di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.

lunedì 30 luglio 2012

CORO MUTO DEI PENNUTI MALATI DECREPITI





Piccioni malati lungo il canale
Piccioni mezzo morti sotto il sole alle nove
Piccioni mezzo spennati
stramazzati
accovacciati-intontiti
sonnecchiano strafatti di smog
indifferenti ai clacson e alle modelle sulle pareti scrostate
al rombo stonato dei motori
al sonno dei propri cuori inabissati in un oblio-carcassa-inerte.

Sit-in triste delle nove
sit-in mezzo morto senza amore
sit in irriverente
contro la tecno-città della perfezione
sit-in che grida
stanco
la città-beota
la sua barbarie il suo orrore.

Sugli schermi tecno-igienisti
sarebbe una bestemmia
io ne
farei
una
trasmissione di 3 ore.


Poi,

falchi liberi

in picchiata.




Strepiti

satiri

selvatici,

nel Silenzio

sacro

pieno di dolore.


                 (Diogene senza l'anima?)

martedì 24 luglio 2012

Il Vecchio Rimpianto di una Antica Era (esercizi di scollegamento e connessione/3)

Farmacia. Il cane m'ha leccato un'occhio e mi s'è gonfiato. Chiedo un collirio naturale - anticipatamente stizzito verso la diffidenza prevenuta della farmacista - e infatti trovo naturale ovvia conferma: "Io le consiglierei un farmaco."-
Il mio pre-nervosismo risaputo traballa indeciso-imbarazzato-dissimulatamentenontantoaggressivo-in effetti l'occhio è parecchio gonfio. Rifletto in una manciata di eterni-secondi - lo sguardo accasciato obliquo accovacciato in un angolo verso il basso, senza degnare d'un minimo segnale fatico la - pur presente - suddetta. Sono un pronto a mordere - ma anche il mio occhio, abbisogna d'un osso di sollievo.

Mi scanta dall'imbambolo para-polemico la voce vecchia d'un vecchio - gravevetustasimpaticoseriaarrabbiatogracchiante.
"Ah, finalmente un sorriso!" sta dicendo alla farmacista "Che bel sorriso! Qui non ride più nessuno! Tutti nervosi, indifferenti, a tutti sembra gli dia fastidio perfino salutare!"
La farmacista effettivamente sta facendo un gran sorriso al vecchio - "vecchio", gran bella parola - "anziano" - che - sbocco.

Mi volto verso il non-anziano-ma-vecchio e gli dico convinto - con un mezzo sorriso incerto stampato in b/n sulla faccia - i cui muscoli si sono almeno riattivati - "ha ragione!"-

La mia espressione e il mio precedente imbambolamento rigidoparadrammaticorigidoottusochiusotimidoaggressivocomico non sono forse la perfetta esemplificazione pratica della teoria a cui ho aderito in quel secondo.

continua, la voce, vecchia: "Una volta tutti si sorrideva, tutti si parlavano, tutti ci si salutava. Entravi in un bar e ti mettevi a parlare, come va?, come non va?, adesso sembra che gli dai quasi fastidio..."

"E' vero" assicuro il mio accordo, mentre i muscoli della faccia contratta diventano un po' più rilassati e il sorriso comincia quasi a sembrare naturale (intanto ho scelto il collirio naturale) "Cioè non so comera una volta, ma adesso è così. Poi tutti che si lamentano di tutto..." lamento.

Intanto la farmacista s'inserisce "Senta, le ho battuto 23 euro invece di 8 sul bancomat, mi stava parlando la collega dell'altro cliente, mi sono sbagliata, le dò il resto..." - Ci mettiamo tutti a ridere mentre io dico che non è un problema "anzi, almeno ho un po' di contante.."

"Io lo so perchè ho lavorato per 50 anni dietro un bancone, l'ho visto il cambiamento in tutti questi anni." Continua la voce del Testimone di un'Altra Era - alieno in questa.

"E' così cambiato?"

"Totalmente. Sembra di vivere in un altro mondo."

