensionare, invece che perdersi nel naturale flusso della vita in cui queste illusioni si succedono con fluidità - e in questa maniera si sta legando in maniera molto più rigida e inattaccabile alle illusioni stesse: è molto più coinvolto e attaccato ad esse che non l'uomo comune naturale, visto che si sofferma su di esse per confutarle, dichiarando in questa maniera un segreto profondo innamoramento per queste, un'incapacità di lasciarle andare - mentre l'uomo comune vive, poi vive altro e lascia andare in un ciclo continuo più superficiale e quindi più capace di dire "lassa, passa, tir'a 'ccampa'!", voltando pagina ogni giorno.
Una volta quello che fu il mio Maestro di Yoga, disse che in realtà il sanscrito Maya non va tradotto come illusione o come apparenza, ma va reso in italiano con manifestazione.
Quale illusioni???? Quelle che ci fanno vivere ogni giorno, facendoci vivere "la risa" e "el llanto" come dice la stupenda canzone "Gracias a la vida", quelle che ci fanno vivere la sofferenza ma anche l'amore, gli istanti di felicità, che ci trasportano di fronte alla Bellezza, che creano le sottili vibrazioni di simpatia e risonanza profonda reciproca nei confronti della natura, o di animali, o di persone??????? quelle che ci portano a perderci nella Bellezza di un dipinto o di una foresta, che ci ispirano poesie, che ci ispirano frasi cariche di emozioni potenti e viscerali, che ci portano a fare follie mossi da amore passione o Sogni, ("Solo di una cosa nella vita non ci si pente mai: della follie. - O. Wilde, citato a braccio) che ci portano a commuoverci di fronte all'amore incondizionato di un cane o di fronte a una scena di imprevista e insperata solidarietà??????? Quelle che ci portano a fare errori, intraprendere progetti fallimentari, non capire cosa ci accade attorno in momenti importanti, non comprendere le persone che amiamo, dire la cosa sbagliata al momento sbagliato ma che ci portano anche a realizzare dei capolavori artistici o una singola parola sincera che smuove anni di repressione congelata??????? Ma quali illusioni???????????????
E' sì un gioco di specchi e di immagini mutevoli mutaforma, ma in questo spettacolo-diorama, in questo carnevalesca farsa, in questo teatro dell'assurdo e dell'incomprensione, segreti divini si manifestano e si rivelano nella successione degli scenari, prendendo parte all'azione e alla successione degli atti: entrando nella parte, entrando nel flusso, entrando in scena coraggiosamente e pienamente e sinceramente, autenticamente, visceralmente, troverai colpi di scena, porte segrete che si spalancano improvvisamente su verità inaspettate, alleati inattesi, guide che ti porteranno in luoghi di bellezza inaudita, Deus ex Machina e sciarade che contengono frammenti di Eterno.
Se credere è illusorio, e non credere è doppiamente illusorio, allora, invece di cercare di sottrarti al gioco delle illusioni:
attraversa, cavalca le Illusioni, sfruttane la potenza propulsiva, galoppa su di esse come un cavaliere che controlla il suo cavallo, ma che gli lascia le briglie sciolte, e si fida della direzione che vuole prendere!!!!
Usa con furbizia ma anche con un rispetto profondo il naturale funzionamento della tua mente, usalo per progredire, per fare eperienze, per imparare, sperimentare, crescere, esperire, imparare a fare cose nuove, viaggiare, procedere a tentativi, vivere, amare, cantare, ballare, improvvisare, spontaneitare, jamsessionare con irrequietezza e fluidità, tirare fuori tutte le emozioni, aprire il cuore, respirare, spaccare vecchi schemi, essere felici, tristi, incazzati, depressi, malinconici, nervosi, inquieti, folli, innamorati, ispirati, sereni, angosciati, gioiosi, allegri, creativi, creatori!!!!!!!!!!!!!!!
Non distaccandoti e cercando di allontanarti dall'immediato flusso diventerai regista della tua vita,
ma sarai il Regista dell'Opera vivendo, entrando in scena, prendendo parte al Gioco, osando, scommettendo, illudentoti, disilludendoti, agendo: vivendo, credendo, sentendo, agendo, facendo esperienze, buttandoti, provando, sarai contemporaneamente il Creatore della tua Vita, un Creatore situato, nella situazione, nel bel mezzo del gioco, compromesso, coinvolto, sbilanciato: solo così la Potenza Creatrice Spontanea della Vita sarà libera di esprimersi in te, l'Evoluzione Creatrice, pilotata dalla saggezza della tua Anima - Regista e Genio Sovrano della tua Esistenza- sarà libera di agire.
Perciò, come dicevano molti anni fa i Guns'n'Roses:
"Use your Illusions!"
