LASCIA TUTTO, E SEGUITI! (F. Battiato) Dove tutto è enigma (storia, natura, cosmo) la certezza dell'insolubilità pone un invisibile seme di speranza. (Guido Ceronetti)

di-segno di Sacrilegio Tempesta
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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
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domenica 30 giugno 2013
REPORTAGE FOTOGRAFICO DA VIA DELL'IRONIA, MILANO./2
Seconda puntata del reportage fotografico da Via dell'Ironia, Milano.
Tutte le foto di Diogene senza l'anima?, tranne quelle (dove indicato) di Sacrilegio Tempesta.
Tutti i diritti riservati.
I volantini con poesie sono firmati con sigle. Su tutti compare come sito di riferimento:
La foto qui sopra è di Sacrilegio Tempesta.
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lunedì 8 aprile 2013
CREA-ZIONE DE-FLAGRATA = COSMO-GENESI.-
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sabato 23 marzo 2013
A volte gli Dei sono ancora, con noi.
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mercoledì 20 marzo 2013
Un frammento di Epitteto.
"Ciò che è nostro, che è noi stessi, non sono le idee o le rappresentazioni, ma l'uso di esse." (Epitteto. Frammento trovato sul retro dell'album prog "Abbiamo tutti un blues da piangere" dei Perigeo, del 1973)
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domenica 10 febbraio 2013
UN AFORISMA DI NIETZSCHE CONTRO IL FASCISMO ONTOLOGICO.
"Solo quando l'uomo si distoglierà da sè stesso, salterà al di là della sua stessa ombra e, davvero, nel suo sole." (F. Nietzsche)
Un frammento mi pare quasi induista.
Non certo in un senso dogmatico-religioso-moralistico sicuramente, ma un invito al superamento dell'ego e dei suoi attaccamenti in un senso più viscerale, radicale, ontologico.
Un'esortazione al superamento di quello che io chiamerei fascismo ontologico.
Come già accennato nel post contro il fascismo musicale, fascismo non è solo un'ideologia politica ben determinata, autoritaria e violenta. Fascismo è anche l'impostazione filosofica, ideologica di tutta la nostra maniera di pensare, di essere.
Definisco fascismo ontologico tutta l'impostazione di pensiero fondata sul principio di non-contraddizione, che da Aristotele ha dominato la filosofia e il pensiero occidentali, e che forse non è stato ancora superato, nonostante le innumerevoli critiche a questo principio che a partire da Nietzsche sono state fatte da numerosissimi filosofi.
Il principio di non-contraddizione si può riassumere così: una cosa o è oppure non è in una determinata maniera. Le due cose si escludono. Oppure: una cosa o è sè stessa o è il suo contrario. O ancora: è impossibile che un cosa sia al contempo sè stessa e il suo contrario. Oppure ancora: il soggetto A ha la proprietà X, oppure non ce l'ha. O infine: A per definizione non può essere non-A. In tutti i casi in cui è vera la sentenza K, è falsa la sentenza non-K (la sua negazione) e viceversa. La sentenza K, o è vera o è falsa. La somma dei casi in cui è vera e di quelli in cui è falsa, dà la totalità dei casi, e fra i due insiemi non esistono intersezioni. L'ambito in cui questo principio è più evidentemente falso, grottesco e assurdo, è l'ambito psicologico: o sei triste, o sei allegro. O anche: o sei introverso, o sei estroverso, o sei intelligente o sei stupido, o sei forte o sei debole, o sei razionale o sei emotivo, etc...
Altri aspetti del fascismo ontologico sono: la teoria gnoseologica fondata sull'immagine dello specchio, sempre di matrice aristotelica, e il riduzionismo incasellante cartesiano che riduce tutto l'esistente a due categorie rigidamente separate e distinte: la res cogitans, o anima, e la res extensa, o materia. Il materialismo è poi un'ulteriore degradamento riduzionistico di questa teoria.
Il primo aspetto afferma che le facoltà conoscitive non fanno altro che rispecchiare oggettivamente la realtà.
Il secondo aspetto, strettamente correlato al primo, afferma che qualsiasi cosa esista può essere classificata, in maniera rigidamente esclusiva, nelle due categorie di mente e materia, categorie nettamente contrapposte e non interscambiabili, mai sfocianti una nell'altra, mai contaminantesi, mai mescolate, mai interrelate se non sulla base del principio rigido di causa e effetto.