Io, e la farmacista siamo-ora-mai parte, viva della sua ferita, e un clima di serenità complice s'è steso sui nostri volti, è stato così semplice sciogliere le tensioni di "aggressività preventiva", è così senza senso, disumano l'atteggiamento considerato "normale" oggi... e le mie ideologie rivoluzionarie naturaliste in campo medico m'hanno solo servito da alibi per la solita alienazione meccanico-anonima-svuotata-indifferente...

Scambiamo ancora qualche allegra parola di polemica verso l'oggi abituale e saluto con vera cordialità la farmacista e il Vecchio.

Vado al bancomat e poi alla Coop.

Post Scriptum: Poi dopo la spesa torno in farmacia, ho pensato che forse è meglio se prendo anche il collirio - "farmaco", nel caso l'occhio continui a gonfiarsi.
Il vecchio naturalmente non c'è più - io e la farmacista ci salutiamo - i muscoli facciali si misurano in estenuanti esercizi di para-maschere-di-sorriso - prendo l'altro collirio - pago - alla fine ci salutiamo faticando ad essere cordiali.

martedì 17 luglio 2012

Il Chissenefrega Cosmico travolgerà le nostre quisquilie.

COCCI

eccoci

poveri stracci

ruderi cocci

bandiere tirate a lucido

per barattare

polvere

con abbracci reali

baratri

con

baci

slacciati

delacrimati

non stracciati

eccoci

polveriere

allo sbaraglio

a

fingere

luce e

colori

per un pò d'amore

a simulare

gigantismi

grattacieli

stereoscopici

bagliori

neon

esplosivi

fuochi d'artificio

e slogan promozionali

e versi di poesia

improvvisati

per

nascondere


o

trovare





rapsodie d'acqua

pura dentro il cuore.

                            (Diogene senza l'anima?)













martedì 10 luglio 2012

Patti Smith canta Neil Young: After the gold rush, testo, traduzione mia, mio commento.

 After the gold rush

Well, I dreamed I saw the knights
In armor coming,
Saying something about a queen.
There were peasants singing and
Drummers drumming
And the archer split the tree.
There was a fanfare blowing
To the sun
That was floating on the breeze.
Look at Mother Nature on the run
In the nineteen seventies.
Look at Mother Nature on the run
In the nineteen seventies.

I was lying in a burned out basement
With the full moon in my eyes.
I was hoping for replacement
When the sun burst thru the sky.
There was a band playing in my head
And I felt like getting high.
I was thinking about what a
Friend had said
I was hoping it was a lie.
Thinking about what a
Friend had said
I was hoping it was a lie.

Well, I dreamed I saw the silver
Space ships flying
In the yellow haze of the sun,
There were children crying
And colors flying
All around the chosen ones.
All in a dream, all in a dream
The loading had begun.
They were flying Mother Nature's
Silver seed to a new home in the sun.
Flying Mother Nature's
Silver seed to a new home.

Look at Mother Nature on the run
in the twentyfirst century,
Look at Mother Nature on the run
in the twentyfirst century.

(Neil Young - ultimi quattro versi aggiunti da Patti Smith)


Dopo l'assalto d'oro


Beh, sognai di vedere i cavalieri
che arrivavano con la loro corazza,
dicevano qualcosa a proposito di una regina.

C'erano contadini che cantavano
e tamburini rullavano il tamburo
e l'arciere fendette l'albero.

C'era una fanfara che zefirava
al sole
che ondeggiava nella brezza.

Guarda, Madre Natura sta scappando
nei millenovecentosettanta
Guarda nostra Madre Natura che scappa
nei millenovecentosettanta.

Stavo steso in un seminterrato in cenere
con la luna piena nei miei occhi.
Speravo in una sostituzione
quando il sole esplose squarciando il cielo.
C'era una banda che suonava nella mia testa
e mi sentii come se fossi tirato verso l'alto.
Stavo pensando a quello che un
Amico aveva detto
speravo che fosse una menzogna.

Beh, sognai le
navi spaziali d'argento volare
nella coltre gialla del sole,
c'erano bambini che piangevano
e colori che volavano
tutt'attorno agli eletti.

