di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.

domenica 14 ottobre 2012

-CARTOLINA DALL'ANDALUSIA-


Terra franchista,

terra nazionalista,

terra monarchica,

terra riarsa,

terra assetata,

terra di ragnatele familiari

e ragazze rinchiuse

dietro finestre

decorate con inferriate

di ferro

non tanto tempo fa.

Bellissimi

patios che

nascondono

orrori.

Madonne

rosse

addolorate

che

urlano

angoscia

terrorizzate

nella

piazza

bianca

deserta

incendiata

accecata

dal

sole

che

scende

confraternite

religiose

di

schiavi

penitenti

autofustigati

sciami

di

mosche

affamate

su pezzi di carne di maiale

fritti.

Cartoline

con

toreri

stralunati

dalla

paura

crocifissi

dall’orrore

sfondati

dal

tripudio

fanno ridere i turisti.

Terra

violenta

il sangue

delle vergini

e quello dei tori

dei mori

dei marrani

e dei

barboni

scorre a

fiumi incessanti per

andare

a ingrandire

la sete

del

Guadalquivir

disseccato.

59 gradi deflagrano agosto.

Notte:

un

tronco secco

fantasma

tagliato

con

buco-caverna

oscura

segreta

covo anfratto

per

fauni animaleschi e duendes crudeli carogne

sta di fronte al

Mac Donald.

Lo spettro

di Federico Garcia Lorca

si aggira

per i vicoli

notturni

e spaventa

col suo latrato

agonizzante

gli

yankees strafottenti

e

sulla groppa

di un

piccolo

magro

famelico

nero gatto selvatico

fa scherzi innocenti

alle giovani francesi.

I Radiohead

al bar,

mentre mangio

pane e aglio,

mi

tengono

compagnia

con una canzone triste sulle società totalitarie,

dalla radio.


Ma

uscendo da Cordoba,

uno stormo di aironi bianchi,

in perfetto equilibrio nel vento,

ci saluta

dalla campagna

accanto alla strada.

E

l’enorme

ulivo secolare

solitario

sul

colle ondulato

è in

perfetta,

serena,

epicurea,

stoica,

mediterranea

quiete

con la sua ombra.













                                     ( Diogene senza l'anima?)


giovedì 11 ottobre 2012

libertà che non vuoi avere/

http://www.youtube.com/watch?v=lOdBlRoisg0&feature=related

ti sei mai chiesto: quale funzione hai?





























                il silenzio del rumore/delle valvole a pressione

               i cilindri del calore/serbatoi di produzione

               anche il tuo spazio è su misura.

               non hai forza per tentare/di cambiare il tuo avvenire

              per paura di scoprire/libertà che non vuoi avere.

                 ti sei mai chiesto:/ quale funzione hai?

              quale funzione hai?/ti sei mai chiesto

               per paura di scoprire/libertà che non vuoi avere...

(Franco Battiato, dall'album: Pollution, 1972)

http://www.youtube.com/watch?v=Z85UOJmf-5A




mistero della luce/assente/. notte. ombre/arabeschi su muri. linea punto fessura crepa muro manifesti strappati lampioni rotti rumore segnali. criptologia ermetica. suoni incantati da bagliori strepiti. crepitio. teoresi divergente. atomi. blu. nero.

http://www.youtube.com/watch?v=4HFjR4ZLTiY

martedì 4 settembre 2012

a tratti percepisco tra indistinto brusio -



Dove c'è conoscenza, ci sono credenze. Dove ci sono credenze, non c'è amore, né realtà, né verità, nè vita.

Dove c'è conoscenza, c'è desiderio, volontà di modificare, realizzare qualcosa, raggiungere qualcosa, risolvere, costringere, concludere, chiudere, imporre, manipolare, definire, dominare, domare, arrivare a, essere qualcosa, dimostrare qualcosa. Aspettativa. Volontà che sia in un qualche determinato modo - affezionamento a questo desiderio e a questa aspettativa di conformità del reale al desiderio. Affezionamento a un essere, a un modo di essere, a una identità. Una immagine che proietto e espando imperialmente sul dato, casuale. Costringendolo nella mia idea. Avere idee o credenze o nozioni o conoscenze è aggraparmi a un simulacro, scelto a caso o imposto dalle condizioni esterne, dentro cui rifugiarmi, appartarmi, isolarmi dalla realtà nella sua nuda semplice caotica vuotezza, datità, gettatezza, per sentirmi al sicuro. Una casa, un nido, una camicia di forza per lo spirito.


Dove compaiono amore, realtà, verità, vita che straripa dalle categorie - non ci sono credenze né conoscenza.

(sono concetti di Jiddu Krishnamurti riformulati in gran parte usando parole mie e in parte da me interpretati ) -


e con l'attaccamento al non attaccamento come la mettiamo?

e con la fede nell'inutilità di ogni fede e credenza?

con il conoscere che è inutile la conoscenza?

l'assenza di ogni tipo di credenza non è un tipo fra i tanti di credenza?

è possibile non avere fedi?

