LASCIA TUTTO, E SEGUITI! (F. Battiato) Dove tutto è enigma (storia, natura, cosmo) la certezza dell'insolubilità pone un invisibile seme di speranza. (Guido Ceronetti)

di-segno di Sacrilegio Tempesta
?
pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
venerdì 31 gennaio 2014
Serata collettiva di poesia lunedì 3 febbraio a Milano
Il Cam Ponte delle Gabelle, organizza delle belle serate collettive di poesia, in cui diversi poeti leggono alcune loro poesie. Ho già partecipato due volte e ho trovato un bel clima creativo, molti bravissimi poeti, alcuni dei quali anche con un bel senso teatrale del reading che aumenta la vitalità della serata.
La trovo una bellissima iniziativa, è una bella esperienza ritrovarsi con un 10-15 poeti, senza conoscersi, a dirsi versi (i più diversi - stili diversissimi) - i poeti, queste bestie strane e solitarie, si ritrovano insieme, all'inizio spesso con una forte diffidenza, poi in certi momenti con una reale condivisione emotiva e lirica intensa, potente, un rito teatrale collettivo, un talismano/antidoto/medicamento contro la cultura della superficialità obbligatoria - condividere poesie con altri che scrivono poesie, direi un'esperienza rara in quest'epoca di internet, porno e pubblicità.
Chi fosse interessato, sia per leggere sue poesie (anche se in realtà bisognerebbe iscriversi, provate a contattare il Cam oppure comunque penso vi facciano leggere lo stesso) sia per ascoltare le mie poesie insieme a quelle di tutti gli altri poeti presenti, è benvenuto!
Serata collettiva di poesia, lunedì 3 Febbraio 2014, ore 21,00, Cam Ponte delle Gabelle, Via San Marco 45, Milano.
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lunedì 27 gennaio 2014
AL MIO CANE
IL MIO CANE
NON E’ MIO
E’ DELLA MIA RAGAZZA-
IL MIO CANE
NON E’
DI
NESSUNO-
APPARTIENE
ALLA
VITA,
AL GRANDE BRANCO
COSMICO
DEI VIVENTI,
ALLA MAREA- PLANCTON
DEL TEMPO,
ALLE ONDATE DI ESSERE
CHE FIUTA NEL VENTO,
CONTENTO
AL CLAN DEI LUPI
DELLA
VIA LATTEA.
APPARTIENE
AL
SECONDO
IN
CUI
ODORA
UN
BUON
ODORE.
ALL’ARIA
FRESCA
CHE
GLI
SFERZA
IL
MUSO
QUANDO
CORRE,
QUANDO
SI
ROTOLA
FELICE
SU
UNA
CARCASSA,
QUANDO
SALTA
VERSO
UN
BUON
BOCCONE
CHE GLI
LANCIO.
APPARTIENE
A
MORFEO-CANE
(COLUI- CHE-
ULULA-
SILENZIO)
QUANDO
DORME,
NEL
NONPENSIERO
DEL
SUO
BEL MUSO NERO.
A VOLTE
SORRIDE,
MA
CHISSA’
COSA
SIGNIFICA,
NELL’IDIOMA
DEI
CANIDI
DI
QUESTO
PIANETA.
APPARTIENE
AL
FRESCO
DELLA
SERA,
CHE
ASCOLTA
STRAVACCATO
SUL
PAVIMENTO,
QUANDO
E’
STANCO.
APPARTIENE
AL SAPORE
D’UN OSSO,
AD UN
FIORE
CHE SI
FERMA
A
ODORARE,
ROSSO.
AL LATRATO-ULULATO
CHE LANCIA VERSO
IL CIELO STELLATO,
O A TE CHE SEI RIENTRATO.
ODORA
IL
MONDO,
E
GLI
PIACE.
GLI
PIACE
QUESTO
MONDO,
E
TACE.
NON SA NIENTE.
E SA
ESATTAMENTE
COSA FARE,
SE SEI
IN PERICOLO,
SE
PIANGI,
SE TI
VUOLE
DIRE
IL SUO AMARE
SENZA
VERGOGNA
NE’
CREDO
NE’
ALCUNO
STRANO
UMANO
COMPLICARE.
(Diogene senza l'anima?)
("Nel/nonpensiero/del/suo/bel muso nero", foto di Sacrilegio Tempesta)
Nella foto: Sgrinchomannus.

Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
GRAZIE.
P.S.: NATURALMENTE, IN CASO QUESTO NON VENISSE RISPETTATO, CIOE' IN CASO DI "FURTO" DEL MATERIALE, NON ESITEREI A PASSARE ALLE VIE LEGALI.
