LASCIA TUTTO, E SEGUITI! (F. Battiato)
Dove tutto è enigma (storia, natura, cosmo) la certezza dell'insolubilità pone un invisibile seme di speranza. (Guido Ceronetti)
di-segno di Sacrilegio Tempesta
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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.
L'Urlo beat-psichedelico degli Occhi Volanti: non c'è posto in cui scappare!
Hard-rock lisergico pesantissimo all'Ultima Cena: gli Arcobaleni si sono Liberati!!!!!!
Inquieti tremori tremolanti sognanti melanconici roboanti scroscianti deflagranti infiammati esplosi disintegrati in fiamme lancinanti accecanti: viaggio al Centro del Sole con i Samsara Blues Experiment.
Che commozione. Che disperazione. Che speranza. Un articolo sui malgari tradizionali in Val Soana. Sul Nord degli "infermi" cittadini sradicati (cioè quasi tutti, la stragrande maggioranza di noi abitanti urbani tecnologizzati e usciti dai ritmi naturali, analfabeti della natura) e dello sviluppo barbaro e disanimato - e quello di persone come queste che fanno ancora mestieri antichi, secolari, faticosi, in simbiosi con la Terra. Sono questi i "Sud del Nord". "Penso che se è vero che il Sud lascia i paesi sui monti per scendere a valle e girare in macchina (Arminio 2013, p. 19), questo Nord fa esattamente il contrario. Si allontana dalla valle per salire sui monti, a piedi. Qualcuno impiega anche due, tre, quattro giorni di transumanza con le mandrie per raggiungere i luoghi dell’erba estiva. I margari non fanno parte del mondo degli infermi (pp. 34-35), come la maggior parte di noi. Al Nord rappresentano quello che al Sud forse non c’è più: il poter ancora “misurare la realtà con la pianta dei piedi” (p. 35). A loro è rimasto un motivo per camminare, perché hanno i pascoli da raggiungere. E non si tratta neanche di poca cosa! La loro misurazione del mondo e delle distanze è ben diversa dalla mia e da quella di qualsiasi altro infermo. Ceco, ormai settantenne, a giorni alterni, e a dispetto di qualsiasi condizione atmosferica, si fa a piedi i suoi 700 metri di dislivello per raggiungere gli alti prati del Bec (La punta del Grande Becco), dove pascolano le sue manze. Una pratica di routine quotidiana, dunque… e non una escursione impegnativa, come sarebbe considerata nella valutazione inferma della realtà. I racconti di questi margari commuovono, in senso paesologico-arminiano. La loro vita, così piena di vita e di movimento, commuove. Riesce a mettere in moto l’anima (almeno quella!) di qualche infermo. Le loro attività così dense di sapere commuovono. I loro abiti appesi su una tavola, espressione del lavoro quotidiano, commuovono, e commuove anche la loro ricetta della grappa alle pigne." (Rita Salvatore) - qui l'articolo completo: http://comunitaprovvisorie.wordpress.com/2013/10/28/il-nord-bipolare-la-cascina-e-la-seggiovia/
La notizia alla radio mi lascia ammutolito, pietrificato.
Non so bene ancora dire cosa provo al riguardo.
Avevo forse 17 anni quando acquistai The Velvet Underground and Nico dei Velvet Underground.
Ascoltavo punk, metal, molto grunge, i Doors, anche qualche disco un po' più sperimentale, ma una musica così strana, stralunata, non l'avevo mai sentita.
Un album psichedelico, ma una psichedelia furiosa, rumorosa, una maniera di suonare violenta folle assurda ossessiva, atmosfere che sembravano provenire da un altro pianeta, e la voce gutturale, cavernosa, lunare, fatata, abissale, oceanica, oscura, enigmatica, surreale, aliena, arcana, narcotizzante, notturna, sirenica, ipnotizzante, da Sfinge, di Nico.
Lou Reed invece cantava-parlava con un tono molto materiale, opaco, granitico, grave, sputato, cinico, incazzato, menefreghista, drogato, irriverente, delirante, irridente, anarchico, poetico-visionario in una maniera profetica e pazza, più pazza della pazzia profetica dei poeti Beat.
Il suono della sua voce sembrava quello della voce di Bob Dylan buttato in un tritacarne atomico, masticato da un mostro marino e sputato nel fondo dell'oceano, poi andato a visitare per secoli giungle misteriose e spazi siderali.
Testi visionari anzi apocalittici.
Nel corso degli anni successivi ho ascoltato diversi dischi e canzoni di Lou Reed, sempre con sommo godimento sonico.
