di-segno di Sacrilegio Tempesta

?

?
pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
Visualizzazione post con etichetta corpo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta corpo. Mostra tutti i post

mercoledì 25 giugno 2014

Corpus

"Strano come, appena pronunciata, una cosa perde il suo valore. Crediamo d'essere scesi sul fondo dell'abisso, ma quando risaliamo, le gocce rimaste sulle pallide punte delle nostre dita, non hanno più nulla del mare da cui provengono. Crediamo d'avere scoperto una fossa piena di tesori meravigliosi, ma, quando risaliamo alla luce, ci accorgiamo di avere con noi solo pietre false e frammenti di vetro. Nella tenebra, intanto, il tesoro continua a brillare, inalterato."

(Maeterlinck, citato da R. Musil come epigrafe de Il giovane Törless)







Corpus, oris
   1.   Corpo 
  2.    Carne 
    3. Individuo, essere vivente, persona 
   4. Corpo morto, cadavere, corpo inanimato 
 5. Sostanza, elemento, materia, massa
6. Ogni complesso unitario, corpo, organismo, struttura, insieme
7. Gruppo organizzato, società, corporazione, classe, casta, unione
 8.  Raccolta di scritti, opera, volume
9. Essenza, sostanza











Il corpo. Libro cangiante multiforme inrappresentabile che tutto contiene, da cui tutto parte, a cui tutto ritorna, da cui sale ogni interrogazione, che riceve ogni sfida e ogni invito e che si predispone ad ogni possibile risposta; luogo-crocicchio informe a cui giunge ogni traccia, da cui ha origine ogni concezione di ogni possibilità; luogo desolato, espanso, solitario, deserto, spazio vuoto indeterminabile, sordo e opaco, terra secca spaccata piena di crepe nelle quali incubano sogni e incubi; matrice numinosa del desiderio, della paura, delle luci intermittenti dell'intuizione inspiegabile, irriducibile a un concetto; patria incoercibile e inalienabile, intima, indicibile del dolore, del piacere, di sensazioni mai consumate e mai definite dalla significazione - ma a volte dalla significazione ferite, appassionate, svuotate, germinate, risvegliate, infettate, alienate, dissotterrate, rianimate, scosse, stravolte, terremotate, distillate alchemicamente nella loro più pura essenza (è quest'ultimo un caso miracolosamente raro). Luogo dell'assenza, della carenza, del bisogno, dell'impulso, della mancanza, della disperata feroce vacuità che spinge al relazionarsi, all'incontro, incontro che è già prima di ogni contatto reale, incontro che è ciò che il corpo è, incontro che è ciò che il corpo non è mai, incontro che è la nuda contraddittoria relazionalità nella lontananza insanabile, nuda contraddittoria relazionalità impossibile ma inscritta nell'essenza dell'essere un corpo. Punto informe, deforme, non collassabile in alcuna immagine, punto ottuso da cui nasce ogni punto interrogativo. De-siderio, lontananza dalle stelle, cumulo di ferite e cicatrici e organi e muscoli e tensioni e carne in movimento, in sussulto, in ascolto, in ristagno, in putrefazione autobloccante o in slancio o in fremito o in collasso o in quiete mormorante - proteso verso l'Altro - altri mondi - altri corpi - altre dimensioni - verso segnali insondabili di enigmi sottili.
Cavità inconoscibile, grotta dell'inumano, del bestiale, del mostruoso, dell'ostinatamente insensato - grotta oscura dove covano i sogni e si perdono le ragioni dell'argomentabile. Cavità misteriosa, profonda, abisso-Tempio-Ade in cui aleggiano spiriti, ricordi, desideri, feti di pensieri, barlumi di parole, proto-emozioni, impossibilità necessarie non dicibili e mai azzittibili, plancton di esseri intraducibili, poesie mute di sangue e vuoti, cellule sperdute, ognuna con un suo messaggio, con una sua preghiera da avverare, simboli imperscrutabili scritti nella notte delle molecole che gridano bestemmie oscenità o litanie sacre, ognuno in una direzione diversa, ognuno con un suo canto irriducibile, popolo confuso e policefalo dalle mille grida discordi, dalle mille voci inascoltate.














Trascendenza fallica del'abisso corpo - oceanica oscura infinità dioramica - che si erge come una stele, si fa direzione, azione, parola, e si auto-traghetta verso lo Spazio aperto espondendosi come un araldo, un messaggero totemico, un Totem individuale mandato avanti come un avamposto per nuove imprese, nuove guerre, nuove esplorazioni, nuove alleanze, nuovi baratti di simboli intimi con simboli sconosciuti da decifrare, nuove amicizie, nuovi viaggi, nuovi dialoghi, nuove scoperte, nuove iniziazioni, nuovi progetti, nuove asperità, nuove sfide, nuove delizie, nuovi incontri, nuovi stupori;  Spirito che si propaga, si espande negli spazi smisurati dell’Esterno; Dàimon tutelare che cavalca nella prateria aperta per cercare nuove sorgenti di acqua rivivificante, che si inerpica sui crinali e sulle creste dell’enigma, del Più-Che-Sensibile, vette vergini che generano una vertigine che è struggimento, sbigottimento e desiderio inarrestabile per la sua sete; che si inoltra nei territori dell’ignoto, dell'estraneo, dell'alterità, dello scambio, del mistero, dell'avventura ulteriore, dell'esperienza non già nota, dell'arte, del linguaggio, della conoscenza.