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lunedì 22 aprile 2013
libero nulla in libero (?) stato della mente-
"... Si è liberi, si ha l'illusione della libertà nei gesti apparenti. Ma in fondo non si è liberi. Tutto ciò che è profondo nega la libertà. C'è una sorta di calamità, di fatalità segreta che dirige ogni cosa.
Il fatto è che chiunque agisca proietta un senso. Attribuisce un senso a ciò che fa, il che è assolutamente inevitabile e increscioso.. il motivo per cui non ho mai agito? Perché non credo nel senso. Attraverso la riflessione e l'esperienza interiore ho scoperto che niente ha senso, che la vita non ha alcun senso. Ciò non toglie che finché ci si industria si proietti un senso. Io stesso sono vissuto in simulacri di senso. Non si può vivere senza farlo. Ma chi agisce crede implicitamente che le sue azioni abbiano senso; altrimenti non si darebbe da fare. La mia esistenza quale essere vivente è in contraddizione con le mie idee. Essendo vivo faccio quello che fanno i vivi, ma non credo in ciò che faccio, eppure un po' ci credo, nonostante tutto; è questa, suppergiù, la mia posizione. La gente non riesce a credere che la storia non abbia un senso. La storia ha un corso, ma non un senso. Tutta la storia universale è così: ogni civiltà a un dato momento è matura per scomparire. Ci si chiede allora che senso abbia questo sviluppo. Ma non c'è senso, c'è sviluppo... Ci si prodiga, si fa qualche cosa, e poi si scompare [...] La negazione (nel senso) della storia è in ultima analisi la filosofia indiana: l'azione considerata insignificante, inutile. Ciò che conta è soltanto la sospensione del tempo... e infatti, se si riflette sulle cose, si dovrebbe smettere di agire, di muoversi... buttarsi per terra e piangere" (Cioran)
"Lasciare agire in sé la necessità, rinunciando alla propria volontà" (S. Weil)
"Il
sistema di controllo cognitivo è un artificio usato dal cervello per
sentirsi protetto e libero di decidere autonomamente quale regola
seguire o trasgredire.
L’insieme di convinzioni della torre di Babele del Super
io, il tribunale mentale, è un’auto-inganno involontario e tramandato
dalla notte dei tempi, un trucco evolutivo di sopravvivenza e
salvaguardia dai pericoli.
Eliminando
il sentimento (concetto) ingannevole del libero arbitrio elimini anche i
sensi di colpa (giusto o sbagliato), il senso d’inferiorità ad esso
collegato.
La Cura
radicale è accettare la natura delle cose… per gli stoici abbiamo solo
il potere di accettare o rifiutare quindi farsi trascinare dal nostro destino.
Senza
libertà di scelta non hai alcuna colpa ma neppure alcun merito. Questo è
un duro fendente per l’Ego, sovente dilaniato tra il complesso di
superiorità (prestigio) e d’inferiorità (colpevolezza).
Facciamo parte della natura, siamo
sottoposti alle leggi che governano l’universo: l’uomo non è in grado di
prender decisioni autonomi e indipendenti dalle forze esterne-interne
(visibili-invisibili) che ne determinano l’esistenza.
Potenti
emozioni, con il diritto di veto sulla ragione, intervengono per
mantenere lo status quo psichico che include la certezza (falsata
dall’evidenza) di essere o sentirsi liberi e autonomi nel decidere ->
avere la presunzione di incidere con la propria volontà personale sul
corso degli eventi (cioè sulla volontà della corrente del divenire,
fiume della vita su cui galleggiano tutte le creature).
Noi possiamo scegliere soltanto ciò che
rientra nella nostra particolare (provvisoria, limitata, superficiale)
sfera di interesse (benessere estemporaneo)."
(dal blog di Anima Libera:
http://obiettivi.wordpress.com/2013/03/26/sfatare-il-mito-del-libero-arbitrio/ )
Tutto ciò che facciamo è necessario.
Non esiste alcuna scelta.
Nel renderci conto di questo, possiamo anche renderci conto del fatto che anche questa nostra riflessione è necessaria, esattamente come sono e saranno necessari tutti i momenti in cui ci siamo e ci saremo considerati liberi e capaci di scegliere.
Quindi, che utilità ha questa riflessione? Nessuna, è semplicemente necessaria.
Ma anche credere di essere liberi, nei momenti in cui lo crediamo, è necessario.
Quindi, che valore ha qualsiasi riflessione, che senso ha affannarsi a cercare una verità, dato che ogni singolo momento dell'attività delle nostre sinapsi è comunque necessario, determinato, inevitabile?
Ma questa ulteriore riflessione è strettamente necessaria, esattamente come i nostri momenti in cui disperatamente andiamo alla ricerca di una qualche verità filosofica ultima o i momenti di oblio e incoscienza.
Dunque, non possiamo neanche decidere se smettere di affannarci filosoficamente o meno, come non siamo liberi di credere di essere liberi o meno.
"Quindi, tanto vale lasciar le cose andare per il loro verso, rilassarsi, senza intervenire!"
Ma tu dimentichi che già dicendo così stai cercando di intervenire sul naturale corso delle cose, e che in realtà tu non sei libero di lasciare andare le cose per il loro verso in maniera rilassata o di affannarti a cercare di modificare il corso spontaneo delle cose.
Se il corso naturale delle cose ti spinge a cercare di affermare il tuo libero arbitrio e cercare di modificare il corso delle cose, così farai, e ti affannerai disperatamente nel cercare di farlo, se il corso naturale delle cose ti spingerà a "lasciare andare", così farai. Ma "lasciare andare" cosa? Le cose già "vanno".
Dunque l'atteggiamento di chi pratica l'accettazione del presente, del necessario, di ciò che è, cercando di eliminare in sè il rifiuto, il volere selezionare, il volere intervenire, il volere modificare, è massimamente un "volere intervenire, volere modificare".
Mentre l'atteggiamento di chi vive semplicemente la propria naturale tensione, sforzo di ottenere, realizzare, modificare, compiere, selezionare è in realtà un'accettazione di "ciò che è" molto più completa.
Ma è un'accettazione che ci porta alla spontanea tendenza verso il rifiuto, verso la non accettazione.
E questo produce sofferenza.
Quindi cerchiamo e troviamo ancora dei momenti di più serena "accettazione".
Ma questo ci porta a "voler modificare", "non voler accettare" la nostra naturale, o comunque difficilmente evitabile, tensione verso il futuro, la fame di Altro, la nostra insoddisfazione verso il presente.
Esperti di meditazione Zen che si infuriano contro sè stessi perchè "ancora si innervosiscono, si arrabbiano, si scompongono", diventano isterici per niente. Non solo il nervosismo, ma in più la furia contro sè stessi perchè il nervosismo non dovrebbe esserci.
Quindi, "volendo modificare" l'incapacità di accettare, viviamo nella non-accettazione, sempre e comunque.
Le stesse parole dei saggi taoisti, tantrici o Zen che dicono cose tipo: "Non pensare che la spiritualità sia la ricerca di modificare, migliorare o realizzare qualcosa. La Via è semplicemente Essere Ciò che E', non c'è niente da modificare, migliorare, realizzare. Rilassati!" potrebbero apparire in questa luce come un ulteriore tentativo di modificare, migliorare o realizzare qualcosa.
Perciò, qualsiasi azione, affermazione e riflessione è equivalente, in quanto è nulla.
Perciò, davvero non c'è niente da dire o affermare.
Ma noi non siamo neanche liberi di scegliere di non affermare o di affermare.
La nostra attività sinaptica è necessaria, non ne siamo padroni, perciò come possono essere i suoi risultati attendibili?
E che significato ha poi, a questo punto, "attendibile" o "non attendibile"?
Perciò non possiamo neanche affermare di essere non liberi, esattamente come non possiamo affermare di essere liberi, esattamente come non possiamo affermare di potere o meno affermare qualcosa.
Quindi, che senso ha tutto questo?
Nessuno.
Ma non ha neanche senso affermare che non abbia nessun senso.
https://www.youtube.com/watch?v=qQ9xzi0HebI&list=LLH4TIDkE6UAer03OXoRLrpg
http://www.youtube.com/watch?v=zLckHHc25ww
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lunedì 15 aprile 2013
Libero o arbitrio?
Si potrebbe ardire questa ipotesi: nel momento in cui un essere umano è convinto di avere il libero arbitrio, di avere effettivamente la possibilità di scelta tra diverse opzioni, significa che in quel momento non è dotato di libero arbitrio. Nei momenti invece in cui un essere umano ha la sensazione di non avere scelta, nel senso che tutto sta avvenendo spontaneamente come deve andare, senza sforzo, senza opzioni, senza decisione, tutto va da sè nella direzione in cui deve andare (ma questo in profonda sintonia col sentire più autentico e viscerale della persona, senza nemmeno una traccia di sensazione di costrizione esterna) ebbene solo in quei momenti l'uomo è dotato di libero arbitrio: non come capacità completamente astratta e formale di scegliere tra diverse opzioni in base a valutazioni razionali - ma come Connessione con la Forza della propria Libera Volontà, che è qualcosa di istintivo che sa già perfettamente dove andare e come fare, e se ci connettiamo ad essa va da sola, spontaneamente, senza ostacoli, senza fatica, senza "arbitrio" (che appunto è "arbitrario"), senza bisogno di "scegliere" niente.
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lunedì 8 aprile 2013
CREA-ZIONE DE-FLAGRATA = COSMO-GENESI.-
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