di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.

martedì 8 gennaio 2013

Werner Herzog: Ognuno per sé e Dio contro tutti.

                       "La meraviglia è il sentimento filosofico per eccellenza." (Platone)

                       "Ma ciò che distingue il filosofo vero dal falso, è questo: nel primo
                         il dubbio si risveglia fin dalla prima vista del mondo reale, nell'altro
                         invece non sorge che dalla lettura di un libro, di un sistema già bell'e
                         fatto." (Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e 
                         rappresentazione)

                         "E non riesco a immaginare che Dio abbia creato tutto dal niente come voi mi dite!"
                                                                                                                               (Kaspar Hauser)



In Italia gli hanno dato il titolo "L'enigma di Kaspar Hauser", ma il titolo originale è "Jeder fur sich und Gott gegen alle", cioè appunto: ognuno per sé e Dio contro tutti.

Storia della mente-tabula rasa di un uomo che è stato tenuto prigioniero in una cantina fino a venti-venticinque anni, e che perciò, una volta liberato, vede il mondo come un enigma incomprensibile, con gli occhi stupefatti, dubitanti, scettici, interrogativi di uno straniero che non capisce gli usi e costumi degli esseri umani, le loro strane abitudini e credenze e certezze, e non capisce lo stesso mondo della natura, sebbene gli sembri più amico, ospitale e in un certo senso più sincero, perché è sgombro da pregiudizi e categorie prefissate: confrontandosi con esso lo sguardo è libero, e la mente anche, il campo è sgombro da interpretazioni rigide e codificate, per gli altri ovvie, per lui assurde.

La natura gli sembra anche meno malvagia, si sente più a suo agio con gli animali, che si avvicinano a lui senza paura, mentre, con i suoi occhi non schermati di straniero al mondo, gli appaiono senza nessuna velatura o ottundimento sociale la malvagità degli uomini e la brutalità delle sue istituzioni, la Chiesa, le norme sociali, la condizione di asservimento delle donne per esempio (il film è ambientato nell'ottocento).

Non solo Kaspar, non abituato al mondo, non riesce a capire: ma si rifiuta anche di far finta di capire, si rifiuta categoricamente di accettare ciò che non capisce.

Questo tipo di sguardo, al di là del fatto che Kaspar abbia o meno mai letto in vita sua un solo libro di filosofia, è l'autentico sguardo filosofico: che precede e va al di là di qualsiasi discorso tecnico-filosofico, è la filosofia prima della filosofia, dello studio della filosofia, della storia della filosofia, della filosofia come branca del sapere, accademica e dotata di un suo specifico linguaggio, che molto spesso rischia di finire per ridurre i filosofi in mestieranti, saccenti e autocompiaciuti, aristocratici operai del sapere.

Ma invece ciò che veramente conta, per riflettere filosoficamente (cioè criticamente) sul mondo, ciò che è alla base di tutta la filosofia e che è alla fine l'unica cosa veramente importante di tutto il pensiero filosofico - sta tutto nello sguardo "alieno" e incapace di comprendere, ma anche di adattarsi senza comprendere, e desideroso in maniera smaniosa di comprendere, di Kaspar Hauser, della sua mente tabula-rasa che vede tutto per la prima volta e si domanda di tutto: perchè? che senso ha? e: ma sarà veramente così come lo spiegano tutti?

Uno sguardo di meraviglia irriducibile - che è il luogo della riflessione filosofica - ma anche il luogo della poesia, della profezia, dell'intuizione, dell'artista, del mistico, del visionario, del canto spontaneo, della distrazione rapita - di un rapporto con l'universo certamente condizionato, ma non addomesticato, dalle convenzioni sociali - un rapporto in cui l'individuo è libero, il suo sguardo è a diretto contatto con la natura, gli altri, le grandi questioni esistenziali - senza la mediazione di rassicuranti certezze convenzionali - il suo sguardo è puro - perché non parte dalle risposte già concluse - il suo cuore, la sua mente e la sua anima comunicano con il grande spazio aperto dell'universo alla deriva, indeterminato, indefinito - popolato di vita, sogni, emozioni e domande - e in cui le risposte dogmatiche rivelano il loro volto di spettri agghiaccianti.





4 commenti:

  1. Pagina bella e del tutto condivisibile. I guai cominciano quando dallo stato "prefilosofico" si passa alle teorizzazioni, dallo stupore e dalle domande si passa alle risposte... Il "non-filosofo" che prediligo? Il Leopardi del "Canto notturno" e di "La Ginestra".

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  2. Il film l’ho visto diversi anni fa e mi piacque molto. Le tue riflessioni ci portano lontano. Mi piace in particolare la conclusione: ” le risposte dogmatiche rivelano il loro volto di spettri agghiaccianti.” Quello che hai scritto si potrebbe sovrapporre a un altro bellissimo film tedesco, Ordet, girato da Carl Theodor Dryer negli anni Cinquanta del scorso secolo.

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  3. Ciao Nadia. Ho appena riletto il "Canto notturno", "La ginestra" e qualche altra cosa leopardiana.

    L'"arido vero", contrapposto a illusioni mondane teologiche e filosofiche, alle risposte facili, favoleggianti, fantasmatiche.

    E' interessante paragonarlo allo sguardo di Kaspar, incapace di comprendere concetti valori e favole condivisi dall'umano consorzio. Uno sguardo vuoto, "arido", senza costrizione in norme dogmi superstizioni.

    Tuttavia uno sguardo - proprio perchè immune a condizionamenti rigidi - capace di rapimento, meraviglia, gioia, stupore, coraggio, emozione, pietà, pianto, commozione per la bellezza o il respiro d'un animale.

    Leopardi stesso, mi appare come uno sguardo infantile, capace di percepire e immaginare ancora immensità arcane in cui lo spirito e il cuore naufragano stupefatti rapiti e avventurosi.

    Contrapposte all'umana quotidiana banalità, malvagità e sventura, e alla crudele Natura matrigna.

    Allora almeno alleiamoci! Dice il bimbo-filosofo, poeta trafitto, infinito fitto dentro all'animo, un nodo che non vuole sciogliersi, Giacomo.

    Non esiste reale pessimismo cosmico, dove esiste ancora l'umana, sovrumana capacità di versificare, musicar parole, immaginare oceani, percepire la Bellezza.

    La copia ottocentesca di opere leopardiane che ho fra le mani, rovinata, consunta, misteriosa, ingiallita, dalle pagine scure e segnate dal tempo e dai suoi simboli e tracce imperscrutabili, mi osserva come un lontano, antico, inspiegabile, intraducibile, silenzioso enigma, alieno a qualsiasi scioglimento filosofico dell'intrico cosmico, pessimismi radicali materialisti compresi.

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  4. Ciao Ettore. Gli spettri si aggirano ovunque. Perfino nelle (anti) filosofie più scettiche e dubitanti. Perfino a volte nella stessa immaginazione poetica.

    Guarderò sicuramente il film di cui parli, grazie mille!

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