giovedì 29 maggio 2014

LASCIAR SCOMPARIRE L'ARTE PER LASCIAR RIEMERGERE LA REALTA', LA VITA, IL GIOCO, LA LIBERTA', LA NATURA, IL SELVATICO


(disegno di Dem Dem, riprodotto qui con il suo consenso, da me richiesto. Il sito di Dem Dem )


Ritrarsi, dissolversi, spaccare la scatola dell'ordine simbolico dato, la rete del linguaggio stesso, gli inganni dell'arte, la Maya ammaliante e perfida della fanfara multimediale, per lasciare spazio al gioco, alla vita libera istante per istante, alla creatività senza opere, all'azione per il piacere dell'azione, per tornare alla natura, alla realtà caotica vitale e indecifrabile oltre questa Matrix subdola, al selvatico ignoto, al nostro esistere reale come corpi liberi istintivi in uno spazio aperto senza determinazioni, risultati, scopi, oggetti reificati, codici convenzionali, e senza tempo. "Un punto di incredibile densità. Bisogna imparare a rallentare il tempo, a vivere la passione permanente dell'esperienza immediata."



 Due articoli di John Zerzan, filosofo anarchico primitivista.


Il primo è contro l'arte:


Critica primitivista all'arte e al mondo dei simboli


Il secondo è contro il tempo:


Critica anarchica alla costruzione sociale del tempo



Nel primo articolo, Zerzan sostiene che nel Paleolitico, all'epoca in cui eravamo nomadi cacciatori-raccoglitori, non c'era nè religione nè arte, e neanche un linguaggio inteso come lo intendiamo noi, una rete di simboli codificati e condivisi. E non c'era la divisione del lavoro, erano piccole bande nomadi egualitarie.

Non c'erano i simboli, l'uomo era un animale immerso nella vita della natura, libero, reale, istintivo, immediato, senza mediazioni artificiali.

Col Neolitico, e il passaggio a una società stanziale, basata sull'agricoltura e su un'organizzazione sociale più complessa nasce la gerarchia sociale, la divisione del lavoro, la religione e il linguaggio. E con tutto questo l'alienazione.

E la separazione dalla natura, l'unità perduta con la quale - dopo questa caduta - è surrogata dai paradisi artificiali della religione, dell'arte e del linguaggio simbolico.

Già gli sciamani delle religioni più antiche erano legati a una struttura sociale differenziata, con ruoli assegnati, gerarchia definita e un mondo mitologico-simbolico sostituto dell'originaria indifferenziazione nella natura, perduta.

Poi, in estrema sintesi, col cristianesimo antropocentrico prima, e quindi con la società moderna, le cose sono andate sempre peggio, fino all'attuale società completamente alienata, separata ermeticamente dalla natura, asettica, mortuaria, virtuale, sempre più distruttiva e irrispettosa verso la natura e verso il selvatico l'autentico e il genuinamente istintuale e creativo, unico, libero, originale, singolare, singolo, non-conformato in noi.

In tutto questo, l'arte ha sempre avuto la stessa funzione della religione: legittimare l'ordine sociale alienato e permettere fugaci ascese a attimi di pace estasi o bellezza, surrogati della felicità naturale permanente. L'estetica è anestetica: anestetizza e intorpidisce, obnubila i nostri sensi, e estetizza la nostra percezione e interazione col mondo, comprimendola in una scatola simbolica sintetica, principalmente visuale, astratta, artificiale, deformante, selettiva, sostitutiva, basata su una presa di distanza, una separazione dal mondo, dal corpo, dal selvatico, dalla natura, dall'istinto: abitiamo il mondo della rappresentazione, invece di abitare il mondo, la terra, le foreste, in un rapporto spontaneo, immediato, istintivo, cinestesico, ricco di scambi attivi, con esso, una percezione e una comunicazione con la realtà nuda, vuota, sgombra, diretta, un gioco creativo libero in cui tutti i nostri sensi potrebbero essere realmente risvegliati e messi in gioco radicalmente e felicemente.


                                               (Renée Magritte, La condizione umana)

DADA ha messo oggetti qualunque in un museo con l'intenzione di scardinare tutto questo: rompere il muro tra arte - collezione di oggetti reificati e idolatrati da spettatori passivi - e vita, realtà, mondo: una ruota di bicicletta è fonte di percezione e gioco liberi quanto un quadro di Van Gogh.

Il surrealismo voleva far irrompere il Sogno e l'inconscio nella vita, nella società, gli esperimenti più coraggiosi degli anni 70, performances, happenings, etc., come il surrealismo volevano anche violentemente cercare di rivoluzionare la società attraverso l'arte, precipitare un vortice di libertà creazione gioco follia nelle strade, nella vita.