è utile?

è utile - per esempio nel caso dei seguaci di J. Krishnamurti - avere una ideologia del non avere nessun tipo di ideologia?

e le credenze per il solo fatto di comparire e affermarsi nella mente non hanno una loro realtà (e forse un loro valore)?

muoiono tutti gli idoli - tutte le verità assolute, religiose, politiche, ideologiche, metafisiche.

cosa resta?

tabula rasa? realtà scrostata da ogni illusione?

O forse simulacri, illusioni che non hanno più lo statuto di verità assolute, certezze sistematiche, ma non per questo perdono la loro forza, anzi. Se tutto è simulacro, immagine, semplice convenzione - dove a un contenuto si può sostituire un qualsiasi altro contenuto perché qualsiasi cosa può essere vera o falsa - i simulacri non sono smascherati, ma diventano sempre più potenti - perché sono tutto ciò che è rimasto.


Ma in questo gioco di specchi, a tratti compare, si vive qualcosa di inedito che per intensità, semplicità e bellezza spezza gli ingranaggi di quell'orizzonte esistenziale limitato, arroccato, solo mentale e ripetitivo in cui siamo soliti rifugiarci - per paura della libertà, direbbe Krishnamurti.


Ecco, questa è una cosa in cui credo: l'inesauribile, irriducibile, imprevedibile, incontenibile ricchezza del reale.


(ps: il titolo è una citazione dalla canzone dei Csi "A tratti")











venerdì 31 agosto 2012

S/LOGAN





Espropriare le dinamichedella rottura del discorso.

il movimento collettivo delle tecnologie atarassiche sconclusionerà le vostre angoscie.

Non avrai altro, Dio, all'infuori.

Mettete dei rancori nei vostri stupori.

Il lavoro rende, liberi tutti!

Non prendere, il potere prendi, l'ascensore.

Non dire falsatracotanza.

Non commettere attimi puri.

Occorre seppellire un caos per far sbocciare un aborto danzante.

Ciò che non uccide, che forza!

Ciò che non strozza spiazza.

Il potere logora chi non.

Tutto il lavoro all'automazione, tutta l'automazione alla fantasia!

Vogliamo tutto e lo vogliamo fobico.

La fantasia al potere logora chi non ce l'ha.

Deterritorializzare l'alienazionedel rantolo autentico.

Ti sei mai chiesto: che funzione ha la tua perplessità?






martedì 21 agosto 2012

"Addio agli anni 70": una mostra. -anzi un mostro. -anzi due.

Monstrum. 

Quanto toglie fissità incorniciata alla compiutezza statica del noto - e certezza ferrea alla solidità eterna perpetuamente ri-aderita dell'usuale meccanico - per ri-proporre di-nuovo l'irripetibile inedito manifestarsi dell'unicum, dello stupore - della meraviglia - dell'ignoto. Del decrearsi da cui straripa la creazione.

Monstrum per me è stato questo incontro con opere d'arte degli anni 70 raggruppate, in maniera forse un pò casuale, ma tant'è.

A cominciare dalle pagine fotocopiate all'entrata di numeri di quegli anni della rivista Re Nudo, e altre, appartenenti all'ala più creativo-anarcoide dei movimenti dei 70. Parole coraggiose, non tanto per le posizioni politiche espresse (non si capisce cosa questa telluricità libertaria immaginifica abbia a che spartire, fatti i conti con la storia, con tremendi progetti realizzati di società totalitaria come per esempio quello di Mao, pure ai tempi glorificato dal movimento studentesco), quanto per l'atteggiamento radicale di critica creativa all'esistente - una critica alla società "borghese" - alla falsità, alterazione, raggelamento, irrigidimento, dis-animazione, dilaniazione, costrizione, stritolamento nella meccanizzazione alienata,  incatenamento, rigidità, ottusità, ottundimento, ingabbiamento, uccisione, genocidio dell'umano, dell'autentico, della scintilla di libertà e creatività con cui nasce ogni donna o uomo.
Per esempio la scuola e l'apparato "educativo" onnipresente in tutta la società, visto come un addestramento allo starsene addomesticati, una fabbrica di schiavi che aliena e sottomette a logiche estranee all'autenticità libera di ognuno, ma congeniali al Potere, una porzione immensa di conscio e soprattutto inconscio, deprivando ognuno del libero uso di vastissime distese interiori di emozioni, sentimenti, abilità, talenti, coraggio, gentilezza, passione, creatività. L'articolo suggerisce l'uso delle droghe come metodo per esplorare e riappropriarsi di queste zone asportate del mondo interiore, ma di nuovo questo mi sembra un elemento caduco, legato a quei tempi. Quello che rimane valido e attualissimo è la descrizione dell'alienazione e l'invito a riappropriarsi della propria integrità e autenticità profonde.

Poi parole sulla musica, che dovrebbe essere più diffusamente eseguita, nelle case, nelle piazze, nelle strade, anche in maniera dilettantesca (come poi era già in passato) e non così tanto registrata e rinchiusa in perfettamente confezionati prodotti commerciali puliti e asettici-da-ripetere-sempiternamente-uguali-a-sè-stessi, i dischi, bellissimi ma distanti dalla vita.