La conseguenza più immediatamente criticabile di quest'ultimo principio è la - innumerevoli volte criticata da moltissimi filosofi del '900 - separazione netta fra soggetto e oggetto, messi l'uno di fronte all'altro come due campi distinti e connessi esclusivamente da una forma di conoscenza oggettivante.
Infine, altri due aspetti: il principio di ragion sufficiente, alla base per esempio di tutta la filosofia di Schopenhauer, in base al quale tutto è connesso solo in base a precisi nessi di causa ed effetto; e di nuovo il cartesiano cogito ergo sum, criticatissimo dai filosofi del '900 sia perchè afferma la dipendenza dell'esistere dal pensiero (mentre a partire da Nietzsche, poi per esempio anche da Freud, l'esistere precede il pensiero) sia perchè afferma la sostanzialità, una, indivisibile e nettamente separata dal resto del mondo e degli altri soggetti, del soggetto.
Ma torniamo al frammento di Nietzsche.
Distogliersi da sè stessi.
Saltare al di là della propria ombra.
Cioè, a me sembra: voltarsi rispetto alla propria immagine, rispetto allo sguardo incentrato, concentrato in sè stessi. Voltarsi e andare oltre. Nel mondo così com'è. Nel proprio sole.
Voltarsi verso il mondo, lasciandosi dietro di sè tutte le fissazioni, le ossessioni, i tic, le nevrosi, i pensieri continuamente rimuginati, le idee fisse, le opinioni, le lamentele, gli auto-vittimismi, le auto-narrazioni di grandezza e di superiorità, i mentalismi iper-analitici sterili, gli abbattimenti svuotati, gli auto-eccitamenti di esaltazioni narcisistiche, le definizioni, gli attaccamenti ideologici, pessimismi lamentosi, ottimismi forzati - tutto quello che si potrebbe chiamare un'ontologia, una maniera di esistere definita, una personalità definita, un essere statico, stagnante, auto-oppresso perchè continuamente auto-rivolto su sè stesso e sui propri pensieri-caselle attraverso cui si filtra il mondo, sè stessi, gli altri, tutte cose che così se ne restano in realtà lontane, distanti anni-luce, indifferenti, oggettificate, irrigidite, agghiacciate, conosciute solo attraverso lenti deformanti, attraverso filtri di schemi ideologici iper-mentali, pre-esperienziali, e mai vissuti direttamente, così come sono, così come si presentano al nostro esistere, parte stessa co-originaria di noi stessi, del nostro essere, pre-esistenti al nostro pensiero, co-sostanziali in uno stesso processo di vita-vite-spirito-spiriti-cose-desiderio-desideri-passione-passioni-azioni-emozioni-pensieri-storie-cuore-progetti-corpo-muscoli-nervi-corpi-percezioni-sentimenti-sensazioni-associazioni-simboli-segni-frammenti-intuizioni-nessi-esperienze-immagini-atomi-parole-interpretazioni-frammenti-sentieri-attimi in cui tutto è strettamente intrecciato e co-ontologico.
Distogliersi da qualsiasi scacco logico, qualsiasi loop cerebrale, corto-circuito esperienziale-vitale.
Lasciare perdere tutto e inoltrarsi nella vita, così com'è, inoggettivo flusso aperto, indeterminato essere in divenire.
Lasciare perdere tutte le cazzate in cui ci perdiamo, gli specchietti per le allodole che ci fabbrichiamo da soli per auto-immolarci, auto-ingabbiarci in templi-prigioni sacri alla negazione della vita, alla celebrazione del nulla, di simulacri, di inutili fissazioni mentali, ripetizioni inerti dell'eternamente identico per sottrarci alla Vita nella sua assurda, contradittoria, regale, lussureggiante, fragorosa, inquietante, strabordante, fitta, selvaggia, espansiva, meravigliosa, spaventosa ricchezza: infinito divenire sempre imprevedibile, magico, eruttante, infinito oceano in tempesta di pienezza contraddittoria e ridente, mai definibile.
Un esempio pratico: qualcuno è convinto di essere stonato.
Pensiero non-contraddittorio depresso-pessimista: "Sono stonato. Non c'è niente da fare."