ATTENZIONE:
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VALIDO PER TUTTE LE MIE OPERE (SCRITTI, FOTOGRAFIE O OPERE GRAFICHE) PRESENTI SU QUESTO BLOG (TUTTI
GLI SCRITTI NON FIRMATI SONO OVVIAMENTE MIEI - a parte il caso, raro,
di titoli di post che sono citazioni dai link subito seguenti) -
E ANCHE PER LE OPERE FIRMATE "FELPATA FANNY" O "FANNY" O "SACRILEGIO" O
"SACRILEGIO TEMPESTA" (è la mia ragazza, che semplicemente me le ha
"prestate" per il blog).
(In sostanza, IN CASO DI RIPRODUZIONE DELLE OPERE:
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3. E' ASSOLUTAMENTE VIETATO MODIFICARLE O UTILIZZARLE PER PRODURRE ALTRE OPERE.)
In più, chiedo a chiunque volesse riprodurre mie opere o della mia ragazza, o loro parti (nel caso degli scritti), di INFORMARMI E CHIEDERMENE IL PERMESSO. Nel 99,9% dei casi sarà senza problemi accordato.GRAZIE.
P.S.: NATURALMENTE, IN CASO QUESTO NON VENISSE RISPETTATO, CIOE' IN CASO DI "FURTO" DEL MATERIALE, NON ESITEREI A PASSARE ALLE VIE LEGALI.
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giovedì 23 gennaio 2014
Un breve futile forse scontato ragionamento sul concetto di "limite"
Passeggiavo per le vie di Bresso. Risolto ciò che avevo da fare in Comune, avevo preso una strada alternativa per tornare a casa. (beh in realtà mi ero perso).
esploravo una strada che, vivendo da poco qui, non avevo mai visto. Un giardino pubblico sulla destra del marciapiede dove cammino. Noto subito, nel mezzo del prato, qualcosa che mi incuriosisce parecchio: uno di quegli enormi dossi di terra, specie di mini-collinetta, sul quale crescono diversi alberi, a diverse altezze, con enormi radici sporgenti dal terreno: praticamente un enorme dosso in grandissima parte costuituito di radici. "Mi incuriosisce": di più, mi affascina, non solo perchè amo alberi, terra, natura, etc, e sono molto curioso al riguardo, soprattutto quando chessò - la conformazione di una corteccia o di un pezzo di terra è inusuale, ha forme bizzarre - ma c'è qualcosa in più: questo tipo di dosso mi ricorda subito la mia infanzia, in cui correndo in giro in bicicletta adoravo questi dossi alberati: enormi rincorse a tutta velocità, e poi ripide salite, impennate, discese a rottadicollo, salti sulle radici sporgenti: il massimo!!!!!!!!
Mi viene subito l'istinto di salire sul dosso a esplorarlo da vicino, ma ecco la consapevolezza del presente si frappone tra me e il mio desiderio: ho problemi alle ginocchia da un po', le salite ma soprattutto le discese sono rischiose al momento. Chino la testa e con amarezza tiro avanti per la mia strada, con una gran tristezza.
ma ecco che uno sprazzo di intelligenza creativa, di pensiero laterale, di cervello destro risvegliato, mi fa pensare: ma solo perchè ho questo limite, devo per forza chiudere gli occhi paraocchiarmi la vita e tirare avanti a testa china in modo meccanico facendo finta che ciò che ha destato il mio interesse non esista? Certo che no: potevo comunque entrare nel prato e avvicinarmi per osservare il dosso e gli alberi più da vicino, anche se non potevo salirci sopra. e' una banalità, ma all'inizio, richiusomi nel mio bozzolo di automatico pessimismo, nei miei binari di routine meccanica dopo la meraviglia iniziale, non ci avevo pensato. Creatività, attenzione. essere desti e non addormentati, svegli e non assuefatti rinunciatari chiusi nella nostra bolla mentale.
Così faccio: scavalco il basso muretto facendo attenzione a non forzare le ginocchia, entro nel prato, mi avvicino, osservo l'interessantissimo (per me) fenomeno naturale (o più probabilmente creato dall'uomo, ma sempre di natura si tratta, anche se con una forma artificiale). Osservo. Faccio Attenzione. dettagli. poi proseguo sul prato.
Ma ecco, un nuovo problema: alla fine del prato dall'altra parte, per arrivare alla strada, c'è un altro piccolo dosso, e ai lati una siepe che divide dalla strada. devo tornare indietro? ma il pensiero creativo, una volta che è comparso, lo si può richiamare con la volontà. Stavolta lo riattivo subito senza farmi bloccare: non c'è un'uscita (accessibile a me)? C'è? Chissà. Vado, esploro, tento una via, trovo una strada.
Vado, e guardacaso da vicino vedo che c'è un'apertura nella siepe che permette abbastanza comodamente di uscire.
Può sembrare un aneddoto banale: una questione minima senza alcuna importanza: e lo è forse.
ma questo esempio può anche essere una metafora, e il ragionamento si può estendere a qualsiasi cosa, anche a questioni "importanti".
