di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.

martedì 16 luglio 2013

Haiku postmoderno-



La ragazza esce da Facebook.

Silenzio-geroglifico si espande rapido fiume in piena che rompe gli argini nella mente priva di stimoli. Un grillo.

“Quanto tempo che non penso con curiosità.”

4 commenti:

  1. Bello questo haiku reinventato. E bello anche il precedente con il ragazzo metal e la suora complice. Un ossimoro bellissimo, se vogliamo. Attualmente considero l’haiku la quintessenza del pensiero poetico.

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  2. In una frase hai racchiuso un dramma generazionale.

    http://bionicgirl94.blogspot.it/

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  3. A Ettore: l'haiku è un'invenzione geniale di un popolo geniale, ed è divertente ed estremamente fecondo provare a reinventarlo secondo i nostri standard culturali. Fermo restando che l'haiku vero e proprio è una forma specificamente giapponese, la cui "lettura" davvero profonda e integrale è preclusa a chiunque non abbia quantomeno fatto approfonditi studi di lingua, storia della letteratura e cultura giapponese (quindi anche al sottoscritto).

    Ma qualcosa dell'essenza, della forma poetica pura dell'haiku passa secondo me anche nelle traduzioni, nonostante il fatto che tutta la componente specificamente formale, rigida ma immagino matrice di capolavori di perfezione formale (numero delle sillabe, etc...) non può passare. L'haiku, "fotografia" lirica e a volte un po' ironica di un solo attimo fermo nel tempo fluttuante, effimero è forse una forma che può passare transculturalmente, pur con le differenze che in questi passaggi culturali si attuano.

    Bellissimi in questo senso le reinvenzioni "americane" della forma haiku di Kerouac.

    Snap your finger
    stop the world
    -rain falls harder.

    Schiocca le dita
    stoppa il mondo
    - la pioggia cade più forte.

    (Jack Kerouac, traduzione mia)

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  4. A Kate: mi fa molto piacere che tu abbia colto la portata generazionale di questa semplice provocazione poetica.

    Ti dirò di più: le problematiche a cui questa manciata di versi accennano non sono secondo me solo generazionali, ma addirittura epocali: non si tratta solo della direzione che hanno preso le più giovani generazioni, magari facilmente modificabile da quelle che verranno ancora dopo, ma di un vero e proprio "destino" di un'intera cultura, di un'intera civiltà, quella occidentale (che ormai ha raggiunto dimensioni planetarie): il destino della Tecnica come filtro e supporto di qualsiasi cosa, anzi come scopo di qualsiasi cosa. Cioè: atraverso la Tecnica, che diventa sempre più signora e padrona di tutto, e non solo semplice strumento, la vita si fa sempre più, lei stessa, e noi con essa, automatica e meccanica.

    Ma forse, se qualcuno ha ancora la lucidità di riprendersi da tutto questo e di dirsi in un attimo di consapevolezza, con sincerità: "quanto tempo che non penso con curiosità" allora forse possiamo dire che il Libero Pensiero e la Libertà Interiore degli esseri umani non sono ancora morte, e se questo è vero, tutto è possibile, anche le nostre migliori speranze.

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