LASCIA TUTTO, E SEGUITI! (F. Battiato) Dove tutto è enigma (storia, natura, cosmo) la certezza dell'insolubilità pone un invisibile seme di speranza. (Guido Ceronetti)

di-segno di Sacrilegio Tempesta
?
pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
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venerdì 7 febbraio 2014
Da un libro sull'ecologia sonora
"Qual'è il suono di un albero che cade in un bosco quando non c'è nessuno ad ascoltarlo?"
mi chiese un giorno uno studente che aveva studiato filosofia.
Sarebbe stata una mancanza d'immaginazione rispondergli dicendo che produce il suono di
un albero che cade in un bosco, o anche che non produce alcun suono.
In realtà, quando un albero che si schianta in una foresta sa di essere solo, produce il
suono di tutto quello che gli pare: di un uragano, di un cuculo, di un lupo, della voce di
Immanuel Kant e di Charles Kingsley, l'ouverture del Don Giovanni o il delicato motivo
suonato da un flauto a naso maori.
Qualunque suono desideri, del passato o del lontano futuro. E può anche emettere quei
suoni segreti che l'uomo non riuscirà mai ad ascoltare, perché appartengono ad altri
mondi..."
(da Il paesaggio sonoro, di R.Murray Schafer )
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martedì 21 gennaio 2014
Il "Tempo di altre Leggi"
Nel sonno a volte ci ricordiamo del "Tempo di altre Leggi", di profumi rumori suoni e ritmi evanescenti che paiono provenire da misteriose Età dell'Oro dimenticate, che hanno la sottile aura e l'odore inidentificabile dei miracoli, sapori arcani aurei delicati infiniti di nettari inimmaginabili, la fragranza santa eterna e sacra, magica, pura, ineffabile di albe in Giardini di Eden sconosciuti, echi antichi di canti arcani innominabili impossibili indefinibili inconoscibili dolcissimi armoniosi incantati impossibili a credersi in cui ci pare di riconoscerci, noi o una versione ancestrale antica di noi stessi di cui ci eravamo dimenticati, di cui ci pareva di aver perso ogni
traccia.
Sogni in cui voliamo, in cui ritroviamo pezzi di Anima perduti, in cui corriamo liberi in una foresta, in cui ci bagnamo e beviamo a piene mani in sorgenti di elisir medicamentosi miracolosi, in cui galleggiamo nello Spazio, ci riconnettiamo a una impensabile Fonte Cosmica Eterna, in cui ci sprofondiamo senza bombole in Abissi Oceanici immensi, nell'oscurità fertile avvolgente calorosa accogliente (o nelle fredde sterminate distese) dei quali ci perdiamo, incontriamo esseri incredibili, nuotiamo verso il Centro della Terra, troviamo antichi Tesori nascosti in galeoni pirata, danziamo con sirene e delfini, cantiamo insieme a balene, voliamo verso il Centro del Sole, bruciamo, rinasciamo, facciamo capriole nel cielo, beviamo Cielo, nuotiamo tra le nuvole, abbracciamo Dei, navighiamo verso continenti sconosciuti alla deriva, viaggiamo alla velocità della luce in astronavi intergalattiche, riviviamo tutte le età passate e possibili,
erriamo, ritroviamo noi stessi, la
Terra originaria della nostra Anima,
di nuovo integra, piena, alla ricerca dei suoi
sentieri
avventure interrogativi viaggi metafisici da portare a
compimento,
forzieri da trovare ed aprire con chiavi magiche,
Storia Infinita di sentieri interrotti che sempre
ricominciano.
http://www.jamendo.com/it/track/1092891/music-for-cloud-of-concepts
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lunedì 1 luglio 2013
COSE DA SALVARE.
SEGUIRE AQUILA RUOTARE
AMORE UNILINEARE
CANTARE LA PIOGGIA IN AMORE
TERRA, ODORARE FIORE
RUOTARE ONDE NEL MARE
RICORDARE L'ELEMENTALE
VIVERE PRIMITIVO
SPASIMARE BASILARE
BATTITO ARCAICO:
RESPIRO ESSERE
TUTTI ANIMALI BACIARE
RIDERE DI PANCIA/VISCERE
TEMPORALE
ATEMPORALE
COSMO SONNO
OCCHIO CENTRALE
TRASPARENTI SILENTI
FUOCO
PIANGERE
ESSERE DANZARE CUORE.