Mai forzare il proprio limite, rispettarlo, ma mai lasciare che il fantasma del limite ci blocchi. Questo "fantasma" è fatto di paura, di blocco e partendo dal limite reale crea giganti di cartapesta che ci paralizzano, ma che sono solo creazioni della mente che ci offuscano la lucidità. facendo attenzione alla realtà con spirito aperto e ricettivo e attivando la creatività senza lasciarci subito atterrire dai limiti, potremmo accorgerci di possibilità a cui non avevamo mai pensato.
E un'ultima cosa devo dire: ma, in fin dei conti, chi l'ha detto che esistano questioni da nulla e Problemi "Importanti"? Esiste la vita, coi suoi territori da esplorare, da sondare a tastoni, da sperimentare, spesso più sconosciuti di quello che abitualmente diamo per scontato - perfino nella nostra età, in cui tutto sembra noto, conosciuto, etichettato, mappato, catalogato, spiegato, tracciato, didascalizzato: e questa, più che una difficoltà, a me sembra un'ottima notizia. Perchè se vediamo il mondo e la vita in questa maniera, allora anche il più banale dei problemi può diventare un'avventura appassionante, in cui mettere in moto la nostra intelligenza creativa, in un'apertura di possibilità magari impensata.
Infinita, forse.
esploravo una strada che, vivendo da poco qui, non avevo mai visto. Un giardino pubblico sulla destra del marciapiede dove cammino. Noto subito, nel mezzo del prato, qualcosa che mi incuriosisce parecchio: uno di quegli enormi dossi di terra, specie di mini-collinetta, sul quale crescono diversi alberi, a diverse altezze, con enormi radici sporgenti dal terreno: praticamente un enorme dosso in grandissima parte costuituito di radici. "Mi incuriosisce": di più, mi affascina, non solo perchè amo alberi, terra, natura, etc, e sono molto curioso al riguardo, soprattutto quando chessò - la conformazione di una corteccia o di un pezzo di terra è inusuale, ha forme bizzarre - ma c'è qualcosa in più: questo tipo di dosso mi ricorda subito la mia infanzia, in cui correndo in giro in bicicletta adoravo questi dossi alberati: enormi rincorse a tutta velocità, e poi ripide salite, impennate, discese a rottadicollo, salti sulle radici sporgenti: il massimo!!!!!!!!
Mi viene subito l'istinto di salire sul dosso a esplorarlo da vicino, ma ecco la consapevolezza del presente si frappone tra me e il mio desiderio: ho problemi alle ginocchia da un po', le salite ma soprattutto le discese sono rischiose al momento. Chino la testa e con amarezza tiro avanti per la mia strada, con una gran tristezza.
ma ecco che uno sprazzo di intelligenza creativa, di pensiero laterale, di cervello destro risvegliato, mi fa pensare: ma solo perchè ho questo limite, devo per forza chiudere gli occhi paraocchiarmi la vita e tirare avanti a testa china in modo meccanico facendo finta che ciò che ha destato il mio interesse non esista? Certo che no: potevo comunque entrare nel prato e avvicinarmi per osservare il dosso e gli alberi più da vicino, anche se non potevo salirci sopra. e' una banalità, ma all'inizio, richiusomi nel mio bozzolo di automatico pessimismo, nei miei binari di routine meccanica dopo la meraviglia iniziale, non ci avevo pensato. Creatività, attenzione. essere desti e non addormentati, svegli e non assuefatti rinunciatari chiusi nella nostra bolla mentale.
Così faccio: scavalco il basso muretto facendo attenzione a non forzare le ginocchia, entro nel prato, mi avvicino, osservo l'interessantissimo (per me) fenomeno naturale (o più probabilmente creato dall'uomo, ma sempre di natura si tratta, anche se con una forma artificiale). Osservo. Faccio Attenzione. dettagli. poi proseguo sul prato.
Ma ecco, un nuovo problema: alla fine del prato dall'altra parte, per arrivare alla strada, c'è un altro piccolo dosso, e ai lati una siepe che divide dalla strada. devo tornare indietro? ma il pensiero creativo, una volta che è comparso, lo si può richiamare con la volontà. Stavolta lo riattivo subito senza farmi bloccare: non c'è un'uscita (accessibile a me)? C'è? Chissà. Vado, esploro, tento una via, trovo una strada.
Vado, e guardacaso da vicino vedo che c'è un'apertura nella siepe che permette abbastanza comodamente di uscire.
Può sembrare un aneddoto banale: una questione minima senza alcuna importanza: e lo è forse.
ma questo esempio può anche essere una metafora, e il ragionamento si può estendere a qualsiasi cosa, anche a questioni "importanti".