Transformer, con la celebre e ipnotica, notturna Walk on the wild side, ha cambiato la storia della musica come pochi altri dischi (esattamente come The Velvet Underground and Nico).
Un paio di anni fa comprai in edicola un concerto di Lou Reed degli anni '80: eccezionale!!!! uno dei dischi rock più belli e potenti che io abbia mai ascoltato.
Colpisce, pensando a quell'album live, la differenza con la musica dei Velvet Underground: dalla psichedelia furente caotica delirante a un rock' roll sempre molto incazzato, ma preciso, lucido, potente, energico, saldamente controllato, direzionato: il trionfo di una volontà forte, libertaria ma capace di uscire dagli anni di tossicodipendenza, e di imporsi un'autodisciplina ferrea anche se estremamente creativa, grazie anche alla sua pratica quotidiana di Tai Chi.
Una persona capace di uscire dal tunnel dell'autodistruzione e cominciare un percorso di crescita fatto, oltre che di questa pratica marziale - e in generale della capacità di dare un ordine alla sua vita - di ricerca musicale (oltre alla sua carriera più "convenzionalmente" rock Lou Reed ha realizzato anche eccezionali progetti di musica sperimentale, per esempio collaborando con John Cale o con Laurie Anderson) di letteratura e arte.
Lou Reed è morto a 71 anni, ma verrà ricordato insieme a Jim Morrison e Jimi Hendrix tra i grandissimi del rock.
Con in più la bellezza della vittoria di un artista su un destino di demoni e ombre che ha invece schiacciato altri geni del suo livello - e questo, senza rinunciare alla sua vocazione di ricerca artistica viscerale, strappando - con la sua energia e con la sua ricerca di verità - la sua vocazione musicale/artistica dal destino di autodistruzione che troppo spesso si impone a geni artistici come sinonimo di autenticità e compimento dell'Arte.
Un capolavoro secondo me, ai tempi non capito (probabilmente nè dai suoi seguaci, abituati a musica più commerciale, nè dai seguaci della musica più alternativa e sperimentale, che avevano una serie di pregiudizi su Battisti: era considerato "di destra").
Un album sperimentale, psichedelico, felliniano, circense, freak, stupefatto, inattuale, metafisico, poetico, fuori dal tempo, indirizzato forse al futuro più che ai suoi tempi.
Tanto vanno i gatti nella notte a zonzo, che esco anch'io.
Can che abbaia t'aiuta a non demordere.
Can che abbaia morde la sfortuna.
Can che non abbaia è depresso.
Can che è depresso, aiutalo a mordere la morte!
Can che t'ama, che t'ama a fare se non sei anche te un po' n'animale?
Passato passa, futuro fugge, presente non sa niente.
Lascia stare la gatta che va al lardo: ti benedirà col suo zampino.
Musica non mente. In vino musica. Buon sangue scongiura la mediocrità fetente.
Niente scompare. Se vuoi scampare alla morte, tracanna questa verità e abbandona il niente.
Sincronizza il tuo orologio interiore con la pulsazione del ritmo del cuore della Terra. Arriverai sempre in tempo.
Chi incontra un nano, e va piano e lo saluta, e non muta, e muta il suo accento in allegria gentile, e non mente, e organizza la sua mente in nuove dimensioni, e non s'incanta in paranoie stantie, e s'incanta davanti al suo cane, o a un gatto randagio o a un cielo prodigio, inganna la morte, e va sano e lontano.
COME GUERRIERO INNAMORATO SENZA PAURA, CONNESSO-CON-OGNI-COSA, RINASCI!!!!!!!
ARCO
CHE TENDI L'INTERO
MIO ESSERE
DAL CENTRO-ABISSO
DI MADRE TERRA
VERSO LE STELLE,
SCOCCA LA TUA FRECCIA!!!!!!!
FULMINE SIDERALE, SPACCA LA ROCCIA!!!!!!!!
L'UNIVERSO-IO-SONO!!!!
CIELO-E-TERRA-SONO!!!!!
UNO-IO-SONO-E-TANTI, INFINITI!!!
E UNO-SONO-CON-OGNI-COSA!!!!!!!!!
(Diogene senza l'anima?)