PROFUMO RUMORE SCROSCIARE
DILUVIO ESSERE
CONSERVARE
PROTEGGERE
VIVERE STRARIPARE SILENZIO.
NIENTE.
SUSURRO.
Z.
(dIOGENE SENZA L'ANIMA?)
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lunedì 8 aprile 2013
La città, invisibile, informe, inodore, insapore, insonorizzata, incolore, inesistente, vuota, nulleggiante, trasparente, minima, automatica, muta, microscopica, titanica, ciclopica, gigantiforme, informe, trascendente, accecante, immobile, inutile. "E allora?" "Staremo a vedere."
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sabato 23 marzo 2013
A volte gli Dei sono ancora, con noi.
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sabato 12 gennaio 2013
Ritorneranno le quattro stagioni!
http://www.youtube.com/watch?v=Ia7CNAte3Dw&feature=youtu.be
ps: il titolo è preso a prestito dall'omonimo libro di Mauro Corona, che niente ha a che vedere con l'argomento del video... a parte un comune sentimento di rispetto, amore e venerazione verso la natura, e un sottile filo di speranza (nel caso del video invece un torrente in pienadi speranza) ancorato alla fiducia nell'antica alleanza fra gli uomini e la loro Madre...
ps: il titolo è preso a prestito dall'omonimo libro di Mauro Corona, che niente ha a che vedere con l'argomento del video... a parte un comune sentimento di rispetto, amore e venerazione verso la natura, e un sottile filo di speranza (nel caso del video invece un torrente in pienadi speranza) ancorato alla fiducia nell'antica alleanza fra gli uomini e la loro Madre...
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lunedì 31 dicembre 2012
fuori dai cortei/dalla burocrazia/fuori dalle chiese dentro ai formicai.
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giovedì 9 agosto 2012
De-creare.
"Discreazione: far passare qualcosa di creato nell'increato. Distruzione: far passare qualcosa di creato nel nulla. Ersatz [surrogato] colpevole della discreazione."
"La realtà del mondo è fatta da noi, col nostro attaccamento. E' la realtà dell'Io trasportata da noi nelle cose. Non è affatto la realtà esteriore. Questa può essere percepita solo col totale distacco. Quand'anche non rimanesse che un filo, vi sarebbe ancora attaccamento."
"Sospendere continuamente in se stesso il lavoro della immaginazione che colma i vuoti. Se si accetta qualsiasi vuoto, qual colpo del destino può impedire di amare l'universo? Si è certi che, qualunque cosa avvenga, l'universo è pieno."
"La creazione è un atto d'amore ed è perpetua. In ogni istante, la nostra esistenza è amore di Dio per noi. Ma Dio può amare solo se stesso. Il suo amore per noi è amore per se stesso attraverso di noi. Così egli, che ci dà l'essere, ama in noi il consenso a non essere. La nostra esistenza è fatta solo della sua attesa, del nostro consenso a non esistere. Perpetuamente egli mendica da noi l'esistenza che ci dà. Ce la dà per chiedercela in elemosina."
"Le contraddizioni contro cui urta lo spirito: sole realtà, criterio del reale. Nessuna contraddizione nell'immaginario. La contraddizione è la prova della necessità. La contraddizione sperimentata fino in fondo all'essere è lacerazione. E' la croce."
(Simone Weil)
De-creare. Cioè: non completare. Lasciare irrisolto. Lasciare il vuoto sconnesso della realtà così com'è. Lasciare nuda la contraddizione.
Lasciare la realtà "frastagliata", asimmetrica, inspiegabile, multipla-
In-creato. Cioè: non obbligato. Casuale. Indifferente. Senza adesione. Non alterato. Lasciato essere. Lasciato non essere. Frattura. Codici. Affermazioni. Vortici. Constatare la misura degli spazi - la contromisura dei moti - inabissandosi nella fedele rapida di cunicoli oscuri labirintici enigmatici magmatici dell'essere momento per momento connesso all'intermittenza molteplice mutevole imprevista.
Senza tracciati, percorro la linea esatta che traccia la non-creabilità.
Restando così, senza volere niente, senza desiderare modificare niente, senza aspettarsi niente, senza scegliere niente, senza alcuna distrazione o fuga, perfettamente aderenti a questo nulla cangiante senza fine senza scopo - il vuoto dell'uragano del reale così come è - forse - leggere crepe potrebbero comparire - accennare a, lasciare, trasparire, accenni-frammenti di bagliori di luce. Spiragli di trascendenza.