Ma tutto questo per Zerzan ha fallito perchè l'arte è strutturalmente parte del sistema sociale alienato e gerarchico, e del suo appartarsi dalla natura in un iperuranio sintetico di simboli, segni, linguaggi, finzioni.


Da qui la morte dell'arte, le sue forme sempre più svuotate, provocatorie in maniera fine a sè stessa, le tele nere, le tele bianche, le tele squarciate di Fontana e la loro angoscia desertica, la merda d'artista, la musica contemporanea colta sempre più incomprensibile fino a teorizzare il silenzio o i rumori casuali, i romanzi con pagine da comporre a piacimento, libri con pagine bianche, la Pop Art che fa equivalere arte e prodotti industriali o immagini pubblicitarie, poesia sempre più sperimentale fino a includere equazioni matematiche nel testo, e infine una stanchezza sempre maggiore e quindi il nostro presente, in cui una multimedialità spettacolare quanto sterile, ripetitiva, ma onnipotente, onnipervasiva e onnipresente fa schizzare immagini suoni e slogan ovunque, caos babelico in cui tutto equivale a tutto, ogni input è buono in quanto input, può essere Pessoa o la Coca Cola, non importa. "Mi piace". Un perfetto mondo di segni che richiamano segni in una Matrix autoreferenziale che rimanda continuamente a sè stessa, la perfetta realizzazione di arte e religione, secondo Zerzan, una bolla che ci esclude dalla realtà, dalla natura, e ci riduce a pedine di un gioco preordinato in cui è sottratta la libertà singolare e la libera creatività del singolo.



La tesi di Zerzan può essere forse eccessiva.

Tuttavia è esperienza penso di tutti, in particolare di chi crea arte, poesia, musica, etc... la sensazione di tradimento e nientificazione che si prova di fronte all'opera d'arte reificata in qualcosa di concluso.

Leggo o scrivo una poesia: è un frammento di eternità, un particolare non contestualizzabile, una scheggia che mi apre una scintilla non mediabile nè paragonabile, che potrebbe essere forse la chiave d'accesso a un intero universo. Un'emozione unica e irripetibile, indicibile, singolare, un differire imprevisto, incatalogabile, dalla continuità dell'obsoleto automatico, situata nell'attimo. Un salto.

Poi resta il cadavere, sua farsesca caricatura.

Ogni opera è la maschera mortuaria dell'idea, scriveva Benjamin.

Di fronte alla nascita di un universo di Alterità, all'iniziazione a una foresta sperduta immensa incommensurabile e intricata in cui si potrebbero trovare sentieri che conducono a tesori di mistero o a templi dimenticati ermetici di illuminazione numinosa da decifrare, resta "E' bello", il giudizio, il corpo morto.



E allora lasciamo scomparire l'arte, per aprire le porte al libero gioco continuo, alla libera creatività permanente, senza steccati. Posso continuare a disegnare o a scrivere, ma è qualcosa di equivalente (di "egualmente artistico", se volete) a guardare una nuvola che passa, pigiare dei bottoni su un computer mentre lavoro, dormire, giocare con dei sassi, far fischiare un filo d'erba, buttare un legnetto in un torrente, stare a vedere dove va, interrogare l'essenza metafisica di un lichene, parlare con le roccie, invocare il vento, prendere il sole, correre, arrampicarmi su un albero, fare castelli di sabbia, tentare ritmi percussivi su un tronco o su un tavolo, accorgermi di una foglia che cade, di un corvo che passa, di un'aquila in alto nel cielo, appena visibile, disporre foglie a caso o non a caso su un prato, grattarmi la schiena, accarezzare un gatto, giocare con un cane, creare strane forme di fango e poi distruggerle, fare un caos di foglie fiori legni sassi  terra erba ossa peli di scoiattolo ghiande pezzi di corteccia e poi fotografarlo, oppure non fotografarlo, disfarlo, oppure lasciarlo lì nel bosco, e tornare a vedere com'è dopo due anni, o non tornarci più, o tornarci e costruire con ciò che è rimasto un totem-fauno talismano che sorvegli la foresta, fischiettare, danzare liberamente e selvaggiamente con gli elementi, stare fermi, chiudere gli occhi e ascoltare cosa c'è, con curiosità, senza aspettative, riaprirli, osservare, osservare le cose, tutte le cose come qualcosa di bizzarro, inedito, singolare, irripetibile - giocare con questo, giocarci da soli, insieme ad altri, cantare o fare suoni o versi, o preghiere senza nome e senza parole, o invocazioni a spiriti inconoscibili, sperimentare maniere diverse di fare le cose, divertirsi a fare cose inutili, fare anche le cose utili come se fossero gratuite e imprevedibili, osservare ancora, quanto tutto questo è strano e singolare e magico, anche la noia, anche la sofferenza, anche l'angoscia.