1. Chiedo scusa agli eventuali lettori di cultura indio-amazzonica, o ai lettori occidentali che in qualche maniera si rifanno alla spiritualità amazzonica, per l'uso improprio del termine "Icaro". Gli "Icaros" sono canti sciamanici della cultura india amazzonica, ispirati dagli spiriti, secondo questa cultura, a dei curanderos. E' chiaro che questo qui sopra non è un Icaro, ma una semplice poesia. Ho scelto questo termine, tuttavia, perchè mi sono ispirato alla cultura sciamanica e alla foresta amazzonica. Molto probabilmente il contenuto di questa poesia non è coerente con la spiritualità e i miti amazzonici, visto che li conosco ben poco, ma ho voluto comunque rendere un omaggio a questo tipo di cultura scrivendo dei versi che sono semplicemente frutto delle mie personali suggestioni emotive partendo dall'ascolto di alcuni Icaros, da alcune conoscenze sparse e dalla mia rielaborazione di tutto questo attraverso l'immaginazione e l'ispirazione poetica.
Quando chiesero al maestro Zen Thich Nhat Hanh « Di che abbiamo bisogno per salvare il nostro mondo ? », si aspettavano che identificasse le migliori strategie per intraprendere un’azione sociale e ambientale.
Ma Thich Nhat Hanh rispose :
« Ciò di cui abbiamo più bisogno è ascoltare in noi stessi l’eco della Terra che piange ».
tratto da Macy Joanna et Young Brown Molly, “Echopsycologie pratique et rituels pour la Terre”, édition le Souffle d’Or, 2008.
"Concedetevi una vacanza intorno a un filo d'erba, dove non c'è il troppo di ogni cosa, dove il poco ancora ti festeggia con il pane e la luce, con la muta lussuria di una rosa."
(Franco Arminio)
"Aria di terra
(...)
Chi dobbiamo imputare per questo delirio della crescita infinita che sta distruggendo la Terra? La mentalità capitalistica o il cristianesimo. Cristo ha parlato di povertà, ma ci hanno messo in testa una vita che mette a frutto tutto, una vita che non spreca niente, orientata ad accrescere la propria spiritualità, orientata al fine di arrivare in paradiso. E' un capitalismo dal volto umano, ma sempre capitalismo è, sempre si è schiavi di questa ossessione di mettere a frutto la giornata.
(...)
Usare il mondo come una cava, scavarci dentro, non potremo mai fare altro se non ci arrendiamo. La paesologia è una scienza arresa, è una scienza radicalmente ecologica. Piuttosto che militare per la ricchezza, meglio militare per il fallimento dell'arroganza, per la morte, per Dio, per la poesia. Il pensiero della morte è il più ecologico che esista. Per salvare il mondo dobbiamo pensare che siamo mortali, dobbiamo usare i nostri corpi, camminare, abbracciarci, stenderci al sole e sgretolarci, annusarci, danzare, suonare, salutare il sole, scrivere poesie, non ci sono altre strade, dobbiamo congedarci da ogni idea di progresso, dobbiamo congedarci da ogni fissità, muoverci sciolti, muoverci nel provvisorio, scatenare immaginazioni, lasciare i caselli delle mete obbligate, muoverci verso l'impensato, tenere il miracolo del mondo nel nostro fiato, raccontarci la meraviglia di essere qui assieme ai cani, ai vermi, ai conigli, alle nuvole, alle foglie, ai pesci, agli uccelli, assieme alla pioggia, assieme al vento, stare qui a sentire l'aria che gira senza mai fermarsi, raccontarci storie belle, mutilare l'efficienza, l'indifferenza, sgangherare l'idea del profitto, disarmare il disincanto. Con queste munizioni dello spirito possiamo guarire qualcosa, il nostro compito non è allungare la permanenza a niente e a nessuno, ma rendere più lieve e lieto quello che c'è e quello che siamo. Poi tutto avrà fine e buona notte."
(da Franco Arminio, Geografia commossa dell'Italia interna)
"Comunità provvisorie", il blog di Franco Arminio e dei paesologi:
Un esempio della devastazione di luoghi e culture da parte della “modernità incivile”, in questo caso in un territorio particolarmente "squassato", il Sud Italia.
Nella fattispecie, una parte della costa calabra occidentale, striscia di terra tra la Sila e il Tirreno, trasformata in non-luogo vacanziero, deserto fantasma abbandonato d'inverno, preda di assalti di massa d'estate; preda sempre della speculazione edilizia che distrugge paesaggio e tracce storiche dell'abitare umano; "periferia senza centro", un'enorme periferia marittima devastata, paesaggio trafitto dalla moltitudine delle seconde case affiancate in serie, della gente che viene da Cosenza - che fino a trent'anni fa non comunicava neanche con questa zona; non-luogo disperso, alienato, a-locale, "terra desolata" dal paesaggio cancellato e dal territorio incancrenito.
Lettura devastante e necessaria. Impressioni di un'apocalisse di Settembre.
