di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.

domenica 27 gennaio 2013

Sperimentazioni maieutiche/1.

Un amico scrive questo post:

http://animadidiaspro.weebly.com/1/post/2013/01/poesia-dellego-e-poesia-dellanima.html

Rispondo così:

penso che ognuno ha la sua maniera. per quanto mi riguarda, comunque, tendo a pensare che la musicalità e in particolare le rime 

ci risultino spesso stanche, un pò false e stereotipate perchè viviamo in una società rumorosa, aritmica, sconnessa, tachicardica, 

confusa, caotica, anti-musicale. In realtà, secondo me, in origine, anticamente, musica e poesia erano una sola cosa, e forse 

persino il linguaggio quotidiano era fatto di melodie, metafore, assonanze, rime. Poi, certo, si è sviluppata la poesia come genere 

letterario con i suoi canoni e le sue regole, e oggi, forse giustamente, questo rigore formale ci appare appunto come falso e 

"senz'anima". Personalmente scrivo delle poesie che, nella maggior parte dei casi, sono molto musicali, sono piene zeppe di 

assonanze e hanno molte rime, anche se non seguono le regole formali della poesia classica. Ma, il fatto è che a me questo viene 

naturale: mi escono fuori già così, la mia anima, se vuoi, ha un linguaggio fatto così, un linguaggio-canto. Trovo invece abbastanza 

ridicolo, soprattutto oggi, mettersi a scrivere intenzionalmente con lo scopo di trovare rime e assonanze, o, peggio, cercando di 

rispettare strutture formali classiche come per esempio quella di un sonetto. In questi casi, il risultato non può che essere 

artificioso, forzato, e suonare come falso, melenso, stereotipato o stucchevole. Sì, magari qualche esperimento a comporre un 

sonetto può essere interessante e divertente, ma secondo me la poesia, soprattutto oggi, è un'altra cosa. Come dici tu, le nostre

 orecchie ne hanno abbastanza di rime stereotipate e versi codificati, ciò di cui abbiamo bisogno è altro, è amore, è grido, è 

sussulto, 



è qualcosa di viscerale che venga dal cuore e dall'anima, che strappi un rantolo di commozione alla nostra anima sonnolenta. Mi 

piacciono moltissimo le tue poesie, si sente che vengono dall'anima, e questo passa, colpisce, perfora il cuore, scuote, non lascia 

indifferenti! Il fatto che le tue poesie siano diverse dalle mie non conta: ogni anima ha il suo linguaggio, il suo canto, la sua nota.

C'è più linguaggio musicale per esempio nelle tue poesie, che mi sembrano molto spontanee, sentite, urlate dal cuore, che in molte 

poesie basate su una specifica ricerca tecnica di assonanze e rime.





Lo scambio di opinioni è così proseguito:


Jaspere:

 In cio che ho scritto non cerà critica verso una dei due tipi di poesie. Concordo quando dici che una strofa "pensata", imposta dalla ragione è forzata. Con questo metodo,cioè con il fatto di porre forzatura all'interno della poesia si trova secondo me quello di cui parli, cioè descriviamo una nostra imposizione,un nostro schema mentale.
Al contrario io trovo le tue poesie molto belle ! E sicuramente provengono dall'anima, io trovo che assomiglino molto a quelle di Dylan. La tua anima cerca di liberare il tuo ego dagli artifici della società. Da cio che lo ingigantisce.Almeno io trovo questo nelle tue poesie.
Prendi Cocci ad esempio :
eccoci
poveri stracci
ruderi cocci
bandiere tirate a lucido
per barattare
polvere
con abbracci reali
baratri
con
baci
slacciati
delacrimati
non stracciati

Fin qui vedi la persistenza di rime è molto forte, qui stai descrivendo cio che ti imprigiona secondo me.....

eccoci
polveriere
allo sbaraglio
a
fingere
luce e
colori
per un pò d'amore
a simulare
gigantismi
grattacieli
stereoscopici
bagliori
neon
esplosivi
fuochi d'artificio
e slogan promozionali
e versi di poesia
improvvisati
per
nascondere
o
trovare

Qui invece ci sono meno rime, secondo me dentro di te, te ne stai liberando,ti stai liberando di cio che ti inprigiona, E' il momento della rilfessione inconscia.

rapsodie d'acqua
pura dentro il cuore.