Parole contro un atteggiamento rivoluzionario classico soltanto esteriore che non riconosce che la "falsità della società" è innanzitutto dentro ognuno di noi.

Parole di Gaber su com'è bello vivere in strada e non sempre e soltanto rinchiusi nelle case come topi.



Della mostra mi ha colpito più di tutto un video sul movimento artistico del Nuovo Realismo, estremamente interessante. Il loro manifesto dichiarava che visto il fallimento più completo di qualsiasi esperienza artistica ad esprimere la realtà o il suo senso, i Nuovi Realisti avrebbero utilizzato direttamente la realtà come terreno, strumento e materiale stesso delle opere. Un artista strappava manifesti dai muri delle città per riincollarli insieme componendo forme dai significati nuovi, o rivelanti urbane nonsensatezze da società dei consumi. Un altro impacchettava monumenti in teli di plastica per esprimere l'angoscia di una società di prigionieri. Infine, appartenevano a questo movimento anche la grandissima coppia di artisti Niki de Sainte-Falle e Jean Tinguely: nel video, il secondo fa bruciare- esplodere un enorme fallo di legno e stoffa sul sagrato del Duomo a Milano, fra fuochi d'artificio. La prima, spara a un teatrino bianco - immacolato con molteplici statuette legate all'iconografia cristiana, in particolare Madonne - tutte bianco - immacolate. Nei punti colpiti, il teatrino immacolato comincia a sanguinare vernice rossa, viola, che sgorga a fiotti sulle statue, con un effetto tragico e orrido.

Poi un Amleto che aizza una folla immaginaria (forse è diventato un segretario di partito) con uno struggente monologo in cui alle parole sono stati sostituiti numeri.

Video di danza eccezionali che simulano la meccanicità alienata e rigida del lavoro (forse anche dello studio?) nella nostra società.

Il capolavoro di Baj sull'omicidio di Pinelli, di fronte al quale lo sguardo rimane rapito e non riesce a staccarsi, shockato da tanta violenza cruenta e informe (i poliziotti e i generali sembrano degli ectoplasmi o degli alieni, sicuramente non sono umani) , insiste sui dettagli per capire, ricostruire i suggerimenti di interpretazione dell'evento, di cui l'autore ha disseminato l'opera. Infine, lo sguardo è ammaliato dall'aura di tragicomica assurda insensatezza, un insensatezza cruenta e delirante, ma questa logica del potere viene mostrata come talmente assurda che fra gli effetti dell'opera c'è anche la voglia di ridere.






Parole immagini simboli video colori segni che evocano una vitalità libertaria diffusa, e una creatività diffusa, lontanissima dalle gabbie-museo e vicinissima all'arte-vita, alla performance quotidiana; infine una socialità aperta, rilassata anche se incazzata, molta voglia di condividere molto più di quanto permetta una "normale" vita "piccolo borghese" - e di vivere in maniera più comunitaria e nello stesso tempo più libera.






Monstrum doppio, dunque. Come ogni mostro - almeno doppio, se non triplice, o centuplice, policefalo con universi interi di teste.


 

Sicuramente monstrum di creatività artistica vulcanica, eruttante tutto come arte, utilizzando qualsiasi cosa come arte, dilagante l'arte dappertutto, distruggente l'arte per ri-crearla continuamente, ma monstrum anche di un possibile monstrum-osamente diverso modello o anti-modello di socialità.


P.s.: Nella foga della scrittura mi sono totalmente dimenticato di precisare il dove e il quando. Ecco:


"ADDIO AGLI ANNI '70", PALAZZO REALE, MILANO, FINO AL 2 SETTEMBRE, INGRESSO GRATUITO.

lunedì 20 agosto 2012

esco.

Chi non ha la capacità di mandare a fare in culo la propria Arte, la propria Poesia, la propria Filosofia - chi non ha la capacità di mandare a fare in culo l'Arte, la Poesia, la Filosofia - non vivrà mai attimi di folgorante bellezza.

lunedì 13 agosto 2012

CUORE CORSARO DELL'OSCURO CON ZEFIRO



























Non c'è niente

che io ami

come la sera d'estate









quando un alito di brezza

fresca

ti deterge la mente

e la pelle dagli affanni del calore.





ogni rumore

si spegne

in una distesa

di silenzio:






eco di suoni lontani.





grilli ritmeggiano.




sussurra un ramo.








grida un rapace notturno selvatico.



nell'ombra

si acquieta

il coro delle cure

e la notte

ha ancora il sapore

primordiale

antico

folle

ignoto

segreto

giaguaro

sanguigno

senza tempo

terrigno

pirata

lunare

marino

salmastro

   elementale

delle avventure su isole tropicali sperdute.






































                                                                             (Diogene senza l'anima?)


giovedì 9 agosto 2012

De-creare.