Tutto in un sogno, tutto in un sogno
avevano cominciato a caricare.

Stavano trasportando in volo il seme d'Argento
di Madre Natura verso una nuova casa nel sole.

Guarda, Madre Natura sta scappando
nel secolo ventesimoprimo
Guarda nostra Madre Natura che scappa
nel secolo ventesimoprimo.

(traduzione mia)


 http://www.youtube.com/watch?v=ZSa0QTbtYc4








lunedì 9 luglio 2012

"E ciò che è bene, Fedro,
e ciò che non è bene - 
dobbiamo chiedere ad altri di dirci queste cose?"






Chi dice di mentire, genera cortocircuiti imperscrutabili.
Chi afferma di dire la verità, rischia di generare il ridicolo.
Chi ricorre al silenzio, può dare l'impressione di essere il più ipocrita di tutti, con quella sua finta espressione di imparzialità.

E se, da oggi in poi, scegliessimo tutti di esprimerci in versi, sussurri, urla, melodie, danze, tic, sguardi, contorsioni, salti, calci, carezze, guaiti, fusa, miagolii, pigolii, latrati, ruggiti, nitriti, smorfie, fischi, pacche, baci, bruschi allontanamenti, spintoni, grugniti, barriti, canti, tremiti, scene mimate, abbracci, risate, strusciamenti, irrigidimenti, ringhi, soffi, graffi, pugni, pianti, schiaffi, sbarramenti d'occhi, silenzi come pause, borbottii, rantoli, lamenti, sorrisi, sbuffi di noia, strepiti di gioia o di meraviglia, tramestio di mani eccitate, calpestio di piedi pronti alla carica, grida di terrore, sani cori conviviali, rutti, litanie dolci, spifferare di suoni affettuosi, sbadigli, gesti di minaccia o di piena accettazione, imitazioni del vento - del mare in tempesta - di brezza salmastra - di alberi nel bosco scossi da un leggero zefiro - di un ramo che si spezza - del tuono - delle espressioni dei più diversi animali - del cicalare in un prato d'estate - del frinire dei grilli sotto la luna - del sapore della menta selvatica o della carne di alce; strombazzamenti allegri del proprio amore; invocazioni gutturali alla divinità perchè piova; dichiarazioni esplicite di guerra in due manate e una battitura di petto; ritmegggiare sordo su di un albero cavo per richiamare l'attenzione; percosse a mani aperte ad un masso che diventano concerti; e infine, ascoltare insieme o da soli il silenzio e addormentarsi.

Troverei questa modalità molto più bella e funzionale, piuttosto che non questo pandemonico assordante trambusto diabolico di interpretazioni e metainterpretazioni in continua sterile, inconcludente, imbelle guerra fra loro.

domenica 8 luglio 2012

RISVEGLI TELLURICI DAI VERSI DI FERRUCCIO BRUGNARO

Pur non avendo mai condiviso l'ideale comunista, trovo l'opera di Ferruccio Brugnaro - poeta operaio comunista - eccezionale.
Brugnaro, molto attivo nel movimento operaio negli anni settanta, ha cominciato a scrivere poesie in quel periodo, come strumento di comunicazione politica e umana, affiggendo ciclostilati con i suoi versi in fabbrica. Questi ciclostilati hanno presto una diffusione nazionale nelle fabbriche, essendo di un'intensità e di una bellezza straordinarie. Poi negli anni '80 lo scopre Jack Hirschman, poeta beat del giro di Ginsberg, Kerouac & c., che lo traduce in inglese. Da quel momento ha una certa fama.

Ho sentito Brugnaro leggere delle sue poesie poche sere fa.

Più che leggere, declamare, urlare - quasi un Allen Ginsberg operaio italiano che grida la sofferenza, l'angoscia, la solitudine, l'alienazione, la spietatezza, la corrosiva distruttività della nostra società; la rabbia tellurica che travalica o tenta di travalicare questo orizzonte schiacciato; e, più di tutto, un sovrumano, umanissimo sentimento d'amore, che trabocca dalla solitudine ferita dell'individuo inscatolato, e vuole abbracciare, abbracciare una farfalla, il sole, il cielo, l'umanità intera, i gabbiani che volano sopra la fabbrica.