O forse no.
Brulicante sbilenco. Sospeso in moto oscillante fermo.
Lascia stare. Lascia cadere. Lascia essere. Lascia che sia semplice.
Creare, trasformare, dare forma diversa alle cose, inusuale modificare, dare vita, sbocciare.
Sono vivo nell'attimo-brulicare casuale in cui dipingo il mio arbitrario-canto - colorato della mia volontà - sulla tela-specchio dell'universo, che scelgo, che apprezzo, che creo, che progetto, per quello che posso in questa porzione di galassia in cui sono gettato.
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mercoledì 27 giugno 2012
surfare l'onda taoista.
"Sentire il vuoto del presente" (Vito Mancuso)
"È a causa dell'immaginazione e del movimento vorace che essa genera che «noi non ci atteniamo mai al presente», come scrive Pascal. Attenersi al presente significa incontrare il vuoto. Sapersi attenere al presente significa vincere l'immaginazione, la voglia di successo e la falsità che ne viene, e saper sopportare il vuoto. È infatti l'immaginazione, è l'Io naturale, che, all'interno dell'anima, genera il tempo, il ritmo del tempo, dirigendo l'anima o verso il futuro come suo territorio di conquista, o verso il passato, per rallegrarsene o dispiacersene. Il presente, invece, è il vuoto, e al vuoto l'anima naturale non sa e non vuole aderire. Chi aderisse veramente al vuoto del presente, avrebbe «rinnegato se stesso», spento l'egoismo primordiale che lo muove. «Il presente di solito ci ferisce». dice Pascal, e ci ferisce perché è la morte dell'Io. Nella stessa direzione questo altro pensiero: «Tutta l'infelicità degli uomini viene da una sola cosa, non sapersene stare in pace in una stanza». [...]
Questo desiderio smodato di evasione, di vacanza, di viaggi, di droghe di ogni tipo, è la condizione più chiara della nostra prigionia, anzi, è la nostra prigionia. Il vuoto del presente non si può non percepire. E infatti gli uomini, da sempre, sentono il vuoto dentro di sé. [...]
È positivo sentire il vuoto. [...] È la caduta degli idoli, il crepuscolo degli Dei. Solo che il vuoto, per non essere distruttivo, occorre saperlo portare, guardare, conoscere. Lo si può fare solo se non si è più attaccati al proprio Io, perché il vuoto che si sente non è altro che la vanità dell'Io [...]. Percepire il presente come vuoto è un grande atto spirituale. Fermarsi, zittirsi, oscurare l'immaginazione che sempre lavora in noi, e sentire il vuoto, il nulla [...]. Imparare a stare fermi, respirare profondamente, sentire il vuoto del presente, e noi che sprofondiamo in esso liberandoci da noi stessi: non dobbiamo andare più da nessuna parte, siamo arrivati, siamo a casa.
[...]
La vigilanza è il contrario dell'immaginazione, la grande dissipatrice dell'energia. [...]
Vigilare è saper guardare il vuoto di cui siamo costituiti, saperlo ascoltare, saper sostare ai suoi margini, senza subire il richiamo dell'immaginazione che lo vuole riempire, dell'immaginazione che è la voce dell'Io" (Vito Mancuso).
"ma
i desideri - le passioni - l'immaginazione - la volontà di vita, di
conquistare terre sconosciute, viaggiare, conoscere, creare,
emozionarsi, muoversi seguendo il ritmo che ci viene dal nostro daimon
interiore - scommettere, agire, scoprire, andare
"È a causa dell'immaginazione e del movimento vorace che essa genera che «noi non ci atteniamo mai al presente», come scrive Pascal. Attenersi al presente significa incontrare il vuoto. Sapersi attenere al presente significa vincere l'immaginazione, la voglia di successo e la falsità che ne viene, e saper sopportare il vuoto. È infatti l'immaginazione, è l'Io naturale, che, all'interno dell'anima, genera il tempo, il ritmo del tempo, dirigendo l'anima o verso il futuro come suo territorio di conquista, o verso il passato, per rallegrarsene o dispiacersene. Il presente, invece, è il vuoto, e al vuoto l'anima naturale non sa e non vuole aderire. Chi aderisse veramente al vuoto del presente, avrebbe «rinnegato se stesso», spento l'egoismo primordiale che lo muove. «Il presente di solito ci ferisce». dice Pascal, e ci ferisce perché è la morte dell'Io. Nella stessa direzione questo altro pensiero: «Tutta l'infelicità degli uomini viene da una sola cosa, non sapersene stare in pace in una stanza». [...]