"Discreazione: far passare qualcosa di creato nell'increato. Distruzione: far passare qualcosa di creato nel nulla. Ersatz [surrogato] colpevole della discreazione."

"La realtà del mondo è fatta da noi, col nostro attaccamento. E' la realtà dell'Io trasportata da noi nelle cose. Non è affatto la realtà esteriore. Questa può essere percepita solo col totale distacco. Quand'anche non rimanesse che un filo, vi sarebbe ancora attaccamento."

"Sospendere continuamente in se stesso il lavoro della immaginazione che colma i vuoti. Se si accetta qualsiasi vuoto, qual colpo del destino può impedire di amare l'universo? Si è certi che, qualunque cosa avvenga, l'universo è pieno."

"La creazione è un atto d'amore ed è perpetua. In ogni istante, la nostra esistenza è amore di Dio per noi. Ma Dio può amare solo se stesso. Il suo amore per noi è amore per se stesso attraverso di noi. Così egli, che ci dà l'essere, ama in noi il consenso a non essere. La nostra esistenza è fatta solo della sua attesa, del nostro consenso a non esistere. Perpetuamente egli mendica da noi l'esistenza che ci dà. Ce la dà per chiedercela in elemosina."

"Le contraddizioni contro cui urta lo spirito: sole realtà, criterio del reale. Nessuna contraddizione nell'immaginario. La contraddizione è la prova della necessità. La contraddizione sperimentata fino in fondo all'essere è lacerazione. E' la croce."

                                                                                                                 (Simone Weil)


De-creare. Cioè: non completare. Lasciare irrisolto. Lasciare il vuoto sconnesso della realtà così com'è. Lasciare nuda la contraddizione.
Lasciare la realtà "frastagliata", asimmetrica, inspiegabile, multipla-

In-creato. Cioè: non obbligato. Casuale. Indifferente. Senza adesione. Non alterato. Lasciato essere. Lasciato non essere. Frattura. Codici. Affermazioni. Vortici. Constatare la misura degli spazi - la contromisura dei moti - inabissandosi nella fedele rapida di cunicoli oscuri labirintici enigmatici magmatici dell'essere momento per momento connesso all'intermittenza molteplice mutevole imprevista.
Senza tracciati, percorro la linea esatta che traccia la non-creabilità.
Restando così, senza volere niente, senza desiderare modificare niente, senza aspettarsi niente, senza scegliere niente, senza alcuna distrazione o fuga, perfettamente aderenti a questo nulla cangiante senza fine senza scopo - il vuoto dell'uragano del reale così come è - forse - leggere crepe potrebbero comparire - accennare a, lasciare, trasparire, accenni-frammenti di bagliori di luce. Spiragli di trascendenza.
O forse no.

Brulicante sbilenco. Sospeso in moto oscillante fermo.

Lascia stare. Lascia cadere. Lascia essere. Lascia che sia semplice.

Creare, trasformare, dare forma diversa alle cose, inusuale modificare, dare vita, sbocciare.

Sono vivo nell'attimo-brulicare casuale in cui dipingo il mio arbitrario-canto - colorato della mia volontà - sulla tela-specchio dell'universo, che scelgo, che apprezzo, che creo, che progetto, per quello che posso in questa porzione di galassia in cui sono gettato.


                                                                                     

lunedì 30 luglio 2012

CORO MUTO DEI PENNUTI MALATI DECREPITI





Piccioni malati lungo il canale
Piccioni mezzo morti sotto il sole alle nove
Piccioni mezzo spennati
stramazzati
accovacciati-intontiti
sonnecchiano strafatti di smog
indifferenti ai clacson e alle modelle sulle pareti scrostate
al rombo stonato dei motori
al sonno dei propri cuori inabissati in un oblio-carcassa-inerte.

Sit-in triste delle nove
sit-in mezzo morto senza amore
sit in irriverente
contro la tecno-città della perfezione
sit-in che grida
stanco
la città-beota
la sua barbarie il suo orrore.

Sugli schermi tecno-igienisti
sarebbe una bestemmia
io ne
farei
una
trasmissione di 3 ore.


Poi,

falchi liberi

in picchiata.




Strepiti

satiri

selvatici,

nel Silenzio

sacro

pieno di dolore.


                 (Diogene senza l'anima?)

martedì 24 luglio 2012

Il Vecchio Rimpianto di una Antica Era (esercizi di scollegamento e connessione/3)

Farmacia. Il cane m'ha leccato un'occhio e mi s'è gonfiato. Chiedo un collirio naturale - anticipatamente stizzito verso la diffidenza prevenuta della farmacista - e infatti trovo naturale ovvia conferma: "Io le consiglierei un farmaco."-
Il mio pre-nervosismo risaputo traballa indeciso-imbarazzato-dissimulatamentenontantoaggressivo-in effetti l'occhio è parecchio gonfio. Rifletto in una manciata di eterni-secondi - lo sguardo accasciato obliquo accovacciato in un angolo verso il basso, senza degnare d'un minimo segnale fatico la - pur presente - suddetta. Sono un pronto a mordere - ma anche il mio occhio, abbisogna d'un osso di sollievo.