Questa voce tonante di questo ormai anziano operaio-poeta è stato un pugno nello stomaco, forte e centrato nel punto giusto per svegliarmi da una sorta di rassegnata sonnolenza, per svegliare speranze assopite ma vive.

A parte l'elemento ideologico, pure onnipresente, questi versi scuotono perchè sputano in faccia la realtà tremenda in cui viviamo, e la inzittibile sete di amore, fraternità, comunità, solidarietà, comunione mi viene quasi da dire, che cova, inascoltata ma pronta all'eruzione appena un qualsiasi minimo segnale si fa vivo, in ognuno di noi. E' stato un reading decisamente emozionante. Ma ciò che mi ha veramente commosso è stato quello che ha detto su come concepisce la poesia. Prima ha detto che la concepisce come strumento per lanciare messaggi politici, suscitare dibattiti. Poi però ha aggiunto un'altra cosa (parola più, parola meno): che la poesia è ciò che è rimasto nell'uomo di non schiacciato dalla meccanizzazione, dall'alienazione - e ha aggiunto: "il filo non è stato ancora reciso/il filo non può essere reciso" (sono versi di una sua poesia) - e questo perchè la poesia è parte integrante del cuore degli esseri umani.

Trascrivo tre delle sue poesie che preferisco.





MATTINA DI MARZO

                                 Gabbiani, schiere foltissime
                                                 di gabbiani
ora imbiancano gli acquitrini
            che circondano le fabbriche.
                                  Il vento li muove, li agita
                                                  come grossi fiori.
                                   Il nostro sangue, il nostro cuore
                                                   acceso
                                                  ora li segue attentamente.
                                   La nostra volontà, la nostra carne
                                                          tutta ferita
li guarda avida
ascolta intensamente il loro grido
                          il nostro grido
                           di amore, di vita
su questa terra
                   sempre più nera,
in questo silenzio di ferro.




MALVAGIO, SONO MALVAGIO E BESTIA


Mi accorgo ancora del biancospino
                                     che fiorisce
                                e della rondine che ritorna.
                   Malvagio, sono malvagio
                                  e bestia.
Non dimentico, non posso dimenticare
                             il crescere dell'erba
il tempo imbandierato di fiori
                                e di nidi
                            il profumo del mondo.
                      Malvagio e bestia
                                   selvaggio
                                            incorreggibile.
Mi batterò per sempre
                         per questa terra,
                      mi batterò per sempre
                       per questi pianeti
fino l'ultima ferita
fino l'ultimo abbandono
fino l'ultima
               angosciosa amputazione.
           Malvagio
           mille volte malvagio
           bestia senza briglie
                               selvaggio.
Dentro una storia di morte
                          dentro uno spazio
                                 di morte
                       il mio lavoro di sole
                      non avrà mai fine.


IL PIAZZALE E' ZEPPO, TUMULTUOSO


Il piazzale è zeppo, tumultuoso.
Il gelo non conta per niente.
Chi si scalda con una sigaretta
e chi si mette a diffondere coraggio
calandosi nei crocchi più sospetti, incerti.
Intanto giungono anche gli uccelli
con la povera figura del sole.
I padroni scrollano il capo indignati;
               col giorno che cresce
               un caro trasporto ci affratella nel fondo,
               uno strano vino bolle ora tra noi.

giovedì 5 luglio 2012

mordendo le stelle

"I discorsi di un filosofo devono essere intrisi di quella dolcezza acre che può mordere le umane ferite." (Diogene il Cane)