Allora ogni attimo può sfuggire al gigantesco mostruoso abnorme Orologio Digitale Cosmico che misura il tempo, che crea il tempo e che divora livella e schiaccia le nostre vite, le nostre libertà, le nostre libere capacità di gioco libero, ognuna diversa e irriducibile - e divenire un frammento non omologabile, un istante di libertà indomita e selvatica in cui siamo chi siamo e non un fantoccio costruito dagli specchi deformanti della società.







(Opera di Andy Goldsworthy)






Liber Pater: un cortometraggio sul selvatico dionisiaco









(Dreaming of yesterday, di blue-a - immagine riprodotta con il consenso dell'autrice - vedi questo link per altre sue opere )



suoni singolari



martedì 27 maggio 2014

ANCIENT SHAMANIC ROCK-


IL COMPITO DELL'ARTISTA E' SALVARE L'ANIMA DELL'UMANITA'

SE GLI ARTISTI NON TROVANO LA VIA, LA VIA NON PUO' ESSERE TROVATA.

(Terence Mc Kenna)




(Immagine: Paintbrush Warrior, di Mark Henson, riprodotta con l'esplicito consenso - da me richiesto - dell'autore. Tutti i diritti riservati. Per altri quadri di questo pittore che rappresenta l'oggi in maniera caoticamente visionaria, tra realtà socio-politica violenta tremenda ipertecnologica antropocentrica e sogno incantato spirituale, vedi il suo sito)

(Image: Paintbrush Warrior, by Mark Henson, reproduced with explicit ageement - asked by me - of the author. All rights protected by copyright. If you want to see other paintings by this painter who represent the present in a chaotic, visionary way, between tremendous violent hypertecnological anthropocentric socio-political reality and spiritual enchanted dream, go to his website)








Dire che l'arte (musica, poesia, etc...) debba servire a qualcosa è una bestemmia.

Ciò che caratterizza l'arte è esattamente un essere-fine-a-sé-stessa, un fare libero, un gioco liberato, tremendamente serio ma tremendamente autosufficiente, un fare completamente libero da scopi, un non-fare che ha nel proprio manifestarsi la sua autosufficente ragione di essere.

Tuttavia l'arte ha delle conseguenze (a cui non bisogna pensare nell'atto della libera espressione o della libera fruizione - due cose che poi sono la stessa).

L'arte, il canto, la danza, il proto-teatro, la musica, la poesia sono sempre state nelle culture antiche e nelle culture tribali maniere di curare, non nel senso strumentale di oggi, ma nel senso di riconnettere le identità spezzate e separate degli individui con un'Unità, divina, naturale, spirituale, emotiva, corporea, istintiva, che senza queste storie sacre, questi canti sacri, queste danze, musiche, rituali, simboli, immagini, colori, suoni, rischiava di essere perduta.

Per gli aborigeni d'Australia addirittura la Terra-di-Sogno è tenuta in vita e continuamente ri-creata proprio da rituali artistici in cui in luoghi sacri ciclicamente venivano ridipinte scene di storie mitologiche. Senza questo atto di ri-dipingere la realtà divina, la stessa realtà divina rischiava di estinguersi.

L'arte, la poesia, la musica sono sciamanesimo, ancora oggi, sono la vera più potente forma di sciamanesimo. Non servono a curare, a far star bene, perché non sono serve, ma imperatrici, ma curano, perché fanno vivere, fanno rivivere l'eroe dai mille volti che si contorce dentro di noi e grida per esprimersi, per essere ascoltato, ridanno vita alle parti più nascoste e abissali e profonde e viscerali e paradossali e luminose o oscure e selvatiche di noi stessi, ci riconsegnano alla nostra libertà.

Se la pizzica è (era, o è ancora) un rituale di esorcismo, così lo può essere il rock più selvaggio e autentico o una jam session di percussioni.

Se la danza balinese è una maniera di richiamare e rendere presente, fisico, davanti agli occhi il divino, il mito, reale, ora, qui - così può farci entrare nella stessa dimensione rituale esatta e assoluta, gioiosa o terrificante, la migliore poesia o il migliore teatro d'avanguardia.

Certo, esistono differenze, e radicali, tra un'arte propriamente rituale inserita in un quadro cosmologico, mitologico e religioso definito, condiviso unanimemente da una società o una tribù, e l'impresa individuale di un artista o un poeta che si avventura nella terra di nessuno della notte dell'anima, del caos danzante interiore, avendo come alleati e come rete di simboli solo un deserto squassato di una cultura dilaniata, disorientata, dispersa, cinica, materialista, economicista, idolatrante l'utile la convenienza, la misurazione la quantità l'osservabile lo strumentale tecnico il gioco di un potere abbrutito edonismo dell'illimite con ragnatele di brandelli di sensi di colpa atavici post-cristiani.

Ma in realtà l'artista, come lo sciamano, è sempre stato solo.