Mi scanta dall'imbambolo para-polemico la voce vecchia d'un vecchio - gravevetustasimpaticoseriaarrabbiatogracchiante.
"Ah, finalmente un sorriso!" sta dicendo alla farmacista "Che bel sorriso! Qui non ride più nessuno! Tutti nervosi, indifferenti, a tutti sembra gli dia fastidio perfino salutare!"
La farmacista effettivamente sta facendo un gran sorriso al vecchio - "vecchio", gran bella parola - "anziano" - che - sbocco.

Mi volto verso il non-anziano-ma-vecchio e gli dico convinto - con un mezzo sorriso incerto stampato in b/n sulla faccia - i cui muscoli si sono almeno riattivati - "ha ragione!"-

La mia espressione e il mio precedente imbambolamento rigidoparadrammaticorigidoottusochiusotimidoaggressivocomico non sono forse la perfetta esemplificazione pratica della teoria a cui ho aderito in quel secondo.

continua, la voce, vecchia: "Una volta tutti si sorrideva, tutti si parlavano, tutti ci si salutava. Entravi in un bar e ti mettevi a parlare, come va?, come non va?, adesso sembra che gli dai quasi fastidio..."

"E' vero" assicuro il mio accordo, mentre i muscoli della faccia contratta diventano un po' più rilassati e il sorriso comincia quasi a sembrare naturale (intanto ho scelto il collirio naturale) "Cioè non so comera una volta, ma adesso è così. Poi tutti che si lamentano di tutto..." lamento.

Intanto la farmacista s'inserisce "Senta, le ho battuto 23 euro invece di 8 sul bancomat, mi stava parlando la collega dell'altro cliente, mi sono sbagliata, le dò il resto..." - Ci mettiamo tutti a ridere mentre io dico che non è un problema "anzi, almeno ho un po' di contante.."

"Io lo so perchè ho lavorato per 50 anni dietro un bancone, l'ho visto il cambiamento in tutti questi anni." Continua la voce del Testimone di un'Altra Era - alieno in questa.

"E' così cambiato?"

"Totalmente. Sembra di vivere in un altro mondo."

Io, e la farmacista siamo-ora-mai parte, viva della sua ferita, e un clima di serenità complice s'è steso sui nostri volti, è stato così semplice sciogliere le tensioni di "aggressività preventiva", è così senza senso, disumano l'atteggiamento considerato "normale" oggi... e le mie ideologie rivoluzionarie naturaliste in campo medico m'hanno solo servito da alibi per la solita alienazione meccanico-anonima-svuotata-indifferente...

Scambiamo ancora qualche allegra parola di polemica verso l'oggi abituale e saluto con vera cordialità la farmacista e il Vecchio.

Vado al bancomat e poi alla Coop.

Post Scriptum: Poi dopo la spesa torno in farmacia, ho pensato che forse è meglio se prendo anche il collirio - "farmaco", nel caso l'occhio continui a gonfiarsi.
Il vecchio naturalmente non c'è più - io e la farmacista ci salutiamo - i muscoli facciali si misurano in estenuanti esercizi di para-maschere-di-sorriso - prendo l'altro collirio - pago - alla fine ci salutiamo faticando ad essere cordiali.

martedì 17 luglio 2012

Il Chissenefrega Cosmico travolgerà le nostre quisquilie.

COCCI

eccoci

poveri stracci

ruderi cocci

bandiere tirate a lucido

per barattare

polvere

con abbracci reali

baratri

con

baci

slacciati

delacrimati

non stracciati

eccoci

polveriere

allo sbaraglio

a

fingere

luce e

colori

per un pò d'amore

a simulare

gigantismi

grattacieli

stereoscopici

bagliori

neon

esplosivi

fuochi d'artificio

e slogan promozionali

e versi di poesia

improvvisati

per

nascondere


o

trovare





rapsodie d'acqua

pura dentro il cuore.

                            (Diogene senza l'anima?)













martedì 10 luglio 2012

Patti Smith canta Neil Young: After the gold rush, testo, traduzione mia, mio commento.

 After the gold rush

Well, I dreamed I saw the knights
In armor coming,
Saying something about a queen.
There were peasants singing and
Drummers drumming
And the archer split the tree.
There was a fanfare blowing
To the sun
That was floating on the breeze.
Look at Mother Nature on the run
In the nineteen seventies.
Look at Mother Nature on the run
In the nineteen seventies.

I was lying in a burned out basement
With the full moon in my eyes.
I was hoping for replacement
When the sun burst thru the sky.
There was a band playing in my head
And I felt like getting high.
I was thinking about what a
Friend had said
I was hoping it was a lie.
Thinking about what a
Friend had said
I was hoping it was a lie.

Well, I dreamed I saw the silver
Space ships flying
In the yellow haze of the sun,
There were children crying
And colors flying
All around the chosen ones.
All in a dream, all in a dream
The loading had begun.
They were flying Mother Nature's
Silver seed to a new home in the sun.
Flying Mother Nature's
Silver seed to a new home.

