di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.

sabato 15 marzo 2014

Le poesie non sono parole, in fin dei conti

"For poems are not words, after all, but fires for the cold, ropes let down to the lost, something as necessary as bread in the pockets of the hungry." (Mary Oliver)



Un'assurda, pazzesca scultura-mondo costituita di 100.000 stuzzicadenti



http://vimeo.com/22461692



Fa bene pensare che qualcuno abbia passato 35 anni a realizzare una simile insensata divertentissima assurda  meravigliosa comica inutile scultura completamente priva di qualsiasi messaggio o pretesa, semplicemente per spirito ludico ed estetico fine a sé stesso.

mercoledì 12 marzo 2014

No-logos



"Without a script, how can this moment go off script? Without a plan, how can life not go according to plan? Without a path, how can you stray from the path?" (Jeff Foster)


La vita non ha una sceneggiatura. 
Perciò ogni attimo è un'imprevedibile magia, una fonte imperscrutabile e inesauribile, incontenibile di vita allo stato puro, molto al di là delle nostre aspettative e imperativi su come dovrebbe essere o non essere, su che senso dovrebbe avere, su che storia dovrebbe incarnare, su che caratteristiche dovrebbe realizzare per essere giudicata come dotata di valore e senso. (se aspettiamo che la vita sia come la desideriamo, resteremo tutta la vita col fiato sospeso, non cominceremo mai a vivere perchè la vita non sarà mai abbastanza "ok" da essere realmente vissuta).

La vita è insolubile, inspiegabile, irriducibile a una storia, inconquistabile, in-modulabile, inplasmabile, inconchiudibile, non-forgiabile in una forma, non piegabile a un senso, non enumerabile, non sintetizzabile in uno schema, non associabile a una risposta; estesa, multiforme, misteriosa, inesauribile, inromanzabile e impossibile da rinchiudere in una vicenda narrativa, un film con una struttura lineare, un andamento lineare verso il peggio o il meglio, etc... - come anche non contenibile in un senso filosofico chiaro, determinato e dato una volta per tutte.






- parola di guru - (?) /3



"You are never "in" or "out" of the now. You are the now." (Jeff Foster)


...ma allora tutti i discorsi, esercizi, tiritere sullo "stare nel presente", che fine fanno, che senso hanno.


"Non abbandonare l'attimo." - E dove altro potremmo andare?


"Raggiungere" l'attimo, il presente, la presenza, il risveglio, l'illuminazione.


Ma se vogliamo raggiungere qualcosa stiamo già fuggendo dal così è.


Ma del resto fuggire è impossibile-






Una cosa impossibile: raggiungere il luogo in cui già siamo.





Jeff Foster propone questa possibilità:  

"Deep Acceptance
is the wordless realisation
that there's absolutely nothing to accept

because this moment
is ALREADY accepted
just as it is.

And if the mind fights the moment,
if it judges, argues and resists,
then this is also deeply accepted
- for mind is also Life!

In Deep Acceptance,
even non-acceptance is welcome."


(Jeff Foster)








martedì 11 marzo 2014

Anti-idee

"A ogni idea che nasce in noi, qualcosa in noi marcisce."


"Ogni problema profana un mistero; a sua volta il problema è profanato dalla soluzione."

"Approfondire un'idea è farle oltraggio: toglierle il fascino, anzi, la vita..."



(da E.M. Cioran, Sillogismi dell'amarezza)

lunedì 10 marzo 2014

- parola di guru - (?) / 2





Non credere a tutto ciò che pensi.


(trovato come anonimo sul web)





Non pensare tutto ciò che ti fanno credere.






Non pensare tutto.








Non pensare: tutto.












Non pensare: non pensare tutto.









Non credere: non credere a tutto ciò che pensi.

















"Un'esperienza vissuta, forte, intensa, non appartiene al passato. E' con te in ogni istante. Non lasciare l'istante." (Dugpa Rinpoche)

sabato 8 marzo 2014

Radici e radicalità

Le margherite non hanno bisogno di palbebre.

