Uno sguardo che sia capace di guardare dall’alto, eludendo
le identificazioni contingenti, trascendendo completamente il piccolo cerchio
del discorso polemico attuale e delle sue minuzie spettacolarizzate – guardare dall’alto,
disinteressatamente, con noncuranza, con un’ampiezza temporale dell’ordine di
grandezza quantomeno dei secoli – il momento storico presente, non può non
vedere che votare Tsipras – sostenere questa minoranza di sinistra radicale
(indipendentemente dal fatto che si possano o meno condividere le sue premesse
ideologiche) – è l’unica maniera per mettere i bastoni tra le ruote – da una
parte, alla massa informe di forze sub-politiche completamente asservite ai grandi
poteri economici (centro-destra e centro-sinistra) e dall’altra (ed è una
contrapposizione solo apparente, mi pare) alla inquietante, spaventosa onda
potenzialmente gigante dei diversi fermenti populisti in crescita (estreme
destre da una parte, populismi tipo Movimento Cinque Stelle dall’altra).
A questi rischi di derive antidemocratiche (neoliberismo senza
più alcun tipo di argine da una parte, autoritarismi di vario tipo dall’altra –
o più probabilmente un’inedita miscela di tutto questo, dalla fisionomia
emergente ancora da definire) la sinistra radicale di Tsipras sembra essere l’unica
forza politica che abbia la volontà di mettere un freno.
Che si condividano o meno gli aspetti più socialisteggianti
del loro programma (reddito minimo garantito, riduzione dell’orario di lavoro,
Europa aperta ospitale e multiculturale) resta il fatto che mi sembra siano rimasti gli
unici eredi della democrazia, delle idee social-liberal-democratiche che stanno
alla base delle Costituzioni delle nazioni europee e che erano le fondamenta
della prima concezione di Europa unita, alla metà del ventesimo secolo.
Gli unici che difendano ancora veramente l’idea di un’Europa
politica, democratica, che sappia dettar legge alle forze economiche,
finanziarie e bancarie.
Tutto il resto è barbarie tecno-populista-economicista e
amaro silenzio sulla degradazione della vita e della dignità umane in atto.
Condivido il tuo bell’articolo. E’ necessaria una forza politica realmente antagonista e razionale, che si contrapponga al disegno in atto dei tecnocrati e all’invadenza isterica e irrazionale dei populismi. Ed è necessaria, come dice Moni Ovadia, “ la consapevolezza di essere minoranza”, vero antidoto all’irrazionalità prepotente delle masse che urlano e dei loro tribuni fanatici, smisuratamente avidi di potere.
RispondiEliminaISAIA (21,11) "Sentinella quanto resta della notte?" "Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, tornate un'altra volta».
RispondiEliminaA Ettore: Le contraddizioni contro cui urta lo spirito: sole realtà, criterio del reale. Nessuna contraddizione nell'immaginario. La contraddizione è la prova della necessità. (S. Weil) Questo mi sembra l'unico possibile antidoto, anche se sentirsi parte di una minoranza, per quanto in maniera contraddittoria, forse è necessario.
RispondiEliminaA Humani Instrumenta Victus: Mah, chissà. Forse ha ragione la tradizione ebraica che pensa che la notte sia il vero inizio del giorno.
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