di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.

lunedì 15 aprile 2013

Libero o arbitrio?

Si potrebbe ardire questa ipotesi: nel momento in cui un essere umano è convinto di avere il libero arbitrio, di avere effettivamente la possibilità di scelta tra diverse opzioni, significa che in quel momento non è dotato di libero arbitrio. Nei momenti invece in cui un essere umano ha la sensazione di non avere scelta, nel senso che tutto sta avvenendo spontaneamente come deve andare, senza sforzo, senza opzioni, senza decisione, tutto va da sè nella direzione in cui deve andare (ma questo in profonda sintonia col sentire più autentico e viscerale della persona, senza nemmeno una traccia di sensazione di costrizione esterna) ebbene solo in quei momenti l'uomo è dotato di libero arbitrio: non come capacità completamente astratta e formale di scegliere tra diverse opzioni in base a valutazioni razionali - ma come Connessione con la Forza della propria Libera Volontà, che è qualcosa di istintivo che sa già perfettamente dove andare e come fare, e se ci connettiamo ad essa va da sola, spontaneamente, senza ostacoli, senza fatica, senza "arbitrio" (che appunto è "arbitrario"), senza bisogno di "scegliere" niente.

4 commenti:

  1. Bellissima riflessione ! Sicuramente mi ispirerà qualcosa di nuovo ! :-)

    Jasper

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  2. Il libero arbitrio mi è sempre stato sospetto. Ho la sensazione che esso sia un impulso a ingabbiarsi meglio, con coscienza.

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  3. a Ettore: anche a me il libero arbitrio, almeno per come concettualizzato per secoli da filosofi e teologi, mi puzza. Mi puzza di arbitrario e iper-raziocinante, iper-razionalistico, come se la cosa che conta realmente fosse la possibilità puramente astratta, razionale, formale, di poter "liberamente" scegliere tra tutte le opzioni possibili, volendo. Questa importanza della "libera" "scelta", in quanto tale, della libera "volontà di volontà", è tipica dell'era cristiana, e, in modo ancora molto più esteso ed estremo, in maniera parossistica, dell'età moderna. Come se ciò che conta fosse la "libertà" del volere, in senso astratto, formale, non importa poi il contenuto, l'Essere, che cosa vuoi. Provate a proporre questo tipo di logica a un animale: vi guarderà come se voi foste dei marziani o degli esseri ammalati. Provate a fare questo discorso a un qualunque essere umano di una qualsiasi civiltà antica o di una delle poche civiltà animiste rimaste: vi squadrerà con un sorriso ironico e scoppierà in una risata fragorosa, convulsa. Il discorso razionale, mentale sul "libero" arbitrio ti fa dimenticare del fatto che tu sai già, in un dato momento, per istinto, di pancia (gli antichi direbbero anche: per chiara indicazione degli Dei) che cosa vuoi, e ogni altro sofisma su quanto quel volere sia "libero" o meno, e su quanto tu dovresti riflettere sul tuo effettivo grado di "libertà" nello "scegliere", "incondizionatezza" nel volere, è una barzelletta o peggio una trappola che inceppa la tua naturale saggezza di ciò che naturalmente vuoi, esigi, desideri, affermi, sei. La tua fludità di emozione-istinto-cuore-azione.

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