Quando vidi lo Skianto-



Siamo a fine anni '90. Forse '99.

E' il 25 Aprile e insieme a un gruppo di amici e compagni di università abbiamo deciso di prendere la macchina e andare, da Pavia, a un paesino sui colli emiliani alla cui Festa della Liberazione avrebbero suonato gli Skiantos.

Arriviamo, l'auditorium è pieno di gente di ogni età, vecchi ex-partigiani dell'Anpi, giovani, la popolazione è raccolta in festa a prescindere da differenze generazionali, e si respira un clima di festa realmente sentita in maniera molto forte: qui sembra che il 25 Aprile sia ancora qualcosa che coinvolge a livello profondo, una vera Festa che coinvolge realmente la comunità, non solo un rito di facciata. Fuori dall'auditorium è pieno di banchetti di associazioni di ogni tipo. Io mi fermo al banchetto di un'associazione animalista e parlo per almeno una mezz'ora di vegetarianismo con un tizio molto informato (e forse un po' fanatico).
Intanto è cominciato il concerto, suonano diversi gruppi più o meno sconosciuti.

C'è anche un breve spettacolo teatrale sulla Via Campesina e il ritorno alla Terra, messo in scena da alcune ragazze - uno spettacolo intensissimo, quasi un rituale, fatto di movimenti lenti, danzati, sorta di spiritualità, sacralità femminile e nativa antica ed eterna nel suo rapporto con la Terra, rivolto però al presente, alla politica, al futuro.

Poi arriva il pezzo forte: gli Skiantos sul palco.

Freak Antoni arriva e dopo aver salutato il pubblico si volta a braccia conserte: sul retro della maglietta c'è scritto: "PUBBLICO DI MERDA". Canta la prima canzone voltato di spalle.

Il concerto è molto bello, divertentissimo. Ogni tanto Freak alza cartelli con su scritto: "PUBBLICO DI MERDA", "PUBBLICO ACRITICO", "APPLAUSI", "RISATE", "APPLAUDITE A COMANDO" (qualcuno forse l'ho inventato io, ma lo spirito era quello). L'effetto è comico-estraniante-surrealista, e nel divertimento surreale fa riflettere sui meccanismi automatici e passivi del "pubblico" nella società dello spettacolo.

Ma le provocazioni sarcastico-dadaiste di Freak scatenano la rabbia di un tizio, non so se ubriaco o fatto o fuori, che si avvicina al palco gridandogli contro come un matto, incazzatissimo.

Ed è qui che viene fuori la natura di sciamano-clown del Freak.

Quando il tizio si avvicina al palco gridando, Freak scappa nelle retrovie del palco con aria pagliaccescamente terrorizzata e urla nel microfono: "No!!!! Non ti avvicinare!!!!!!! Mi fai paura!!!!!!! Aiuto!!!!!!! Stai lontano!!!!!!!!!!!!!!!" con voce strozzata, e mimica grottescamente spaventata.

Col risultato che il tizio "fuori" si calma. Salvo poi tornare alla carica un quarto d'ora dopo. La scenetta si ripetè 4 o 5 volte, sempre con la stessa pacificazione finale, poi il tizio rinuncia.

- Coup de theatre dadaista - vero e proprio rituale di esorcismo sciamanico, messo in opera dallo stregone rock con l'aiuto del Dio del Punk e delle risate della tribù del pubblico.


Finito il concerto, usciamo fuori, c'è un immenso prato collinare che poco più in là scende verso un torrente, e un immenso sole. Ci sdraiamo sull'erba a prendere il sole. Qualcuno cerca di insegnarmi qualche esercizio e il passo base di Capoeira. Qualcuno si mette a fare capriole. Qualcuno si bacia. Molti ridono. Molti sparano cazzate e assurdità varie (il tasso alcolico di molti è piuttosto alto). Siamo felici.