Look at Mother Nature on the run
in the twentyfirst century,
Look at Mother Nature on the run
in the twentyfirst century.

(Neil Young - ultimi quattro versi aggiunti da Patti Smith)


Dopo l'assalto d'oro


Beh, sognai di vedere i cavalieri
che arrivavano con la loro corazza,
dicevano qualcosa a proposito di una regina.

C'erano contadini che cantavano
e tamburini rullavano il tamburo
e l'arciere fendette l'albero.

C'era una fanfara che zefirava
al sole
che ondeggiava nella brezza.

Guarda, Madre Natura sta scappando
nei millenovecentosettanta
Guarda nostra Madre Natura che scappa
nei millenovecentosettanta.

Stavo steso in un seminterrato in cenere
con la luna piena nei miei occhi.
Speravo in una sostituzione
quando il sole esplose squarciando il cielo.
C'era una banda che suonava nella mia testa
e mi sentii come se fossi tirato verso l'alto.
Stavo pensando a quello che un
Amico aveva detto
speravo che fosse una menzogna.

Beh, sognai le
navi spaziali d'argento volare
nella coltre gialla del sole,
c'erano bambini che piangevano
e colori che volavano
tutt'attorno agli eletti.

Tutto in un sogno, tutto in un sogno
avevano cominciato a caricare.

Stavano trasportando in volo il seme d'Argento
di Madre Natura verso una nuova casa nel sole.

Guarda, Madre Natura sta scappando
nel secolo ventesimoprimo
Guarda nostra Madre Natura che scappa
nel secolo ventesimoprimo.

(traduzione mia)


 http://www.youtube.com/watch?v=ZSa0QTbtYc4








lunedì 9 luglio 2012

"E ciò che è bene, Fedro,
e ciò che non è bene - 
dobbiamo chiedere ad altri di dirci queste cose?"






Chi dice di mentire, genera cortocircuiti imperscrutabili.
Chi afferma di dire la verità, rischia di generare il ridicolo.
Chi ricorre al silenzio, può dare l'impressione di essere il più ipocrita di tutti, con quella sua finta espressione di imparzialità.

E se, da oggi in poi, scegliessimo tutti di esprimerci in versi, sussurri, urla, melodie, danze, tic, sguardi, contorsioni, salti, calci, carezze, guaiti, fusa, miagolii, pigolii, latrati, ruggiti, nitriti, smorfie, fischi, pacche, baci, bruschi allontanamenti, spintoni, grugniti, barriti, canti, tremiti, scene mimate, abbracci, risate, strusciamenti, irrigidimenti, ringhi, soffi, graffi, pugni, pianti, schiaffi, sbarramenti d'occhi, silenzi come pause, borbottii, rantoli, lamenti, sorrisi, sbuffi di noia, strepiti di gioia o di meraviglia, tramestio di mani eccitate, calpestio di piedi pronti alla carica, grida di terrore, sani cori conviviali, rutti, litanie dolci, spifferare di suoni affettuosi, sbadigli, gesti di minaccia o di piena accettazione, imitazioni del vento - del mare in tempesta - di brezza salmastra - di alberi nel bosco scossi da un leggero zefiro - di un ramo che si spezza - del tuono - delle espressioni dei più diversi animali - del cicalare in un prato d'estate - del frinire dei grilli sotto la luna - del sapore della menta selvatica o della carne di alce; strombazzamenti allegri del proprio amore; invocazioni gutturali alla divinità perchè piova; dichiarazioni esplicite di guerra in due manate e una battitura di petto; ritmegggiare sordo su di un albero cavo per richiamare l'attenzione; percosse a mani aperte ad un masso che diventano concerti; e infine, ascoltare insieme o da soli il silenzio e addormentarsi.

Troverei questa modalità molto più bella e funzionale, piuttosto che non questo pandemonico assordante trambusto diabolico di interpretazioni e metainterpretazioni in continua sterile, inconcludente, imbelle guerra fra loro.

domenica 8 luglio 2012

RISVEGLI TELLURICI DAI VERSI DI FERRUCCIO BRUGNARO

Pur non avendo mai condiviso l'ideale comunista, trovo l'opera di Ferruccio Brugnaro - poeta operaio comunista - eccezionale.
Brugnaro, molto attivo nel movimento operaio negli anni settanta, ha cominciato a scrivere poesie in quel periodo, come strumento di comunicazione politica e umana, affiggendo ciclostilati con i suoi versi in fabbrica. Questi ciclostilati hanno presto una diffusione nazionale nelle fabbriche, essendo di un'intensità e di una bellezza straordinarie. Poi negli anni '80 lo scopre Jack Hirschman, poeta beat del giro di Ginsberg, Kerouac & c., che lo traduce in inglese. Da quel momento ha una certa fama.

Ho sentito Brugnaro leggere delle sue poesie poche sere fa.