Mai forzare il proprio limite, rispettarlo, ma mai lasciare che il fantasma del limite ci blocchi. Questo "fantasma" è fatto di paura, di blocco e partendo dal limite reale crea giganti di cartapesta che ci paralizzano, ma che sono solo creazioni della mente che ci offuscano la lucidità. facendo attenzione alla realtà con spirito aperto e ricettivo e attivando la creatività senza lasciarci subito atterrire dai limiti, potremmo accorgerci di possibilità a cui non avevamo mai pensato.
E un'ultima cosa devo dire: ma, in fin dei conti, chi l'ha detto che esistano questioni da nulla e Problemi "Importanti"? Esiste la vita, coi suoi territori da esplorare, da sondare a tastoni, da sperimentare, spesso più sconosciuti di quello che abitualmente diamo per scontato - perfino nella nostra età, in cui tutto sembra noto, conosciuto, etichettato, mappato, catalogato, spiegato, tracciato, didascalizzato: e questa, più che una difficoltà, a me sembra un'ottima notizia. Perchè se vediamo il mondo e la vita in questa maniera, allora anche il più banale dei problemi può diventare un'avventura appassionante, in cui mettere in moto la nostra intelligenza creativa, in un'apertura di possibilità magari impensata.
Infinita, forse.
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Un'esperienza con il Drum Circle Spirit
Drum Circle Spirit è una maniera di giocare con le percussioni e il ritmo, accessibile a chiunque, anche senza nessuna conoscenza delle tecniche o teorie musicali; è un cerchio di percussioni, guidato o meglio "facilitato" (perchè il cerchio trova presto una sua spontaneità armonica autonoma) da un facilitatore che propone ritmi, giochi di chiamate e risposte, inserimenti di cori, giochi di stop e ripresa, esperimenti di abbassamento e crescita di volume, di alternanza nel suonare di diversi gruppi (prima suonano le donne poi gli uomini, prima suonano i tamburi poi campane e maracas, prima suona una metà del cerchio poi l'altra, etc...)... ma appunto il facilitatore si inserisce solo saltuariamente per tenere vivo il ritmo la fiamma energetica lo spirito e l'attenzione (i giochi servono anche ad essere desti, lucidi, oltre che istintivi - per "non suonare come dei robottini"): il gruppo trova facilmente appunto una sua autonoma spontanea Armonia, grazie a quest'approccio in cui non vengono richieste competenze tecniche e c'è un clima di non giudizio e il principio è essere istintivi e divertirsi (oltre che naturalmente andare a ritmo! Ma in queste condizioni viene naturale anche per chi non ha esperienza).
Il risultato è (o almeno è stato per me) un grandissimo divertimento, un'enorme sfogo creativo (come nelle arti marziali, le percussioni sono una delle maniere più creative di sfogare le energie represse in una maniera in cui la potenza del singolo può esprimersi liberamente ma nello stesso tempo relazionandosi agli altri in maniera creativa e inserendosi spontaneamente in un'armonia superiore) un grandissimo senso (non mentale ma fisico, energetico, reale) di coesione, affiatamento tribale di gruppo (nonostante non conoscessi nessuno nel cerchio) una liberazione delle energie fisiche creative e musicali in armonia sottile e viscerale con le energie degli altri e soprattutto un grandissimo rilassamento, un grandissimo sospiro di sollievo, caduta di barriere tra le persone, senso di poter essere sè stessi in maniera naturale spontanea rilassata (a molti viene da sorridere e sorridersi in maniera realmente gioiosa, aperta) e celebrare la Vita con energia armonia istinto magia Bellezza amicizia Potenza gioia Coesione senso di poter Essere, e poter Essere insieme agli altri, e quanto ci manca a tutti tutto questo nelle nostre nevrotiche, individualiste, ipermentali vite!!!!!!!
alla fine, silenzio. Si chiudono gli occhi. Si ascolta il corpo, tutta questa splendida energia che è rinata, il corpo rinato, rivitalizzato, vivo, presente, la mente in pace. Una bambina piccola presente, in onore della quale poco prima avevamo suonato (e che a tratti mentre suonavamo batteva le mani incredula meravigliata e felice) ride. Un sorriso esagerato gigantesco spropositato mi si imprime sul volto mentre ad occhi chiusi ascolto il silenzio - anch'io meravigliato - anche noi meravigliati come bambini - tribù temporanea di individui moderni solitari ma anche antichi tribali gioiosi guerrieri in festa.
Un'esperienza che consiglio fortemente.