Deve partire per il suo viaggio da solo e affrontare il gioco di specchi e labirinti senza soluzione possibile apparente, affrontare i demoni nella prateria dei simboli dove infuriano venti inumani, attraversare il deserto della nientificazione, inerpicarsi su vette rocciose inospitali ed aliene, pericolose, a volte ammalianti, a volte meravigliose, seguire il sentiero avventuroso del suo mito personale, e dipanare forme-talismano con lo scalpello della propria sensibilità, con la lama della propria autenticità, poi deve sapersi rilassare, ridere di tutto questo e di sè stesso, semplificare, alleggerire, togliere importanza, rasserenare, sciogliersi in un lago placido specchio oggettivo del mondo, evaporare in una nuvola bianca che si lascia trasportare dal vento, o un profumo di legna bruciata, o fumo fugace che scompare in pochi secondi, sciogliere il nodo dell'impossibile in una pozzanghera di niente, in una goccia di pioggia che si frantuma nella terra ingravidandola di vuoto fertile, disegnare miniature e arabeschi nell'aria, riagganciare il centro esatto del cuore, farlo rinascere, lasciarlo gridare, cantare, pulsare battere potentemente il proprio vasto Petto-Tamburo, perdersi in un frammento inutile e indescrivibile, poi ribaltare tutto, dimenticare tutto, annientare tutto, perdere di nuovo tutto, e ricominciare da capo da un altro punto di vista, inventare linguaggi strumenti musicali codici preghiere parole magiche ritmi percussivi completamente inediti, e così potrà tornare con in mano una valigia di visioni, sogni, assurde asce sciamaniche disintegra-finzioni, fantascientifiche ali immaginarie impermanenti e orologi a molla sputa-meraviglia da donare ai suoi simili, perché anch'essi trovino le proprie buone piste.

Gli artisti, insieme ai pochi testimoni rimasti di culture orientate da divinità profondamente diverse dal Moloch della Ragione Tecnico-Economica, sono gli unici alchimisti rimasti ancora in grado di riconnetterci con la Ragnatela Cosmica della Vita, con il ventre gravido della Madre Terra, col nostro istinto sano e naturale, saggio, potente di uomini e donne selvatici.

Gli artisti, come gli sciamani, esprimono e aiutano a riprendere contatto con parti di noi o dell'inconscio collettivo rimosse, emozioni represse, dimenticate, negate, cancellate, imprigionate, oscurate, genocidizzate, incatenate, azzittite, schiacciate, mandate al confino, segregate, immobilizzate, paralizzate, uccise, ridicolizzate, annientate, svuotate, desertificate - o con realtà della società e della vita magari violentemente evidenti ma nascoste e messe a tacere - che il poeta, il musicista o il pittore aiutano ad urlare profeticamente la propria innegabilità.

L'arte cioè per esempio può essere la versione contemporanea della caccia all'anima della cultura sciamanica, in cui gli sciamani "cacciavano" pezzi di anima che la persona da curare aveva perso per strada, che erano rimasti impigliati in altrove, altre dimensioni o epoche in seguito a traumi, ferite, sofferenze incapaci di esprimersi.

Mi viene in mente per esempio quel che dice Igor Sibaldi sulle nostre età sconfitte: l'archetipo contemporaneo del Capo Indiano sconfitto, quelle fotografie terribili di questi volti disperatamente tristi e sconvolti, eppure che conservano una dignità assoluta, indiscutibile, non alterabile, impassibile, statuaria, a volte immersa in una sconsolazione infinita ma ancora perfettamente saggia, a volte che guardano nell'obiettivo ancora con sfida, sprezzo guerriero pieno di rabbia e dignità - rappresenterebbero per Sibaldi, nel nostro immaginario, le nostre età sconfitte: infanzia e adolescenza, tutti i loro sogni dimenticati e messi a tacere, messi in riga dal realismo adulto, dal pragmatismo deluso e cinico. L'Arte ci rimette di fronte, se il nostro cuore non è inaridito, con il mondo incantato, popolato da elfi fate gnomi miracoli magie alberi parlanti meraviglia stupore emozioni primordiali capacità innocente di credere all'incredibile e lo spirito eternamente ciclico e atemporale, sognante del Gioco - che appartenevano alla nostra infanzia - e allo spirito guerriero ribelle sognante indomito, non inquadrabile, indomabile, inquieto, impossibile da collocare in confini angusti pensieri dogmatici e ruoli assegnati, capace di spaccare tutto e lottare per i Sogni che pulsano selvaggi nel proprio cuore - che appartenevano alla nostra adolescenza.

L'arte, per concludere dà voce a ciò che nella nostra società e in noi non ha voce: al selvatico, agli animali, al fantastico, all'irreale, al profetico, a ciò che sta sotto il sottile velo della realtà socialmente e politicamente precostituita e accettata, al paradossale, alla sofferenza, alle contraddizioni laceranti della nostra società e all'urlo ribelle dell'urgenza di trovare vie alternative; al misterioso, all'enigmatico, all'impossibile, a tutto ciò che non ha risposta, a tutto ciò che non può essere detto in un linguaggio quotidiano, all'angoscia del vivere in una società irregimentata in maschere e finzioni e costrizioni rigide, oppressive e iper-razionali; alla gioia del semplice essere vivi come animali, con un corpo, un sano istinto, una vocazione alla libertà, un'Anima tribale guerriera sanguigna e sognante; alla Terra e al sentirci suoi figli; all'antico, al non attuale, a logiche incomprensibili per la mentalità imperante del pensiero unico; alla capacità di creare, esprimersi liberamente, e inventare sentieri e logiche extra-ordinarie, assurde, paradossali, nuove, impensate, folli per vivere e affrontare questo caotico presente e tracciare piste imprevedibili e non catalogabili, non inquadrabili dal pensiero binario, per il futuro.


P.s.: per esempio, Mark Henson (vedi quadro sopra) riesce sia a rappresentare espressionisticamente il caos violento e insensato, infetto, distruttivo, cinico, nichilista, ingiusto in cui viviamo ( vedi qui  o qui ) oppure l'aspetto folle avido e catastrofico, antropocentricamente distruttore del progresso ( "La marcia del progresso"  ) ma anche a dare Visioni serene, sognanti, utopiche del futuro ( bellissimo questo "Risanare il futuro"  oppure  "Nuovi pionieri" ) ma mira in altri quadri direttamente al cuore del Sogno spirituale, irrelato da condizionamenti sociali ( "Viaggiatori di luce"  o questo splendido quadro sull'archetipo del volo) o a una visione magica, animista della natura (per esempio qui ).



Di questo abbiamo bisogno in questi tempi caotici: di riconnetterci col Sogno con la Terra, anche in maniere selvagge nuove e impensate - "Tempi furiosi richiedono danze furiose", e Visioni lucide, e desideri folli, e creazioni coraggiose e inedite, e musica potente e indomita, e una Poesia che travalichi la logica e la rassegnazione.

Come dice Patti Smith: BELIEVE, OR EXPLODE!!!!


Ancient shamanic rock/1

Ancient shamanic rock/2


Contemporary shamanic rock/1


Contemporary shamanic rock/2


Contemporary shamanic rock/3


Contemporary shamanic rock/4


Contemporary shamanic rock/5



ipnosi sciamanica




 Riti guerrieri di purificazione




leggere nenie di sottili flauti arcani




Lo Spirito della Danza si s-catena




again






Celebrazione conclusiva




















domenica 11 maggio 2014

Post-Circus (Rivoluzioni della sensibilità/1)





 - FORGET ABOUT CIRCUS -



Questo video ( https://www.youtube.com/watch?annotation_id=annotation_704843&feature=iv&index=1&list=PLFB9A067AEE309436&src_vid=UdLt70d-4kQ&v=eHQqBgjGkSw  ) comincia con i giovani artisti neo-circensi russi Raw Art che intervistano gente a caso per la strada chiedendo: "Cosè il circo?". Le risposte più ricorrenti sono: "Orsi", "Clown", e "Pagliacci che da bambino mi facevano paura". Segue un filmato in stile videoclip musicale in cui gli artisti si esibiscono in un mix cinematico di prestazioni fisiche che fondono giocoleria, acrobazie circensi, parkour, danza hip-hop, break dance e altro, accompagnati da una canzone rock molto potente e incazzata a tutto volume. Rabbia generazionale, frattura di codici, sensibilità in rivoluzione, insofferenza verso il dato, innovazione sperimentale, volontà consapevole di fondere tradizioni e cose nuove diverse secondo l'insindacabile giudizio della propria urgenza creativa.

Ma anche un'estrema precisione ed eleganza tecnica e una notevole raffinatezza e bellezza artistiche e poetiche, come si vede da questi video per esempio:


https://www.youtube.com/watch?v=WaGueqsQ4P0&list=PLFB9A067AEE309436


https://www.youtube.com/watch?v=JLkU1kZrsWU&list=PLFB9A067AEE309436


https://www.youtube.com/watch?v=UdLt70d-4kQ&list=PLFB9A067AEE309436


https://www.youtube.com/watch?v=l38tl_X-hFQ&list=PLFB9A067AEE309436



Nei video successivi, invece, tratti quasi tutti dalle performances di varie compagnie al festival neo-circense Festival UP!, lo stile e la sostanza sono ancora diversi: qui la contaminazione è con le forme più vitali del teatro sperimentale e anche a volte della danza contemporanea.