Il positive-thinking proporrebbe a questa persona: mettiti davanti allo specchio, guardati bene negli occhi, e dì ad alta voce: "IO SONO UN GRANDISSIMO CANTANTE!!!!!!! IO SONO IL PIU' GRANDE CANTANTE DI TUTTI I TEMPI!!!!!!! IO SONO UN CANTANTE ECCEZIONALE, HO UNA VOCE ECCEZIONALE, SPLENDIDA, E TUTTI MI AMMIRANO PER QUESTO!!!!!!!!!"
Ora, non nego che questo tipo di esercizio possa, in certi casi, anche funzionare e dare dei risultati.
Tuttavia, il punto non è questo.
Facendo così, rimani nel principio di non-contraddizione.
Rimani sempre ingabbiato in un essere definito, una casella.
Pensiero non contraddittorio-positive thinking: "Io sono intonato." O meglio: "Io sono intonato!!!!!!"
Invece, distogliersi da sè stessi e saltare al di là della propria ombra significa: Dimentica di essere stonato! Dimentica di essere intonato! Dimentica ogni maniera pre-definita di essere, e comincia a VIVERE, ad inoltrarti nello spazio aperto della vita! Cioè: CREA!!!!! Emetti suoni, rumori, versi, sussurri, grida, vocalizzazioni, nenie, mantra, parole, bestemmie, canzoni, poesie, rantoli, ansimi, strepiti, note, gorgheggi, quello che ti viene!!!!! Se ti muovi al di fuori delle costrizioni dell'essere precostituito, definito, e ti inoltri nel mare aperto del non-essere, o essere libero, spontaneo, assurdo, creatore, affermativo, se affermi la vita senza nessun contenuto e crei cose mai viste sulla faccia della terra perchè semplicemente sgorganti spontaneamente dall'attimo libero in divenire inedito che vivi, quella è già Arte!!!! E' già Musica, nel suo senso più sublime, al di là dei risultati, al di là delle tecniche, al di là dell'essere musicale costituito coi suoi stereotipi!!!!!
L'arte nasce dove cessa di esistere il principio di non-contraddizione. Il resto è tecnica, ripetizione, esecuzioni ammaestrate.
L'arte è l'atteggiamento di chi invece di descrivere, ripetere, lamentarsi, elencare, inveire, reagire, puntualizzare, recriminare, incolpare, ribattere, sottolineare, indottrinare, affermare, ribadire, convertirsi, aizzare, discutere, battibeccare, attaccare, azzannare, perdersi in chiacchere, analizzare, pensare, criticare, giudicare, soppesare, valutare, conoscere, definire, esitare, sapere, CREA inedite, inesistenti, irripetibili, inesatte, imprecise, menefreghiste, allegre, affermative esperienze inclassificabili secondo i già noti dualismi contrappositivi: o così - oppure - così - principio di non contraddizione: il creatore - non certo semplice "creativo" - s'inventa invece una logica radicalmente diversa grazie alla quale vengono alla luce sulla Terra alternative nuove, mai pensate, non previste nè etichettabili - in questa maniera decreando l'esistente e aprendolo a nuove possibilità, che lui/lei afferma con gioia fregandosene delle caselline interpretative precostituite, delle credenze, superstizioni, definizioni logiche -
" "Mi sembra che tu abbia cattive intenzioni, si potrebbe credere che tu voglia rovinare l'uomo" - dissi una volta al dio Dioniso. "Forse" rispose il dio "ma solo in modo che ne venga fuori qualcosa per lui." - "E cosa mai?" domandai io curioso. - "Chi mai, dovresti chiedere". Così parlò Dioniso, tacendo poi al modo che gli è proprio, ossia con aria tentatrice. Avreste dovuto vederlo! - Era primavera e tutti gli alberi erano gonfi di giovane linfa. " (F. Nietzsche, Frammenti postumi)
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domenica 13 gennaio 2013
CONTRO IL FASCISMO MUSICALE.
Fascismo musicale è l'applicazione alla musica della logica cartesiana, aristotelica, basata sul principio di identità, o di non-contraddizione, o, detto in termini contemporanei, principio di realtà.
Vero/falso.
Che diventa: brutto/bello.
Bravo/incapace.
Stonato/intonato.
Giusto/sbagliato.
O anche: di mio gusto/ non di mio gusto.
Il fascismo musicale è onnipresente, invade la mente anche dei più "alternativi" appassionati di musica sperimentale. Perchè lo stesso concetto di genere - per non parlare del punto di vista razional/opinionistico "io sono appassionato di tal genere" - è già fascismo musicale.
La musica è un'altra cosa.