Più che leggere, declamare, urlare - quasi un Allen Ginsberg operaio italiano che grida la sofferenza, l'angoscia, la solitudine, l'alienazione, la spietatezza, la corrosiva distruttività della nostra società; la rabbia tellurica che travalica o tenta di travalicare questo orizzonte schiacciato; e, più di tutto, un sovrumano, umanissimo sentimento d'amore, che trabocca dalla solitudine ferita dell'individuo inscatolato, e vuole abbracciare, abbracciare una farfalla, il sole, il cielo, l'umanità intera, i gabbiani che volano sopra la fabbrica.

Questa voce tonante di questo ormai anziano operaio-poeta è stato un pugno nello stomaco, forte e centrato nel punto giusto per svegliarmi da una sorta di rassegnata sonnolenza, per svegliare speranze assopite ma vive.

A parte l'elemento ideologico, pure onnipresente, questi versi scuotono perchè sputano in faccia la realtà tremenda in cui viviamo, e la inzittibile sete di amore, fraternità, comunità, solidarietà, comunione mi viene quasi da dire, che cova, inascoltata ma pronta all'eruzione appena un qualsiasi minimo segnale si fa vivo, in ognuno di noi. E' stato un reading decisamente emozionante. Ma ciò che mi ha veramente commosso è stato quello che ha detto su come concepisce la poesia. Prima ha detto che la concepisce come strumento per lanciare messaggi politici, suscitare dibattiti. Poi però ha aggiunto un'altra cosa (parola più, parola meno): che la poesia è ciò che è rimasto nell'uomo di non schiacciato dalla meccanizzazione, dall'alienazione - e ha aggiunto: "il filo non è stato ancora reciso/il filo non può essere reciso" (sono versi di una sua poesia) - e questo perchè la poesia è parte integrante del cuore degli esseri umani.

Trascrivo tre delle sue poesie che preferisco.





MATTINA DI MARZO

                                 Gabbiani, schiere foltissime
                                                 di gabbiani
ora imbiancano gli acquitrini
            che circondano le fabbriche.
                                  Il vento li muove, li agita
                                                  come grossi fiori.
                                   Il nostro sangue, il nostro cuore
                                                   acceso
                                                  ora li segue attentamente.
                                   La nostra volontà, la nostra carne
                                                          tutta ferita
li guarda avida
ascolta intensamente il loro grido
                          il nostro grido
                           di amore, di vita
su questa terra
                   sempre più nera,
in questo silenzio di ferro.




MALVAGIO, SONO MALVAGIO E BESTIA


Mi accorgo ancora del biancospino
                                     che fiorisce
                                e della rondine che ritorna.
                   Malvagio, sono malvagio
                                  e bestia.
Non dimentico, non posso dimenticare
                             il crescere dell'erba
il tempo imbandierato di fiori
                                e di nidi
                            il profumo del mondo.
                      Malvagio e bestia
                                   selvaggio
                                            incorreggibile.
Mi batterò per sempre
                         per questa terra,
                      mi batterò per sempre
                       per questi pianeti
fino l'ultima ferita
fino l'ultimo abbandono
fino l'ultima
               angosciosa amputazione.
           Malvagio
           mille volte malvagio
           bestia senza briglie
                               selvaggio.
Dentro una storia di morte
                          dentro uno spazio
                                 di morte
                       il mio lavoro di sole
                      non avrà mai fine.


IL PIAZZALE E' ZEPPO, TUMULTUOSO


Il piazzale è zeppo, tumultuoso.
Il gelo non conta per niente.
Chi si scalda con una sigaretta
e chi si mette a diffondere coraggio
calandosi nei crocchi più sospetti, incerti.
Intanto giungono anche gli uccelli
con la povera figura del sole.
I padroni scrollano il capo indignati;
               col giorno che cresce
               un caro trasporto ci affratella nel fondo,
               uno strano vino bolle ora tra noi.

giovedì 5 luglio 2012

mordendo le stelle

"I discorsi di un filosofo devono essere intrisi di quella dolcezza acre che può mordere le umane ferite." (Diogene il Cane)

"Al modo dei cani i cinici mangiavano sulla piazza del mercato. Rifiutavano il cerimoniale del pasto regolato da orari, luoghi appropriati e abitudini. Se trovavano cespugli fornitori di bacche selvatiche, o fontane generose d'acqua chiara e fresca, i cinici si nutrivano a volontà, cogliendo le occasioni.
A chi un giorno lo rimproverava di mangiare sulla piazza del mercato, all'ombra ma sotto gli occhi dei passanti, Diogene rispose: "Nella piazza del mercato ebbi fame." Se l'argomento ad hominem non bastava, ricorreva alla logica o alla retorica, preparandole con l'ironia: "Se far colazione non è strano, neppure nella piazza del mercato è strano. Non è strano far colazione; dunque non è neppure strano fare colazione nella piazza del mercato." (M. Onfray, Cinismo - Principi per un'etica ludica)