Qui informazioni sul Drum Circle Spirit e sull'eccellente facilitatore Harshil che ha guidato ieri sera il Cerchio.
http://www.drumcirclespirit.it/
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martedì 21 gennaio 2014
Il "Tempo di altre Leggi"
Nel sonno a volte ci ricordiamo del "Tempo di altre Leggi", di profumi rumori suoni e ritmi evanescenti che paiono provenire da misteriose Età dell'Oro dimenticate, che hanno la sottile aura e l'odore inidentificabile dei miracoli, sapori arcani aurei delicati infiniti di nettari inimmaginabili, la fragranza santa eterna e sacra, magica, pura, ineffabile di albe in Giardini di Eden sconosciuti, echi antichi di canti arcani innominabili impossibili indefinibili inconoscibili dolcissimi armoniosi incantati impossibili a credersi in cui ci pare di riconoscerci, noi o una versione ancestrale antica di noi stessi di cui ci eravamo dimenticati, di cui ci pareva di aver perso ogni
traccia.
Sogni in cui voliamo, in cui ritroviamo pezzi di Anima perduti, in cui corriamo liberi in una foresta, in cui ci bagnamo e beviamo a piene mani in sorgenti di elisir medicamentosi miracolosi, in cui galleggiamo nello Spazio, ci riconnettiamo a una impensabile Fonte Cosmica Eterna, in cui ci sprofondiamo senza bombole in Abissi Oceanici immensi, nell'oscurità fertile avvolgente calorosa accogliente (o nelle fredde sterminate distese) dei quali ci perdiamo, incontriamo esseri incredibili, nuotiamo verso il Centro della Terra, troviamo antichi Tesori nascosti in galeoni pirata, danziamo con sirene e delfini, cantiamo insieme a balene, voliamo verso il Centro del Sole, bruciamo, rinasciamo, facciamo capriole nel cielo, beviamo Cielo, nuotiamo tra le nuvole, abbracciamo Dei, navighiamo verso continenti sconosciuti alla deriva, viaggiamo alla velocità della luce in astronavi intergalattiche, riviviamo tutte le età passate e possibili,
erriamo, ritroviamo noi stessi, la
Terra originaria della nostra Anima,
di nuovo integra, piena, alla ricerca dei suoi
sentieri
avventure interrogativi viaggi metafisici da portare a
compimento,
forzieri da trovare ed aprire con chiavi magiche,
Storia Infinita di sentieri interrotti che sempre
ricominciano.
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martedì 14 gennaio 2014
domenica 12 gennaio 2014
Karma - Karma - 1994
"La terra respira con te, soffia vita dentro me. La terra vibra con te, scuoti il sangue dentro me. E terra sia, Madre mia. La terra piange con te, Madre piangi con me. La terra muore con te, scende il buio su di me. E terra sia, Madre mia. Il mondo è terra. La terra respira con te, la terra vibra con te, la terra piange, la terra muore, la terra cammina con te. E terra sia, Madre mia. Il mondo è terra."
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"Nessuno ha mai considerato di me il sottofondo ironico. Sono sempre
stato preso troppo seriamente, come se gli altri non si fossero resi
conto del mio sarcasmo." (Jim Morrison)
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I poeti secondo Patti Smith
"Un tempo il poeta era un istrione, poi il filone si è esaurito. Dylan e Allen Ginsberg lo hanno rivitalizzato, ma poi tutto è andato ancora a farsi fottere perchè la gente, invece di imparare da Dylan e Ginsberg che il poeta è un istrione, ha pensato che il poeta fosse uno che protestava contro la società." (Patti Smith, da Show)
Ritmo Tribale - Psychorsonica - 1995
"Per quello che mi importa
per quello che ne so
non sono molto convinto
ma credo che ci riuscirò."
venerdì 10 gennaio 2014
La persistenza della memoria disegna sottili monumentali arabeschi senza scopo nelle nostre esistenze.
La persistenza della memoria, gli orologi molli, famoso quadro di Dalì.
"La notte ci piace perchè, come il ricordo, sopprime i particolari oziosi." (Borges)
Al contrario, gli orologi molli, la persistenza della memoria, si attaccano più di tutto a dettagli completamente insignificanti. Mi ricordo ancora di quando - avrò avuto 10 anni - una mia amica d'infanzia mi disse che suo zio diceva che l'unica cosa utile che aveva imparato al militare era ad aprire le bottiglie di birra con l'accendino. La frase mi suonò bene, mi colpì la fantasia senza nessun motivo apparente, senza nessuna utilità, microframmento di dettaglio senza alcuno scopo o senso, che però per qualche misterioso motivo aveva colpito la mia immaginazione di bambino che si dirigeva verso il mondo dell'adolescenza con i suoi riti tesi a dimostrare ferocemente la necessità di voler apparire "grandi".
Tanto che, molto dopo l'adolescenza, un giorno decisi che dovevo assolutamente imparare ad aprire le bottiglie di birra con l'accendino, e ancora oggi questo inutile gesto, questo piccolo futile vezzo, mi dà un piacere particolare, annodato a ritroso come una radice ramificata una ragnatela metatemporale con frammenti spezzati di quasi 30 anni di vita, fino all'eco del nocciolo archetipale preconscio del ricordo di quella strana, futile, spettacolare, brillante ai miei occhi frase, detta dalla mia amica con un misto di antimilitarismo e spavalderia goliardica - quasi come mi bastasse questo ciencio divertito di finta spacconeria da uomo vissuto - ad affratellarmi con generazioni di militi ignoti.