“Scegliete di arrivare più lontano” (pubblicità, cartello stradale, SS 18)
“L’efficienza riparte da nuovi valori” (pubblicità, cartello stradale, SS 18)
L'amico Jaspere Diaspro, scrive questo post, che nella sua semplicità, basilarità, ci ricorda le cose più essenziali, necessarie, vitali, urgenti per vivere meglio, ed evitare di autodistruggerci come una mandria di formiche impazzite:
Per quanto sia banale ciò che sto per scrivere per alcuni forse non lo è
per altri. Sperando di toccare qualche coscienza per l'ennesima volta
un piccolo sfogo da parte mia dopo l'osservazione di una piccola
cittadella come la mia.
Ci muoviamo tutti come pedine
impazzite all'interno di un sistema corrotto e ben noto a chi cerca di
uscirne. Se visti dall'alto sembriamo formiche laboriose,ma in realtà
cio che facciamo oggi non ci sta regalando un futuro. Chi cerca di
uscire dal sistema della crescita questo lo sa e lo sa molto bene.
Ambiente,socializzazione vera, non quella tumefatta di oggi,cibo
sano,acqua,territorio e la sua bellezza.Tutte cose a rischio per ordine
di un solo settore, l'economia globale.
Soluzioni -
Decrescita,rispetto per l'ambiente,socializzare col vicino come si
faceva una volta cioè con fiducia, cibo biologico,lontano dagli schifosi
prodotti chimici che inquinano la terra, acqua non sprecata e non
inquinata, alberi in primis che sono fonte di ossigeno ombra e vita.
Ci sarebbe da ricostruire un mondo su basi diverse,speriamo che ciò sia possibile prima del crollo definitivo.....
Le struggenti, splendide polifonie corse, figlie di una terra bellissima, aspra, dolce come il mirto, selvaggia, selvatica, sofferente e maltrattata nella storia da numerosi punti di vista, insieme al suo popolo.
“Sono una pietra, ho visto vivere e morire, ho provato felicità, pene ed affanni: vivo la vita della roccia. Sono parte della Madre Terra, sento il suo cuore battere sul mio, sento il suo dolore, la sua felicità: vivo la vita della roccia. Sono una parte del Grande Mistero, ho sentito il suo lutto, ho sentito la sua saggezza, ho visto le sue creature che mi sono sorelle: gli animali, gli uccelli, le acque e i venti sussuranti, gli alberi e tutto quanto è in terra e ogni cosa nell’universo” (Preghiera Hopi).
“Mentre state leggendo queste parole, branchi di lupi stanno correndo a lunghi balzi attraverso le foreste e nelle lande selvagge dell’America settentrionale. Fiutando il vento, cacciano e giocano, si nutrono e riposano, proprio come hanno fatto i loro antenati per milioni di anni. Ce ne sono ancora migliaia di esemplari, selvaggi come le immense regioni in cui vagano...... Il lupo, Canis lupus, un tempo era il mammifero terrestre più ampiamente distribuito nel mondo, e si poteva trovare in tutto l’emisfero settentrionale, ovunque fossero presenti i grandi mammiferi che è in grado di cacciare. Ora la specie è estinta, o quasi, in gran parte del suo habitat naturale....” (C. Savage)
“La natura selvaggia è un bisogno spirituale che ognuno di noi si porta dentro e che va dal semplice amore per il bello al preponderante bisogno di solitudine che sentono alcuni. E’ il senso di fastidio che proviamo in natura di fronte all’opera dell’uomo, anche quando quest’opera è minima o ha fini di conservazione o di studio. La natura selvaggia è acqua libera di scorrere, di erodere, di gonfiarsi e straripare; è la libertà di volare e di correre degli animali; sono gli orizzonti intatti di montagne o di piatte paludi; è l’immensità del cielo su un panorama d’erba; è il silenzio della natura e lo scrosciare d’acque nelle valli montane; l’urlo del temporale nella foresta; il sibilo della bufera e il boato pauroso della valanga; il lento volo dell’aquila che annulla lo spazio tra le montagne; è il gioco delle onde sulle scogliera. La natura selvaggia è girare attorno lo sguardo e non vedere segno d’uomo; è ascoltare e non udire rumori d’uomo” (Franco Zunino).
“In ogni luogo ci vorrebbe un posto, così, lasciato incolto” (Cesare Pavese).
Al seguente link un ottimo articolo che introduce al pensiero dell'ecologia profonda, su un ottimo sito che offre numerose possibilità di approfondimento su questa visione filosofica: