Terra franchista,
terra nazionalista,
terra monarchica,
terra riarsa,
terra assetata,
terra di ragnatele familiari
e ragazze rinchiuse
dietro finestre
decorate con inferriate
di ferro
non tanto tempo fa.
Bellissimi
patios che
nascondono
orrori.
Madonne
rosse
addolorate
che
urlano
angoscia
terrorizzate
nella
piazza
bianca
deserta
incendiata
accecata
dal
sole
che
scende
confraternite
religiose
di
schiavi
penitenti
autofustigati
sciami
di
mosche
affamate
su pezzi di carne di maiale
fritti.
Cartoline
con
toreri
stralunati
dalla
paura
crocifissi
dall’orrore
sfondati
dal
tripudio
fanno ridere i turisti.
Terra
violenta
il sangue
delle vergini
e quello dei tori
dei mori
dei marrani
e dei
barboni
scorre a
fiumi incessanti per
andare
a ingrandire
la sete
del
Guadalquivir
disseccato.
59 gradi deflagrano agosto.
Notte:
un
tronco secco
fantasma
tagliato
con
buco-caverna
oscura
segreta
covo anfratto
per
fauni animaleschi e duendes crudeli carogne
sta di fronte al
Mac Donald.
Lo spettro
di Federico Garcia Lorca
si aggira
per i vicoli
notturni
e spaventa
col suo latrato
agonizzante
gli
yankees strafottenti
e
sulla groppa
di un
piccolo
magro
famelico
famelico
nero gatto selvatico
fa scherzi innocenti
alle giovani francesi.
I Radiohead
al bar,
mentre mangio
pane e aglio,
mi
tengono
compagnia
con una canzone triste sulle società totalitarie,
dalla radio.
Ma
uscendo da Cordoba,
uno stormo di aironi bianchi,
in perfetto equilibrio nel vento,
ci saluta
dalla campagna
accanto alla strada.
E
l’enorme
ulivo secolare
solitario
sul
colle ondulato
è in
perfetta,
serena,
epicurea,
stoica,
mediterranea
quiete
con la sua ombra.
( Diogene senza l'anima?)
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