In registri e modulazioni estremamente vari, queste compagnie fondono la ricerca estrema di un'espressività fisico-mimico-ritmico-gestuale intensa e precisa di certo teatro (e danza) d'avanguardia con la magia immemore, smemorata, antica del circo, la sua malinconia incantata, la sua allegria assurda, le sue acrobazie funambolesche, la sua clownerie sconclusionata, la sua gioia di vivere al contempo grottesca, surrealista, a volte violentemente espressionista, e pur sempre ipnoticamente stupefacente, capace di entusiasmare il fanciullo coraggioso sulla pista di sogni avventurosi che è in noi.





https://www.youtube.com/watch?v=MM1tflELD9o








https://www.youtube.com/watch?v=bn8UUAK2kpE


























https://www.youtube.com/watch?v=9SHAxrcDVHQ





Una ricerca artistica rivoluzionaria - i circhi di una volta con elefanti leoni clown e freaks sono estremamente lontani, anche se sempre fantasmi presenti sulla scena - di cui esempi più famosi (e ancora diversi) sono il Cirque du Soleil e il Cirque Eloize; che condensa in forme spesso visionarie e stralunate sensibilità in radicale rivoluzione, mutazioni mentali e trasfigurazioni di pensiero e di valori in cui il nostro oggi oscilla. E tutti noi con lui.


martedì 8 aprile 2014

IL PENSIERO E' FASCISTA. IL CORPO SA TUTTO QUELLO CHE DEVE SAPERE. LASCIARE FARE AL CORPO.





"Il corpo sa tutto quello che deve sapere" (U.G. Krishnamurti)

Leggiamo oggi per l'ultima volta qualche brano tratto da L'inganno dell'illuminazione di U.G. Krishnamurti:
"Il corpo è capace di percezioni e sensazioni straordinarie. Non so chi l'ha creato. Ma è una meraviglia. [...]
Quando l'organismo si è liberato dalla stretta mortale del pensiero, ogni vostro tentativo di creare pace e armonia produce soltanto confusione e violenza. Sarebbe come ricorrere alla guerra per portare pace in un mondo che è già pacifico per conto suo. [...]
Il controllo sul corpo, esercitato dal pensiero, ha distrutto negli esseri umani la possibilità di diventare completi in se stessi. [...]
Il pensiero non è lo strumento idoneo per vivere in armonia con la vita che ci circonda. [...]
Il nostro nemico è il pensiero. Nella lunga corsa, il nostro credo, la nostra speranza, la nostra fede che il pensiero potesse aiutarci nel risolvere i problemi che ha creato è un'idiozia.
Anche l'idea che voi dobbiate controllare il vostro pensiero per raggiungere uno stato di pace senza pensieri è stato creato dalla mente, affinché essa possa mantenere la sua continuità mediante qualche piccola esperienza, qualche stato privo di pensieri creato dalla stessa mente.
Non è con la mente che potete sbarazzarvi della mente.
Noi pensiamo di sapere molte più cose di quante ne sappia il nostro corpo, e questo è il motivo per cui gli abbiamo creato tanti problemi. Il corpo sa tutto quello che deve sapere. Non ha bisogno di imparare niente da noi. Se potessimo capire questa semplice relazione che esiste tra il pensiero e il corpo, allora probabilmente lasceremo il corpo funzionare da solo. Il pensiero può soltanto creare problemi, non può aiutare a risolvere problemi. Nella sua essenza il pensiero è fascista. È un meccanismo che vuole controllare tutto ed è interessato principalmente alla sua sopravvivenza, ma è fondamentalmente in opposizione con il funzionamento di questo organismo vivente.
L'intelligenza straordinaria dell'organismo biologico è tutto quello che serve per vivere, ma noi usiamo continuamente il pensiero per interferire in ogni momento col naturale funzionamento dell'organismo.
L'organismo vivente è come un computer dotato di un'intelligenza straordinaria, che funziona un po' come un registratore. Il registratore non si chiede mai: «Com'è che funziono?». [...] Ma voi state a porvi domande in continuazione.
Perché vi occupate di tutte queste cose? - «Chi ha creato questo mondo?», «Perché viviamo?». Lasciate tutte queste domande ai metafisici e agli scienziati.
- Probabilmente abbiamo paura di morire.
Abbiamo paura di giungere a una fine.
- Sì, io non voglio arrivare a una fine. Lei non ha paura di arrivare alla fine?
Non c'è niente qui che possa arrivare a una fine.
Niente giunge a una fine tranne quel qualcosa che non vuole arrivare a una fine.
[...] Se noi usiamo lo strumento del pensiero per cercare di raggiungere l'impossibile meta di una felicità permanente, la sensitività del corpo viene compromessa.
[...] La funzione del cervello in questo corpo consiste semplicemente nel prendersi cura delle necessità dell'organismo fisico e nel mantenere la sua sensitività, mentre il pensiero, con la sua continua interferenza con l'attività sensoriale, distrugge la sensitività del corpo. Qui sta il conflitto.
Al corpo non interessano le esperienze che la mente cerca. Non interessano neanche le cosiddette esperienze spirituali. Tutto ciò che è necessario per la sopravvivenza di questo organismo vivente è già qui. [...]
Dovete togliere di mezzo tutto per scoprire qualcosa [...]. Nulla potrà esservi d'aiuto, né la cultura, né l'umiltà, né il coraggio. Non c'è proprio nulla che possiate fare [...].
... Allora bisogna proprio buttare via tutto?
No, non c'è niente da buttare via. Quello che gettate via e l'atto stesso di rifiutare qualcosa non influiscono minimamente sull'effettivo funzionamento del vostro organismo. Quando vi rendete chiaramente conto di questo fatto, capite che non c'è nulla da buttare via, nulla a cui si debba rinunciare.
Quando, per un qualche strano caso o miracolo, vi viene mostrato che lo strumento che state usando per cercare di capire ogni cosa non è uno strumento di conoscenza, e che non esistono strumenti di conoscenza, la cosa vi investe come un fulmine. [...]
Il cuore non sa che sta pompando il sangue. Non si chiede mai: «Mi sto comportando bene?». Funziona e basta. Non si domanda: «C'è un qualche senso in quello che faccio?».
La domanda: «Qual è lo scopo della vita?» per me non ha nessun significato. Voi vivete in un mondo di idee. Non siete in contatto vivo con nulla" (pp. 100-106, 109-110).