Questo desiderio smodato di evasione, di vacanza, di viaggi, di droghe di ogni tipo, è la condizione più chiara della nostra prigionia, anzi, è la nostra prigionia. Il vuoto del presente non si può non percepire. E infatti gli uomini, da sempre, sentono il vuoto dentro di sé. [...]
È positivo sentire il vuoto. [...] È la caduta degli idoli, il crepuscolo degli Dei. Solo che il vuoto, per non essere distruttivo, occorre saperlo portare, guardare, conoscere. Lo si può fare solo se non si è più attaccati al proprio Io, perché il vuoto che si sente non è altro che la vanità dell'Io [...]. Percepire il presente come vuoto è un grande atto spirituale. Fermarsi, zittirsi, oscurare l'immaginazione che sempre lavora in noi, e sentire il vuoto, il nulla [...]. Imparare a stare fermi, respirare profondamente, sentire il vuoto del presente, e noi che sprofondiamo in esso liberandoci da noi stessi: non dobbiamo andare più da nessuna parte, siamo arrivati, siamo a casa.
[...]
La vigilanza è il contrario dell'immaginazione, la grande dissipatrice dell'energia. [...]
Vigilare è saper guardare il vuoto di cui siamo costituiti, saperlo ascoltare, saper sostare ai suoi margini, senza subire il richiamo dell'immaginazione che lo vuole riempire, dell'immaginazione che è la voce dell'Io" (Vito Mancuso).
"ma
i desideri - le passioni - l'immaginazione - la volontà di vita, di
conquistare terre sconosciute, viaggiare, conoscere, creare,
emozionarsi, muoversi seguendo il ritmo che ci viene dal nostro daimon
interiore - scommettere, agire, scoprire, andare
all'avventura,
entusiasmarsi! - innamorarsi, combattere, sconvolgere l'ordine
costituito, vibrare, imbarcarsi in imprese sogni e divertirsi secondo
il proprio estro - seguire anche rischiando la propria ispirazione,
l'intuizione di un micro-attimo che ci detta la direzione, perdersi!
provare, fare tentativi, errare, deragliare!- tutto ciò non è parte del
"dato esperienziale" del presente??????? e cercare di bloccare
artificialmente tutto questo, non è la peggiore delle fantasie astratte
che ci sottraggono alla semplicità del presente????????" (Diogene senza l'anima?)
Ho scritto queste brevi righe dopo la lettura del brano di Mancuso, in un momento di entusiasmo, di esplosione di vitalità dopo una giornata faticosa di lavoro e di caldo - l'ultimo giorno di lavoro prima di una breve vacanza.
In realtà penso che ci sia una buona dose di verità anche nelle parole di Mancuso, che a rileggerle adesso, dopo qualche ora, mi sembrano bellissime.
Penso molto semplicemente, mi pare, che la vita - così sembra - sia fisiologicamente fatta di un'alternanza ciclica, un equilibrio funambolico fra entusiasmo e vuoto, nonsense ebbro di Vita e interrogazione sofferta sul Senso dell'Essere, risata e dubbio, impennarsi virile in grandi fantasie e progetti concreti di loro realizzazione, e frastagliata coscienza della contraddizione, lentezza e velocità, Eternità e modernità, "belle illusioni" leopardiane e leopardiano Nulla, o - perchè all'oscillare dello stato psico-fisico oscilla anche l'opinione filosofica - libera espressione dell'evoluzione creatrice e suo inaridente incagliarsi; fra felicità e tristezza, coraggio leonino e lucida paura, Arte e ordinarietà, tensione e rilassamento, movimento e sospensione osservatrice, "equanime", appunto.
Ma forse il Tao dei filosofi orientali comprende tutto questo, e "equilibrio" è danzare fra questi opposti vivendone di ognuno l'essenza, "senza togliere niente, senza aggiungere niente".
Come diceva Pierluigi Ighina, "Ciò che non pulsa, non vale niente."
Come diceva Pierluigi Ighina, "Ciò che non pulsa, non vale niente."
Surfare l'onda taoista.