Infine, questo intrico di tessere, bagliori, risonanze prive di qualsiasi importanza o scopo, si intreccia con questo istante, in cui davanti a un attrezzo tecnologico che quando avevo 10 anni potevo immaginare attraverso i romanzi di fantascienza - si intreccia con il mio piacere di scrivere, di trarre una forma letteraria, immaginifica da un nulla, uno scherzo innocente del mio sistema neuronale, un collegamento elettrochimico casuale delle mie sinapsi-
"La notte ci piace perchè, come il ricordo, sopprime i particolari oziosi." (Borges)
Al contrario, gli orologi molli, la persistenza della memoria, si attaccano più di tutto a dettagli completamente insignificanti. Mi ricordo ancora di quando - avrò avuto 10 anni - una mia amica d'infanzia mi disse che suo zio diceva che l'unica cosa utile che aveva imparato al militare era ad aprire le bottiglie di birra con l'accendino. La frase mi suonò bene, mi colpì la fantasia senza nessun motivo apparente, senza nessuna utilità, microframmento di dettaglio senza alcuno scopo o senso, che però per qualche misterioso motivo aveva colpito la mia immaginazione di bambino che si dirigeva verso il mondo dell'adolescenza con i suoi riti tesi a dimostrare ferocemente la necessità di voler apparire "grandi".
Tanto che, molto dopo l'adolescenza, un giorno decisi che dovevo assolutamente imparare ad aprire le bottiglie di birra con l'accendino, e ancora oggi questo inutile gesto, questo piccolo futile vezzo, mi dà un piacere particolare, annodato a ritroso come una radice ramificata una ragnatela metatemporale con frammenti spezzati di quasi 30 anni di vita, fino all'eco del nocciolo archetipale preconscio del ricordo di quella strana, futile, spettacolare, brillante ai miei occhi frase, detta dalla mia amica con un misto di antimilitarismo e spavalderia goliardica - quasi come mi bastasse questo ciencio divertito di finta spacconeria da uomo vissuto - ad affratellarmi con generazioni di militi ignoti.
Infine, questo intrico di tessere, bagliori, risonanze prive di qualsiasi importanza o scopo, si intreccia con questo istante, in cui davanti a un attrezzo tecnologico che quando avevo 10 anni potevo immaginare attraverso i romanzi di fantascienza - si intreccia con il mio piacere di scrivere, di trarre una forma letteraria, immaginifica da un nulla, uno scherzo innocente del mio sistema neuronale, un collegamento elettrochimico casuale delle mie sinapsi-
giovedì 9 gennaio 2014
Popol Vuh - Spirit of Peace - 1985
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mercoledì 8 gennaio 2014
Neil Gaiman - Nessun dove
Realismo fantasy.
E' un'espressione che ho coniato qualche tempo fa sulle pagine di questo blog, per parlare di alcuni romanzi di Haruki Murakami (Kafka sulla spiaggia e L'uccello che girava le viti del mondo) e dei romanzi di Neil Gaiman.
Espressione ricalcata sull'espressione realismo magico - con il quale ci sono alcune differenze - per parlare della possibilità oggi, nell'età postmoderna, nell'età del nichilismo, nell'età del consumismo e della società massmediatica, di ritrovare ancora la magia delle storie, delle storie fantastiche, cambiando certo la forma necessariamente, ma lasciando (forse) inalterata la sostanza, l'incanto, lo stupore, il rapimento della fantasia.
Realismo magico (o realismo fantastico) è un termine che viene utilizzato sia per descrivere determinate opere letterarie, sia per indicare, nelle arti visive, una corrente pittorica della prima metà del Novecento.
In letteratura distingue un filone letterario in cui gli elementi magici appaiono in un contesto altrimenti realistico.
In pittura identifica una visione lucidamente attonita del reale.
Il termine realismo magico può non essere visto solo come uno specifico movimento storico-geografico, infatti spesso viene inteso come un elemento di stile che può essere rilevato in una gran varietà di romanzi, poesie, dipinti e opere cinematografiche non solo del novecento. (da Wikipedia)
Il realismo fantasy in più ha una connessione più o meno diretta con la letteratura fantasy, o almeno più in generale con la moderna letteratura fantastica.
Questo è evidente nel caso di Gaiman, più nascosto, ma comunque rintracciabile, nel caso di Murakami.
Questo è evidente nel caso di Gaiman, più nascosto, ma comunque rintracciabile, nel caso di Murakami.