E' stato davvero un gran bel pomeriggio, una gran bella Festa.









lunedì 3 marzo 2014

Mantra per gente postmoderna

Una specie di preghiera smorzata, sperduta e disillusa, di flusso di coscienza incerto e sospeso, di flusso di emozioni inquiete, interrogative, che cercano il loro ritmo, il loro calore, la loro risposta non si sa in quale cielo, la loro energia liberatoria, la loro libera espressione, la loro saggezza in linguaggi ancora da inventare. Un mantra crescente che si interrompe restando indefinito, senza una conclusione.


domenica 2 marzo 2014

Neil Gaiman, la decreazione e "Obediah il disinventore"


Neil Gaiman dà - in un certo senso - la sua personale interpretazione, ironica e fantascientifica, del concetto simoneweiliano di decreazione - o discreazione - in un singolare, bizzarro racconto brevissimo tra il fantastico puro e l'umoristico assurdo, fugace visione elettrica che appartiene in tutto e per tutto al genere del mini-racconto di fantascienza, genere tradizionalmente molto basato su colpi di scena, paradossi e imprevisti inaspettati, shockanti o comunque cortocircuiti che ribaltano le prospettive, nell'arco di poche righe o poche pagine.

Qui - in una versione eterea, leggera, ludica di questo genere - divertente nonsense fantastico fine (forse) a sè stesso - un tizio dall'aria stravolta e scarmigliata entra in un pub, ordina un whisky e dichiara di essere un "disinventore". La maggior parte della gente si allontana giudicandolo un matto, qualcuno forse per ammazzare la noia abbocca all'amo e chiede spiegazioni. Mentre lo strano individuo parla, un discreto capannello di gente gli si forma attorno, continuando ad ingrossarsi.

Obediah Polkinghorn - così c'è scritto sul suo biglietto da visita - spiega: il suo lavoro, non facile, estremamente faticoso, è "dis-inventare" tutte le invenzioni che a suo giudizio hanno avuto conseguenze nefaste sulla vita degli esseri umani, a cominciare dagli zaini volanti per andarsene in giro per aria, e dalle macchine volanti, ovviamente. Naturalmente, la "dis-invenzione" è una reale decreazione: "Discreazione: far passare qualcosa di creato nell'increato." (Simone Weil): l'oggetto, tecnica, gadget, servizio, chincaglieria, macchina, apparecchio o mercanzia semplicemente smette di essere mai esistito, e naturalmente ne sparisce anche il ricordo, o meglio forse anche il suo ricordo non è mai esistito. Paradossalmente, il dis-inventore ricorda invece tutto ciò che ha dis-inventato.

Non aggiungo maggiori dettagli perchè vale la pena di andarsi a cercare la raccolta di racconti fs di autori diversi Il fantasma di Laika (tradotto in Italia in Urania Millemondi 64, uscito quest'estate) in cui è contenuto "Obediah il disinventore" e leggerselo (ci sono molti altri bei racconti nella raccolta).



Obediah Polkinghorn si sente molto utile al mondo.



In effetti avrei una lunga lista personale di invenzioni da disinventare da proporgli, se lo incontrassi....... ....per risalire la corrente del divenire fino a un attimo di inconcepibile, magico, atemporale disfarsi dell'irreversibile, dissolvenza comica del necessario in cui ripensare, creare altri mondi possibili, ricreandosi, rilassandosi, liberandosi nel fluire di possibilità d'essere, strutture mentali, possibilità emotive de-rigidificate, de-raggelate, de-create... tornate alla possibilità dell'apertura, dell'invenzione, della creatività, della possibilità di scelta: all'orizzonte verticale, trapezista, imprendibile, insondabile, ignoto, peripeziante, avventuroso, immaginifico, funambolico, aviatore, aliante, deltaplanista, aereo, solare, sognatore, artistico, audace della libertà.