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Vito Mancuso
martedì 5 giugno 2012
Tra dislessia e poesia, il passo è breve.
Tra raziocinio e filosofia, ce ne corre di strada.
Tra il rumore delle prediche sull'ascolto del silenzio e la sfuggente, gettata, inesatta, imperfetta, indeterminabile, indecifrabile, straniera, enigmatica, effimera, incostante, fluttuante, instabile, mutabile, mutevole, incomprensibile, semplicissima, serena, incompiuta, incompleta, autosufficiente, casuale, inconcludente, imperscrutabile, imperturbabile, sconclusionata, indirezionata, imprevedibile, incatalogabile, inintenzionale, sospesa, desiderante, immobile, fragorosa, inarrestabile, vulcanica, tellurica, taumaturgica, ignota, ogni volta nuova, ogni volta irripetibile, ogni volta mozzafiato, ogni volta unica e appena creata; frammentaria, inoperosa, contingente - vuota, cristallina - sospirata vocecanto del silenzio, diecimila universi.
Tra raziocinio e filosofia, ce ne corre di strada.
Tra il rumore delle prediche sull'ascolto del silenzio e la sfuggente, gettata, inesatta, imperfetta, indeterminabile, indecifrabile, straniera, enigmatica, effimera, incostante, fluttuante, instabile, mutabile, mutevole, incomprensibile, semplicissima, serena, incompiuta, incompleta, autosufficiente, casuale, inconcludente, imperscrutabile, imperturbabile, sconclusionata, indirezionata, imprevedibile, incatalogabile, inintenzionale, sospesa, desiderante, immobile, fragorosa, inarrestabile, vulcanica, tellurica, taumaturgica, ignota, ogni volta nuova, ogni volta irripetibile, ogni volta mozzafiato, ogni volta unica e appena creata; frammentaria, inoperosa, contingente - vuota, cristallina - sospirata vocecanto del silenzio, diecimila universi.
mercoledì 23 maggio 2012
La Vita è un fenomeno strano, magico, multiforme, contraddittorio, meraviglioso, potente, misterioso, illimitato, a cui si ha accesso al costo di staccare la testa di netto, ogni singolo momento che viviamo, al demone/agnello sacrificale del nostro delirio di onnipotenza. E, cioè, scegliere.
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mercoledì 7 settembre 2011
Sedersi sulla soglia dell'attimo. Poi saltarci dentro!
“Sedersi sulla soglia dell’attimo” scriveva Nietszche.
Ma prima o poi bisognerà fare di più: saltarci dentro!
Non solo dimenticarsi ciò che mi distanzia dall’ignoto, ma avventurarsi nell’inavventurato!
Non solo tornare al silenzio, ma riconnettersi al Cosmo in cui siamo, in cui viviamo!
Non solo pace - riascoltare la musica del vento – riinnamorarsi di un riccio che cammina e degli steli d’erba – ma riincominciare ad agire veramente! A vivere veramente!
A essere silenzio! E cioè a vivere a pieni polmoni, a mani aperte, a viso scoperto, nudi, veri, spontanei, semplici perchè parte integrante del fiume in piena della vita!
Che “unione con l’Uno” può esserci, se non nel vivere totalmente, pienamente, incondizionatamente ogni attimo???????
venerdì 19 agosto 2011
cosa ne direbbe Jiddu Krishnamurti? E (...) cosa ne direbbe invece un allievo di Jiddu Krishnamurti?
anni fa. in un centro buddhista. seminario di meditazione concentrativa. consiste, seduti con gli occhi chiusi, nello sforzarsi di restare concentrati solo e soltanto su una immagine, una sola, scelta dal praticante, ma il Lama consiglia di scegliere un'immagine sacra. magari un'immagine di Buddha. svuotare la mente da tutto il resto, e riempirla solo e solamente di quest'immagine.
Il Lama spiega che questa pratica aiuta a indebolire gli attaccamenti della mente.
Un praticante fa questa strana domanda: "...ma se uno ha un attaccamento verso il Buddha e la sua immagine?"
Il Lama non seppe, non volle, o non potè rispondere.
Il Lama spiega che questa pratica aiuta a indebolire gli attaccamenti della mente.
Un praticante fa questa strana domanda: "...ma se uno ha un attaccamento verso il Buddha e la sua immagine?"
Il Lama non seppe, non volle, o non potè rispondere.
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