scarno disincarnato aforisma di suono,
tetra neniuccia, onda tellurica,
dolce frastuono.
aroma di niente,
armonia del tuono.
profumo del muschio nel vento selvaggio
annusato nel colmo di segnetti sonori.
vuota astratta trasparenza con microscopici fori neri.
Se un quadro è qualcosa, se puoi toccarne i colori
Se un quadro è una cosa, una cosa che si fa, materia da
plasmare
la poesia è un amaro divertente nonsense di niente in rima,
trasparenza bianca astratta con qualche vapore opaco
effimero
che s’avvicina
e già sfuma
e già è tornato nel nulla che è sempre stato:
fantasmi, spettri, simboli
evanescenti come sogni al mattino,
durevoli un attimo
e della consistenza della brina.
P.s.: ho scritto questa poesia circa un anno fa. La pubblico adesso sulla scia delle riflessioni di Ettore Fobo su poesia, impermanenza e oblio. (vedi il suo blog Strani Giorni sull'elenco dei miei blog preferiti).
RispondiElimina