lunedì 27 gennaio 2014

AL MIO CANE













IL MIO CANE

NON E’ MIO

E’ DELLA MIA RAGAZZA-

IL MIO CANE

NON E’

DI

NESSUNO-


APPARTIENE

ALLA

VITA,

AL GRANDE BRANCO

COSMICO

DEI VIVENTI,

ALLA MAREA- PLANCTON

DEL TEMPO,

ALLE ONDATE DI ESSERE

CHE FIUTA NEL VENTO,

CONTENTO




AL CLAN DEI LUPI

DELLA

VIA LATTEA.




APPARTIENE

AL

SECONDO

IN

CUI

ODORA

UN

BUON

ODORE.

ALL’ARIA

FRESCA

CHE

GLI

SFERZA

IL

MUSO

QUANDO

CORRE,

QUANDO

SI

ROTOLA

FELICE

SU

UNA

CARCASSA,

QUANDO

SALTA

VERSO

UN

BUON

BOCCONE

CHE GLI

LANCIO.





APPARTIENE

A

MORFEO-CANE

(COLUI- CHE-

ULULA-

SILENZIO)

QUANDO

DORME,

NEL

NONPENSIERO

DEL

 SUO

BEL MUSO NERO.






A VOLTE

SORRIDE,

MA

CHISSA’

COSA

SIGNIFICA,

NELL’IDIOMA

DEI

CANIDI

DI

QUESTO

PIANETA.






APPARTIENE

AL

FRESCO

DELLA

SERA,

CHE

ASCOLTA

STRAVACCATO

SUL

PAVIMENTO,

QUANDO

E’

STANCO.


APPARTIENE

AL SAPORE

D’UN OSSO,

AD UN

FIORE

CHE SI

FERMA

A

ODORARE,

ROSSO.



AL LATRATO-ULULATO

CHE LANCIA VERSO

IL CIELO STELLATO,

O A TE CHE SEI RIENTRATO.





ODORA

IL

MONDO,

E

GLI

PIACE.



GLI

PIACE

QUESTO

MONDO,

E

TACE.







NON SA NIENTE.



E SA

ESATTAMENTE

COSA FARE,

SE SEI

IN PERICOLO,

SE

PIANGI,

SE TI

VUOLE

DIRE

IL SUO AMARE

SENZA

VERGOGNA

NE’

CREDO

NE’

ALCUNO

STRANO

UMANO

COMPLICARE.




 (Diogene senza l'anima?)






 ("Nel/nonpensiero/del/suo/bel muso nero", foto di Sacrilegio Tempesta)



Nella foto: Sgrinchomannus.















ATTENZIONE:

Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.

VALIDO PER TUTTE LE MIE OPERE (SCRITTI, FOTOGRAFIE O OPERE GRAFICHE) PRESENTI SU QUESTO BLOG (TUTTI GLI SCRITTI NON FIRMATI SONO OVVIAMENTE MIEI - a parte il caso, raro, di titoli di post che sono citazioni dai link subito seguenti) - E ANCHE PER LE OPERE FIRMATE "FELPATA FANNY" O "FANNY" O "SACRILEGIO" O "SACRILEGIO TEMPESTA" (è la mia ragazza, che semplicemente me le ha "prestate" per il blog).
(In sostanza, IN CASO DI RIPRODUZIONE DELLE OPERE:
1. E' OBBLIGATORIO CITARE IL NOME DELL'AUTORE (E ANCHE IL LINK AL POST SU QUESTO BLOG SU CUI LE AVETE TROVATE);
2. E' VIETATO UTILIZZARLE A SCOPI COMMERCIALI;
3. E' ASSOLUTAMENTE VIETATO MODIFICARLE O UTILIZZARLE PER PRODURRE ALTRE OPERE.)
In più, chiedo a chiunque volesse riprodurre mie opere o della mia ragazza, o loro parti (nel caso degli scritti), di INFORMARMI E CHIEDERMENE IL PERMESSO. Nel 99,9% dei casi sarà senza problemi accordato.
GRAZIE.
P.S.: NATURALMENTE, IN CASO QUESTO NON VENISSE RISPETTATO, CIOE' IN CASO DI "FURTO" DEL MATERIALE, NON ESITEREI A PASSARE ALLE VIE LEGALI.