di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.

lunedì 11 marzo 2013

Meta-gnomica.



Ricordo che verso la fine dell'università, dopo diversi anni a studiare filosofia, entrai in polemica con l'esistenzialismo e l'Heidegger di Essere e tempo, entrambe filosofie che ruotano attorno al concetto di possibilità, e quindi all'apertura al possibile per eccellenza, l'essere per la morte; e in cui le cose del mondo, le semplici presenze sono una specie di nulla per l'Esserci che è l'essere umano, che è un essere-per-le-possibilità, per il quale quindi le cose in quanto tali non hanno alcun valore. Entrai contemporaneamente in polemica anche con la teologia di Simone Weil, in cui il mondo è soltanto un magma senza senso dominato dalla forza della pesantezza, cioè della cieca e più bassa volontà di vita, incapace di un'etica e di un senso; in cui l'unico senso possibile arriva dalla Grazia, che è una luce che arriva da un Dio radicalmente trascendente, radicalmente estraneo alla logica del mondo, che ci salva facendoci fare un salto, una trasfigurazione che ci toglie alla pesantezza mondana; e in cui perciò, di nuovo, il mondo è una specie di nulla.

Immaginai che potesse esistere una forma di pensiero anti-metafisico, ma anche estraneo alle altrettanto astratte filosofie laiche; un pensiero anti-filosofico, anti-teologico che invece si occupasse dei volti, dei luoghi, dei personaggi, dei crocicchi, degli eventi irripetibili che si incontrano nel mondo.

Un pensiero-mappa del mondo, empirista ma irriducibile ai riduzionismi del pensiero scientifico moderno e anche dell'empirismo filosofico, che si occupasse delle singole stranezze, delle singole unicità che si incontrano vagando nelle vie del mondo, degli individui, delle case, delle strade, dei boschi, dei lampioni, dei gatti randagi, dei vicoli, degli angoli bui, delle crepe del mondo, dei sentieri, dei cani, dei cuculi, dei luoghi e delle loro energie, aure, delle cose insolite, irripetibili, dei monstra, degli angeli, delle persone e delle loro storie, disegnando mappe che sono anche bestiari, racconti, disegni. Codici che contengono gli eventi, le persone, gli animali, le piante, i luoghi e le cose viste nella loro unicità, strappati a ogni generalizzazione, ma non per questo ridotti a una concatenazione meccanica di fatti successivi inanellati dal principio di causa e effetto, ma connessi anche da associazioni misteriose, nessi invisibili, analogie intuitive.

Una mappa-pensiero in cui si incontrano brandelli di narrazioni e di idee differenti, irriducibili l'una all'altra, a volte non comunicanti, non  traducibili, non accostabili, lingue diverse, segni, simboli, storie senza un sostrato filosofico comune.

Immaginai che potesse essere esistito un pensiero di questo tipo soprattutto nei ghetti ebraici, lontani dalle scuole di filosofia principali, ma in pensatori non strettamente legati neanche alle metafisiche e alla mistica ebraiche, sebbene magari le conoscessero bene, e neppure ai vari filosofi ebrei. Un pensiero più vicino ai vicoli alle ombre ai personaggi e alle storie del ghetto, e a tutte le possibili riflessioni associazioni e interpetazioni su di esse, che non a una qualsiasi metafisica definita.

Un pensiero a metà fra empirismo radicale e interrogazioni metafisiche. Interrogazioni senza risposte.

Un pensiero-mappa del mondo infinito, senza una fine, ma in cui ogni singolo volto di persona, animale, luogo, pianta o cosa
appare come un unicum, una sorta di miracolo irripetibile e inspiegabile, e in cui tutte le singole cose sono avvolte nel mistero, ma anche collegate da intrecci e nessi più o meno rappresentabili.

Un pensiero del mondo, mondano, ma non materialista.

Un pensiero del frammento incompleto: tutto è frammento, sentieri interrotti si diramano dalle crepe di ogni cosa, ogni cosa ogni volta la si incontra come per la prima volta, eppure tutto è storia. Anzi, storie.

Un pensiero-letteratura-antropologia-sociologia-contraddizione-enigma-scienza naturale-metafisica-aneddoto-geografia-filosofia-fiaba-osservazione-fisica-tragedia-farsa-azione-silenzio-storia-poesia-fisiognomica-alchimia-metamorfosi-ipotesi-dubbio-analisi-ottimismo-etica-etnica-pathos-patafisica-intuizione-associazione-mito-religione-leggende-scetticismo-simboli-sentimento-emozioni-racconto-pittura-biologia-esegesi-ermeneutica-fenomenologia-esistenza-magia-fatto-barzelletta-teatro-cinema-chiacchera.

Una grande enciclopedia mistica incompiuta dell'universo nel suo sbilenco, multicentrico, eterogeneo, bizzarro, poliglotta, stralunato, vorticante manifestarsi/brulicare in frammenti sempre diversi, collegati da nessi inspiegabili.

Per citare Pasolini, una forma di empirismo eretico.

Un pensiero in cui il volto di Dio è nascosto, assente, ma in cui indizi del divino, di Dei o di Dio, possono essere osservati in ogni cosa - tracce mute, orme strambe, rumori segreti, suono corale dissonante, polimorfici indizi, enigmi indicibili, segni vitali anarchici, musica storpia, ribollire inquieto, umana inquietudine rimestata nel limite, bellezza intraducibile, squarci-urlo verso Altrovi e polvere di luna trasportata dal vento insieme a voci lontane.


                                    (Diogene senza l'anima?)

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