I romanzi del realismo fantasy normalmente partono da una situazione iniziale di banale, routinaria vita quotidiana di oggi (la situazione di equilibrio iniziale delle favole). Poi gradualmente, in maniera prima insensibile, poi sempre più chiara, quindi inevitabilmente trascinante, emergono elementi inusuali, inspiegabili, "magici", e il protagonista si vede risucchiato ad intraprendere un percorso iniziatico in una realtà che sta continuamente in bilico tra realtà quotidiana e realtà "sovrannaturale": non si tratta cioè dei soliti viaggi in dimensioni parallele, tipici di tanta letteratura fantastica, ma di una sorta di "sur-realtà" che il protagonista scopre esistere nelle zone d'ombra della comune realtà, nei luoghi nascosti della città, nelle crepe dimenticate dell'esperienza, "dimensione" non separata, ma presente nella nostra, ad appena un passo.
Nel caso di Murakami, la "magia" è appena qualcosa di inusuale, estraneo, enigmatico, eppure dalle conseguenze dirompenti; più che "magie" in senso stretto succedono miracoli: non è chiara la causa, nemmeno sovrannaturale, tutto si muove in uno spazio indefinito - L'uccello che girava le viti del mondo si svolge (quasi) interamente all'interno dello stesso quartiere di Tokio ai nostri tempi, e apparentemente non succede niente, niente di spettacolare e pirotecnico, eppure nello stesso tempo si dipana una vera e propria epopea fantasy, con nemici sovrannaturali, un eroe che deve trovare il suo Potere, aiutanti magici, Prove: c'è perfino la principessa rapita da salvare.
Certo è un'epopea fantastica post-moderna: in realtà, alla fine del romanzo, potrebbe realmente non essere successo niente, niente di eclatante, tutta la lotta epica tra Bene e Male si svolge su un piano estremamente sottile di realtà, appena a un passo dalla realtà "normale". Gli aiutanti magici ci sono, ma non sono elfi o fate - oppure, sono versioni postmoderne di elfi o fate, mascherati sotto volti certo strambi e inusuali ma tuttosommato apparentemente non paranormali. Il Male, nelle sue incarnazioni magico-demoniache, c'è, ma si nasconde tra le alte sfere del capitalismo giapponese, e non ha, apparentemente, aspetti sovrannaturali.
Il caso di Nessun dove di Gaiman è un po' diverso.
Qui c'è una vera e propria realtà parallela, con personaggi molto fuori dal "normale" ed esplicitamente, innegabilmente dotati di diversi e vari poteri magici e qualità sovrannaturali o comunque lontane anni luce dalla "realtà".
Tuttavia rimane il realismo: questa dimensione si trova nelle pieghe nascoste della realtà di tutti i giorni: Londra Sotto, con le sue fogne, metropolitane, labirinti, sotterranei, è abitata quanto Londra Sopra, anche se da gente molto diversa, gente decisamente strana, secondo quello che sarebbe il nostro giudizio, e variamente magica: tra i tanti, i Parla-coi-Ratti, un popolo che appunto comunica quotidianamente coi ratti, una ragazza con l'aria da elfa che con la sola forza di volontà può aprire qualsiasi porta, Hunter, una cacciatrice che ha ucciso il Grande Re Alligatore Bianco e Cieco nelle fogne di New York e una tigre nera nella sottocittà di Calcutta; monaci assassini, un angelo che si ricorda di Atlantide, due sicari spietati che uccidono gente da diversi secoli, etc...
Un popolo, o meglio diversi popoli, che vivono a un passo dalla Londra abituale, in certi casi negli stessi spazi (per esempio la metropolitana) e che noi non percepiamo non perchè abitino realmente un'altra dimensione, ma perchè sono così strani che la nostra mente non li registra, se li nota per sbaglio li rimuove immediatamente.
Anche qui Nemici (reali incarnazioni del Male in senso assoluto) dai poteri magici, aiutanti ugualmente dotati di poteri magici o comunque straordinari (per esempio la guerriera Hunter) oggetti magici, e un vero e proprio percorso iniziatico fiabesco del protagonista in cui egli subisce delle trasformazioni potenti: da ragazzo dalla vita mediocre e dal carattere gentile ma debole, un po' qualunquista, l' "eroe" (in un senso straordinariamente contemporaneo, credibile per noi, postmoderno) cresce e supera Prove e percorsi che lo portano a traguardi interiori ed esteriori per lui fondamentali.
Questa gente della Londra di sotto ha in comune una cosa, che mi pare uno degli elementi più originali del libro: hanno tutti l'aspetto di outsider, reietti della nostra società, anche quando stiamo parlando di Re, Guerrieri, Maghi o Esseri Fatati: in effetti sono degli outsider, rispetto a Londra Sopra: ma è l'intera loro società, l'intero loro mondo ad essere outsider, con i suoi Re, i suoi Maghi, i suoi Cavalieri, e le sue regole, leggi e possibilità estremamente diverse dalle nostre.