"L'autore del Principe teorizza un certo numero di pratiche militari. Nelle sue pagine possiamo leggere anche l'elogio di una tecnica lacedemone della quale i nazisti sfrutteranno tutte le potenzialità: mostrate, dice Machiavelli, i nemici privi dei loro abiti, nudi, dinanzi ai soldati: "come tenne Agesilao spartano, il quale mostrò a' suoi soldati alcuni Persiani ignudi, acciò che, vedute le loro membra dilicate, non avessero cagione di temergli". Si pensi alle lunghe file di corpi nudi sotto il cielo invernale di Germania. In conclusione: le tecniche guerriere, quali che siano le compromissioni tecnologiche che esonerano dal coraggio, sono tutte preistoriche. Poggiano su istinti da rettile, sugli istinti primari. ma le prassi disciplinari bestiali che costituiscono la tradizione degli eserciti vengono sempre prodotte in nome della cultura, della civiltà e della intelligenza.
Il cinismo militare è volgare perchè invita all'uso dei mezzi più barbari (violenza, omicidi, delitti, torture, odio, efferatezze, stupri, saccheggi, sprezzo) per giungere a fini adorni di tutt'altri orpelli: trionfo della civiltà, dell'ordine, della libertà, dell'indipendenza. In nessun altro caso forse il regno dei fini e quello dei mezzi sono tanto distanti, tanto in contrasto. Miliziano della pace, il militare è prima di tutto professionista della morte.
Fra i cultori dell'uniforme e della disciplina marziale troviamo anche i rivoluzionari. Il 1789 inventa l'esercito di coscrizione, il 1917 l'armata rossa...
Il cinismo rivoluzionario insegna che per il progettato ordine nuovo sono leciti tutti i disordini possibili e immaginabili - in attesa del radioso domani...
Leggiamo nelle pagine di uno dei più celebri campioni della rivoluzione la formula classica del cinismo volgare: "Da un punto di vista universale la necessità giustifica il diritto d'agire; il successo giustifica il diritto dell'individuo." Un altro afferma: "Soltanto il fine può giustificare i mezzi." Il primo è Adolf Hitler, il secondo Lev Trockij - cinici volgari emblematici, se mai ve ne furono." (Idem)

"Dobbiamo continuare, e accompagnare Nietzsche più lontano, fino al punto in cui condanna "la generazione imbelle" che "oggi sulle cattedre domina"? Lasciamo perdere i sapienti e le teste sopraffine che tanto contribuiscono alla decadenza della disciplina...
I cinici insegnano a vivere, a pensare, a esistere, a agire alle prese coi frammenti del mondo reale, quando si incontrano la morte, il piacere o il desiderio. Insegnano ad essere insolenti verso tutto ciò che si agghinda con le penne del sacro: la società, gli dèi, la religione, i re, le convenzioni. Con i cinici la filosofia si occupa di quel che ci è prossimo, e scredita tutti i progetti che privilegiano la seriosità.
Dei nuovi cinici potrebbero dirci in cosa siamo ancora pii, saprebbero nuocere alla stupidità, disperare dei luoghi comuni, invitare ala pura singolarità, evitare le imprese gregarie, promuovere la verità dell'individuo. Con loro si scoprirebbe un'alternativa allo spirito di pesantezza, ai mercanti di apocalisse, ai teorici del nichilismo." (Idem)

"Rognoso, errante, amico delle stelle, il cinico fiuta le vie strette che conducono alla virtù." (Idem)

mercoledì 27 giugno 2012

panteismo pànico.

"Rido di te, di me, di tutto ciò che di mortale c'è -

- e che mi piace!" (Jovannotti)

Mi piacciono tutte le razze, tutti i credo religiosi e tutte le loro infinite declinazioni opinionistico-personali; tutte le opinioni ideologiche, tutte, anche le più bizzarre, formulazioni esistenzial-spiritual-filosofico-ateo-agnostico-superstizioso-fideistico-radical-conservatore-qualunquistico-rivoluzionarie, come anche gli atteggiamenti personali più diversi che se ne possono trarre, e qualsiasi altra particolarissima forma di idiosincrasia nevrotica parziale e selettiva.

Indagare i meandri sottotraccia di tutte queste infinite coniugazioni, sintesi e costruzioni dell'animo umano, sempre mutevoli, imprevedibili, sorprendenti, inesauribili - voler comprendere con intelligenza emotiva partecipe, non con semplice sguardo di analisi intellettuale, tutti questi innumerevoli fantasmi, è l'avventura filosofica più incredibile e affascinante che si possa concepire.

E allo stesso tempo, anche la più grande, totale, colossale perdita di tempo.

Io rido di tutto questo, rido di ognuna di queste cose, della loro indefinibile somma, rido del mio ridere e della serietà con cui rido del mio ridere.




E, allo stesso tempo, riconosco in tutto ciò un germe di Vita.









"Nessuno è perso, nell'infinito. Terribile è perdersi, sentire di essere persi, nel finito." Guido Ceronetti

















"Quando conferiamo al comune un senso più elevato, all'ordinario un aspetto misterioso, al noto la dignità dell'ignoto, al finito un'apparenza infinita allora io lo romanticizzo." (Novalis