"Al modo dei cani i cinici mangiavano sulla piazza del mercato. Rifiutavano il cerimoniale del pasto regolato da orari, luoghi appropriati e abitudini. Se trovavano cespugli fornitori di bacche selvatiche, o fontane generose d'acqua chiara e fresca, i cinici si nutrivano a volontà, cogliendo le occasioni.
A chi un giorno lo rimproverava di mangiare sulla piazza del mercato, all'ombra ma sotto gli occhi dei passanti, Diogene rispose: "Nella piazza del mercato ebbi fame." Se l'argomento ad hominem non bastava, ricorreva alla logica o alla retorica, preparandole con l'ironia: "Se far colazione non è strano, neppure nella piazza del mercato è strano. Non è strano far colazione; dunque non è neppure strano fare colazione nella piazza del mercato." (M. Onfray, Cinismo - Principi per un'etica ludica)

"L'autore del Principe teorizza un certo numero di pratiche militari. Nelle sue pagine possiamo leggere anche l'elogio di una tecnica lacedemone della quale i nazisti sfrutteranno tutte le potenzialità: mostrate, dice Machiavelli, i nemici privi dei loro abiti, nudi, dinanzi ai soldati: "come tenne Agesilao spartano, il quale mostrò a' suoi soldati alcuni Persiani ignudi, acciò che, vedute le loro membra dilicate, non avessero cagione di temergli". Si pensi alle lunghe file di corpi nudi sotto il cielo invernale di Germania. In conclusione: le tecniche guerriere, quali che siano le compromissioni tecnologiche che esonerano dal coraggio, sono tutte preistoriche. Poggiano su istinti da rettile, sugli istinti primari. ma le prassi disciplinari bestiali che costituiscono la tradizione degli eserciti vengono sempre prodotte in nome della cultura, della civiltà e della intelligenza.
Il cinismo militare è volgare perchè invita all'uso dei mezzi più barbari (violenza, omicidi, delitti, torture, odio, efferatezze, stupri, saccheggi, sprezzo) per giungere a fini adorni di tutt'altri orpelli: trionfo della civiltà, dell'ordine, della libertà, dell'indipendenza. In nessun altro caso forse il regno dei fini e quello dei mezzi sono tanto distanti, tanto in contrasto. Miliziano della pace, il militare è prima di tutto professionista della morte.
Fra i cultori dell'uniforme e della disciplina marziale troviamo anche i rivoluzionari. Il 1789 inventa l'esercito di coscrizione, il 1917 l'armata rossa...
Il cinismo rivoluzionario insegna che per il progettato ordine nuovo sono leciti tutti i disordini possibili e immaginabili - in attesa del radioso domani...
Leggiamo nelle pagine di uno dei più celebri campioni della rivoluzione la formula classica del cinismo volgare: "Da un punto di vista universale la necessità giustifica il diritto d'agire; il successo giustifica il diritto dell'individuo." Un altro afferma: "Soltanto il fine può giustificare i mezzi." Il primo è Adolf Hitler, il secondo Lev Trockij - cinici volgari emblematici, se mai ve ne furono." (Idem)

"Dobbiamo continuare, e accompagnare Nietzsche più lontano, fino al punto in cui condanna "la generazione imbelle" che "oggi sulle cattedre domina"? Lasciamo perdere i sapienti e le teste sopraffine che tanto contribuiscono alla decadenza della disciplina...
I cinici insegnano a vivere, a pensare, a esistere, a agire alle prese coi frammenti del mondo reale, quando si incontrano la morte, il piacere o il desiderio. Insegnano ad essere insolenti verso tutto ciò che si agghinda con le penne del sacro: la società, gli dèi, la religione, i re, le convenzioni. Con i cinici la filosofia si occupa di quel che ci è prossimo, e scredita tutti i progetti che privilegiano la seriosità.
Dei nuovi cinici potrebbero dirci in cosa siamo ancora pii, saprebbero nuocere alla stupidità, disperare dei luoghi comuni, invitare ala pura singolarità, evitare le imprese gregarie, promuovere la verità dell'individuo. Con loro si scoprirebbe un'alternativa allo spirito di pesantezza, ai mercanti di apocalisse, ai teorici del nichilismo." (Idem)

"Rognoso, errante, amico delle stelle, il cinico fiuta le vie strette che conducono alla virtù." (Idem)