"Desiderii infiniti
e visioni altere
crea nel vago pensiere,
per natural virtù, dotto concento;
onde per mar delizioso, arcano
erra lo spirito umano,
quasi come a diporto
ardito notator per l’Oceano."
(Leopardi, Sopra il ritratto di una bella donna scolpito nel monumento
sepolcrale della medesima)
E' quel mare aperto, indefinito, di suono, di magma sonoro informe, quel gioco libero di rumori avventurandosi nel quale scompare ogni determinazione, ogni semplificante contrapposizione, ogni facile dualismo, ogni verità, ogni falsità, nella pura libertà dell'immaginazione.
C'è più autentica musica nel puro cazzeggio aritmico divertito di rumori casuali che non nel più eccelso pezzo musicale diligentemente eseguito in maniera tecnicamente perfetta, e meccanica.
Per questo, fra l'altro - a volte, stufi dei mille amplificatori musicali che ci attorniano dappertutto, ci mettiamo ad ascoltare semplicemente il casuale rumore del vento - musica sublime, e superiore perchè avulsa da qualsiasi giudizio, volontà o intenzione umane.
Qualsiasi esibizione musicale capace di far veramente vibrare e fremere le corde dell'animo umano partecipa di questo mistero: la musica non ha a che fare con scale, pentagrammi, tecnica, solfeggio, ma è un dàimon, un duende che ti rapisce e si impossessa di te, tecnica o non tecnica, è il dàimon che suona o canta, non il musicista - è qualcosa che trascende la volontà e la personalità del musicista e ne guida prepotentemente l'ispirazione. Oppure, come direbbe Garcia Lorca, è un duende con cui il musicista ingaggia un duello mortale. O infine, può essere un puro gioco di sperimentare cazzuto. In ogni caso, è qualcosa che trascende la tecnica e la stessa volontà del musicista. E' qualcosa anzi, che l'eccessiva attenzione alla tecnica e alla teoria non fa che bloccare.
La musica ha più a che fare con la magia, col sovrannaturale, con l'ispirazione poetica, col mistero di abissi/spazi sconfinati che si aprono in noi senza che che lo vogliamo, con l'enigma del nostro istinto più selvatico, selvaggio, animale, incatalogabile, non razionale, e infine col puro libero gioco tanto per giocare.
Le scuole di musica dovrebbero partire dal puro gioco di suoni e rumori e ritmi - perchè quella è la base, e forse l'essenza - della musica.
Dopo molti anni a non fare altro che giocare, a caso, tanto per divertirsi, allora, se ne hai voglia, puoi dedicarti a studiare la tecnica di uno strumento - ma sempre giocando, d'istinto, con l'approccio di un jazzista analfabeta dei primi del novecento a New Orleans. Allora ci può essere Musica.
La Musica, più di tutto, è superamento del meccanicismo, della logica binaria, del giudizio raziocinante.
Ma tecnica, teoria e giudizio critico sono espressioni della meccanica, della logica, del giudizio.
La Musica è per Schopenhauer, immediata rivelazione della volontà a sè stessa.
La Musica è Mistero, e sulla Musica, certo intesa in senso viscerale, animico, erano basati molti Misteri nell'antichità.
Ricordo che a 17 anni ho formulato questo pensiero:
"Mi capita, di sentire delle canzoni, senza ricordarmi di chi sono. Mi capita anche di non ricordarmi neanche quale giudizio ho formulato in passato su di esse. In questi casi, la musica mi evoca sensazioni e emozioni assolutamente indefinite, pure, puramente sensibili, senza traccia di un giudizio razionale. Poi mi ricordo l'autore della canzone e scompare la magia e l'indeterminatezza."
Un possibile punto di partenza per cercare di uscire dal fascismo musicale.
(la musica è - sentire - e non sapere a cosa collegare la sensazione, non andare a guardare, lasciare l'indeterminato nell'indeterminato, e il vago vagare libero nell'in-definito, il finito sbrindellarsi e cominciare a danzare libero nell'in-finito selvaggio, selvatico, enigmatico, tamburellante, casuale, forestico, animale, animico, senza controllo, senza categoria, senza giudizio, senza giudice-)
Vero/falso.
Che diventa: brutto/bello.
Bravo/incapace.
Stonato/intonato.
Giusto/sbagliato.
O anche: di mio gusto/ non di mio gusto.
Il fascismo musicale è onnipresente, invade la mente anche dei più "alternativi" appassionati di musica sperimentale. Perchè lo stesso concetto di genere - per non parlare del punto di vista razional/opinionistico "io sono appassionato di tal genere" - è già fascismo musicale.
La musica è un'altra cosa.
"Desiderii infiniti
e visioni altere
crea nel vago pensiere,
per natural virtù, dotto concento;
onde per mar delizioso, arcano
erra lo spirito umano,
quasi come a diporto
ardito notator per l’Oceano."
(Leopardi, Sopra il ritratto di una bella donna scolpito nel monumento
sepolcrale della medesima)
E' quel mare aperto, indefinito, di suono, di magma sonoro informe, quel gioco libero di rumori avventurandosi nel quale scompare ogni determinazione, ogni semplificante contrapposizione, ogni facile dualismo, ogni verità, ogni falsità, nella pura libertà dell'immaginazione.
C'è più autentica musica nel puro cazzeggio aritmico divertito di rumori casuali che non nel più eccelso pezzo musicale diligentemente eseguito in maniera tecnicamente perfetta, e meccanica.
Per questo, fra l'altro - a volte, stufi dei mille amplificatori musicali che ci attorniano dappertutto, ci mettiamo ad ascoltare semplicemente il casuale rumore del vento - musica sublime, e superiore perchè avulsa da qualsiasi giudizio, volontà o intenzione umane.
Qualsiasi esibizione musicale capace di far veramente vibrare e fremere le corde dell'animo umano partecipa di questo mistero: la musica non ha a che fare con scale, pentagrammi, tecnica, solfeggio, ma è un dàimon, un duende che ti rapisce e si impossessa di te, tecnica o non tecnica, è il dàimon che suona o canta, non il musicista - è qualcosa che trascende la volontà e la personalità del musicista e ne guida prepotentemente l'ispirazione. Oppure, come direbbe Garcia Lorca, è un duende con cui il musicista ingaggia un duello mortale. O infine, può essere un puro gioco di sperimentare cazzuto. In ogni caso, è qualcosa che trascende la tecnica e la stessa volontà del musicista. E' qualcosa anzi, che l'eccessiva attenzione alla tecnica e alla teoria non fa che bloccare.
La musica ha più a che fare con la magia, col sovrannaturale, con l'ispirazione poetica, col mistero di abissi/spazi sconfinati che si aprono in noi senza che che lo vogliamo, con l'enigma del nostro istinto più selvatico, selvaggio, animale, incatalogabile, non razionale, e infine col puro libero gioco tanto per giocare.
Le scuole di musica dovrebbero partire dal puro gioco di suoni e rumori e ritmi - perchè quella è la base, e forse l'essenza - della musica.
Dopo molti anni a non fare altro che giocare, a caso, tanto per divertirsi, allora, se ne hai voglia, puoi dedicarti a studiare la tecnica di uno strumento - ma sempre giocando, d'istinto, con l'approccio di un jazzista analfabeta dei primi del novecento a New Orleans. Allora ci può essere Musica.
La Musica, più di tutto, è superamento del meccanicismo, della logica binaria, del giudizio raziocinante.
Ma tecnica, teoria e giudizio critico sono espressioni della meccanica, della logica, del giudizio.
La Musica è per Schopenhauer, immediata rivelazione della volontà a sè stessa.
La Musica è Mistero, e sulla Musica, certo intesa in senso viscerale, animico, erano basati molti Misteri nell'antichità.
Ricordo che a 17 anni ho formulato questo pensiero:
"Mi capita, di sentire delle canzoni, senza ricordarmi di chi sono. Mi capita anche di non ricordarmi neanche quale giudizio ho formulato in passato su di esse. In questi casi, la musica mi evoca sensazioni e emozioni assolutamente indefinite, pure, puramente sensibili, senza traccia di un giudizio razionale. Poi mi ricordo l'autore della canzone e scompare la magia e l'indeterminatezza."
Un possibile punto di partenza per cercare di uscire dal fascismo musicale.
(la musica è - sentire - e non sapere a cosa collegare la sensazione, non andare a guardare, lasciare l'indeterminato nell'indeterminato, e il vago vagare libero nell'in-definito, il finito sbrindellarsi e cominciare a danzare libero nell'in-finito selvaggio, selvatico, enigmatico, tamburellante, casuale, forestico, animale, animico, senza controllo, senza categoria, senza giudizio, senza giudice-)
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