Nessun dove è perciò una specie di rivincita del mondo degli outsider: non solo tolto alla sua marginalità, e posto come centro di sè stesso, con altre leggi, altri usi e costumi, altre leggi fisiche - ma descritto come un mondo estremamente più ricco, più vario, più smisurato del nostro - un mondo in cui la vita è decisamente più appassionante, intensa, sensata e piena. Non un mondo ideale, tutt'altro - al contrario, un posto pieno più del nostro di pericoli, tranelli, insidie mortali - ma un posto in cui la Magia ha conservato ancora intatto tutto il suo Potere.
La Magia...e cioè...???
La Magia...e cioè...???
E cioè, la Fantasia.
In questo mondo, più duro del nostro, con Prove e Nemici certo più insidiosi delle prove e dei nemici delle nostre vite comuni, la Fantasia ha però ancora intatto tutto il suo Potere infinito.
E se la Magia, la Magia delle fiabe e dei romanzi fantastici è la Fantasia, e se è solo grazie ad Oggetti Magici e Aiutanti Magici che i protagonisti di queste storie riescono a superare le loro Prove, e quindi a vincere i propri Ostacoli Interiori, a conquistare il proprio Potere e a Crescere, ne consegue qualcosa di paradossale: la Fantasia, lungi da essere qualcosa che ci terrebbe in uno stato infantile, sarebbe l'unico Strumento per uscire simbolicamente dall'Infanzia, affrontando e vincendo le terribili Prove che questo comporta, sostenuti da potenti Immagini Archetipiche interiori, quelle appunto del mondo della Fantasia e dei Simboli.
Non sarà allora proprio per il nostro cinismo, materialismo, nichilismo, che viviamo in una "società degli eterni adolescenti"?
Tutte le società antiche erano intessute in ogni loro aspetto di Immaginazione: l'uomo popolava l'universo di Dei ed esseri fatati, demoni, eroi, semidei, luoghi od oggetti magici, miti, leggende, fiabe.
E il passaggio da una fase all'altra della vita avveniva in maniera naturale, assistito da simboli e riti creduti eterni.
Benvengano allora romanzi come questo, che riescono, in chiave postmoderna e adattata al nostro mutato immaginario e alla nostra mutata sensibilità, a riaprire le porte di quella che Michael Ende avrebbe chiamato "Fantásia", a ripopolare di magia le nostre metropoli spente e spettrali, a ripopolarle di mistero, di enigma, di indefinito.
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Preghiera Apache.
Svegliati! Svegliati! La terra ti sorride.
Svegliati, e sta’ pronto al giorno che comincia.
La madre della vita ti sta chiamando,
ti saluta, dunque svegliati, non indugiare più.
Potente Sole, dacci la luce perchè ci guidi, perchè ci aiuti.
Guarda come sorge, guarda come la terra ne risplende,
e come gode lo spirito nel petto, ascoltando la musica del
Sole.
Svegliati! Svegliati! La terra ti sorride.
Svegliati, e sta’ pronto al giorno che comincia.
La madre della vita ti sta chiamando,
ti saluta, e allora… forza,
Svegliati!
(canto Apache)
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venerdì 3 gennaio 2014
Margine
1.
ho pregato
nelle pozzanghere
piene di foglie
imputridite
di
cicche di
sigaretta.
ho pregato
nel cielo
squarciato.
ho cercato
nelle pozzanghere
mondi segreti, amuleti,
intrichi
di storie perdute,
bagliori di
frammenti
sonori,
sogni,
profondità marine,
tesori
nascosti,
parole
magiche,
terra.
Ho
fiutato nell'aria
l'impossibilità di
esistere.
2.
ho scavato
nelle ossa dei miei antenati
che sono
le mie ossa,
giunture
forti,
salde, rigide, dure, invincibili
per quanto malandate e doloranti.
Gambe e braccia resistenti
di vecchi montanari
di vecchi pastori.
Vi ho trovato uno smeraldo magico
che se lo giri tre volte s'incanta
e prende a danzare a cantare a vorticare a roteare
s'illumina flebile a singhiozzi
e susurra misteriose, tristi nenie risanatrici;
- che
se lo nomini scompare -
- ecco è
scomparso.
3.
cerco l'odore
di una rosa.
non lo trovo.
è inverno, e questa pianta
non ha fiori.
le piccole foglie,
finemente cesellate
a piccole punte acuminate,
ospitano in sé
tutte le sfumature di colore
che vanno dal verde scuro intenso, cupo
al rosso ramato metallico.
Le spine, moltissime.
La pianta si protende verso l'alto, trema.
"Facili i fiori
da dipingere,
difficili le foglie."
(Shiki)
Facile scrivere poesie
difficile
vivere.
4.
eppure è possibile.
5.
così pare.
6.
così è.
7.
(Diogene senza l'anima?)
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