Qui invece,sei arrivato alla soluzione e esplode non solo l'assenza di rime ma anche la simbologia naturale, che alla fine è qualcosa di profondo e primordiale !

Ed hai tutta la mia stima ! Perchè se pur le mie siano piene di simbolismi,descrivono solamente quello che in fondo a me è presente.E forse ad accomunare qualcuno nel sentire queste cose. Forse a scoprire queste cose anche dentro di loro. Le tue riescono a fare una cosa altrettanto bella e utile a liberare le persone da quello che le rende egoiste,superficiali.....

 Non so ti ho solo descritto cio che provo quando le leggo !

Diogene:

 mah non so, sicuramente nelle mie poesie c'è il tema dell'artificialità, della reclusione in schemi repressivi e in stereotipi meccanizzati, di contro alla libertà dell'anima. Non concordo però con la tua analisi, perchè per me la musicalità del verso, anche con assonanze e rime, se è naturale e non forzata, esprime, almeno nel mio caso, e anche in altri autori, proprio quello che potrei chiamare il canto naturale, spontaneo dell'anima, di contro al lingaggio quotidiano, colloquiale e non musicale. è una musicalità che può essere anche non rimata, in certi casi addirittura dissonante e rumorosa, soprattutto di questi tempi, ma è comunque una specie di canto. secondo me la musicalità della prima parte di "cocci" non esprime la falsità e le catene della mente, degli stereotipi, ma al contrario esprime il canto di un'anima stanca delle maschere, che svelando la meccanicità egoica, super-affermativa della vita moderna, trova già in questo un sollievo, una consolazione. descrivendo la forzatura sta già riappropriandosi di sè stessa e della propria voce. all'inizio è un canto consolatorio, di denuncia ma quindi anche liberatorio, alla fine c'è un'esplosione di speranza, che è pur sempre musica in parole, anche se non con rime e assonanze.


Jaspere:


Considera che è stata un analisi veloce, non molto accorta e che quello che dico non viene da certezze o studi di psicologia. Quello che dico è una mia teoria. E anche per questo che mi confronto volentieri con gli altri. Magari mi fanno notare qualcosa che non ho notato da solo ! O forse che mi sbaglio completamente.
Comunque se pur io l'abbia detto male è questo che intendevo quando ho scritto che cerchi di liberarti dagli artefici della società :
"ma al contrario esprime il canto di un'anima stanca delle maschere, che svelando la meccanicità egoica, super-affermativa della vita moderna, trova già in questo un sollievo, una consolazione. descrivendo la forzatura sta già riappropriandosi di sè stessa e della propria voce."
Descrivendolo lo rendi noto, rendi noto cio che ti imprigiona e gia questo è liberatorio per te stesso e per chi legge la tua poesia. Ma tu secondo me non ti fermi qui,vai oltre, tu trovi il modo di liberartene, di ritrovare in te quello che era nascosto dalla forzatura ! E alla fine non solo trovi speranza, ma ritrovi totalmente quello la tua anima voleva mostrarti !



Diogene:


in ogni caso io ho sempre pensato che l'autore, in particolare in poesia, non è assolutamente il detentore dei significati e delle interpretazioni "giuste" dell'opera. L'opera ha una vita propria, una volontà propria, e l'autore in un certo senso è solo il tramite che le permette di apparire. Quindi la tua interpretazione della mia poesia è giusta quanto la mia, visto che a te ti ha suscitato quello che hai descritto.
Comunque, per spiegarti meglio quello che invece sento io, ti faccio quest'altro esempio. Questa volta non è una mia poesia, ma una poesia di una poetessa che amo molto, Mariangela Gualtieri.

http://de-crea-zione.blogspot.it/2012/12/una-poesia-di-mariangela-gualtieri.html

Questa poesia della Gualtieri presenta molte rime e assonanze, e attraverso questa musicalità rende in maniera sublime l'armonia e la bellezza, la musicalità appunto, della Natura. In particolare, la triplice rima "adoro-loro-d'oro" è secondo me il centro della poesia, e il culmine dello stato di adorazione ebbra della poetessa, incantata dalla bellezza delle api.

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